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Cronaca Nera

Spunta il video di Impagnatiello a una settimana dal delitto: la sua doppia vita

Nel brutale omicido della povera Giulia Tramontano spunta un nuovo elemento che va ad incastrarsi nella folle trama ordita dal suo assassino, mostrato durante l’ultima puntata di Quarto Grado in tv.

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    In compagnia del’amante, a soli sette giorni dall’omicidio di Giulia Tramontano: tutto registrato in video, che rivela – se mai ce ne fosse bisogno – l’identità inquieta di quest’uomo. Il documento, trasmesso in esclusiva dal programma di crime Quarto Grado su Rete 4, riaccende una luce sconcertante sulla doppia vita di Alessandro Impagnatiello, il barman milanese accusato di aver ucciso la compagna Giulia Tramontano.

    Con la mente già al delitto che avrebbe compiuto

    L’aspetto raggelante che emerge dal video, è la totale freddezza con cui Impagnatiello continua a recitare la parte del compagno premuroso mentre stava già predisponendo il delitto. Attualmente in carcere, attende di conoscere il suo destino, anche se i suoi legali assicurano che oggi appare profondamente cambiato, distante da quello spavaldo personaggio del video. La sentenza molto probabilmente lo condannerà all’ergastolo, anche perchè la perizia psichiatrica non gli ha riconosciuto alcun vizio mentale.

    Una dichiarazione in piena regola

    Si tratta di una ripresa realizzata solamente una settimana prima dello spietato omicidio, nel quale si vede Impagnatiello presso un locale, elegantemente abbigliato, intento a dichiararsi ufficialmentemente alla sua amante. Un contesto che potrebbe apparire romantico ma che, riletto alla luce degli eventi che poi seguiranno, acquista un significato tragico e sinistro.

    Apparente sicurezza e felicità

    Alessandro Impagnatiello, nel video esclusivo, appare seduto con un calice di vino bianco in mnao. L’espressione del suo viso mostra sicurezza e felicità, mentre la sua amante gli chiede di ripetere una dichiarazione che aveva appena fatto. Lui non si fa pregare e con voce ferma si dichiara: “Oggi, 20 maggio 2023, sto dichiarando pubblicamente che puoi mettermi davanti a mille persone, ma fra quelle mille scelgo e riscelgo te”.

    Giulia non sa nulla

    Giulia Tramontano, in quel preciso momento, è presso la sua abitazione, incinta di sette mesi e soprattutto completamente ignara delle menzogne che Impagnatiello le ha raccontato per giustificare la sua momentanea assenza. La scusa utilizzata da lui era una grigliata fra amici.

    Il “piede in due scarpe”

    Altro che carne alla brace: lui stava festeggiando il compleanno della giovane collega diventa in seguito l’amante. Inganni che rientravano in un intricato disegno che Impagnatiello aveva costruito per poter mantenere entrambe le relazioni.

    La settimana successiva la tragedia si compie

    Si sa che in queste situazioni mantenere una doppia vita può risultare molto difficile, infatti il castello di bugie dell’uomo cominciava a sgretolarsi. Una settimana esatta dopo il video, il 27 maggio 2023, Giulia incontra l’amante di Alessandro, che la mette al corrente della verità sulla relazione parallela. La medesima sera, Giulia viene ferocemente assassinata da Alessandro con 37 coltellate.

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      Cronaca Nera

      Assalto in chiesa con pistola a salve: tentativo di rapina durante la funzione religiosa

      La pistola era finta, la paura no. A Sant’Anastasia, in provincia di Napoli, questa mattina si è vissuto un incubo tra i banchi della cappella del complesso delle suore domenicane: un uomo mascherato ha fatto irruzione durante la messa delle prime ore del giorno, armato e deciso a rapinare i presenti.

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        È successo ieri mattina tra le 7 e le 8, quando il silenzio della preghiera è stato interrotto da urla e terrore. L’uomo – il volto nascosto da un passamontagna, la mano stretta attorno a una pistola – ha fatto irruzione all’interno della cappella dove si stava celebrando la funzione religiosa. Senza dire una parola ha puntato l’arma addosso ai fedeli, ordinando loro di consegnare denaro e oggetti di valore. Qualcuno ha provato a calmare gli animi, qualcun altro si è immobilizzato, paralizzato dalla paura. Poi lo sparo. Secco, improvviso. Il colpo, si scoprirà poco dopo, era a salve. Ma in quel momento nessuno poteva saperlo.

        L’eco dello sparo ha scatenato il panico. Alcuni si sono buttati a terra, altri hanno urlato, le suore si sono strette in preghiera. Il rapinatore ha atteso qualche istante, forse per valutare la reazione, forse per convincersi che non ne valeva la pena. Poi, senza portare via nulla, ha fatto dietrofront ed è fuggito a piedi, scomparendo per le strade del paese prima che qualcuno potesse bloccarlo.

        Sull’episodio indagano ora i carabinieri, che hanno acquisito le immagini delle telecamere presenti nella zona. Al momento non risultano feriti, ma lo shock tra i presenti è profondo. “Sembrava una scena da film – ha raccontato una delle sorelle – ma era tutto vero. Non avevamo mai vissuto una cosa simile. Qui si viene per pregare, non per morire”.

        In attesa che l’uomo venga identificato e arrestato, resta una domanda amara: se persino la sacralità di una chiesa al mattino non basta più a fermare un’arma – vera o finta che sia – allora, davvero, non c’è più religione.

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          Garlasco, la nuova perizia della difesa Stasi: “Sull’impronta 33 c’è sangue, è di Sempio”

          Secondo la relazione firmata da Ghizzoni, Linarello e Ricci, la famosa impronta 33 sarebbe compatibile con il palmo di Andrea Sempio e conterrebbe tracce di sudore misto a sangue. Una ricostruzione che riaccende lo scontro con i periti della famiglia Poggi e con quelli dello stesso Sempio, e che potrebbe cambiare gli equilibri dell’indagine.

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            Torna al centro del caso Garlasco l’impronta numero 33, la stessa che secondo i consulenti della Procura sarebbe compatibile con il palmo di Andrea Sempio. Ma la novità, ora, è un’ulteriore perizia depositata dalla difesa di Alberto Stasi che rilancia: quella traccia sarebbe intrisa di sangue misto a sudore.

            È quanto sostengono Oscar Ghizzoni, Pasquale Linarello e Ugo Ricci, i consulenti nominati dagli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis, legali di Stasi. Nella loro relazione, la 33 viene definita un’impronta “frutto di un contatto palmare intenso”, ovvero esercitato con forza sul muro durante un movimento anomalo, “non compatibile con una semplice discesa delle scale”. A rafforzare la tesi, ci sarebbero “accumuli più scuri” e un alone compatibile con materiale biologico.

            Non potendo più analizzare l’intonaco originale (asportato e trattato nel 2007 dal Ris), i tre esperti hanno ricreato in laboratorio le condizioni dell’epoca. Hanno spalmato sangue e sudore su muri simili, trattandoli con gli stessi reagenti: ninidrina, Combur e Obti test. Secondo i consulenti, la ninidrina avrebbe “inibito ogni reazione positiva”, mascherando la presenza del sangue. Ma i risultati fotografici sarebbero compatibili con quanto visto sul muro della villetta Poggi.

            Conclusione: quell’impronta, per la difesa Stasi, sarebbe di Andrea Sempio, e sarebbe stata lasciata con una mano non pulita. Un risultato opposto a quello raggiunto dai consulenti della famiglia Poggi, che parlavano di “appoggio veloce” e nessuna traccia ematica, e da quelli dello stesso Sempio, che riducono la validità dell’impronta a sole cinque minuzie.

            L’avvocata Angela Taccia, che difende Sempio insieme a Massimo Lovati, replica serena: “È solo una consulenza di parte. Nulla è stato accertato. Restiamo fiduciosi”.

            Ma la battaglia sulla 33 è tutt’altro che finita. Anche se il gip ha escluso la traccia dall’incidente probatorio, gli inquirenti hanno ora sul tavolo un nuovo elemento. E quella macchia sul muro potrebbe ancora dire molto.

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              Allarme serial killer: a Montecatini spuntano nuove ossa. Quante donne ha ucciso Vasile Frumuzache?

              Frammenti di ossa e indumenti femminili sono stati rinvenuti nei pressi del casolare di Vasile Frumuzache, in provincia di Pistoia. L’uomo ha ammesso l’omicidio di Denisa Maria Paun e Ana Maria Andrei, ma nega altre uccisioni. Gli inquirenti sospettano l’esistenza di una terza vittima e di un possibile complice. Intanto Frumuzache è stato trasferito in una struttura protetta dopo un’aggressione subita in carcere.

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                Potrebbe esserci una terza vittima. E forse anche un complice. È quanto ipotizzano gli investigatori che indagano su Vasile Frumuzache, 32 anni, noto come il “killer delle escort”, reo confesso di due omicidi: quelli di Denisa Maria Paun e Ana Maria Andrei, uccise tra Pistoia e Prato.

                Ma i nuovi elementi trovati nei pressi della sua abitazione a Montecatini Terme potrebbero allargare ulteriormente il quadro. In un campo vicino al casolare in cui viveva l’uomo, sono stati scoperti frammenti di ossa umane e slip femminili. Gli esami del DNA hanno escluso che appartengano a Denisa o Ana Maria. Il che apre uno scenario inquietante: chi è la donna a cui appartenevano quei resti?

                Le indagini, condotte parallelamente dalle procure di Pistoia e Prato, si avviano verso la conclusione ma restano molti punti oscuri. Frumuzache ha confessato il primo omicidio e poi, in un secondo interrogatorio, anche il secondo. Ma ha sempre negato di aver ucciso altre donne.

                Gli inquirenti, tuttavia, non gli credono del tutto. Ritengono possibile che non abbia agito da solo e che qualcuno lo abbia aiutato a occultare i cadaveri. L’obiettivo è ora dare un nome ai resti ritrovati, mentre si verifica la compatibilità con denunce di scomparse recenti nel Centro Italia.

                Dopo l’arresto, Frumuzache è stato rinchiuso nel carcere di Prato. Ma è rimasto lì poco: l’ex fidanzato di una delle due vittime lo ha aggredito in cella, gettandogli olio bollente sul volto. L’uomo ha riportato ustioni di primo e secondo grado. Per questo motivo è stato trasferito in una struttura protetta.

                Attraverso il suo avvocato, Diego Capano, Frumuzache ha rinunciato al Riesame e resta in custodia cautelare. Ma il sospetto che il suo elenco di vittime non si fermi a due, non fa dormire sonni tranquilli agli inquirenti. E forse nemmeno a chi lo ha conosciuto davvero.

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