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Cronaca

Matteo Salvini come il Grinch: sequestrata la slitta di Babbo Natale per il nuovo Codice della Strada

L’episodio ha scatenato costernazione tra genitori e bambini. Nessuna multa per il conducente, ma il mezzo è stato portato via nonostante l’autorizzazione del Comune.

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    Anche Babbo Natale finisce nel mirino del nuovo Codice della Strada, approvato di recente e fortemente voluto dal Ministro Matteo Salvini. A Montegrotto Terme (Padova), domenica 15 dicembre, i carabinieri hanno fermato una “slitta motorizzata” organizzata da un gruppo di genitori per portare auguri e regali ai bambini del paese. L’episodio ha suscitato incredulità e delusione, trasformando un’iniziativa natalizia in un simbolo delle rigidità burocratiche.

    La slitta fermata: un furgoncino addobbato
    L’iniziativa, pensata per portare gli auguri di Natale nelle case del paese, prevedeva l’utilizzo di un furgoncino decorato e illuminato come la celebre slitta di Babbo Natale. Il mezzo, però, è stato fermato dai carabinieri per presunte violazioni al nuovo Codice della Strada, entrato in vigore il 14 dicembre.

    I militari hanno contestato al guidatore una serie di irregolarità, decidendo infine di sequestrare il veicolo. La scena, avvenuta sotto gli occhi di circa trenta bambini, ha suscitato un misto di sgomento e delusione.

    Nessuna multa, ma il mezzo viene portato via
    Nonostante il furgoncino avesse ricevuto il nulla osta della Polizia locale di Montegrotto, in accordo con il Comune, i carabinieri hanno deciso di fermare l’iniziativa. Nessuna contravvenzione è stata elevata né al conducente né alla scuola, ma il mezzo non ha potuto proseguire il suo tour natalizio.

    L’episodio si inserisce in un contesto di stretta applicazione del nuovo Codice della Strada. Nella stessa provincia, infatti, sono state già inflitte sanzioni di 300 euro per infrazioni come il parcheggio nei posti riservati ai disabili.

    Bambini delusi, ma senza colpe
    La decisione di fermare il furgoncino ha scatenato reazioni contrastanti tra i genitori. “Non capisco perché non abbiano permesso di proseguire l’iniziativa, visto che era tutto autorizzato”, ha dichiarato un genitore presente sul posto. La delusione dei bambini, in attesa del loro Babbo Natale, ha reso il momento ancora più amaro.

    Il Natale ai tempi del nuovo Codice
    L’episodio di Montegrotto Terme fa sorridere per l’assurdità della situazione, ma mette in luce quanto il nuovo Codice della Strada stia già avendo un impatto significativo, persino in contesti apparentemente innocui. Anche Babbo Natale, a quanto pare, dovrà prestare attenzione alle norme per portare avanti la magia delle feste.

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      Cronaca

      Lo schiavismo va di moda, ma si paga: maxi multa da 3,5 milioni per Giorgio Armani Spa

      Secondo l’Autorità, il gruppo Armani era a conoscenza delle condizioni dei lavoratori in alcune aziende subfornitrici di borse e accessori. L’azienda annuncia ricorso e rivendica la trasparenza della sua filiera.

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        Tre milioni e mezzo di euro: tanto costano, secondo l’Antitrust, le dichiarazioni etiche non mantenute. Giorgio Armani Spa, simbolo del lusso made in Italy, è stata multata per pratica commerciale ingannevole: un colpo pesante per l’immagine della maison, che proprio quest’anno celebra cinquant’anni di attività.

        La sanzione arriva al termine dell’indagine aperta dopo l’inchiesta per caporalato che aveva travolto Giorgio Armani Operations, la società del gruppo che produce borse e accessori. Nel 2024 la Procura di Milano aveva chiesto l’amministrazione giudiziaria per omissione di controlli sui fornitori, misura poi revocata nel febbraio 2025 grazie – come scrisse il Tribunale – a un «percorso virtuoso» di regolarizzazione.

        Ora, però, l’Antitrust accusa il gruppo di aver diffuso dichiarazioni «non veritiere» sulle proprie politiche di responsabilità sociale. Il Codice Etico e i contenuti online della sezione “Armani Values” sarebbero stati presentati come garanzia di filiere etiche, ma non riflettevano la realtà di alcuni laboratori di pelletteria. Gli ispettori hanno documentato condizioni di lavoro irregolari e persino la presenza di un dipendente del gruppo in un laboratorio irregolare, incaricato di controlli qualità mensili: per l’Autorità, la prova che la società fosse consapevole di ciò che accadeva.

        Durissima la replica della maison: «Giorgio Armani Spa accoglie con amarezza e stupore la decisione», annunciando ricorso al Tar. L’azienda rivendica trasparenza e correttezza, ricordando che gli episodi contestati «riguardavano due soli fornitori, pari allo 0,7% degli acquisti complessivi».

        Resta però l’ennesima macchia su un’industria del lusso che preferisce mostrare passerelle e campagne patinate piuttosto che le ombre delle proprie filiere. Per Armani la partita si sposta in tribunale, ma il danno di immagine – in un mondo in cui l’etica è marketing – rischia di valere molto più dei 3,5 milioni di multa.

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          Cronaca

          Un sushi davvero stupefacente: arrestato a Roma pusher che nascondeva hashish nei “nigiri” al salmone

          L’uomo, già noto alle forze dell’ordine, riceveva gli ordini via WhatsApp e consegnava il “menu speciale” tra Montespaccato, Mostacciano e Anagnina. La polizia lo ha fermato in via Enna: nella borsa frigo cinque pacchi di hashish termosaldati e oltre duemila euro in contanti.

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            A Roma il sushi può dare alla testa. Soprattutto quando non è a base di tonno o salmone, ma di hashish. La polizia ha arrestato un pusher di 45 anni, italiano e già noto alle forze dell’ordine, che aveva trovato un metodo ingegnoso – e grottesco – per distribuire la sua merce: spacciava droga confezionata come nigiri al salmone, pronta da “gustare” solo per i clienti giusti.

            Il blitz è scattato lunedì 28 luglio intorno alle 21, quando gli agenti del VII distretto San Giovanni hanno notato una Fiat Panda a noleggio ferma in via Enna. Al volante il 45enne, subito agitato alla vista della pattuglia. La scena non ha convinto i poliziotti, che hanno deciso di procedere con una perquisizione approfondita.

            Nel bagagliaio, dentro una borsa frigo, la sorpresa: cinque pacchi di hashish termosaldati, per un totale di 510 grammi, ognuno con l’immagine di eleganti nigiri di salmone stampata sopra. Accanto alla “scorta”, oltre 2.000 euro in contanti, probabilmente frutto delle ultime consegne.

            Dalle verifiche sul cellulare è emerso il sistema di ordini e consegne via WhatsApp. I clienti inviavano l’indirizzo e l’uomo partiva per le sue “consegne gastronomiche” in diverse zone della Capitale, tra cui Montespaccato, Mostacciano e Anagnina. Una sorta di delivery illegale, che trasformava il sushi in un piatto davvero stupefacente.

            Dopo il fermo, il 45enne è stato accompagnato in commissariato e sottoposto a rito direttissimo, al termine del quale è scattato l’arresto per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

            Per una volta, il proverbiale “sushi d’asporto” non è finito sulla tavola ma in sequestro, mentre il finto chef della droga dovrà ora rispondere delle sue specialità… proibite.

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              Politica

              Tajani sorride, i Berlusconi comandano: Forza Italia a Cologno fra consigli, statuti e voglia di rinnovamento

              Antonio Tajani arriva a Cologno Monzese per un incontro “tra amici”, ma la regia politica di Forza Italia è ormai tutta nelle mani degli eredi del Cav. Pier Silvio parla di “rinnovamento”, e il segretario obbedisce: nuovo statuto, nuova comunicazione, stesso sorriso forzato.

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                «Parleremo di tutto, del futuro e anche di Forza Italia». Antonio Tajani prova a recitare il copione del leader saldo, mentre si presenta alla villa di Marina Berlusconi a Cologno Monzese. Lo accompagna il mantra di sempre: «Li conosco da quando sono ragazzi, questi incontri li abbiamo sempre fatti». Ma dietro le parole di circostanza, la fotografia è chiara: chi comanda davvero sono gli eredi del Cavaliere.

                A tavola con lui ci sono Marina e Pier Silvio, veri azionisti politici e finanziari del partito – il loro credito verso Forza Italia sfiora i 90 milioni di euro – e Gianni Letta, garante della liturgia familiare. L’incontro era stato rinviato due settimane fa tra voci di malumori, ora torna come se nulla fosse: «Un incontro tra amici», dice Tajani, cercando di smussare i rumors su un partito percepito come troppo appiattito sugli alleati e incapace di ritagliarsi uno spazio proprio.

                La realtà è che basta una frase di Pier Silvio Berlusconi per orientare la rotta: quando ha parlato di “rinnovamento”, Tajani ha eseguito. In pochi giorni è arrivato il nuovo statuto, è stato scelto Simone Baldelli come coordinatore della comunicazione e si è dato il via a un lifting silenzioso della catena di comando. Tutto senza clamori, ma con un messaggio inequivocabile: Forza Italia è un marchio di famiglia, e chi la gestisce in politica lo fa in affitto.

                Intanto, le voci di insofferenza per il segretario crescono: la linea prudente di Tajani, fatta di piccoli compromessi e temi secondari come lo Ius scholae, convince poco i custodi del brand berlusconiano. «Ascolto i consigli che arrivano dagli amici», ripete lui, ma gli amici hanno appena deciso quali note dovrà suonare.

                Per ora Tajani sorride e incassa. La regia resta a Cologno, la bacchetta pure.

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