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Italia

Domenico Maduli: un nuovo progetto per l’annosa “questione meridionale”

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    “Un modo per ricordare chi siamo e ri-costruire ciò che potremmo essere”: così l’editore del networl LaC definisce la sua nuova campagna di informazione e comunicazione. Una risposta che parte dalla Calabria per ridisegnare idee e iniziative, per abbattere i pericolosi pregiudizi di cui il sud è vittima da sempre. Per immaginare un percorso alternativo capace di colmare quella voragine aperta più di un secolo e mezzo fa.

    Una singolare casualità anagrafica

    Maduli nasce cento anni esatti dopo la morte del deputato radicale Antonio Billia, giornalista e deputato radicale eletto in Lombardia, che per primo coniò la locuzione “questione meridionale”. Definendo in quel modo la disastrosa situazione economica del Mezzogiorno in confronto alle altre regioni dell’Italia, appena unificata. Ma dopo un secolo e mezzo le cose non solo non sono cambiate… stanno progressivamente peggiorando!

    L’intuizione di riproporre modelli funionali nel proprio territorio

    L’attuale editore di una delle realtà indipendenti più forti e caratterizzate d’Italia, ripercorre il suo cammino, evidenziandone scelte che, alla luce dei risultati, si sono rivelate intelligenti. Racconta lui stesso: «Sono nato al Sud, nel Sud del Sud, e non ci ho messo molto a comprendere il significato di arretratezza nello sviluppo socio-economico delle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali. Come la maggior parte dei figli del Sud sono dovuto andare al Nord per iniziare il percorso formativo necessario ad avviarmi al lavoro. Le esperienze maturate tra Lombardia e Veneto mi hanno fatto capire in profondità il tanto – troppo – che mancava da Napoli in giù. Sarebbe stato più facile rimanere “su” e iniziare a creare profitti: in quel periodo il settore della comunicazione e della pubblicità era in crescita esponenziale, l’espansione ed i ricavi certi. Invece sono tornato “giù”, a casa, per sperimentare se anche sul territorio dove avevo le mie radici fosse possibile creare uno sviluppo duraturo. Capace di creare indotti e crescita socio-culturale, oltre che economica».

    L’importanza di non fuggire

    Una scelta non condivisa da tutti, sulla quale però Maduli non ha mai avuto incertezze strategiche: «Ai tanti che mi rimproverarono questa scelta rispondevo sempre la stessa cosa: non possiamo lamentarci del divario, del gap tra Nord e Sud se poi siamo i primi a scappare, i primi a dimenticare le nostre origini e a cercare fortuna altrove, abbandonando la nostra terra al suo destino di sottosviluppo. Il Gruppo che ho fondato e di cui sono presidente si è espanso giorno dopo giorno, anno dopo anno, permettendo a un numero sempre maggiore di giovani di crescere professionalmente nella propria terra di origine».

    L’autonomia che spacca l’Italia” è la potente suggestione per questa nuova iniziativa editoriale che rappresenterà il fulcro editoriale e di comunicazione del’intero network. Un percorso ambizioso in cui ciascuno può e deve rappresentare la propria parte. Concretizzabile solo con l’unione di tutte le forze in campo, facendo leva e mettendo a sistema chi attualmente può e deve cambiare le cose.

    I numeri parlano chiaro
    Un’occhiata all’ultimo Rapporto Svimez (che raccoglie i principali indicatori e gli andamenti dell’economia meridionale in numerosi settori chiave) è illuminante per comprendere meglio la questione. Partendo dal flusso migratorio verso il nord che ha spopolato il meridione e congestionato le aree settentrionali. Negli ultimi vent’anni oltre 2,5 milioni di persone hanno lasciato il Mezzogiorno che – al netto dei rientri – ha perso 1,1 milioni di residenti, di cui 808mila under 35 (263mila laureati). Al 2080 si stima una perdita di oltre 8 milioni di residenti nel Mezzogiorno: la popolazione del Sud, attualmente il 33,8% di quella italiana, si ridurrà al 25,8%.

    I deficit della sanità pubblica e della scuola

    Solo il 21,2% degli allievi della scuola primaria nel Sud frequenta una scuola dotata di una mensa, il 53,5% al Centro-Nord; solo un allievo su tre (33,8%) frequenta una scuola primaria dotata di palestra nel Sud a fronte di quasi un allievo su due (45,8%) nel Centro-Nord. Che dire poi della rete dei trasporti su ferrovia, o sulla rete viaria? O sulla mobilità in genere, sia aerea che su gomma? Prima dei numeri parla l’inadeguatezza della parte finale dello Stivale, dal ginocchio in giù: una spaccatura che rischia di diventare insanabile.

    Un fenomeno a dimensione europea

    L’Autonomia differenziata penalizzerà i cittadini del Sud e al contempo indebolirà le regioni del settentrione: è il pensiero di tanti studiosi che stanno sottolineando come il divario tra cittadini del Sud e cittadini del Nord ridurrà la competitività del Paese.

    Un problema a portata europea

    Prosegue Maduli nella sua disamina: «Già qualche anno fa l’allora commissaria Ue per la Coesione e le riforme, Elisa Ferreira, sottolineava che lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia “è una questione europea”, dichiarando: “Tocca all’Italia e agli italiani trovare le soluzioni giuste” perché il Sud possa agganciare il resto del Paese e le aree più avanzate dell’Unione. E noi abbiamo agganciato i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni), con la speranza che salvino qualcuno dei tanti buchi di questa riforma».

    La necessità di scelte chiare e precise

    Maduli e LaC Network si schierano apertamente dalla parte di chi farà di tutto per non spaccare in due l’Italia. Non si tratta di una presa di posizione ideologicq ma l’ultima chance del Sud e dell’Italia per ritornare ad essere un punto di riferimento positivo. In un mondo che pare aver perso le coordinate valoriali fondamentali. Solo lottando per fermare questa involuzione, solo facendo massa per costruire nuove dinamiche e nuovi scenari, sarà possibile tornare ad essere competitivi come prima… e meglio di prima. Un percorso che passi attraverso la valorizzazione delle diversità, senza generare nuove disuguaglianze.

    L’importanza dei link

    Una campagna di comunicazione che non vuole rappresentare una “guerra del Sud contro il Nord”. Né tantomeno ad una risposta alla presunta dichiarazione di guerra del Nord contro il Sud. Niente di tutto questo… solo una precisa necessità per abbattere i pregiudizi che potrebbero trasformarsi in azioni definitive per mettere in ginocchio il Sud dopo aver spaccato l’Italia in due. In che modo? Construendo connessioni tra cittadini, territorio, società e imprese. Potrebbe essere l’ultima occasione per contribuire al futuro nostro e dei nostri giovani. Non possiamo farcela scappare.

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      Italia

      Addio ai quiz a fortuna: la riforma della patente cambia il modo di diventare automobilisti

      Matteo Salvini annuncia una revisione profonda dell’esame di guida: meno casualità, più competenze reali e attenzione alla sicurezza.

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      patente

        La riforma dell’esame per la patente di guida promette di rivoluzionare il modo in cui gli italiani si preparano a mettersi al volante. L’annuncio è arrivato dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, nel corso del forum di Conftrasporto-Confcommercio, dove ha anticipato una svolta destinata a superare un sistema considerato da molti obsoleto e troppo legato al caso.

        “Entro la fine del mio mandato conto di arrivare a un esame aggiornato che non sia la ruota della fortuna”, ha dichiarato il ministro, sintetizzando così la filosofia della riforma: meno casualità nei quiz teorici, più attenzione alle competenze effettive e alle abilità pratiche di guida.

        Tre pilastri per un nuovo modello

        Il progetto di revisione si muove su tre direttrici principali. La prima riguarda l’aggiornamento dei contenuti dell’esame, che dovranno riflettere la mobilità di oggi: auto ibride ed elettriche, sistemi di assistenza alla guida, nuove norme di sicurezza e convivenza tra diversi mezzi su strada.

        La seconda punta a garantire uniformità nelle procedure tra le motorizzazioni di tutto il Paese, eliminando quelle disuguaglianze territoriali che spesso rendono l’ottenimento della patente più complesso in alcune regioni rispetto ad altre.

        Infine, un punto chiave sarà la riduzione della componente casuale nei quiz, per restituire al test teorico il suo vero ruolo: quello di valutare la preparazione del candidato, non la fortuna.

        Il “bonus patente” per i futuri professionisti

        Accanto alla riforma dell’esame, il governo ha confermato la prosecuzione e il potenziamento del “bonus patente”, un incentivo economico già introdotto per favorire l’accesso alle patenti professionali (C, D, CE e CQC). La misura, rivolta soprattutto ai giovani tra i 18 e i 35 anni, consente di coprire fino all’80% dei costi di formazione e di ottenere le qualifiche necessarie per lavorare nel settore dei trasporti, oggi gravemente colpito dalla mancanza di autisti qualificati.

        Le associazioni di categoria hanno accolto positivamente l’annuncio, definendo la riforma un passo indispensabile verso la modernizzazione del sistema. Tuttavia, chiedono chiarezza sui tempi e sulle risorse disponibili, sottolineando che la transizione richiederà investimenti per aggiornare le autoscuole e formare nuovi istruttori.

        Guardando all’Europa

        Il governo italiano, spiegano fonti del Mit, sta studiando i modelli già adottati in altri Paesi europei. In Germania, ad esempio, il percorso formativo include test di percezione del rischio e prove su strada più articolate, mentre nel Regno Unito la valutazione delle competenze si concentra anche sul comportamento del conducente in situazioni di traffico reale.

        Resta da capire quale approccio sarà scelto per l’Italia: un sistema ispirato ai modelli esteri o un format originale, calibrato sulle peculiarità della mobilità nazionale, dove l’elevato numero di motocicli, microcar e mezzi elettrici leggeri impone nuove regole di convivenza.

        Una sfida di equilibrio

        La vera sfida, sottolineano gli esperti del settore, sarà trovare un equilibrio tra rigore e accessibilità. L’obiettivo è migliorare la sicurezza stradale senza rendere più difficile o costoso ottenere la patente, specialmente per i giovani e per chi cerca nuove opportunità di lavoro.

        Il ministero ha promesso tempi brevi per la definizione dei dettagli tecnici della riforma e una sperimentazione graduale già nel 2026, ma resta da chiarire la portata delle modifiche e i finanziamenti necessari per accompagnare la transizione.

        Se le promesse saranno mantenute, la nuova patente “senza fortuna” segnerà l’inizio di una stagione di maggiore responsabilità e preparazione alla guida. Un cambiamento che, nelle intenzioni del governo, mira non solo a formare automobilisti più consapevoli, ma anche a costruire un sistema più giusto, trasparente e vicino alle esigenze della mobilità moderna.

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          Italia

          Intelligenza artificiale, truffe reali: deepfake di Giorgia Meloni sui social, la premier clonata promette guadagni facili

          Voci, espressioni e sorrisi perfettamente ricostruiti: nei deepfake la premier assicura guadagni da 30 mila euro al mese con un investimento di 250 euro. Indagini in corso sul fenomeno, già intercettato da agenzie di cybersicurezza internazionali.

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            Giorgia Meloni in studio con Francesco Giorgino, intervistata sul futuro dell’Italia, mentre sponsorizza una piattaforma di trading “garantita dal governo”. Tutto perfetto, realistico, impeccabile. Peccato che sia tutto falso.

            Tre video deepfake — prodotti con tecniche di intelligenza artificiale e già in circolazione sui social — mostrano la presidente del Consiglio in ambientazioni credibili, con voce e volto ricostruiti in maniera quasi indistinguibile dall’originale. Nelle clip la premier si presta a uno spot fraudolento: «Tutti hanno diritto a ricevere un aiuto fino a 3 mila euro al mese, basta registrarsi e versare 250 euro», afferma sorridendo.

            In un altro filmato, ambientato in una finta intervista al Tg5 con Simona Branchetti, la presidente ribadisce: «Io stessa sono coinvolta in questo progetto e questo mese ho guadagnato 40 mila euro. Basta un piccolo investimento e la registrazione sarà attiva».

            Il dettaglio che inquieta è la precisione: la voce della Meloni è sincronizzata alla perfezione, lo sguardo e i sorrisi sono quelli veri. È l’avanguardia del deepfake, un salto di qualità che rende sempre più difficile distinguere realtà e artificio.

            Dietro, il solito meccanismo: i truffatori inseriscono link che promettono facili guadagni, portando invece a piattaforme che raccolgono dati personali e, passo dopo passo, arrivano fino ai conti correnti degli utenti.

            La Protective Intelligence Network di Singapore, guidata dall’ex poliziotto italiano Angelo Bani, ha intercettato i video e li ha segnalati al Global Anti-Scam Summit di Londra. «In Italia c’è un bombardamento di deepfake contro figure pubbliche, specialmente del governo», ha spiegato. Anche Sensity.ai, società italiana specializzata in cybersicurezza, ha registrato un’impennata di casi.

            Non è la prima volta che i deepfake colpiscono personaggi noti, ma questa è la prima volta che un presidente del Consiglio italiano viene clonato con questa precisione, in un’operazione studiata per sembrare più vera del vero. E il messaggio subliminale è fin troppo chiaro: non si può più credere nemmeno ai propri occhi.

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              Italia

              Torna l’ora solare: nel 2025 il cambio d’orario arriva prima

              Nessuna nuova legge o cambiamento di regole: è il calendario a farci anticipare il ritorno all’ora solare, che porterà giornate più corte e qualche effetto sul nostro equilibrio biologico.

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                Nel 2025 torneremo all’ora solare con un giorno d’anticipo rispetto all’anno scorso. Niente decisioni politiche o nuove direttive europee: si tratta semplicemente di un effetto del calendario. L’ultima domenica di ottobre, infatti, cadrà il 26 ottobre e non il 27, come nel 2024. Un piccolo dettaglio che però segnerà l’arrivo anticipato delle giornate più brevi e delle sere che calano presto, con conseguenze sulla nostra routine quotidiana.

                Il passaggio ufficiale avverrà nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025, quando alle 3 del mattino dovremo riportare le lancette dell’orologio indietro di un’ora. Dormiremo dunque sessanta minuti in più, ma le ore di luce pomeridiane diminuiranno sensibilmente.

                Meno sole e più sonnolenza: gli effetti del cambio d’orario

                Il ritorno all’ora solare comporta diversi adattamenti, sia pratici sia fisici. Il sole tramonterà prima, riducendo il tempo a disposizione per le attività all’aperto e anticipando l’illuminazione artificiale nelle case e nelle città. È un passaggio che, per molti, coincide con un calo dell’energia e un aumento della stanchezza.

                Secondo gli esperti, il nostro orologio biologico impiega alcuni giorni per abituarsi ai nuovi ritmi. I disturbi più comuni legati al cambio d’ora sono insonnia temporanea, difficoltà di concentrazione, sonnolenza e sbalzi d’umore. In soggetti particolarmente sensibili, come anziani e bambini, questo mini jet lag può risultare più marcato.

                Il corpo, infatti, si regola sui cicli di luce e buio: quando il tramonto arriva prima, la produzione di melatonina — l’ormone che regola il sonno — tende ad aumentare, generando una sensazione di fatica e rallentamento. Anche per questo, nelle prime settimane, molti segnalano maggiore irritabilità o calo dell’umore.

                Una tradizione che resiste

                Il sistema dell’ora legale e ora solare è ancora in vigore in tutta l’Unione Europea, nonostante da anni si discuta di un’eventuale abolizione. Bruxelles aveva avviato un processo per permettere agli Stati membri di scegliere un’ora fissa, ma la riforma è rimasta sospesa, complice la mancanza di un accordo tra i Paesi.

                Per ora, dunque, continueremo ad alternare i due orari: l’obiettivo dell’ora legale resta quello di risparmiare energia sfruttando meglio la luce naturale durante i mesi primaverili ed estivi, mentre in autunno si torna all’ora solare per riallinearsi al ritmo astronomico naturale.

                Quando tornerà l’ora legale

                Dopo cinque mesi di giornate più corte, dovremo attendere la primavera per rimettere avanti le lancette. L’ora legale tornerà nella notte tra sabato 28 e domenica 29 marzo 2026, quando alle 2 dovremo spostare gli orologi un’ora avanti.

                Nel frattempo, ci aspetta un inverno scandito da tramonti anticipati ma anche da mattine più luminose: un piccolo conforto per chi ama iniziare la giornata con la luce del sole.

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