Cronaca
Lacerenza e il lusso in leasing: il re del gin tra champagne, millanterie e guai giudiziari
Auto di lusso che non erano sue, ricchezza esibita sui social, storie gonfiate per impressionare clienti e follower. Davide Lacerenza, patron della “Gintoneria”, è finito ai domiciliari in un normale appartamento milanese, lontano dai fasti ostentati online.
“Lacerenza lava i cerchi del Ferro col Cristal.” La scena virale che ha fatto il giro dei social lo ritraeva mentre versava champagne su una Ferrari. Peccato che non fosse neanche sua. Così come la Lamborghini, i Rolex scintillanti e gran parte del lusso sbandierato sui suoi profili: tutto in leasing o preso in prestito per costruire il personaggio di “Davidone”, imprenditore sopra le righe.
L’ex spogliarellista, passato dal mercato ortofrutticolo ai locali più esclusivi, si vantava di aver reso il gin un fenomeno di massa, ma per gli investigatori dietro il successo c’era molto altro: feste a base di cocaina, escort e conti astronomici. “So’ arrivati i due fratelli, gli ho fatto fare il Krug 2002 e gli ho fatto scop… le ragazze qua”, si vantava in un’intercettazione. Un giro che secondo gli inquirenti oscillava tra i 3 e i 10mila euro a serata.
Quando martedì mattina gli agenti della guardia di finanza sono andati a notificargli l’ordine di custodia cautelare, Lacerenza era appena rientrato dall’ennesima notte brava. “Sono un pazzo, neanche una ventenne mi tiene testa”, ha commentato, cercando di sfoggiare fantomatici “papaveri” tra colonnelli e generali della finanza che, alla prova dei fatti, non esistevano.
L’inchiesta tocca anche presunti affari sporchi in Albania, dove si ipotizza un autoriciclaggio da 80 milioni. Ma tolti lustrini, champagne e cocaina, le cifre della sua presunta fortuna sembrano molto più modeste. E ora Lacerenza, il re delle notti milanesi, si ritrova confinato tra quattro mura, senza bollicine né followers a celebrarlo.
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Cronaca
Nuove accuse dietro le quinte di “Forum”: un’altra donna denuncia l’ex produttore, “Mi ha violentata anche lui”
Il manager, ex amministratore di una società che produceva il programma Mediaset, è già sotto processo per uno stupro avvenuto durante un colloquio di lavoro. La nuova testimone racconta abusi e un clima di pesante degrado: “In riunione volavano vibratori. Tutti sapevano, ma tacevano”.
Un’aula di tribunale, un silenzio improvviso, poi la voce che si spezza. «Mi ha violentata anche a me. Quando ho sentito Marta raccontare la sua storia, ho riconosciuto ogni dettaglio. Era lui, lo stesso modo, le stesse parole». Così, tra lacrime e sconcerto, una testimone ha sconvolto il processo in corso contro Stefano B., ex produttore di Forum, accusato di violenza sessuale su una giornalista durante un colloquio di lavoro.
L’imputato, definito negli ambienti televisivi “l’onnipotente” per il potere che esercitava sulla redazione, si difende da mesi dichiarandosi innocente. Ma in aula, mercoledì scorso, una ex collaboratrice del programma ha raccontato una vicenda simile alla denuncia già agli atti. «Mi prendeva per il bacino, mi tirava a sé, cercava di baciarmi. Quando provavo a scostarmi mi stringeva ancora più forte. Una volta mi ha detto: “Come vuoi finire? Per bocca o per mano?”».
La donna, che all’epoca della presunta aggressione era incinta, ha spiegato di non aver mai denunciato per paura di perdere il lavoro. Ha consegnato ai carabinieri alcune registrazioni audio che, sostiene, contengono frasi compromettenti dell’uomo.
Il caso originario riguarda una giornalista freelance che aveva incontrato il produttore per discutere di una collaborazione. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe usato la forza per baciarla, approfittando della sua posizione. L’avvocato della vittima, Federico Olivo, parla di un comportamento “predatorio, seriale”, mentre la difesa, affidata al penalista Nicola Madia, insiste: “Si tratta di dichiarazioni false, mai provate da riscontri oggettivi”.
La nuova testimone, assistita dall’avvocato Alessio Pica, ha aggiunto dettagli inquietanti sul clima che si respirava dietro le quinte del programma: «In redazione non esisteva professionalità. In riunione volavano vibratori, li infilavano negli autori per scherzo, e tutti ridevano. Ho ancora le foto».
Un contesto definito “malato”, dove il confine tra lavoro e umiliazione sembrava scomparire. E dove, secondo la donna, le avances del produttore erano note a molti. «Tutti sapevano, ma nessuno diceva nulla. Aveva troppo potere».
Non è la prima volta che la testimone incrocia l’uomo in tribunale: in passato era stata denunciata da lui per diffamazione. Una causa archiviata, un’altra ancora aperta. Oggi la sua voce si aggiunge a quella della giornalista che per prima aveva trovato il coraggio di raccontare.
L’ex produttore, dal canto suo, continua a respingere ogni accusa e a sostenere di essere vittima di “una campagna personale”. Ma dopo l’ultima udienza, il caso assume contorni più pesanti. E resta una domanda, amara, sospesa nel silenzio: com’è possibile che per anni, dietro le quinte di uno dei programmi più popolari della tv, nessuno si sia accorto di nulla?
Italia
Torna l’ora solare: nel 2025 il cambio d’orario arriva prima
Nessuna nuova legge o cambiamento di regole: è il calendario a farci anticipare il ritorno all’ora solare, che porterà giornate più corte e qualche effetto sul nostro equilibrio biologico.
Nel 2025 torneremo all’ora solare con un giorno d’anticipo rispetto all’anno scorso. Niente decisioni politiche o nuove direttive europee: si tratta semplicemente di un effetto del calendario. L’ultima domenica di ottobre, infatti, cadrà il 26 ottobre e non il 27, come nel 2024. Un piccolo dettaglio che però segnerà l’arrivo anticipato delle giornate più brevi e delle sere che calano presto, con conseguenze sulla nostra routine quotidiana.
Il passaggio ufficiale avverrà nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025, quando alle 3 del mattino dovremo riportare le lancette dell’orologio indietro di un’ora. Dormiremo dunque sessanta minuti in più, ma le ore di luce pomeridiane diminuiranno sensibilmente.
Meno sole e più sonnolenza: gli effetti del cambio d’orario
Il ritorno all’ora solare comporta diversi adattamenti, sia pratici sia fisici. Il sole tramonterà prima, riducendo il tempo a disposizione per le attività all’aperto e anticipando l’illuminazione artificiale nelle case e nelle città. È un passaggio che, per molti, coincide con un calo dell’energia e un aumento della stanchezza.
Secondo gli esperti, il nostro orologio biologico impiega alcuni giorni per abituarsi ai nuovi ritmi. I disturbi più comuni legati al cambio d’ora sono insonnia temporanea, difficoltà di concentrazione, sonnolenza e sbalzi d’umore. In soggetti particolarmente sensibili, come anziani e bambini, questo mini jet lag può risultare più marcato.
Il corpo, infatti, si regola sui cicli di luce e buio: quando il tramonto arriva prima, la produzione di melatonina — l’ormone che regola il sonno — tende ad aumentare, generando una sensazione di fatica e rallentamento. Anche per questo, nelle prime settimane, molti segnalano maggiore irritabilità o calo dell’umore.
Una tradizione che resiste
Il sistema dell’ora legale e ora solare è ancora in vigore in tutta l’Unione Europea, nonostante da anni si discuta di un’eventuale abolizione. Bruxelles aveva avviato un processo per permettere agli Stati membri di scegliere un’ora fissa, ma la riforma è rimasta sospesa, complice la mancanza di un accordo tra i Paesi.
Per ora, dunque, continueremo ad alternare i due orari: l’obiettivo dell’ora legale resta quello di risparmiare energia sfruttando meglio la luce naturale durante i mesi primaverili ed estivi, mentre in autunno si torna all’ora solare per riallinearsi al ritmo astronomico naturale.
Quando tornerà l’ora legale
Dopo cinque mesi di giornate più corte, dovremo attendere la primavera per rimettere avanti le lancette. L’ora legale tornerà nella notte tra sabato 28 e domenica 29 marzo 2026, quando alle 2 dovremo spostare gli orologi un’ora avanti.
Nel frattempo, ci aspetta un inverno scandito da tramonti anticipati ma anche da mattine più luminose: un piccolo conforto per chi ama iniziare la giornata con la luce del sole.
Mondo
Terrassa (Spagna) sospende le adozioni dei gatti neri: una misura per proteggerli dagli abusi di Halloween
Il comune catalano ha vietato temporaneamente le adozioni di gatti neri tra il 1° ottobre e il 10 novembre per evitare che vengano usati in rituali o atti superstiziosi. Una decisione simbolica, ma anche educativa, per promuovere un’adozione responsabile.
A Terrassa, cittadina catalana a una trentina di chilometri da Barcellona. L’autunno di quest’anno porta con sé una misura insolita: niente adozioni di gatti neri dal 1° ottobre al 10 novembre. Il provvedimento, emanato dal Centre d’Atenció d’Animals Domèstics (CAAD) del comune, mira a evitare che gli animali vengano coinvolti in riti superstiziosi o messinscene legate ad Halloween, una festa che, con la sua crescente popolarità in Europa, porta con sé anche una scia di miti e false credenze.
La decisione non nasce da un’emergenza specifica – le autorità locali hanno precisato che non ci sono stati casi documentati di maltrattamenti o sacrifici rituali – ma da un’attenta osservazione di un fenomeno ricorrente: un aumento improvviso delle richieste di adozione di gatti neri proprio nelle settimane a ridosso della festa del 31 ottobre. Una coincidenza che ha insospettito i responsabili del centro, preoccupati che non tutte le intenzioni fossero genuine.
Un animale vittima di superstizioni secolari
Il gatto nero, da secoli, è al centro di leggende e superstizioni contrastanti. Nella tradizione occidentale medievale era associato alla stregoneria e alla sfortuna, un simbolo di presagi oscuri che ancora oggi sopravvive nell’immaginario collettivo. Al contrario, in Paesi come il Giappone e la Scozia, l’animale è considerato portatore di prosperità e fortuna, soprattutto per le giovani donne in cerca d’amore o per chi intraprende un nuovo viaggio.
Con l’avvento della cultura pop e la diffusione globale di Halloween, il gatto nero è diventato uno dei simboli visivi più ricorrenti della festività. Misterioso, elegante e inquietante al punto giusto. Ma dietro il fascino estetico si nasconde anche il rischio che l’animale venga ridotto a semplice oggetto scenico, adottato per completare un travestimento o allestire un set fotografico, per poi essere abbandonato subito dopo.
Una pausa per riflettere sull’adozione consapevole
Il consiglio comunale di Terrassa ha chiarito che la sospensione delle adozioni non è un divieto assoluto, ma una precauzione temporanea. Le richieste potranno comunque essere valutate, a condizione che gli operatori del CAAD verifichino la serietà e l’affidabilità del richiedente. In pratica, sarà necessario un colloquio approfondito e una revisione del “curriculum” dell’adottante, per assicurarsi che il gatto venga accolto in un ambiente sicuro e stabile.
“Vogliamo sensibilizzare la cittadinanza sul significato dell’adozione,” ha spiegato un portavoce del centro, “che non deve essere dettata da motivi estetici o stagionali, ma da un autentico impegno verso l’animale. I gatti neri, purtroppo, sono spesso i meno adottati e i più discriminati nei rifugi.”
Halloween tra mito e responsabilità
La scelta del comune catalano si inserisce in una più ampia riflessione sulla responsabilità etica verso gli animali domestici. Negli ultimi anni, anche in altri Paesi, rifugi e associazioni hanno introdotto misure simili nel periodo di Halloween. Negli Stati Uniti, ad esempio, alcune organizzazioni per la protezione animale limitano da tempo le adozioni di gatti neri a fine ottobre. Temendo che possano essere oggetto di maltrattamenti o superstizioni.
L’ordinanza di Terrassa è stata accolta con ampio consenso da parte delle associazioni animaliste spagnole, che la considerano un gesto di buon senso più che una misura repressiva. L’obiettivo è duplice: proteggere gli animali e invitare i cittadini a riflettere sul valore dell’adozione come atto di amore e responsabilità.
In un mondo in cui l’immagine conta spesso più della sostanza, anche un piccolo provvedimento come questo diventa un messaggio potente. I gatti neri non sono portatori di sventura, ma creature straordinarie e affettuose come qualunque altro animale. E meritano di essere amati per tutta la vita, non solo per una notte di Halloween.
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