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Italia

Grandine sulle auto: le assicurazioni usano furbizie per evitare i rimborsi

Salgono le richieste di aiuto da parte di automobilisti che si ritrovano a lottare con le compagnie che non vogliono indennizzare i danni causati dalla grandine.

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    L’aumento delle grandinate ha portato a un’impennata di richieste di indennizzo da parte degli automobilisti, ma le assicurazioni stanno mettendo in atto trucchi per evitare i rimborsi. Nonostante tutti noi crediamo di essere protetti, spesso ci ritroviamo di fronte ai tentativi da parte delle assicurazioni con cui abbiamo stipulato o rinnovato l’Rc Auto, di evitare risarcimenti per danni causati da sconvolgimenti naturali. E come mai? A causa di clausole nascoste nelle polizze di cui siamo completamente ignari.

    Prima regola assicurarsi di aver letto bene le clausole del contratto

    L’associazione Movimento Consumatori, guidata in Piemonte dall’avvocato Marco Gagliardi, ha denunciato pratiche commerciali scorrette che impediscono o limitano i risarcimenti. Molti automobilisti, dopo le grandinate si stanno ritrovando a lottare per ottenere un rimborso. Le assicurazioni, attraverso clausole nascoste, come l’obbligo di aver stipulato una polizza contro la grandine l’anno precedente, stanno complicando l’ottenimento dei risarcimenti.

    Il patto tra le assicurazioni e le officine convenzionate

    In caso di un sinistro se il cliente non si rivolge alle officine convenzionate, deve pagare comunque una franchigia, inoltre le riparazioni sono spesso di bassa qualità, con tecniche economiche come il “tirabolli” non sempre adeguate. Inoltre, molte compagnie stanno abbassando i massimali di risarcimento e introducendo la clausola del “degrado“, che riduce l’importo del rimborso in base all’usura del veicolo. In risposta, il Movimento Consumatori ha avviato azioni legali e segnalazioni all’Antitrust e all’Ivass per fermare queste pratiche ingannevoli.

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      Italia

      Sigarette più care con la proposta Ue: un euro in più a pacchetto e l’allarme dei tabaccai italiani

      In arrivo una stretta fiscale senza precedenti: accise fino al +1.090% sui sigari. La Uit parla di misura «scellerata», che metterà in ginocchio le rivendite e farà esplodere il mercato illegale. Chiesto l’intervento urgente del governo.

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        Un aumento di un euro a pacchetto. È questo l’effetto immediato che potrebbe avere il nuovo piano della Commissione europea sulla tassazione del tabacco, in agenda per il prossimo 16 luglio. La stretta fiscale – ancora in fase di bozza – punta a incrementare le accise su tutti i prodotti da fumo per finanziare una parte del bilancio comunitario. Ma in Italia il progetto ha già fatto infuriare i tabaccai, che parlano di una misura «scellerata» e «devastante».

        Secondo le anticipazioni trapelate da Bruxelles, l’incremento delle accise sarà tutt’altro che simbolico: si parla di +139% sulle sigarette, +258% sul tabacco trinciato, addirittura +1.090% sui sigari. Tradotto in cifre: un pacchetto medio potrebbe costare ben oltre un euro in più. Un impatto che non solo peserebbe direttamente sulle tasche dei consumatori, ma produrrebbe anche un effetto inflattivo stimato dello 0,5%.

        La Uit – Unione italiana tabaccai – non usa mezzi termini: «È una proposta che rischia di mettere in ginocchio migliaia di rivendite italiane, soprattutto nelle aree più fragili del Paese. Senza contare l’aumento incontrollato del contrabbando, che già oggi rappresenta una fetta consistente dei consumi». Il presidente Pasquale Genovese ricorda come simili rincari, in passato, abbiano avuto l’unico effetto di far esplodere il mercato nero e ridurre il gettito fiscale.

        La rete delle rivendite, composta da oltre 50mila esercizi in Italia, è già in forte sofferenza. In molti piccoli comuni e quartieri periferici, le tabaccherie rappresentano spesso l’unico presidio commerciale attivo. «Una misura del genere – ribadisce Genovese – non tiene conto della realtà economica che viviamo. È un attacco diretto alla nostra sopravvivenza». La Uit chiede ora un intervento urgente del governo italiano per contrastare la proposta a Bruxelles e lancia un appello a tutte le sigle di categoria per un fronte compatto. La sensazione? La miccia è accesa, e l’esplosione potrebbe non farsi attendere.

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          Italia

          Plasmon torna italiana dopo 50 anni: il biscotto dell’infanzia rientra a casa

          Il gruppo emiliano NewPrinces rileva lo storico marchio dai colossi americani di Kraft Heinz. Un ritorno al made in Italy che sa di rivincita industriale (e sentimentale)

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            Dopo cinquant’anni trascorsi all’estero, Plasmon torna italiana. Lo storico marchio di biscotti per l’infanzia – icona dolce di generazioni di bambini e segreto inconfessabile per molti adulti – è stato acquistato dal gruppo emiliano NewPrinces (ex Newlat Food), che ha rilevato le attività italiane di Heinz per una cifra vicina ai 120 milioni di euro.

            A vendere è stato il colosso statunitense Kraft Heinz, che dal 1967 controllava Plasmon e che ora cede non solo il marchio madre, ma anche altri brand come Nipiol, BiAglut, Aproten e Dieterba, tutti specializzati nell’alimentazione infantile e dietetica. Il cuore produttivo dell’operazione è lo stabilimento di Latina, dove ogni anno vengono sfornati 1,8 miliardi di biscotti, omogeneizzati e pappe.

            Fondata nel 1902 a Milano dal medico Cesare Scotti, Plasmon è stata per decenni un punto fermo della tavola italiana, soprattutto durante il boom demografico del dopoguerra. Complice la pubblicità in Carosello e le scatole di latta diventate oggi oggetto vintage, il marchio ha conquistato una fiducia senza tempo.

            La vendita alla Heinz americana, avvenuta negli anni Sessanta, aveva segnato l’inizio di una lunga fase di internazionalizzazione, ma anche di distacco emotivo dal territorio. Ora, grazie a NewPrinces, il brand fa ritorno in mani italiane. Una mossa non solo industriale ma anche simbolica, che parla di filiere locali, know-how nazionale e voglia di riportare valore a casa.

            Lo stabilimento di Latina, considerato tra i più avanzati d’Europa nel settore, continuerà a produrre anche per il mercato britannico, almeno per un periodo transitorio. Ma il controllo, questa volta, torna sotto bandiera tricolore.

            NewPrinces – già attiva con brand storici come Polenghi e Delverde – punta così a rafforzare la propria posizione nel comparto baby food. In un mercato da 200 milioni di euro di fatturato e un margine operativo lordo di circa 17 milioni.

            Una buona notizia, per una volta. Che sa di latte caldo, biscotti e orgoglio nazionale.

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              Italia

              Dallo stupro di gruppo al profilo su OnlyFans: la nuova vita (e le nuove domande) di Asia Vitale

              La ragazza simbolo del caso Palermo si mostra oggi senza filtri su OnlyFans. Rivendica il controllo sul proprio corpo. Ma tra emancipazione e contraddizione, resta l’amaro dubbio: stiamo assistendo a una rinascita o a una nuova forma di esposizione?

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                Due anni fa il suo nome è diventato simbolo. Asia Vitale, la ragazza di Palermo violentata da sette ragazzi in un cantiere abbandonato, oggi riappare sotto una luce diversa: quella di una webcam. Dopo la chiusura del suo profilo Instagram e il calo dei follower, ha aperto un nuovo canale su OnlyFans. Si chiama AsiaVitale3.0 e propone contenuti sessuali a pagamento. Tutto legale, tutto consenziente, tutto rivendicato.

                “Il corpo è mio”, dice. “Chi ha problemi con questo mestiere dovrebbe cambiare mentalità”. Eppure, la sua storia personale rende difficile ignorare la frattura tra passato e presente. Dopo aver subito un’aggressione brutale e aver vissuto anni in comunità per allontanarsi da una famiglia che lei stessa definisce “tossica”, oggi Asia monetizza la propria immagine, il proprio corpo, la propria sessualità.

                Non c’è giudizio, ma c’è stupore. Non si tratta di negare la libertà di scelta, ma di registrare una contraddizione che interroga chi osserva. Come si arriva, da una violenza così feroce, a scegliere di mettersi di nuovo sotto gli occhi di tutti, stavolta per guadagnare?

                “Ho rimosso le loro facce”, dice parlando dei suoi aggressori. “Cerco solo di andare avanti”. Racconta di un rapporto con il sesso profondamente cambiato, più consapevole, più adulto. Ma confessa anche un trauma più recente: un sequestro subito a Ballarò, da parte della madre di uno degli accusati, che voleva costringerla a ritirare la denuncia.

                Oggi lavora in un hotel a Courmayeur e prova a costruirsi una nuova vita. OnlyFans la aiuta a far quadrare i conti, ma non garantisce stabilità. I video vengono pagati, ma possono anche essere rivenduti illegalmente. Un’altra forma di sfruttamento, di cui Asia è perfettamente consapevole.

                Il suo è un racconto di sopravvivenza. Ma anche una domanda aperta: dopo tutto questo dolore, davvero la libertà passa ancora per l’esposizione del corpo?

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