Cronaca
Dal cuore di Buenos Aires alla guida della Chiesa cattolica: il cammino di Jorge Mario Bergoglio, il primo Papa gesuita e latinoamericano

Jorge Mario Bergoglio, nato il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, è stato il 266esimo Papa della Chiesa cattolica. La sua morte, annunciata oggi dal cardinale Kevin Farrell, segna la fine di un pontificato che ha lasciato un’impronta profonda nella storia contemporanea. “La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua Chiesa”, ha detto Farrell nel comunicato ufficiale.




Da Buenos Aires al Vaticano
Dopo il diploma come tecnico chimico, Bergoglio scelse la via del sacerdozio entrando nel 1958 nella Compagnia di Gesù. Laureatosi in filosofia al collegio San Giuseppe di San Miguel e successivamente in teologia, iniziò l’insegnamento di letteratura e psicologia in un collegio di Buenos Aires. Ordinato sacerdote nel 1969, venne nominato vescovo di Auca da Giovanni Paolo II. Nel 1998 divenne arcivescovo di Buenos Aires e nel 2001 fu creato cardinale. Dopo la rinuncia di Papa Benedetto XVI, il conclave del marzo 2013 lo elesse Sommo Pontefice al quinto scrutinio.




Le svolte del pontificato
Primo Papa gesuita e primo proveniente dal continente americano, scelse il nome Francesco ispirandosi al santo di Assisi. Il suo pontificato è stato segnato da aperture storiche. Nel 2013, a pochi mesi dall’elezione, colpì il mondo con la celebre frase: “Chi sono io per giudicare?”, riferendosi alle persone omosessuali. Nei Sinodi del 2015 e 2016 riammise ai sacramenti i divorziati risposati e sollecitò maggiore accoglienza verso unioni civili e coppie di fatto.
Giubileo della Misericordia
Nel 2015 indisse il Giubileo della Misericordia, un anno straordinario dedicato alla riconciliazione. Sempre in quell’anno, al termine di una visita ai campi profughi di Lesbo, portò con sé a Roma dodici rifugiati siriani, compiendo un gesto simbolico di solidarietà. Portò avanti riforme profonde nella Curia romana, nello Ior e nel diritto canonico, lavorando instancabilmente anche sul tema della prevenzione degli abusi nella Chiesa.
Storico anche il riavvicinamento alla Cina, con l’accordo per la nomina dei vescovi firmato nel 2018. Forte il suo impegno in favore dell’ambiente, culminato nell’enciclica Laudato si’, e nella lotta al cambiamento climatico.
Nel giugno 2024 fu protagonista al G7 di Puglia, prima presenza di un Papa in un summit dei Grandi del mondo.
Papa Francesco durante il Covid
Durante la pandemia, Francesco si distinse per gesti carichi di significato: la preghiera solitaria in Piazza San Pietro, la visita alle chiese vuote di Roma e i forti appelli alla solidarietà. Promosse la campagna vaccinale definendo il vaccino “un atto d’amore” e chiese ai governi di non dimenticare i più deboli.
Il Giubileo della Speranza
Il 25 dicembre 2025 inaugurò ufficialmente il Giubileo della Speranza, aprendo la Porta Santa di San Pietro e successivamente quella del carcere di Rebibbia. Un evento pensato per ridare forza e fiducia all’umanità post-pandemia.
I problemi di salute
Gli ultimi anni furono segnati da diversi problemi fisici: un intervento al colon nel 2021, ricoveri per infezioni respiratorie nel 2023 e nel 2024. Nonostante le difficoltà, Francesco ha sempre cercato di non far mancare la propria presenza, come dimostrato anche durante la recente Pasqua 2025, con l’affaccio dalla Loggia delle Benedizioni per l’Urbi et Orbi.
Con la sua scomparsa, il mondo perde non solo il Vescovo di Roma, ma una guida capace di testimoniare, con parole e gesti, la forza rivoluzionaria del Vangelo.
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Italia
Bollette elettriche: ecco gli sportelli che ti fanno risparmiare
Bollette, al via gli sportelli per lo sconto sulla luce (da 113 euro all’anno): ecco dove sono.

Risparmiare sulla bolletta della luce è possibile per 11,5 milioni di italiani, grazie a un servizio di consulenza gratuita che aiuta i cittadini vulnerabili a passare al Servizio a Tutele Graduali (STG), con uno sconto da almeno 113 euro all’anno. L’iniziativa, promossa dal deputato leghista Alberto Gusmeroli, permette agli utenti over 75, disabili, persone in difficoltà economica, chi utilizza apparecchi medicali e chi risiede in isole minori, di lasciare il mercato libero o il regime di maggior tutela per accedere all’STG. Tuttavia, il cambio può essere richiesto solo online ed è disponibile fino al 30 giugno 2025.
Sportello di consulenza: ecco i documenti necessari
Per facilitare il passaggio al STG, Gusmeroli, sindaco di Arona (Novara), ha aperto uno sportello dedicato per assistere i cittadini nella compilazione della richiesta. Il servizio, finanziato con fondi del PNRR, è attivo tre giorni alla settimana: martedì: 9:00 – 13:00 / mercoledì: 14:00 – 18:00 / venerdì: 8:30 – 11:30. Per effettuare il cambio di fornitore, è necessario portare: il documento d’identità, l’ultima bolletta elettrica, l’indirizzo email e numero di telefono, e l’IBAN (se si desidera la domiciliazione bancaria).
Bollette elettriche: è ora di cambiare
L’iniziativa, nata ad Arona, si sta espandendo velocemente anche in altri territori. Alcuni comuni del Piemonte, come Oleggio, Dormelletto, Pisano, Oleggio Castello e Macugnaga, hanno già attivato lo sportello. Prossimamente, apriranno punti di consulenza anche nel Cuneese, nel Torinese e in Toscana. Al di fuori del Piemonte, infatti, il servizio è già operativo a Massa in Toscana, città di Andrea Barabotti, co-firmatario dell’emendamento. Grazie a questa rete di assistenza, i cittadini vulnerabili potranno accedere più facilmente agli sconti previsti dal Servizio a Tutele Graduali, riducendo così le spese energetiche annuali. Una opportunità per migliorare l’accessibilità alle agevolazioni e semplificare il processo di cambio fornitore.
Cronaca
Conclave, come si chiamerà il nuovo Papa? La storia e i nomi più amati
Francesco II, Giovanni Paolo III, Benedetto XVII o Pio XIII? Il nuovo Papa, appena eletto, dovrà compiere una delle scelte più simboliche e attese: il nome con cui guiderà la Chiesa universale.

Come si chiamerà il nuovo Papa? È la domanda che da secoli accompagna ogni Conclave e che appassiona fedeli e osservatori di tutto il mondo. Appena eletto, prima ancora di affacciarsi alla Loggia delle Benedizioni e pronunciare il tradizionale “Habemus Papam”, al nuovo Pontefice viene chiesto quale nome desidera assumere. Un gesto denso di significato, paragonabile a un nuovo battesimo, che segna l’inizio del ministero petrino.
La scelta del nome non è mai casuale: rappresenta un’intenzione programmatica, un omaggio a predecessori ammirati o a santi particolarmente cari, oppure una dichiarazione di discontinuità rispetto al passato. Come Gesù aveva cambiato il nome di Simone in Pietro — «Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» — anche il Pontefice adotta una nuova identità che lo accompagnerà lungo tutto il pontificato.
La tradizione del nome nuovo
Nelle comunità religiose era prassi comune, fin dal Medioevo, cambiare nome al momento dell’ingresso in convento. Una consuetudine che ha influenzato anche il papato: basti pensare a Gregorio XVI, che nacque Bartolomeo Alberto Cappellari e assunse il nome monastico di Mauro prima di diventare Papa.
Negli ultimi secoli, però, la regola è diventata meno rigida e dal Concilio Vaticano II in poi la libertà di scelta si è rafforzata, pur restando fortissimo il valore simbolico del gesto.
I nomi più scelti nella storia
Alcuni nomi sono diventati veri e propri classici del papato. Al primo posto c’è Giovanni: ben 23 Papi lo hanno scelto, da Giovanni I nel VI secolo fino a Giovanni XXIII, il “Papa buono” del Concilio Vaticano II.
Segue Gregorio, con 16 Pontefici, a partire da Gregorio I Magno, grande riformatore e autore del canto gregoriano. Poi Benedetto (16 volte), Clemente (14 volte), Innocenzo (13) e Leone (13).
Altri nomi, invece, sono rimasti isolati nella storia recente: come Francesco, scelto da Jorge Mario Bergoglio nel 2013 in onore di San Francesco d’Assisi, rompendo una tradizione millenaria (mai nessun Papa prima si era chiamato così).
Francesco II o nuove strade?
Il prossimo Papa potrà scegliere se porsi in continuità o se inaugurare una stagione completamente nuova. Tra le ipotesi più probabili, c’è chi immagina un Francesco II, come omaggio al Papa che ha segnato il passaggio a una Chiesa più attenta ai poveri e all’ambiente.
Altri scommettono su un ritorno ai grandi nomi della tradizione: Giovanni XXIV, Paolo VII, Pio XIII o Benedetto XVII. Non manca chi sogna un Giovanni Paolo III, in memoria di Karol Wojtyła e del suo predecessore Albino Luciani, legati da un destino intrecciato e da una forte spinta innovatrice.
Il peso simbolico del nome
Scegliere il nome di un predecessore è anche un messaggio al mondo: significa voler proseguire una linea, un’ispirazione, un ideale di Chiesa.
Quando Joseph Ratzinger scelse Benedetto XVI, intendeva richiamarsi a Benedetto XV, “Papa della pace” durante la Prima guerra mondiale, e a San Benedetto da Norcia, padre della civiltà europea.
Quando Karol Wojtyła optò per Giovanni Paolo II, volle onorare la memoria brevissima ma intensa di Giovanni Paolo I, morto dopo appena 33 giorni di pontificato.
La curiosità: e se scegliesse un nome mai usato?
Non è vietato. Anzi, il Conclave potrebbe regalarci una sorpresa assoluta: un Papa con un nome mai scelto prima. D’altronde anche il “primo Francesco” fu una novità, e oggi è difficile immaginare un nome più amato e riconosciuto nel mondo.
In ogni caso, il nuovo nome sarà il primo segnale del cammino che il prossimo Papa intenderà intraprendere. Un indizio minuscolo, forse. Ma capace di raccontare un intero pontificato.
Italia
Il Conclave senza milanesi: una rottura storica per la Chiesa Ambrosiana
La diocesi più grande d’Europa esclusa dall’elezione del nuovo Papa. Escluse anche Berlino, Parigi, Lisbona, Vienna e Bruxelles.

Per la prima volta dal 1878, il Conclave che eleggerà il nuovo Papa, e inizierà il prossimo 7 maggio nella Cappella Sistina, non avrà alcun cardinale milanese tra gli elettori. Un evento che segna una rottura storica per la diocesi più grande d’Europa, con i suoi 5 milioni di battezzati. Milano, da sempre protagonista nelle vicende della Chiesa, si ritrova ora senza rappresentanza diretta in un momento cruciale per il futuro del cattolicesimo. Tra le diocesi escluse Milano non è sola. Infatti a non essere rappresentata al prossimo Conclave ci sono anche Berlino, Parigi, Lisbona, Vienna e Bruxelles. Tutte diocesi con una lunga tradizione e un peso storico importante che non avranno cardinali elettori del prossimo Papa.
La Chiesa più inclusiva voluta da Papa Francesco
Secondo gli esperti, questa scelta non è casuale, ma il frutto della visione di Papa Francesco, che ha voluto una Chiesa più inclusiva, dando maggior spazio a realtà meno centrali nel mondo cattolico. Monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura della Curia di Milano, spiega che Bergoglio ha costruito un collegio cardinalizio diverso, selezionando personalità da aree meno tradizionali, con forti differenze culturali. “Ha invitato i cardinali a conoscere la Chiesa a partire dalle diversità”, dice Bressan. Se in passato il cattolicesimo era dominato dalle diocesi storiche europee, ora Francesco ha ribaltato gli equilibri, dando più peso alle Chiese periferiche.
Milano restata ai margini? No, è presente nei dicasteri vaticani
Nonostante l’assenza nel Conclave, Milano resta centrale nel Vaticano. Nel corso del suo pontificato Papa Francesco ha più volte dimostrato affetto per la Chiesa ambrosiana, accogliendo classi di preti e diaconi milanesi a Casa Santa Marta. Inoltre ha nominato numerosi vescovi ambrosiani per altre diocesi o ruoli chiave nei dicasteri vaticani. Don Enrico Castagna, rettore del Seminario arcivescovile di Venegono, conferma: “Non è un’esclusione, il ruolo di Milano non si definisce solo nel Conclave”. Quindi, più che una perdita di influenza, si tratta di una redistribuzione del potere nella Chiesa.
Le preoccupazioni dei fedeli laici
Se i sacerdoti sembrano accettare il cambiamento, tra i fedeli laici milanesi si percepisce una certa inquietudine. Marco Garzonio, ex presidente della Fondazione Ambrosianeum, teme che Milano possa perdere spazio nella Chiesa universale. “Spero che i valori dell’ambrosianità, dall’accoglienza all’integrazione, trovino comunque voce nel Conclave”, afferma. Anche Giovanni Colombo, ex responsabile dei Giovani dell’Azione Cattolica, non si rassegna: “Guardo il Duomo e mi ripeto: non è possibile che nessun ambrosiano entri in Conclave”. Questa assenza di Milano, Berlino, Parigi e Vienna dal Conclave segna comunque una trasformazione profonda nella struttura del cattolicesimo globale.
La Chiesa di oggi, meno eurocentrica, guarda ai territori emergenti, creando nuovi equilibri. Milano, con la sua millenaria tradizione, potrebbe ritrovarsi a ridefinire il proprio ruolo in un contesto ecclesiale sempre più internazionale e decentralizzato. Ma una cosa è certa: l’ambrosianità e la sua eredità continueranno a influenzare la Chiesa, anche senza cardinali nel Conclave. Il tempo dirà se questa nuova direzione sarà un successo o una perdita per la cattolicità europea.
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