Italia
Questo weekend arriva il caldo africano: inizia l’estate?
L’alta pressione sull’Europa occidentale guadagna terreno verso est portando tempo più stabile e temperature in rialzo su gran parte dell’Italia.

Il ponte del 2 giugno, appena iniziato, porta con sé l’arrivo di una vera e propria ondata di caldo estivo, con temperature che in molte regioni italiane supererano i 30 gradi. La causa è l’anticiclone africano, che dopo aver interessato la Penisola Iberica si è allargato portando sole e stabilità su gran parte dell’Italia. Per gli amanti del bel tempo, questa è una notizia meravigliosa. Il weekend lungo della Festa della Repubblica è caratterizzato da cieli sereni, giornate calde e un clima da perfetta estate anticipata. Tuttavia prima del definitivo miglioramento, alcune regioni, soprattutto il Sud e le zone adriatiche, stanno affrontando ultimi impulsi di instabilità, con piogge e temporali.
Tempo stabile finalmente!
Ma da ieri il rinforzo dell’anticiclone sta garantendo un tempo decisamente più stabile, con temperature in aumento. Previste punte di 33-34 gradi nelle zone interne della Sicilia e della Sardegna, mentre in Emilia-Romagna e Toscana i valori potrebbero sfiorare i 32 gradi. Anche le città del Nord stanno registrando il cambio di stagione, con giornate soleggiate e calde, anche se qualche velatura e sporadico temporale alpino potrebbe fare la sua comparsa nel pomeriggio di oggi. Nel Centro Italia, invece, la situazione sarà quasi perfetta fino a martedì: sole, caldo gradevole e condizioni ideali per gite fuori porta e primi bagni al mare.
Fa caldo, è davvero l’inizio dell’estate?
Dal punto di vista meteorologico, questa fase assomiglia molto a un’anticipazione della stagione estiva, ma non è ancora detto che ci si trovi di fronte a una stabilità definitiva. Giugno è spesso un mese di transizione, in cui possono verificarsi brevi rinfrescate prima del caldo duraturo. Intanto, il weekend lungo si preannuncia perfetto per chi ha programmato di rilassarsi all’aperto, al mare o in montagna. Se questo caldo sarà un assaggio di estate, sarà un assaggio molto gustoso.
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Italia
Phica.net, spunta il presunto “Boss Miao”: un 45enne di Firenze dietro il sito dei ricatti e delle foto rubate
Il sito, attivo dal 2005 e ora oscurato, ospitava immagini di donne comuni e famose, spesso senza consenso. Secondo gli inquirenti dietro le richieste di denaro per rimuovere le foto c’era un racket che arrivava a chiedere fino a 2 mila euro. Oggi vertice in Procura a Roma per coordinare l’inchiesta.

Finalmente un nome. Secondo gli investigatori italiani, dietro il sito Phica.net ci sarebbe Vittorio Vitiello, 45 anni, nato a Pompei e residente a Firenze. L’uomo, titolare dal 2023 della società Lupotto Srls, sarebbe stato l’amministratore della piattaforma e l’autore delle richieste di denaro rivolte alle donne che chiedevano di cancellare le proprie immagini. Sotto i nickname di “Boss Miao” o “Phicamaster”, Vitiello avrebbe chiesto cifre tra i 350 e i 2 mila euro, millantando la possibilità di rimuovere foto e video diventati virali in rete.
Phica.net, online dal 2005, da giovedì scorso è inaccessibile. Al suo posto una schermata che avverte della natura “esplicita” dei contenuti. Per anni, però, in quelle pagine sono state pubblicate immagini private di donne – comuni e famose – senza consenso. Si andava da scatti social estrapolati e decontestualizzati a foto rubate, in alcuni casi perfino di minorenni. Tra i nomi finiti sul sito anche Chiara Ferragni, Chanel Totti, Paola e Chiara, la premier Giorgia Meloni e diverse parlamentari.
Una showgirl, che ha chiesto di restare anonima, ha raccontato di aver trovato online alcuni scatti rubati durante un servizio fotografico: «Per rimuoverli – ha spiegato – mi hanno proposto pacchetti da 250 a 1.000 euro al mese, in bitcoin o tramite bonifico».
Le indagini della Polizia postale e della Procura di Roma si concentrano ora sul presunto giro di estorsioni. Il materiale raccolto sembra delineare un meccanismo organizzato: oltre a Vitiello, sarebbero coinvolte due finte avvocatesse incaricate di ricevere i pagamenti. I server della piattaforma risultano basati in Russia e in Cina, Paesi che difficilmente collaboreranno con l’Italia, complicando ogni azione di sequestro definitivo.
Oggi a Roma è in programma un vertice in Procura per decidere se unificare le denunce arrivate da diverse città. L’ipotesi investigativa va oltre la diffamazione e l’abuso di immagini: si parla apertamente di estorsione, con profili da associazione a delinquere. Dopo quasi vent’anni di attività indisturbata, Phica.net è chiuso. Ma le ferite lasciate sulle vittime restano ancora aperte.
Italia
Emilio Fede, da “invidiato speciale” a Sciupone l’Africano: il giornalista che volle vivere all’ombra del Cavaliere
Morto ieri sera a 94 anni, Fede ha attraversato mezzo secolo di televisione con esuberanza, narcisismo e fedeltà assoluta a Berlusconi. Dall’Africa al Tg4, fino alle dirette Instagram, la sua vita è stata un palcoscenico dove recitare con spudoratezza e vitalità.

Se n’è andato ieri sera, a 94 anni, Emilio Fede. E mai come in questo caso la raccomandazione antica di ricordare dei morti solo il bene si inceppa subito: perché Fede è stato un personaggio capace di muoversi tra vero e falso, tra eccessi e virtuosismi, tra la cronaca e la farsa. Lo testimonia una delle sue undici autobiografie, l’ultima intitolata “Che figura di merda” (2020), in cui rievocava con candore un episodio africano: aver salvato il ministro Aldo Moro dall’attacco di un leone. Storie, leggende, invenzioni? Per lui, tutto insieme.








Negli anni in cui amava definirsi “l’invidiato speciale”, i colleghi lo chiamavano “Sciupone l’Africano” per i fasti delle trasferte Rai. Poi arrivarono altri soprannomi: “L’ammogliato speciale”, “Il genero di prima necessità”, per via del matrimonio con Diana De Feo, figlia del vicepresidente socialdemocratico della Rai. La Garzantina di Aldo Grasso ne ha raccolti diversi, segno che già allora Fede era più maschera che cronista.
Abile a fiutare i venti della politica, seppe convertirsi alla Dc fanfaniana con tanto di prima comunione celebrata a San Pietro, lui che fino a poco prima ostentava laicismo militante. La sua carriera si intrecciò poi con l’ascesa di Berlusconi: al Tg4 incarnò un modello di notiziario-spettacolo, tra invettive, sbuffi e occhi strabuzzati. Fedeltà assoluta al Cavaliere, che evocava come una divinità, mano sul petto, trasformando la cronaca in liturgia.
Eppure, al di là del culto berlusconiano, Fede ha rappresentato un unicum televisivo. Le dirette disperate su Instagram, la badante accanto, gli irriducibili fan e i detrattori feroci: fino all’ultimo ha recitato il ruolo che si era cucito addosso, quello di maschera della commedia italiana, fatta di espressività, spudoratezza, narcisismo, dissimulazione e vittimismo.
Tra i suoi desideri più intimi c’era quello di essere sepolto con Berlusconi nel mausoleo di Arcore. “Chissà se adesso ho diritto anch’io a un angolino?”, si chiedeva. Non gli fu concesso. Forse, in fondo, anche questo rifiuto suggella la parabola di un uomo che volle vivere sempre e solo nell’ombra del Cavaliere.
Italia
Umido e caldo: ecco l’invasione delle vipere in Piemonte
E’ una vera e propria invasione. Mai come quest’anno sono già stati segnalati decine di episodi che hanno coinvolto turisti alle prese con morsi o attacchi da parte di vipere sempre più temerarie.

E’ proprio una invasione. Mai come quest’anno sono già stati segnalati decine di episodi che hanno coinvolto turisti alle prese con morsi o attacchi da parte di vipere sempre più temerarie. Un recente episodio ha interessato il Comune di Pont Canavese, in provincia di Torino che ha affisso un annuncio che avverte la popolazione sulla presenza di numerose vipere a causa della stagione particolarmente piovosa. Le autorità raccomandano di indossare calzini spessi e scarpe alte, specialmente nei sentieri, vicino ai corsi d’acqua o sulle sponde dei fiumi. E noi aggiungiamo tra le cataste di legna e le rocce esposte al sole. L’annuncio del Comune, in effetti, potrebbe essere più completo includendo informazioni su come comportarsi in caso di incontro con una vipera.
Vipera aspis la specie più comune
Certo che andare in giro tra prati e boschi con le infradito o dei sandali leggeri lasciando scoperto il piede, denota solo poca intelligenza e e buon senso. In Italia abbiamo a che fare con oltre 20 specie di serpenti diversi, ma solo 5 sono potenzialmente pericolose per l’uomo. E guarda caso tutte appartengono alla famiglia delle vipere. La Vipera aspis, nota come vipera comune, è la specie più diffusa.

Come distinguere una vipera da una comune biscia
Iniziamo dalla testa. Quella della vipera è triangolare, piatta e ben distinta dal collo, coperta da piccole placchette disordinate (a differenza della testa affusolata delle bisce).
La pupilla della vipera è ellittica e verticale mentre quella delle bisce è tonda.
La diversità del corpo è un elemento più facilmente individuabile rispetto a testa e pupilla. Quello delle vipere è breve e tozzo mentre il copro delle bisce è lungo e affusolato.
Sarebbe meglio accorgersene prima ma anche il morso è diverso. Quanto una vipera morde con le sue lunghe zanne lascia due grossi punti a circa un centimetro di distanza l’uno dall’altro mentre nei colubridi spesso non ci sono questi segni.
Ma sono aggressive?
Le vipere non sono aggressive e mordono solo se disturbate o calpestate. In caso di morso, è essenziale mantenere la calma, chiamare subito i soccorsi e immobilizzare la persona ferita per rallentare la diffusione del veleno. Si può bendare la parte colpita con una fascia 10-20 cm sopra il morso, senza stringere troppo. Un avvertenza per chi possiede dei cani. Il siero antivipera per i cani purtroppo è poco efficace. Bisogna subito portarlo dal veterinario o in un pronto soccorso veterinario.
Qualche prevenzione ne abbiamo?
Il miglior comportamento è sempre preventivo. E’ consigliabile quindi indossare calzature idonee, ispezionare il terreno con un bastone, fare rumore e mantenere una distanza di almeno un metro dal serpente per evitare pericoli. Non cercare di schiacciare una vipera con i piedi, o prenderla a sassate o utilizzare un bastone, provocherebbe una reazione difensiva. da parte dell’animale.
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