Cronaca
Il Conclave senza milanesi: una rottura storica per la Chiesa Ambrosiana
La diocesi più grande d’Europa esclusa dall’elezione del nuovo Papa. Escluse anche Berlino, Parigi, Lisbona, Vienna e Bruxelles.

Per la prima volta dal 1878, il Conclave che eleggerà il nuovo Papa, e inizierà il prossimo 7 maggio nella Cappella Sistina, non avrà alcun cardinale milanese tra gli elettori. Un evento che segna una rottura storica per la diocesi più grande d’Europa, con i suoi 5 milioni di battezzati. Milano, da sempre protagonista nelle vicende della Chiesa, si ritrova ora senza rappresentanza diretta in un momento cruciale per il futuro del cattolicesimo. Tra le diocesi escluse Milano non è sola. Infatti a non essere rappresentata al prossimo Conclave ci sono anche Berlino, Parigi, Lisbona, Vienna e Bruxelles. Tutte diocesi con una lunga tradizione e un peso storico importante che non avranno cardinali elettori del prossimo Papa.
La Chiesa più inclusiva voluta da Papa Francesco
Secondo gli esperti, questa scelta non è casuale, ma il frutto della visione di Papa Francesco, che ha voluto una Chiesa più inclusiva, dando maggior spazio a realtà meno centrali nel mondo cattolico. Monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura della Curia di Milano, spiega che Bergoglio ha costruito un collegio cardinalizio diverso, selezionando personalità da aree meno tradizionali, con forti differenze culturali. “Ha invitato i cardinali a conoscere la Chiesa a partire dalle diversità”, dice Bressan. Se in passato il cattolicesimo era dominato dalle diocesi storiche europee, ora Francesco ha ribaltato gli equilibri, dando più peso alle Chiese periferiche.
Milano resta ai margini? No, è presente nei dicasteri vaticani
Nonostante l’assenza nel Conclave, Milano resta centrale nel Vaticano. Nel corso del suo pontificato Papa Francesco ha più volte dimostrato affetto per la Chiesa ambrosiana, accogliendo classi di preti e diaconi milanesi a Casa Santa Marta. Inoltre ha nominato numerosi vescovi ambrosiani per altre diocesi o ruoli chiave nei dicasteri vaticani. Don Enrico Castagna, rettore del Seminario arcivescovile di Venegono, conferma: “Non è un’esclusione, il ruolo di Milano non si definisce solo nel Conclave”. Quindi, più che una perdita di influenza, si tratta di una redistribuzione del potere nella Chiesa.
Le preoccupazioni dei fedeli laici
Se i sacerdoti sembrano accettare il cambiamento, tra i fedeli laici milanesi si percepisce una certa inquietudine. Marco Garzonio, ex presidente della Fondazione Ambrosianeum, teme che Milano possa perdere spazio nella Chiesa universale. “Spero che i valori dell’ambrosianità, dall’accoglienza all’integrazione, trovino comunque voce nel Conclave”, afferma. Anche Giovanni Colombo, ex responsabile dei Giovani dell’Azione Cattolica, non si rassegna: “Guardo il Duomo e mi ripeto: non è possibile che nessun ambrosiano entri in Conclave”. Questa assenza di Milano, Berlino, Parigi e Vienna dal Conclave segna comunque una trasformazione profonda nella struttura del cattolicesimo globale.
La Chiesa di oggi, meno eurocentrica, guarda ai territori emergenti, creando nuovi equilibri. Milano, con la sua millenaria tradizione, potrebbe ritrovarsi a ridefinire il proprio ruolo in un contesto ecclesiale sempre più internazionale e decentralizzato. Ma una cosa è certa: l’ambrosianità e la sua eredità continueranno a influenzare la Chiesa, anche senza cardinali nel Conclave. Il tempo dirà se questa nuova direzione sarà un successo o una perdita per la cattolicità europea.
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Cronaca
Nessuno sa, tutti ipotizzano: il mistero della fumata ritardataria
Il primo giorno di Conclave si chiude con la classica fumata nera. Ma stavolta il fumo è arrivato molto dopo l’orario previsto, scatenando sospetti, ironie e supposizioni: cosa è successo nelle viscere della Cappella Sistina? E perché l’attesa si è fatta così lunga da trasformarsi in suspense liturgica?

Tre ore. Tanto è passato da quell’«Extra Omnes» pronunciato poco dopo le 17,30, quando l’ultimo non-cardinale è stato gentilmente accompagnato fuori dalla Sistina e si sono chiuse le porte. Da lì, tutto secondo copione. O quasi. Alle 19 era attesa la prima fumata, quella che in genere è nera, rituale, una sorta di “prova generale” con gli abiti buoni. Ma stavolta no. Alle 19, niente. Alle 19.30, nulla. Alle 20, solo qualche luce flebile oltre i vetri, e i più ottimisti a leggere i riflessi sulle vesti dei gendarmi. Poi, alle 21 spaccate, quando ormai i turisti avevano smesso di scrutare il camino e iniziato a guardarsi attorno chiedendosi se c’erano pizzerie ancora aperte, ecco finalmente il fumo. Nero, ovviamente. Ma a quel punto, la domanda non era più “chi sarà Papa?”, bensì: “che diamine è successo là dentro?”
Nel perfetto stile di un’istituzione che ha fatto del segreto un sacramento e del silenzio una forma d’arte, non è trapelato nulla. Nessun “sussurro dalla Sistina”, nessuna talpa diplomatica, neanche un lapsus da parte di qualche monsignore troppo loquace. Ma se nessuno sa, tutti – ovviamente – ipotizzano. A cominciare dai vaticanisti, che da ore armeggiano tra taccuini, rosari e congetture.
La teoria più accreditata è quella della doppia votazione. Sì, perché se si vota e non si arriva alla maggioranza (86 voti su 128), si può votare di nuovo senza attendere il giorno dopo. E secondo molti cronisti ben informati, nella prima votazione un nome avrebbe sfiorato la soglia fatidica. Forse Parolin, forse Zuppi, o un outsider risalito all’ultimo come spesso accade. Mancavano una manciata di voti – dieci, forse meno – e i cardinali hanno deciso di battere il ferro finché era caldo, provando a consolidare il consenso. Tentativo fallito, a quanto pare. Da lì la seconda votazione e poi, solo dopo l’inevitabile fumata nera.
Un’ipotesi che non ha nulla di scandaloso, anzi: è già accaduto in passato, e fa parte della dinamica del Conclave. Ma stavolta il ritardo ha scatenato una vera sarabanda di immaginazione collettiva. I più ironici hanno suggerito che si fosse inceppato il camino: «Magari hanno finito l’accendino», scherza qualcuno su Twitter. Altri hanno tirato in ballo il malfunzionamento del fumogeno: “Sapete, da quando hanno digitalizzato tutto, anche il camino va a software”. Per non parlare dell’ipotesi più morettiana: come in Habemus Papam, il Papa sarebbe già stato eletto… ma poi avrebbe rifiutato. E si sarebbe perso tempo a cercare di convincere il cardinale riluttante. Senza successo. Fantapolitica? Certamente sì.
L’altra possibilità, meno spettacolare ma plausibile, è che la meditazione iniziale proposta dal predicatore del Papa, padre Raniero Cantalamessa, sia stata particolarmente lunga. Non sarebbe la prima volta che le parole del cappuccino – noto per la profondità teologica e l’amore per i tempi distesi – si dilungano oltre i limiti del timer. Qualcuno ha suggerito, con garbo, che il cognome “Cantalamessa” sia una garanzia: se canta, messa sarà lunga.
Qualunque sia la verità, probabilmente non la sapremo mai. Il Conclave è, per definizione, un evento blindato. I cardinali elettori sono tenuti al silenzio assoluto, le comunicazioni esterne sono vietate e le sanzioni canoniche sono tra le più severe. Nessun microfono, nessuna fuga di notizie, nessun selfie dal conclave (almeno per ora). Il che, se da un lato garantisce la serietà del processo, dall’altro alimenta il fascino misterioso di questo rito antico.
Nel frattempo, fuori dal Vaticano, si osserva. I turisti affollano Piazza San Pietro sperando nella prossima fumata; i giornalisti si alternano nelle dirette, ciascuno con il suo parco di esperti e di “probabili papabili”; e l’opinione pubblica, tra serietà e leggerezza, segue con curiosità questo esercizio teologico di diplomazia e votazione.
Il nome di Pietro Parolin resta tra i favoriti: profilo basso, esperienza internazionale, fedeltà a Bergoglio ma capacità di dialogo con tutte le anime della Chiesa. Ma nulla è scontato. Nel 2005, tutti dicevano Ratzinger ed è arrivato Ratzinger. Nel 2013, nessuno diceva Bergoglio ed è arrivato Bergoglio. Stavolta? Il Conclave ha appena cominciato, e la partita è più aperta che mai.
Dunque, domani si riprende. Due votazioni al mattino, due al pomeriggio. Sempre che non intervenga qualche nuovo colpo di scena, una meditazione monastica o un altro “problema tecnico” al camino. Del resto, come scrisse Manzoni: “Ai posteri l’ardua sentenza”. O forse, al prossimo giro di schede.
Cronaca
Fumo nero, nulla di fatto: siamo nelle mani dello Spirito Santo. E intanto in streaming…
Con la fumata nera alla prima votazione, da domani il Conclave prosegue con ben quattro votazioni, due al mattino e due al pomeriggio. Il popolo di Dio spera che sia la volta buona.

Il conclave, alla sua prima votazione (come peraltro molti osservatori ipotizzavano da giorni), non ha eletto il successore di Papa Francesco. Nessun candidato, infatti, ha raggiunto la soglia dei due terzi necessaria per essere eletto.
Il cardinale Parolin resta tra i favoriti
Tra i nomi più discussi nel corso delle votazioni figura ancora il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. Il suo profilo moderato, diplomatico e vicino alle posizioni di Papa Francesco, continua a incontrare ampi consensi. Anche se al momento non sufficienti a garantire l’elezione. Altri candidati potrebbero raccogliere voti nelle varie “cordate” interne, rallentando in questo caso l’emergere di un nome condiviso.
Il thriller papale è il più visto sulle piattaforme
Rimanendo in tema, negli ultimi 30 giorni la classifica dei film più popolari in Italia nelle piattaforme streaming ha visto alcuni cambiamenti significativi rispetto a fine aprile, con nuove entrate, ritorni sorprendenti e conferme solide. Debutta direttamente al primo posto Conclave, il thriller politico ambientato all’interno delle mura vaticane, laddove i cardinali si riuniscono per eleggere il nuovo Pontefice tra segreti e giochi di potere che mettono a rischio l’intero processo. Un film avvincente che ha immediatamente catturato l’attenzione del pubblico italiano, più che mai coinvolto dalle vicende reali che si stanno svolgendo all’interno della Cappella Sistina.
Cosa succede da domani nel conclave, quello vero…
Col responso negativo di poco fa, da domani i cardinali elettori riprenderanno il rituale delle quattro votazioni al giorno: due al mattino e due al pomeriggio. Ogni voto sarà seguito dall’incenerimento delle schede nel tradizionale forno con l’aggiunta di sostanze chimiche che producono la fumata nera o bianca. Il ritmo serrato del conclave proseguirà fino a quando non emergerà un nome in grado di raccogliere almeno 86 voti su 128, necessari per eleggere il prossimo Pontefice.
Il mondo guarda Roma
Il mondo resta con lo sguardo puntato su Roma, in attesa della tanto attesa nomina. Intanto, il conclave prosegue nel massimo riserbo, tra strategie, preghiere e votazioni. Il cardinale Parolin rimane sotto i riflettori, anche se la scelta finale potrebbe riservare ancora sorprese.
Mondo
Per capire il Conclave ci vuole un dizionario! Ecco le parole che contano
L’elezione di un nuovo papa segue un rituale millenario, ricco di formule in latino che scandiscono ogni passaggio. Dal famoso Habemus Papam al misterioso Extra omnes, ecco le parole chiave per non perdersi nulla e vivere il Conclave come un vero esperto.

L’elezione di un nuovo Papa è un evento che segue un rituale millenario, un processo scandito da parole e formule in latino, la lingua ufficiale della Santa Sede. Chi vuole seguire ogni passaggio con attenzione, deve conoscere i termini chiave che accompagnano il Conclave. Ma non solo. Anche la celebrazione liturgica e l’annuncio dell’elezione usano parole in latino. Il latino utilizzato nel Vaticano non è esattamente quello classico di Cicerone. Si trata infatti di una forma di latino ecclesiastico che si è evoluta nei secoli all’interno della Chiesa. Sebbene oggi la messa sia celebrata nelle lingue moderne, il latino rimane fondamentale nei documenti ufficiali, nelle encicliche e nei riti solenni, come quello del Conclave.
Uno dei primi concetti legati all’elezione papale è proprio il termine “Conclave“, che ha un’origine suggestiva. Deriva dal latino “cum clave“, che significa “chiuso a chiave“. E ricorda una pratica iniziata nel XIII secolo, quando gli abitanti di Viterbo rinchiusero i cardinali in un palazzo per accelerare l’elezione del nuovo pontefice. Era il 1271 e dopo 1006 giorni senza papa, la città non poteva più aspettare.
Pro Eligendo Romano Pontefice
La fase iniziale dell’elezione prevede la celebrazione della Santa Messa “Pro Eligendo Romano Pontifice“, ovvero la liturgia “per l’elezione del Romano Pontefice“. L’uso del gerundio “eligendo“, che con la preposizione “pro” indica il fine della celebrazione, cioè la scelta del nuovo capo della Chiesa cattolica. Il titolo “pontífice“, che oggi è sinonimo di Papa, ha un’origine ancora più antica e curiosa. Proviene da “pontifex“, che nella Roma antica designava un membro del collegio sacerdotale incaricato di conservare le tradizioni religiose e giuridiche della città, con il pontefice massimo come capo. Questo titolo, a partire dal V secolo, fu attribuito ai vescovi, per poi identificare definitivamente il Papa.
Extra omnes quando la Cappela Sistina di chiude
Quando arriva il momento della scelta del nuovo pontefice, i cardinali elettori devono pronunciare un solenne giuramento all’interno della Cappella Sistina, subito dopo il canto del Veni Creator. Le parole chiave di questa fase è “Extra omnes“, che significa “Fuori tutti” e viene pronunciata quando le porte della Cappella vengono chiuse, escludendo chiunque non sia elettore dal luogo sacro della votazione. Ogni cardinale riceve una scheda di votazione con la frase “Eligo in Summum Pontificem“, ovvero “Scelgo, eleggo come Sommo Pontefice“, dove viene scritto il nome del prescelto. Quando qualcuno raggiunge il numero sufficiente di voti, gli viene fatta la domanda decisiva. “Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?“, ovvero “Accetti l’elezione a Sommo Pontefice?“. Se il cardinale accetta, risponde semplicemente “Accepto“, senza troppi formalismi.
Quo nomine vis vocari? Come vuoi essere chiamato?
Segue poi la scelta del nome, a cui viene rivolta la domanda “Quo nomine vis vocari?”, ovvero “Con quale nome vuoi essere chiamato?“. Negli ultimi secoli, non ci sono stati casi di mancata accettazione dell’elezione, il che rende questa fase un semplice passaggio formale. Il momento più atteso è senza dubbio l’annuncio dell’avvenuta elezione, pronunciato sulla loggia centrale della Basilica di San Pietro. La famosa formula latina inizia con “Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!“, ovvero “Vi annuncio una grande gioia: abbiamo un Papa!“. Seguono poi il nome di battesimo dell’eletto, il suo cognome e il nome papale scelto, con il nuovo pontefice che si affaccia sulla piazza per impartire la solenne benedizione “Urbi et Orbi“, destinata “alla città di Roma e al mondo intero“. Con questa proclamazione si chiude il periodo chiamato “Vacantis Apostolicae Sedis“, ovvero “Sede Apostolica vacante“, iniziato con la morte o le dimissioni del pontefice precedente.
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