Italia
Il salasso dei pedaggi: Autostrade multata per 5 milioni, il Tar conferma la sanzione
La società è stata punita per non aver ridotto i pedaggi nonostante i disagi dovuti ai lavori e alle carenze manutentive. Il Tar respinge il ricorso e conferma la legittimità della multa inflitta dall’Antitrust.

L’Antitrust ha inflitto nel marzo 2021 una multa da 5 milioni di euro ad Autostrade per l’Italia per pratica commerciale scorretta. L’accusa è di aver mantenuto invariati i pedaggi anche in tratti in cui la circolazione risultava fortemente compromessa da cantieri e lavori straordinari. Dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova nel 2018, l’incidente sul Viadotto Acqualonga nel 2013 e il distacco di parte della volta della Galleria Bertè nel 2019, molti tratti autostradali sono stati interessati da interventi di messa in sicurezza. Questi lavori, insieme al sequestro di diverse barriere protettive, hanno causato lunghe code, tempi di percorrenza elevati e disagi enormi per gli automobilisti.
Da Autostrade nessuna compensazione per gli utenti
Ma, nonostante la situazione, Autostrade per l’Italia non ha ridotto i pedaggi né previsto compensazioni per gli utenti. L’Antitrust ha contestato alla società l’assenza di rimborsi e la mancata informazione chiara sulle modalità di indennizzo, portando alla sanzione milionaria. Autostrade ha presentato ricorso al Tar del Lazio, ma il tribunale ha confermato la decisione dell’Antitrust, respingendo ogni contestazione. Secondo i giudici, la pratica contestata è chiaramente scorretta, perché da un lato c’è la negligenza nella gestione delle infrastrutture, dall’altro l’impatto negativo sui consumatori, che hanno pagato per un servizio fortemente compromesso.
Oltre alla multa principale, il Tar ha confermato anche un’ulteriore sanzione di 10mila euro per la mancata ottemperanza agli obblighi imposti dall’Antitrust. La sentenza sottolinea come l’Autorità abbia valutato correttamente i parametri normativi, dimostrando che i disagi autostradali non erano semplicemente una conseguenza inevitabile dei lavori, ma un problema aggravato dalla gestione della società, che non ha adottato misure adeguate per limitare il danno agli utenti. Un verdetto che chiude un capitolo spinoso e che potrebbe rappresentare un precedente importante per la tutela dei consumatori sulle autostrade italiane. Il messaggio è chiaro. Pagare per un servizio compromesso non può essere la norma, e chi gestisce le infrastrutture ha il dovere di garantire equità e trasparenza.
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Italia
Baby Gang a processo: istiga l’odio contro una giornalista e scatena minacce di morte
Il trapper Zaccaria Mouhib finisce ancora nei guai: accusato di diffamazione, istigazione a delinquere e violazione della privacy dopo aver incitato i fan contro l’autrice di un servizio TV. La vittima costretta a lasciare Milano per paura.

Nuovi guai giudiziari per Zaccaria Mouhib, in arte Baby Gang, già noto alla cronaca per vari episodi legati alla giustizia. Questa volta il giovane trapper, 24 anni, è a processo a Milano con accuse pesanti: diffamazione aggravata, istigazione a delinquere e trattamento illecito di dati personali. Al centro del caso c’è un episodio avvenuto tre anni fa, quando il cantante, infastidito da un servizio televisivo a lui dedicato, avrebbe pubblicamente incitato i suoi follower a colpire la giornalista autrice del servizio.
I fatti contestati
Il servizio incriminato andò in onda su “Fuori dal coro” (trasmissione di Rete 4), dal titolo “I soldi facili, il rapper sotto accusa per rapina libero di fare i concerti”. Ricostruiva alcune vicende giudiziarie di Baby Gang, evidenziando contenuti violenti nei suoi testi e intervistando anche il padre dell’artista. Dopo la messa in onda, Baby Gang avrebbe reagito furiosamente sui social. In alcune Instagram stories, ha pubblicato insulti diretti alla giornalista, accompagnati dal suo numero di cellulare personale. Ma non solo. Ha aggiunto frasi come: “Chi chiama più volte vince” e inviti a “insultarla”. In poche ore, la giornalista è stata sommersa da telefonate, messaggi, insulti e perfino minacce di morte da parte dei fan.
Quali sono le accuse a Baby Gang
Secondo l’accusa, si è trattato di una “campagna d’odio” scatenata dal trapper. La vittima, profondamente scossa, ha raccontato in aula di aver dovuto lasciare Milano per un periodo, temendo per la propria incolumità. Il materiale diffamatorio sarebbe rimasto online 24 ore, ma è bastato a innescare una reazione virale. Il pubblico ministero Rosario Ferracane contesta a Baby Gang tre reati. Si va dalla diffamazione aggravata tramite social network all’stigazione a delinquere, per aver incitato i suoi follower a perseguitare la giornalista. E in più il trattamento illecito di dati personali, per aver diffuso pubblicamente il numero privato della donna. La fase istruttoria del processo si è conclusa di recente con la testimonianza di alcuni testimoni chiave, tra cui la giornalista stessa.
Un passato (e presente) complicato
Questo processo si aggiunge a una lunga serie di problemi legali per Baby Gang. Giorni fa è stato coinvolto in un’altra inchiesta, coordinata dalla procura di Catania, per presunto favoreggiamento mafioso. In quell’occasione, durante un concerto all’One Day Music Festival di Catania, avrebbe mostrato un video con una videochiamata al nipote di un noto boss mafioso, Turi Cappello, violando la sorveglianza speciale. Attualmente, Baby Gang è detenuto in un carcere calabrese per una condanna legata allo spaccio di droga, risalente a ottobre 2024. Il processo milanese proseguirà nelle prossime settimane con le arringhe delle parti. Si attendono le richieste di pena del pubblico ministero e la decisione dei giudici su un caso che riapre il dibattito sui limiti della libertà d’espressione online, la responsabilità dei personaggi pubblici sui social, e la tutela della privacy e dell’incolumità dei giornalisti.
Italia
Truffa del finto bancario: vittima derubata di 10mila euro con un bonifico istantaneo
Un sms fasullo e una telefonata convincente: così il raggiro è andato a segno.

Un operaio di 48 anni, residente a Taranto e attualmente in cassa integrazione, è stato arrestato e posto ai domiciliari con l’accusa di truffa aggravata e riciclaggio. L’uomo, fingendosi un impiegato di banca, ha convinto un cittadino lombardo ad effettuare un bonifico istantaneo di 10mila euro su un conto corrente postale.
Ma come ha fatto?
La truffa è stata scoperta grazie all’intuizione di un carabiniere libero dal servizio, che ha notato il sospettato mentre prelevava 3mila euro in contanti presso un ufficio postale di Castellaneta. Insospettito dall’atteggiamento dell’uomo – già noto alle forze dell’ordine – il militare ha allertato i colleghi e ha proceduto al controllo all’uscita dell’ufficio. Le verifiche hanno rivelato che il conto su cui era stato ricevuto il bonifico risultava fino a poco prima vuoto e che il 48enne non è stato in grado di giustificare la provenienza della somma.
La dinamica della truffa
a vittima aveva ricevuto un sms fraudolento che segnalava un tentativo di addebito sospetto sul proprio conto bancario. Per annullare l’operazione, l’ignaro correntista è stato contattato telefonicamente da un complice del truffatore, che si è spacciato per un operatore della banca, inducendolo ad eseguire il bonifico su un presunto conto sicuro.
Un fenomeno in crescita
Negli ultimi mesi, le truffe tramite finti sms bancari stanno diventando sempre più frequenti. Le forze dell’ordine invitano i cittadini a diffidare di qualsiasi richiesta di trasferimento di denaro ricevuta via telefono o messaggio. E soprattutto ricordano che le banche non chiedono mai di effettuare bonifici per proteggere i conti.
Come difendersi da questa truffa: qualche utile consiglio
Per evitare di cadere vittima di simili raggiri, gli esperti consigliano alcune regole fondamentali.
Non cliccare su link contenuti in sms sospetti.
Contattare direttamente la propria banca per verificare eventuali problemi.
Non condividere mai dati sensibili o codici di accesso con sconosciuti.
Segnalare subito tentativi di truffa alle autorità competenti.
Italia
Tirchia e felice. Ha pagato il mutuo a 32 anni mangiando insalata scaduta
Diluisce il latte con l’acqua, non spreca nemmeno le patate germogliate e si vanta della sua frugalità. Mentre gli altri si indebitano per una vita, lei ha saldato la casa prima dei 35 anni. Il segreto? Spendere meno, vivere meglio e fregarsene delle critiche.

Nel mondo frenetico di oggi, dove il consumismo domina ogni aspetto della vita, lei ha scelto un sentiero diverso. Non teme di essere chiamata “tirchia”, anzi, lo ha trasformato in un distintivo d’onore. Fatto sta che a 32 anni ha saldato il mutuo, conquistando una libertà finanziaria che molti raggiungono solo dopo una vita di sacrifici.
Bucce di patate e insalata scaduta
Ma il suo segreto non è un guadagno straordinario o un’eredità inattesa. Bensì la frugalità, una disciplina quasi ascetica che guida ogni sua scelta. Su TikTok, è conosciuta come @diaryofacheapskate, “il diario di una tirchia“, e nei suoi video mostra senza vergogna tutti i trucchi che le permettono di spendere meno e accumulare risparmi. Il suo mondo è un universo di strategie e piccoli accorgimenti, un manuale pratico di economia domestica estrema. Diluisce il latte con l’acqua per risparmiare, non butta via le patate germogliate ma le cucina comunque, acquista cibo in scadenza e lo consuma senza problemi. Per questa “tirchia” nulla va sprecato, tutto ha una seconda vita. Per pranzo, si accontenta di una patata al microonde con tonno e maionese, accompagnata da un’insalata che ammette essere già scaduta da qualche giorno. Lo spuntino è composto da biscotti fatti in casa, più economici di quelli confezionati. La cena è un affare di famiglia: sua figlia di nove anni prepara una pizza casalinga.
La frugalità come principio
Si potrebbe pensare che questa esistenza sia un percorso ad ostacoli di privazioni e rinunce, ma per lei non è così. Non vede la sua frugalità come una condanna, ma come un potere. Ogni centesimo risparmiato è un passo verso l’indipendenza finanziaria, verso una vita senza debiti. Il suo matrimonio si basa sulla stessa filosofia. Lei e suo marito lavorano part-time, guadagnano poco, ma in cambio passano più tempo con i loro figli, senza essere schiavi del denaro.
Tirchia si diventa…
Il suo atteggiamento ricorda Zio Paperone, il leggendario papero miliardario che conta ogni moneta con la stessa cura con cui altri contano le stelle. Ma c’è una differenza sostanziale: mentre il vecchio Scrooge McDuck accumula tesori per il puro piacere di possederli, lei vede il risparmio come un mezzo per vivere meglio, per avere il controllo della propria vita. Molti dei suoi follower la criticano, sostenendo che “la vita è troppo breve per fare simili sacrifici”. Ma per lei, i veri sacrifici sono quelli che ti incatenano ai debiti, ai mutui eterni, alle spese inutili che ti obbligano a lavorare fino allo sfinimento. Lei ha spezzato quelle catene, e lo ha fatto con scelte semplici, spesso bizzarre, ma efficaci.
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