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Cronaca

Davvero siamo nel mirino dei razzi iraniani? Noi crediamo di no

La tensione geopolitica rimane alta mentre le nazioni cercano di trovare un terreno comune per affrontare le sfide internazionali e prevenire un’escalation del conflitto. La diplomazia e il dialogo rimangono essenziali per risolvere le controversie in modo pacifico e costruttivo.

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    “Giù le mani dal Colosseo. Non si è fatta attendere la risposta di Antonio Tajani alla provocazione del Ministero degli esteri israeliani che ha indicato l’Italia e il Colosseo come possibili obiettivi di un prossimo attacco iraniano. Il ministro degli Esteri italiano ha sottolineato che non crede all’ipotesi di un attacco all’Occidente da parte dell’Iran, nonostante i gravi errori commessi dal regime iraniano, come il supporto a entità ostili come Hamas e Hezbollah. “Dobbiamo evitare di creare il panico”, ha affermato Tajani.

    Il ministro degli Esteri italiano ha anche evidenziato la necessità di un approccio attivo alla situazione, sottolineando che “più che preoccuparsi, bisogna occuparsi”. Tajani ha ribadito l’impegno dell’Italia per la de-escalation della situazione, indicando la possibilità di un colloquio con il ministro degli Esteri iraniano nei prossimi giorni.

    Le dichiarazioni di Tajani giungono in risposta alle dichiarazioni del Ministero degli Esteri israeliano, che ha affermato che l’attacco dell’Iran a Israele è solo un’anteprima di ciò che il mondo può aspettarsi se il regime iraniano non sarà fermato. Il Ministero ha esortato il mondo a designare le Guardie Rivoluzionarie iraniane come un’organizzazione terroristica e a imporre sanzioni al programma iraniano di missili balistici.

    Il Ministero israeliano ha accompagnato le sue dichiarazioni con immagini suggestive, prima con il Colosseo come possibile obiettivo e successivamente con la Torre Eiffel. Il messaggio, scritto in inglese, francese ed ebraico, è stato indirizzato a diverse figure internazionali di spicco, tra cui il segretario di Stato USA Antony Blinken e i ministri degli Esteri italiano, tedesco, francese e inglese.

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      Italia

      Stangata d’autunno: famiglie italiane sotto pressione con spese record da 3mila euro tra bollette, Tari e scuola

      Secondo l’Osservatorio Federconsumatori, la batosta sarà di 2.981 euro a nucleo. Bollette, riscaldamento, Tari e spese scolastiche si sommano a rincari alimentari e costi condominiali, in un quadro aggravato dalla stagnazione dei salari e dalla perdita di potere d’acquisto.

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        Le vacanze, per chi ha potuto permettersele, sono già un ricordo. All’orizzonte non c’è solo il ritorno alla routine lavorativa e scolastica, ma un conto salatissimo da pagare: quasi 3mila euro di spese extra che graveranno sul portafoglio delle famiglie italiane nei prossimi mesi. È quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Osservatorio nazionale Federconsumatori, che parla senza mezzi termini di “stangata autunnale”.

        L’associazione ha messo in fila le principali voci che peseranno sul bilancio domestico. Bollette di luce e gas, Tari, riscaldamento, materiale scolastico e spese mediche compongono una cifra da 2.981,10 euro a nucleo familiare. Una somma in aumento dello 0,4% rispetto allo scorso anno, nonostante la frenata dei costi energetici e il rallentamento dell’aumento dei testi scolastici.

        A preoccupare maggiormente è la voce “salute”: +1,5%. Tempi di attesa sempre più lunghi nella sanità pubblica spingono molti cittadini verso visite ed esami privati, con costi aggiuntivi che spesso si traducono in rinunce alle cure. Un dato che racconta, meglio di qualsiasi statistica, le difficoltà quotidiane.

        Il capitolo alimentazione, poi, continua a pesare. I rincari degli ultimi mesi hanno già ridotto la capacità di spesa e costretto a tagli sulle abitudini alimentari. Federconsumatori stima che in autunno le famiglie arriveranno a sborsare 1.697,50 euro solo per questa voce. A questo si sommano i maggiori costi dei condomini, che quest’anno segnano un +3,3%.

        Un piccolo spiraglio arriva dal fronte carburanti, che rispetto ai picchi degli scorsi anni registrano un calo. Un sollievo parziale, però, che non compensa l’impatto del resto delle spese.

        «Queste cifre risultano ancora troppo onerose per molte famiglie, considerate la stagnazione dei salari e la notevole perdita di potere d’acquisto dei redditi fissi» afferma Michele Carrus, presidente di Federconsumatori. E aggiunge: «In una fase di indebolimento della bilancia commerciale e di incertezza sul mercato energetico, questi aumenti non si ripercuoteranno soltanto sulla vita dei cittadini, ma anche sull’intero sistema economico e produttivo, riducendo la domanda interna proprio quando andrebbe rafforzata».

        Il quadro che emerge è quello di un Paese dove il costo della vita cresce più rapidamente dei redditi, lasciando le famiglie sempre più esposte. Un autunno di spese obbligate che rischia di erodere ulteriormente la capacità di consumo, aggravando la sensazione diffusa di precarietà economica.

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          Cose dell'altro mondo

          Mille miliardi per Musk: il Cda Tesla gli promette l’assegno più grande della storia, ma solo se diventa un dio dell’auto e dei robot

          Per incassare, il ceo dovrà portare Tesla a una capitalizzazione di 8,5 trilioni, vendere milioni di auto elettriche, robotaxi e androidi con intelligenza artificiale. Un obiettivo titanico, che aumenterebbe il suo potere al 25% del gruppo.

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            È il pacchetto retributivo più folle mai messo nero su bianco nella storia del capitalismo: mille miliardi di dollari, ma solo se Elon Musk riuscirà a trasformare Tesla nell’azienda più preziosa mai esistita. Il consiglio di amministrazione ha presentato agli investitori un piano che non prevede stipendi né bonus, ma un rilascio progressivo di azioni, legato a traguardi da fantascienza.

            La presidente Robyn Denholm lo ha detto chiaramente: «Fidelizzare e incentivare Elon è fondamentale affinché Tesla diventi l’azienda più preziosa della storia». La formula è pensata per allineare “uno straordinario valore azionario di lungo periodo con incentivi che favoriranno le massime prestazioni del nostro leader visionario”. Tradotto: se Musk porta Tesla dove promette, diventa il padrone assoluto.

            Gli obiettivi sono titanici. La capitalizzazione dovrà passare dagli attuali 1,09 trilioni a 8,5 trilioni di dollari. Sul fronte industriale, Musk dovrà vendere altri 12 milioni di auto elettriche, mettere in strada 1 milione di vetture a guida autonoma nella rete Robotaxi, commercializzare 1 milione di robot dotati di intelligenza artificiale e moltiplicare per 24 gli utili rettificati, fino a quota 400 miliardi.

            Un percorso che sembra scritto per un supereroe piuttosto che per un imprenditore, eppure non è nuovo per Musk. Nel 2018 aveva già ottenuto un maxi-piano da oltre 50 miliardi, poi annullato da un tribunale del Delaware che lo giudicò eccessivo e mal calibrato. Oggi la scommessa è ancora più alta, con una posta che potrebbe portare Musk a detenere almeno il 25% della società, garantendogli un controllo quasi assoluto.

            I mercati osservano con una miscela di entusiasmo e scetticismo. Tesla è già il gruppo automobilistico più discusso del pianeta, capace di spostare miliardi di dollari in Borsa con un semplice tweet del suo fondatore. Ma gli obiettivi del nuovo piano implicano rivoluzioni tecnologiche e industriali che, al momento, sono più nei sogni di Musk che nei bilanci dell’azienda.

            Se anche una parte di queste promesse si avverasse, Musk rafforzerebbe la sua posizione di uomo più ricco del mondo e imprimerebbe una svolta epocale al settore. Se fallisse, però, resterebbe il dubbio su quanto il mito del visionario possa ancora reggere di fronte alla realtà di numeri impossibili da raggiungere.

            Insomma, il futuro di Tesla si gioca su un tavolo da poker: Musk rilancia con mille miliardi, ma a decidere se il bluff funziona saranno i mercati e, soprattutto, la sua capacità di trasformare l’automotive in un laboratorio di robot e intelligenze artificiali.

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              Mondo

              Crisi, frodi, milioni di debiti: così Trump era sull’orlo del fallimento prima di tornare alla Casa Bianca

              Tra sentenze miliardarie, tasse non pagate e aziende in perdita, il patrimonio di Donald Trump era a un passo dal crollo. Poi le elezioni e il business delle criptovalute hanno riscritto la storia

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                Solo un anno fa, Donald Trump era a un passo dal baratro finanziario. Gli affari andavano male, i grattacieli producevano utili ridotti, i golf club arrancavano, le aule di tribunale lo aspettavano a ogni angolo. Il quadro lo tratteggia il New York Times, che ha ricostruito la fase più oscura dell’impero del tycoon, con carte, numeri e documenti processuali. Oggi, invece, l’uomo più potente d’America è anche tornato a essere uno dei più ricchi.

                Nel 2023, durante un processo per frode, Trump aveva dichiarato di avere tra i 300 e i 400 milioni di dollari in contanti. Ma era un’illusione. Solo pochi anni prima, il suo patrimonio liquido risultava intorno ai 52 milioni. Le sentenze di condanna lo avevano travolto: 355 milioni da pagare per frode fiscale a New York, altri 88 milioni a favore della scrittrice Jean Carroll, che lo aveva querelato per diffamazione. A tutto questo si aggiungevano oltre 600 milioni di spese legali e almeno 100 milioni di tasse arretrate. Eppure, in pochi mesi, la situazione si è ribaltata.

                A cambiare il destino del tycoon è stato un mix esplosivo: la vittoria elettorale e l’arrivo sul mercato della criptovaluta di famiglia. Oggi, grazie alla World Liberty Financial, società cripto gestita dal clan Trump, sono già stati incassati più di 350 milioni di dollari con il lancio del Trump Memecoin. E gli investimenti non si fermano: tornei di golf in partnership con gli emiri, grattacieli in Arabia e Qatar, resort in Vietnam e gadget firmati Make America Great Again, dalle Bibbie alle chitarre.

                I legali parlano apertamente di conflitto di interessi, perché il presidente controlla sia la politica sulle criptovalute sia i suoi affari. Ma alla Casa Bianca minimizzano: “Trump difende solo gli interessi degli americani”, ha dichiarato la portavoce Karoline Leavitt. Eppure, mai come oggi, è chiaro che il potere politico di Trump sia tornato a muovere milioni, in una spirale dove affari e governo coincidono.

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