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Cronaca

La Nutella spalma Tik Tok: Giovanni Ferrero, dal laboratorio di Alba alla vetta dei miliardari

L’imprenditore dolciario italiano supera Zhang Yiming nella classifica mondiale dei miliardari grazie alla Nutella, che si conferma più redditizia e amata di TikTok. La crema di nocciole made in Italy conquista il mondo e lascia indietro i social network.

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    La Nutella vale più di TikTok. E non è un’esagerazione. Giovanni Ferrero, il re indiscusso delle creme spalmabili, ha appena superato Zhang Yiming, il fondatore della piattaforma cinese più amata dalla Gen Z, nella classifica dei 30 uomini più ricchi del mondo stilata da Forbes. Un sorpasso che segna un’epoca e dimostra come, nel tempo, un prodotto di qualità e un brand solido possano valere più di un impero digitale basato su trend e algoritmi.

    Nel 2024, il patrimonio di Ferrero ha registrato un balzo straordinario, passando da 38,9 a 43,8 miliardi di dollari. Una crescita di quasi 5 miliardi in un solo anno, sufficiente per lasciarsi alle spalle Zhang Yiming, il quale, invece, ha visto il suo patrimonio scendere da 45 a 43 miliardi. La differenza tra i due? Mentre TikTok si trova a navigare in acque turbolente tra divieti, scontri geopolitici e regolamentazioni sempre più stringenti, la Nutella continua a conquistare il mercato senza incertezze, consolidando il proprio status di mito gastronomico globale.

    I numeri parlano chiaro: il gruppo Ferrero, con i suoi 18 miliardi di ricavi annui, si conferma un colosso capace di generare ricchezza e crescita costante, senza bisogno di rivoluzioni o mode passeggere. Il segreto sta tutto nella visione imprenditoriale che ha reso questa azienda un punto di riferimento nel settore dolciario. Giovanni Ferrero non ha mai seguito il modello delle multinazionali ossessionate dal marketing aggressivo o dalla ricerca spasmodica di nuove tendenze. Ha puntato sulla solidità del brand, sulla qualità dei prodotti e su una gestione familiare che ha garantito continuità e stabilità.

    Non è un caso che la holding di famiglia, la Schenkenberg, con sede in Lussemburgo, abbia distribuito negli ultimi tre anni ben 2,2 miliardi di dollari in cedole, segno di un business che continua a macinare profitti a ritmi impressionanti. Il mercato della Nutella e dei prodotti Ferrero non solo resiste alle crisi, ma cresce di anno in anno, mantenendo un legame indissolubile con i consumatori di tutto il mondo. Un fenomeno che pochi altri marchi possono vantare, soprattutto in un’epoca in cui la fedeltà dei clienti sembra essere sempre più volatile.

    Giovanni Ferrero non è solo il pasticcere più ricco del pianeta, ma anche l’unico italiano a figurare nella top 30 dei miliardari globali. Un primato che assume ancora più valore se si pensa che il suo impero non si basa su speculazioni finanziarie, bolle tecnologiche o vendite di dati, ma su un prodotto nato più di sessant’anni fa e rimasto fedele a se stesso. Mentre altri imprenditori si trovano costretti a reinventarsi continuamente per stare al passo con i cambiamenti del mercato, lui ha dimostrato che la vera forza sta nella continuità e nella capacità di far evolvere un’azienda senza tradirne l’identità.

    Non è il solo con radici piemontesi a brillare nella classifica dei più ricchi. Al quarto posto tra gli italiani più facoltosi c’è Giancarlo Devasini, fondatore di Tether, la stablecoin più utilizzata al mondo e ora anche azionista della piattaforma video Rumble, con un patrimonio di 9,2 miliardi di dollari. La sua ascesa dimostra che, sebbene le criptovalute abbiano vissuto alti e bassi negli ultimi anni, il mercato delle monete digitali è ancora capace di generare ricchezze enormi per chi sa come muoversi.

    Più in basso nella classifica troviamo Gustavo Denegri, imprenditore torinese e fondatore di Diasorin, che ha visto il suo patrimonio ridursi da 3,2 a 3 miliardi. Una lieve flessione che, tuttavia, non mina il suo ruolo di spicco nel settore biotecnologico. Chi invece sta vivendo un periodo di crescita è John Elkann, presidente di Stellantis, che nonostante la crisi dell’industria automobilistica è riuscito a incrementare la propria fortuna da 1,7 a 2,6 miliardi di dollari, scalando posizioni nella classifica mondiale e dimostrando che il settore dell’auto, pur tra mille difficoltà, resta ancora uno dei più strategici a livello globale.

    Il confronto tra Ferrero e Zhang Yiming non è solo una questione di cifre, ma rappresenta uno scontro tra due modelli di business profondamente diversi. Da un lato, un’azienda familiare nata in un piccolo laboratorio di Alba e diventata un colosso senza perdere la propria identità. Dall’altro, una piattaforma digitale che ha rivoluzionato il mondo dei social media, ma che vive sotto la costante minaccia di restrizioni governative e mutamenti di tendenza.

    TikTok è un fenomeno straordinario, ma è anche fragile: il suo successo dipende dagli algoritmi, dall’engagement degli utenti e dalla capacità di attrarre inserzionisti. Basta una decisione politica o un cambiamento nelle preferenze del pubblico per metterne a rischio il dominio. La Nutella, invece, non ha bisogno di aggiornamenti, di nuove funzioni o di trend passeggeri per restare popolare. Il suo successo è radicato nella quotidianità di milioni di persone, nei ricordi d’infanzia, nelle colazioni della domenica, nelle merende improvvisate. È un’icona che trascende il tempo e le generazioni.

    Ecco perché oggi, guardando la classifica dei miliardari, il messaggio è chiaro: le mode passano, le piattaforme cambiano, gli algoritmi si evolvono. Ma ci sono cose che restano, che resistono a ogni trasformazione e che continuano a essere amate da chiunque, indipendentemente dall’età o dalla latitudine. E la Nutella è una di quelle.

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      Italia

      Stop ai voli brevi se c’è il treno veloce come alternativa. Una bella suggestione

      L’idea di sostituire i voli brevi con i treni ad alta velocità in Italia, sebbene interessante per ridurre le emissioni, appare applicabile solo a una piccola porzione di rotte, soprattutto a causa delle peculiarità geografiche del Paese e delle limitazioni della rete ferroviaria esistente.

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        L’idea di ridurre i voli brevi a favore dei treni ad alta velocità per diminuire le emissioni nocive è stata già adottata in Francia. Ed è in discussione anche in Italia. Uno studio dell’Itsm (Iccsai transport and sustainable mobility center) dell’Università di Bergamo ha evidenziato che l’applicazione di questa misura in Italia sarebbe limitata a poche rotte a causa di specifiche caratteristiche geografiche e infrastrutturali del Paese. Ma comunque male non fa. E’ una bella suggestione…

        Le 12 rotte sostituibili

        Lo studio ha individuato solo 12 rotte, il 2,8% di tutti i collegamenti nazionali, in cui il treno potrebbe essere una valida alternativa all’aereo, con un tempo di viaggio non superiore del 20% rispetto al volo. Le 12 rotte individuate finora.

        Roma Fiumicino – Milano Linate
        Roma Fiumicino – Milano Malpensa
        Milano Malpensa – Napoli
        Roma Fiumicino – Genova
        Bergamo – Napoli
        Roma Fiumicino – Napoli
        Milano Linate – Napoli
        Bologna – Roma Fiumicino
        Roma Fiumicino – Firenze
        Roma Fiumicino – Pisa
        Bergamo – Pescara
        Bergamo – Roma Fiumicino.

        L’impatto ambientale

        Nel 2019, su queste rotte sono stati operati circa 45.000 voli, responsabili dell’1,45% delle emissioni di CO2 del trasporto aereo nazionale. Tuttavia, la soppressione di tali voli potrebbe non portare a una riduzione significativa delle emissioni, poiché parte dei passeggeri potrebbe optare per l’uso di automobili, annullando il beneficio ecologico previsto.

        Le sfide geografiche

        L’Italia presenta delle sfide particolari, come la presenza di isole maggiori. Per le quali l’aereo rimane è l’unica alternativa efficace. Inoltre, l’orografia complessa e la presenza di zone sismiche o idrogeologiche rendono la costruzione di nuove linee ferroviarie difficoltosa e costosa. Più del 50% delle rotte aeree interne riguarda le isole, e quindi non può essere sostituito da treni ad alta velocità.

        Estensione della rete ferroviaria

        Sebbene l’estensione della rete ferroviaria possa sembrare una soluzione, questa risulta economicamente e ambientalmente sostenibile solo con un elevato volume di traffico. La realizzazione di nuove infrastrutture sarebbe vantaggiosa solo se la domanda riuscisse a coprire i costi, altrimenti l’intero progetto potrebbe diventare insostenibile.

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          Mondo

          Pete Hegseth, il generale del botox: “Vuole un esercito a sua immagine”. E mentre predica disciplina, si liscia le rughe

          Il 45enne ex volto di Fox News, noto per le sue crociate contro “soldati grassi e trascurati”, avrebbe ceduto al bisturi soft per rifinire la sua immagine. “È ossessionato dal corpo e dall’idea di forza”, racconta una fonte interna. Intanto il Dipartimento della Difesa attacca la stampa ma non smentisce.

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            L’unica guerra vinta, finora, sembra quella contro le rughe. Pete Hegseth, 45 anni, ex anchorman di Fox News e oggi capo del Pentagono nell’amministrazione Trump, è finito nel mirino del Daily Mail per un presunto trattamento estetico a base di botox. Le immagini pubblicate dal quotidiano britannico mostrano il segretario della Difesa prima e dopo un ciclo di iniezioni che, dicono i bene informati, risalirebbe a circa un mese fa.

            Niente conferme ufficiali dal Dipartimento della Difesa, che ha definito “spazzatura” l’articolo, ma le foto parlano chiaro: pelle più liscia, fronte immobile, linee d’espressione sparite. E così, mentre il mondo osservava le crisi in Ucraina e Medio Oriente, il guerriero dell’America si sarebbe concesso un blitz di vanità.

            Hegseth, veterano dell’Iraq e volto simbolo della destra trumpiana, aveva da poco invocato “standard fisici più duri” per le forze armate, criticando “i soldati grassi, i tatuaggi e la cultura del disimpegno”. Un approccio militare e morale che sembra cozzare con il suo nuovo volto di cera.

            Una fonte interna al Pentagono, citata dal Daily Mail, racconta un retroscena gustoso: “È tutta una questione di ego per Pete. È sempre stato pieno di sé, ma ultimamente il suo ego è alle stelle. È ossessionato dal suo corpo e ora vuole creare un esercito a sua immagine”.

            Hegseth non è nuovo alle polemiche. Ex opinionista tv e autore di bestseller patriottici, ha costruito la propria carriera sulla retorica dell’uomo forte, il patriota puro, l’americano che non cede al politically correct. Ora, però, l’eroe del fitness patriottico deve fronteggiare una nuova accusa: quella di essersi arreso alla più borghese delle debolezze, il bisturi.

            Per qualcuno, la trasformazione estetica è solo un dettaglio. Per altri, è la metafora perfetta del nuovo Pentagono: duro con gli altri, morbido con se stesso.

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              Storie vere

              Dal chiostro all’altare (nuziale): l’ex suora Lais Dognini sposa un ex prete. “Il nostro primo appuntamento? Messa, cena e cinema”

              Lais Dognini, ex suora carmelitana, e Jackson, ex seminarista, si sono conosciuti quando lei soffriva di depressione. “Mi scrisse che avrebbe pregato per me: da quel giorno non abbiamo più smesso di sentirci.” Oggi sono sposati e raccontano la loro storia sui social.

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                In Brasile, la loro storia ha fatto il giro dei social come una parabola d’amore e redenzione. Lei, Lais Dognini, era una giovane suora carmelitana; lui, Jackson, un seminarista in procinto di ricevere l’ordinazione. Oggi sono marito e moglie, e la loro unione ha conquistato migliaia di follower.

                Lais aveva trascorso due anni in convento, dedicata alla preghiera e alla vita comunitaria, ma un episodio di forte depressione l’aveva costretta a lasciare la vita religiosa. “Ero smarrita e non sapevo più come andare avanti,” ha raccontato. In quel periodo difficile ricevette un messaggio da Jackson: “Mi offrì la sua preghiera. Non ci conoscevamo, ma le sue parole mi fecero bene.”

                Quel messaggio fu l’inizio di qualcosa di inatteso. I due iniziarono a scriversi ogni giorno, scoprendo affinità profonde e un legame che cresceva con naturalezza. “Non ci cercavamo, ma ci siamo trovati,” dice Lais. Col tempo, anche Jackson decise di lasciare il seminario. “Avevo compreso che la mia vocazione era un’altra: vivere la fede in una famiglia, non dietro l’altare.”

                Dopo un periodo di fidanzamento, la coppia si è sposata. Il video delle nozze è diventato virale, rilanciato da testate e tabloid di mezzo mondo. Ma i due hanno voluto chiarire che la loro è una storia di fede prima ancora che di passione. “Il nostro primo appuntamento – ha raccontato Lais – è stato andare insieme a messa, poi a cena e infine al cinema. Amiamo essere cattolici e oggi serviamo Dio attraverso il matrimonio.”

                Oggi Lais è un’influencer molto seguita: parla di spiritualità, equilibrio e amore autentico. “Non abbiamo rinnegato la fede,” ha detto, “l’abbiamo solo riscoperta in una forma diversa.” Una storia che, tra ironie e applausi, ricorda che anche nei misteri dell’amore terreno può nascondersi una scintilla divina.

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