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Cronaca

Il sogno di un Papa africano: perché stavolta il mondo potrebbe svegliarsi diverso

Da Peter Turkson a Wilton Gregory, la corsa al soglio pontificio vede emergere candidati non europei: un possibile cambio di paradigma che potrebbe riscrivere la storia della Chiesa e segnare l’inizio di una nuova epoca.

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    La morte di Papa Francesco apre una delle pagine più delicate della storia recente della Chiesa cattolica. Non solo perché si chiude un pontificato che ha ridisegnato il rapporto tra fede, società e politica, ma anche perché il nuovo Conclave potrebbe aprire le porte a un cambiamento epocale: l’elezione del primo Papa africano, o comunque non europeo, della storia moderna.

    Non è la prima volta che questa ipotesi viene ventilata. Ma mai come ora sembra affondare le radici in una realtà concreta. I cardinali africani sono cresciuti in numero e influenza: nel Conclave del 2013 erano appena 11, oggi sono 18. Pochi ancora rispetto agli europei e agli americani, ma sufficienti per esercitare un peso nuovo, specie in un’assemblea sempre più consapevole della necessità di rappresentare l’universalità della Chiesa.

    A capeggiare i pronostici troviamo il cardinale ghanese Peter Turkson, volto noto delle istituzioni vaticane e già considerato papabile nel Conclave che elesse Bergoglio. A differenza di allora, oggi Turkson può contare su un consenso più trasversale, essendo visto come un punto di equilibrio tra innovazione e tradizione. Il suo nome si affianca a quello del guineano Robert Sarah, figura di orientamento conservatore, amatissimo da settori della Chiesa che vorrebbero un ritorno a un cattolicesimo più rigoroso. E tra i favoriti spunta anche il nome di Wilton Gregory, primo cardinale afroamericano della storia, voce autorevole per i diritti civili, uomo di dialogo capace di far convergere sensibilità diverse.

    L’elezione di un Papa nero non sarebbe semplicemente un atto simbolico. Sarebbe il riconoscimento del ruolo crescente dell’Africa come cuore pulsante del cristianesimo globale, in un’epoca in cui l’Europa, culla storica della fede, appare sempre più secolarizzata. E non sarebbe solo questione di numeri. Il nuovo Pontefice sarebbe chiamato a incarnare una visione del mondo in cui la Chiesa non è più la fortezza dell’Occidente, ma la tenda aperta del Sud globale.

    Del resto, già Benedetto XVI – allora cardinale Ratzinger – aveva detto senza esitazione: «La Chiesa è pronta per un Papa di colore». Era il 2004, e sembrava una boutade per molti. Oggi sembra quasi una profezia che bussa alle porte della Sistina.

    Anche la cultura popolare, sensibile alle tensioni della società, aveva annusato il cambiamento. Nel recente film Il Conclave, un cardinale africano appare come il naturale erede di Pietro, almeno finché la trama non prende una svolta imprevista. Ma forse, stavolta, la realtà potrebbe superare la finzione. E portare a Roma un Papa capace di incarnare, fisicamente e spiritualmente, il mondo globale di oggi.

    Non mancano però le resistenze. Una parte del Collegio cardinalizio – soprattutto in Europa e in alcuni ambienti conservatori americani – guarda con sospetto a scelte che potrebbero apparire troppo “politiche” o “identitarie”. E nel gioco delle alleanze che tradizionalmente precede e accompagna il Conclave, ogni passo sarà calibrato con attenzione chirurgica.

    La memoria storica, poi, pesa: nel 2005, al momento della morte di Giovanni Paolo II, sembrava che il vento del cambiamento soffiasse forte, ma alla fine fu scelto Joseph Ratzinger, l’uomo della continuità. Eppure stavolta qualcosa sembra diverso. Perché il mondo stesso è diverso.

    Il Sud del mondo non è più solo il “terreno di missione” dell’Europa, ma è diventato il vero motore della Chiesa. Lì crescono le vocazioni, lì si moltiplicano le comunità, lì il cristianesimo conserva quella vitalità che altrove sembra affievolirsi. E un Papa che parli da quella parte del mondo potrebbe essere il segno più autentico di una Chiesa che vuole rimanere viva.

    Scegliere un Papa africano – o comunque non europeo – significherebbe riconoscere, senza retorica, che il centro della fede si è già spostato. Sarebbe un gesto di fedeltà alla storia reale della Chiesa, non un’operazione di immagine.

    Certo, molto dipenderà dalle dinamiche interne al Conclave, dai giochi di equilibrio tra conservatori e progressisti, dalle alleanze che si formeranno tra i cardinali nelle congregazioni generali. E, come sempre, dallo Spirito Santo, che secondo la fede cattolica guida – pur nella libertà degli uomini – la scelta del nuovo Papa.

    Ma una cosa è certa: chiunque sarà il successore di Francesco, dovrà confrontarsi con un mondo che chiede risposte nuove. E se quelle risposte dovessero arrivare da un uomo africano, nero, figlio del Sud, forse non sarebbe uno scandalo. Sarebbe semplicemente la prova che la Chiesa, ancora una volta, sa rinnovarsi rimanendo fedele a se stessa.

    E forse, mentre il fumo bianco salirà dalla Sistina, il mondo intero capirà che non si tratta solo di scegliere un uomo. Si tratta di scegliere un futuro.

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      Storie vere

      L’eroe del volante: il taxista che ha sventato una truffa da manuale

      L’astuzia di un tassista sventa una truffa ai danni di un’anziana: recuperati gioielli e denaro per decine di migliaia di euro.

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        Mestre, una notte come tante. Giovanni Bortoletto, un tassista di 34 anni, era di turno davanti alla stazione. La sua routine, fatta di corse notturne e di incontri con persone di ogni tipo, stava per prendere una svolta inaspettata. Giovanni, con i suoi anni di esperienza come tassista notturno, ha sviluppato un sesto senso per le situazioni anomale. Quella sera, qualcosa non quadrava. La cliente, una donna giovane e straniera che dice di chiamarsi Rossi, gli aveva fornito un indirizzo preciso, ma il suo comportamento era tutt’altro che rassicurante. Non sembrava conoscere la zona, nonostante avesse un navigatore puntato sulla destinazione. E poi c’era quell’insistenza a tornare subito indietro, come se stesse cercando di guadagnare tempo. Un campanello d’allarme si accese nella mente del tassista.

        Una cliente troppo agitata…

        La donna, che parlava solo tedesco, ha chiesto a Bortoletto di portarla a un indirizzo preciso a Ceggia, mostrandolo sul telefono. Giunti a destinazione, però, la cliente ha mostrato incertezza, non riconoscendo la casa cercata. “Questo è stato il primo dettaglio che mi ha insospettito“, racconta il tassista. Dopo alcuni minuti di ricerca, la donna gli ha chiesto di fermarsi all’inizio di una stradina e di aspettarla lì. Tuttavia, l’attesa si è protratta più del previsto, spingendo Bortoletto a insospettirsi ulteriormente. Mentre cercava di capire cosa stesse accadendo, Bortolotto ha notato un’anziana signora visibilmente agitata, che scrutava la sua auto con apprensione. Avvicinandosi a lei, ha scoperto che stava aspettando la misteriosa “signora Rossi” per consegnarle oggetti di grande valore. “Ho capito subito che qualcosa non andava: la mia cliente non poteva chiamarsi Rossi ed era chiaro che stava cercando di ingannare la signora“, spiega Bortoletto.

        Un tassista degno del titolo di investigatore provetto

        Resosi conto della situazione, il tassista ha avvisato il fratello, chiedendogli di contattare i carabinieri. Intanto, la truffatrice è tornata in fretta e furia e ha chiesto di essere riportata alla stazione di Mestre. Durante il tragitto, Bortoletto ha mantenuto i contatti con le forze dell’ordine, che lo hanno istruito su come agire. Una volta giunti a Mestre, la donna ha tentato di sviare le attenzioni chiedendo di essere lasciata nei pressi del piazzale dei pullman, ma il tassista ha continuato a seguirla a distanza. Accortasi di essere pedinata, la truffatrice si è rifugiata all’interno di un hotel vicino alla stazione, dove è stata bloccata dai carabinieri.

        Un bottino di tutto rispetto per una truffatrice venuta da lontano…

        All’interno del suo zaino sono stati ritrovati decine di migliaia di euro in gioielli e circa 800 euro in contanti, tutto sottratto con l’inganno all’anziana signora. La donna era stata raggirata con la falsa notizia di un grave incidente stradale causato dalla figlia, che l’avrebbe portata in prigione se non avesse pagato una cospicua cauzione. Giovanni Bortoletto, con i suoi 13 anni di esperienza come tassista, racconta che situazioni strane sono all’ordine del giorno, specialmente nei turni notturni. “Ho visto di tutto, ma questa truffa mi ha colpito per la crudeltà con cui hanno approfittato della buona fede di una madre“, conclude.

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          Cose dell'altro mondo

          Si può riscrivere il passato con un bisturi? Michelle Comi l’ha fatto

          Michelle Comi ha deciso di tornare vergine grazie a un intervento chirurgico. Ma cosa c’è dietro questa scelta? Scopriamo cos’è la vaginoplastica e come la chirurgia estetica possa riscrivere il passato.

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            La creator e influencere Michelle Comi ha deciso di tornare vergine grazie a un intervento chirurgico, raccontando naturalmente la cosa sui social. Ma cosa c’è dietro questa scelta? Scopriamo cos’è la vaginoplastica e come la chirurgia estetica possa sfidare il tempo.

            Riparando ad una “prima volta” deludente

            La Comi ha sconvolto il web con un annuncio sorprendente: è tornata vergine! No, nessuna magia, solo un intervento di vaginoplastica. La giovane influencer ha spiegato che la sua prima volta è stata vissuta con troppa superficialità, lasciandole un profondo rimpianto. Così ha deciso di riavvolgere il nastro della sua vita intima affidandosi alla chirurgia. Ma cosa comporta davvero questa operazione?

            Vaginoplastica: un ritorno al passato

            La vaginoplastica è un intervento che, tra le varie applicazioni, permette di ricostruire l’imene e di ristabilire un certo grado di tonicità vaginale. Questo tipo di operazione, spesso associata a motivazioni culturali o personali, è oggetto di dibattiti accesi tra chi la considera un diritto individuale e chi la vede come un’inutile pressione sociale.

            Un modo per riattribuire un valore perduto

            Michelle, consapevole delle critiche, ha spiegato: «La chirurgia, che spesso demonizzate, in questo caso mi aiuta a superare un dolore profondo». Per lei, l’intervento non è solo una questione estetica, ma un modo per riprendersi il controllo della propria esperienza intima e darle il valore che avrebbe voluto fin dall’inizio.

            Tra curiosità e polemiche: il web si divide

            Come sempre accade con le scelte personali esposte sui social, il pubblico si è diviso. Da un lato c’è chi la sostiene e applaude il suo coraggio nel raccontarsi senza filtri, dall’altro chi ritiene che un’esperienza passata non possa essere cancellata con un’operazione chirurgica.

            La discussione impazza

            Quel che è certo è che Michelle ha acceso i riflettori su un tema poco discusso e pieno di sfaccettature. Al di là delle opinioni, la sua storia dimostra ancora una volta che, nella vita e nella chirurgia, ognuno deve sentirsi libero di scegliere ciò che lo fa stare meglio. E voi, cosa ne pensate? Si può davvero riscrivere il passato con un bisturi? La verginità è più un fatto anatomico o uno stato mentale? Meditate gente, meditate… che il tema non è affatto superficiale come potrebbe apparire.

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              Cronaca

              Terremoto ai Campi Flegrei, scossa di magnitudo 4.4: panico tra la gente, evacuate scuole e università. Musumeci convoca un vertice urgente

              Il sisma ha avuto epicentro nel porto di Pozzuoli, a soli 3 chilometri di profondità. Interrotti metropolitana e treni, studenti e cittadini in strada. Il ministro per la Protezione civile ha rinviato l’audizione in Parlamento per coordinare l’emergenza.

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                Un boato improvviso, poi la terra che si muove come se volesse scrollarsi di dosso tutto. È tornata la paura a Pozzuoli e nei Campi Flegrei, dove oggi, poco dopo mezzogiorno, si è registrata una scossa di terremoto di magnitudo 4.4. Il sisma, avvenuto alle 12.07 con epicentro nel porto di Pozzuoli e a una profondità di appena tre chilometri, è stato avvertito distintamente anche a Napoli e nei comuni vicini, scatenando il panico tra i cittadini.

                Pochi minuti prima, alle 12.06, una scossa di magnitudo 2.1 aveva fatto da preludio all’evento principale. E alle 12.22 è seguita una nuova scossa, questa volta di magnitudo 3.5. Uno sciame sismico in piena regola, che secondo l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) è ancora in corso e viene attentamente monitorato. “Si tratta di un processo che rientra nella dinamica della crisi bradisismica in atto, legata al sollevamento del suolo”, ha spiegato Mauro Antonio Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano.

                Scene di panico e evacuazioni

                La reazione della popolazione è stata immediata: in tanti si sono riversati per strada, anche nei quartieri napoletani più lontani dall’epicentro. Le scuole sono state evacuate, interrotte le corse della metropolitana, della Circumflegrea e della Cumana. A Napoli, un treno diretto a Fuorigrotta si è fermato a Mergellina. Evacuata anche la sede dell’Università Federico II di Piazzale Tecchio, dove gli studenti si sono precipitati fuori dopo il suono dell’allarme.

                Disagi si sono registrati anche alle terme di Agnano, dove la struttura ha tremato vistosamente. Secondo i presenti, tutto ha oscillato tranne la piscina termale, dove i clienti immersi non hanno percepito il sisma.

                La paura è stata tanta, ma per fortuna — secondo i primi controlli della Protezione civile — non si registrano danni a cose o persone. Tuttavia, la giornata è stata segnata da un forte disagio e da rinnovate polemiche sul piano di evacuazione della zona flegrea.

                La voce dei cittadini

                “Ho sentito un boato, poi il pavimento ha cominciato a muoversi come impazzito”, racconta Rita, 83 anni, che vive a Pozzuoli da oltre cinquant’anni. “Sono caduti bicchieri e vasi. È da mesi che viviamo con questa angoscia. E il piano di evacuazione? Il traffico è in tilt, nessuno saprebbe dove andare se la situazione dovesse peggiorare”.

                Una testimonianza condivisa da molti. A Bacoli, il sindaco Josi Gerardo Della Ragione ha attivato le aree di attesa e quelle di accoglienza per chi teme di restare in casa. “Ci sono tanti bambini in strada, genitori preoccupati, scuole evacuate. Non abbiamo segnalazioni di danni, ma siamo pronti ad affrontare l’emergenza”.

                La risposta delle istituzioni

                La risposta del governo non si è fatta attendere. Il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci ha rinviato la sua audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul rischio idrogeologico per recarsi nei propri uffici e coordinare direttamente l’intervento.

                “Serve sangue freddo e collaborazione da parte di tutte le istituzioni”, ha dichiarato il ministro, annunciando un vertice d’urgenza a Roma con i capi della Protezione civile e del Dipartimento Casa Italia.

                Intanto, a Pozzuoli, il sindaco Gigi Manzoni ha attivato il Centro operativo comunale. “Invito tutti alla calma e a rimanere nei luoghi aperti. Le nostre pattuglie sono già in strada per monitorare la situazione”.

                Il contesto geologico e il rischio futuro

                “L’epicentro in mare non deve sorprendere”, spiega Francesca Bianco, direttrice del Dipartimento Vulcani dell’Ingv. “Quasi metà della caldera flegrea è sommersa, ed è per questo che la rete Medusa consente il monitoraggio anche sotto il livello del mare”.

                Il sollevamento del suolo, che continua a circa 10 millimetri al mese, è la causa diretta dell’attività sismica. “Stressa la crosta terrestre fino al punto di rottura, ed è così che si generano i terremoti”, ribadisce Di Vito.

                La Protezione civile invita alla prudenza ma anche alla fiducia nei protocolli in atto. E mentre i cittadini fanno i conti con la paura, si torna a parlare della necessità urgente di un piano di evacuazione realmente operativo e coordinato, capace di affrontare scenari anche peggiori.

                Per ora, il sisma non ha causato vittime né danni strutturali. Ma ha sollevato una volta di più il velo su un territorio fragile, densamente popolato e minacciato da una crisi sismica che, secondo gli esperti, potrebbe durare ancora a lungo.

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