Cronaca
Frosinone, i carabinieri catturano il montone killer: caccia al padrone invisibile
Dopo la terribile morte della 76enne Silvana Minotti, i carabinieri di Frosinone hanno messo fine alla fuga del “montone killer”, ma il caso si complica. Il misterioso quadrupede non ha alcun segno di identificazione, rendendo la ricerca del suo proprietario una vera e propria caccia al fantasma.

È una scena che sembra uscita da un film noir, ma invece è realtà: a Frosinone, i carabinieri hanno finalmente catturato il montone killer. L’animale, responsabile della tragica morte della 76enne Silvana Minotti, è stato trovato e arrestato – ehm, catturato – dalle forze dell’ordine. Ma qui il giallo si infittisce: il montone, che ha sferrato un attacco improvviso e letale alla povera Silvana, è un vero e proprio fantasma della pastorizia. Nessun marchio, nessuna identificazione, niente che possa far risalire al suo padrone. Un montone che sembra vivere sotto copertura, come una spia.
Un attacco letale e una fuga brevissima
Mercoledì sera, nella tranquilla via Selva Casilina, Silvana Minotti stava serenamente nel suo giardino quando è stata attaccata alle spalle dal montone. Un gesto repentino e violento, che ha lasciato la donna senza scampo. I tentativi del 118 di rianimarla si sono rivelati inutili. Un attacco brutale, come in un vecchio western, ma con un aggressore che, invece del classico “fuorilegge”, era un montone furioso e fuori controllo.
Subito dopo l’attacco, è scattata la caccia al montone killer, con i carabinieri di Frosinone e la Forestale a caccia dell’animale. Alla fine, l’animale è stato trovato nelle vicinanze dell’abitazione della vittima, ma il giallo non è finito lì.
Montone in libertà vigilata, ma chi è il colpevole?
Catturato l’animale, si è passati alla fase successiva: cercare il padrone fantasma. Ma qui inizia il vero colpo di scena: il montone non ha alcun marchio di identificazione, come richiesto dalla normativa europea sulla tracciabilità. Un ribelle della zootecnia, un animale senza identità, che si aggira liberamente per le campagne di Frosinone senza lasciare traccia. Forse si nasconde tra le altre pecore, mimetizzandosi alla perfezione. Insomma, un vero montone fuorilegge.
Ora, i carabinieri, insieme agli specialisti del servizio veterinario della Asl, stanno cercando di risalire all’identità del padrone. Secondo loro, qualcuno dovrà pur essere responsabile di questo misterioso animale ombra, che ha causato una tragedia. Qualcuno dovrà rispondere per omessa custodia e mal governo degli animali, sempre che si riesca a trovarlo.
Un giallo da risolvere
E così, mentre il montone è stato affidato al servizio ambiente del Comune di Frosinone, le domande restano: chi è il padrone di questo montone killer? E come ha fatto a vivere indisturbato senza alcun segno di identificazione? Ma soprattutto, esiste davvero un colpevole umano, o siamo di fronte a un vero e proprio “lupo solitario” delle campagne?
Fino a quando il padrone non verrà trovato, il montone resta in custodia, e il giallo di Frosinone è tutt’altro che risolto. Sarà forse il caso di ingaggiare Sherlock Holmes per risolvere questo mistero della pastorizia?
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Mondo
Bezos sbarca a Venezia con star e miliardi, ma trova proteste e attivisti nei canali: “Questa non è Las Vegas”
Cinque giorni di festeggiamenti blindati tra yacht e star, ma a Venezia monta la rivolta. Gli attivisti capitanati da Bettin e Casarini annunciano azioni clamorose: “Vuole la Luna, intanto si prende la Serenissima. Basta svendere la città ai miliardari”.

Alla Casa Bianca lo accolgono come un imperatore, tra yacht spaziali e droni sorridenti. Ma a Venezia no. Qui, al secondo uomo più ricco del pianeta, Jeff Bezos, non basta affittare mezza città per cinque giorni e stappare Dom Pérignon con duecentocinquanta tra star, miliardari e compari del tecno-capitalismo. A riceverlo, tra una gondola e l’altra, ci sono striscioni, cortei, e l’eco (non troppo lontana) di qualche megafono arrabbiato.
Luna di miele? Macché. In laguna è luna di fiele. E c’è chi già prepara l’abbordaggio, in costume da bagno ma con lo spirito dei vecchi no-global: quelli che vent’anni fa lanciavano i sassi a Genova, oggi si tuffano nei canali gridando “No Space for Bezos”. Anche il matrimonio, nel 2025, è diventato geopolitica.
La polemica rimbalza tra palazzi nobiliari e calli popolari. Il punto non è che Jeff Bezos voglia sposarsi a Venezia – in fondo, ogni anno migliaia di stranieri lo fanno – ma come lo fa. “Con arroganza e ostentazione”, accusano gli attivisti. “È il simbolo dello sfruttamento digitale, il braccio economico del trumpismo mondiale. Se Trump si vuole comprare la Groenlandia, lui cerca di prendersi la Luna, e comincia affittando Venezia”.
A guidare la protesta sono Gianfranco Bettin, scrittore e vecchia anima della sinistra veneziana, e Luca Casarini, ex leader delle Tute Bianche oggi impegnato con Mediterranea. Hanno radunato artisti, universitari, ambientalisti e nostalgici del G8. Lo slogan? Sempre lo stesso: “Questa città non è in vendita”. E poi via, tutti in acqua. Letteralmente.
Sabato 28 giugno, annunciano, si butteranno nei cinque canali intorno alla Misericordia – sede designata del ricevimento – per bloccare l’accesso ai motoscafi blindati degli ospiti. Niente marce o cortei ufficiali. Niente preavvisi in questura. Solo corpi galleggianti, come diga contro il privilegio. “Bezos non è un vip qualsiasi – dice Casarini – è il megafono del nuovo oscurantismo globale. E chi lo accoglie a braccia aperte, accetta che Venezia diventi una Las Vegas acquatica”.
Nel mirino, oltre al magnate, anche il sindaco Luigi Brugnaro – già sotto inchiesta per l’affaire dei palazzi venduti al tycoon asiatico Ching Chiat Kwong – e il governatore Luca Zaia, che da mesi punta al quarto mandato tra benedizioni industriali e selfie con futuri sposi milionari. A loro si imputa di aver svenduto la città al miglior offerente, riducendola a una scenografia per festini d’élite.
La questura per ora tace. “Nessuna notifica di manifestazione”, dicono gli agenti, anche se le 72 ore di preavviso non sono ancora scadute. Ma il rischio è che la festa nuziale si trasformi in un remake – acquatico – dei cortei anti-G8. Bezos sperava in un matrimonio da favola. Troverà invece la laguna sollevata.
Dalla parte sua restano gli operatori turistici, albergatori, ristoratori e promotori immobiliari, per i quali il matrimonio del fondatore di Amazon è manna dal cielo. Dall’altra parte, una comunità che ancora si ostina a credere che Venezia sia un luogo da abitare, non solo da noleggiare. Gli sposi sfrecceranno tra le acque in motoscafi schermati. I veneziani superstiti resteranno a riva. A lutto.
Italia
Meloni pronta a incontrare il professore del post shock che si è pentito
Dopo le polemiche e il tentato suicidio, il docente Stefano Addeo potrebbe avere un faccia a faccia con la premier. Da Palazzo Chigi arriva un’apertura.

Potrebbe davvero avvenire l’incontro tra Giorgia Meloni e Stefano Addeo, il professore di Marigliano finito al centro di una bufera mediatica per un post social in cui augurava la morte alla figlia della premier. Un gesto che ha scatenato indignazione trasversale e che lo stesso docente ha definito “stupido, scritto d’impulso”, chiedendo pubblicamente perdono. Travolto dalle polemiche e sospeso in via cautelare dalla scuola, Addeo ha anche tentato il suicidio. In un appello accorato, ha chiesto di poter parlare direttamente con la presidente del Consiglio: “Non cerco indulgenza, ma sento il bisogno umano di essere ascoltato”.
Un incontro che sa da fare…
Ora, da Palazzo Chigi arriva una prima apertura: “Sì, sembra che questo incontro si farà. Ma non fatemi dire altro”, ha dichiarato una fonte vicina alla premier. Nel frattempo, il professore ha ribadito le sue scuse in un’intervista al quotidiano Roma, spiegando di aver scritto il post in un momento di forte turbamento emotivo, dopo aver visto un servizio sulla guerra a Gaza. “Mi sono svegliato e ho detto: Madonna mia, cosa ho scritto. L’ho cancellato subito”, ha raccontato.
Un momento di confronto tra Meloni e il professore
Nonostante il pentimento, il governo considera il gesto incompatibile con il ruolo di educatore, e le polemiche non si placano. Il deputato di Fratelli d’Italia Alessandro Urzì ha dichiarato che Addeo “si è dimostrato inadeguato per la seconda volta”, criticando la sua scelta di legare le scuse a una rivendicazione politica. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso solidarietà a Meloni e alla figlia Ginevra, telefonando personalmente alla premier per manifestare la sua vicinanza. Meloni, in un post su X, ha parlato di “odio ideologico” e di un “clima malato” che travalica ogni limite: “Esistono confini che non devono essere superati mai”.
Mondo
Caine, il generale “senza regole” scelto da Trump: «Sono pronto a uccidere per lei, signore»
Razin Caine, soprannominato “Raising Cain”, ha conquistato Trump con uno slogan: «Ucciderò per lei». Nessun rispetto per i regolamenti, ma una devozione assoluta. Così diventa il nuovo capo di Stato maggiore congiunto.

«Sono pronto a uccidere per lei, signore». È una frase che Donald Trump ripete spesso con orgoglio, attribuendola al generale Razin Caine. L’aneddoto cambia di versione in versione – con o senza berretto MAGA, tempi di annientamento dell’Isis oscillanti – ma il succo resta quello: un uomo che si presenta come soldato, ma si comporta come un devoto. E per Trump, nulla vale più della lealtà personale.
Quando lo incontra per la prima volta in Iraq, Caine – che usa il soprannome da pilota di caccia invece del suo nome di battesimo – colpisce subito l’allora presidente. Carisma, spirito da “disruptor”, linguaggio muscolare. Il tipo d’uomo che Trump immagina al vertice del potere militare. E così, al suo ritorno alla Casa Bianca, decide di piazzarlo dove nessun regolamento avrebbe mai permesso: alla guida dello Stato maggiore congiunto delle forze armate USA.
A farne le spese è il generale Charles Q. Brown Jr., nominato da Biden e bollato come “troppo woke” per le idee progressiste sulle pari opportunità. Afroamericano e moderato, Brown viene silurato senza tante cerimonie. Caine prende il suo posto grazie a un’eccezione presidenziale, pur senza possedere i requisiti tecnici per il ruolo. Il Senato si piega: 60 voti favorevoli, 25 contrari, 15 assenti per le festività pasquali. Un numero basso per una carica così delicata, normalmente approvata con ampia maggioranza.
Il soprannome di Caine non è casuale: “Razin”, da “to raze”, radere al suolo. E “Raising Cain”, nell’inglese gergale, significa “scatenare il caos”. Tutto torna. È l’uomo giusto per l’America che Trump vuole: meno regole, più muscoli.
Caine ha 56 anni, una laurea in economia al Virginia Military Institute, migliaia di ore di volo su F-16 e due missioni in Iraq alle spalle. Ha diretto operazioni contro i missili Scud, lavorato nel Joint Special Operations Command, poi alla CIA. Il suo addestramento come pilota Euro-NATO e la lunga carriera lo rendono esperto. Ma è la fedeltà cieca, non il curriculum, ad avergli aperto la porta più alta del Pentagono.
In un’epoca in cui la linea tra potere civile e militare torna a farsi sottile, la figura di Caine è il simbolo di un esercito sempre più politicizzato. E di un comandante in capo che, più che generali, cerca fedelissimi. Anche a costo di radere al suolo ogni prassi.
-
Gossip1 anno fa
Elisabetta Canalis, che Sex bomb! è suo il primo topless del 2024 (GALLERY SENZA CENSURA!)
-
Cronaca Nera11 mesi fa
Bossetti è innocente? Ecco tutti i lati deboli dell’accusa
-
Sex and La City1 anno fa
Dick Rating: che voto mi dai se te lo posto?
-
Speciale Olimpiadi 202411 mesi fa
Fact checking su Imane Khelif, la pugile al centro delle polemiche. Davvero è trans?
-
Speciale Grande Fratello9 mesi fa
Helena Prestes, chi è la concorrente vip del Grande Fratello? Età, carriera, vita privata e curiosità
-
Speciale Grande Fratello9 mesi fa
Shaila del Grande Fratello: balzi da “Gatta” nei programmi Mediaset
-
Gossip1 anno fa
È crisi tra Stefano Rosso e Francesca Chillemi? Colpa di Can?
-
Gossip11 mesi fa
La De Filippi beccata con lui: la strana coppia a cavallo si rilassa in vacanza