Mistero
Dante a la Spezia: non è un ritrovamento, ma un ritorno al futuro!
Quando un post social accende entusiasmi, ma i documenti erano già in teca da un secolo.

Un post del sindaco de La Spezia, Pierluigi Peracchini, è riuscito nell’impresa di trasformare frammenti di manoscritti di Dante Alighierti, noti da decenni, in una “scoperta sensazionale“. Le foto di due pergamene trecentesche, che contengono brani del Purgatorio e del Paradiso della Divina Commedia, accompagnate dall’annuncio di “una scoperta straordinaria“, hanno fatto sognare la città e mandato in fibrillazione la stampa a caccia di scoop. Ma il sogno è svanito rapidamente: quei documenti sono tutt’altro che nuovi, come hanno prontamente ricordato gli esperti. Un vero e proprio abbaglio o una furbata pubblicitaria?
Il “ritrovamento” che era già noto (da secoli)
Le due famose pagine sono, in realtà, parte di un codice della Divina Commedia prodotto nel XIV secolo, appartenente al gruppo dei cosiddetti Danti del Cento. Tuttavia, non sono “pagine” nel senso moderno del termine, né fanno parte di una “prima edizione” (la stampa non esisteva ancora!). Si tratta di manoscritti già identificati nel 1890, studiati a lungo e addirittura usati come copertina di un registro notarile del Cinquecento. Da oltre un anno, sono persino visibili sul sito del Ministero della Cultura.
La Pax Dantis: una pace, non una novità
Il sindaco ha anche citato la “Pax Dantis”, ossia il documento del 1306 che sancì la pace tra la famiglia dei Malaspina e i vescovi di Luni, con Dante nel ruolo di diplomatico. Anche qui, nessuna scoperta. I documenti sono stati restaurati, pubblicati e ripetutamente esposti, come nella mostra del 2021 intitolata Dante nuncius specialis. Forse il termine latino ha confuso qualcuno, ma questi documenti sono tutto fuorché ignoti.
Stampa e studiosi non vanno sempre d’accordo
La vicenda è esplosa soprattutto per la complicità di alcuni media, pronti a dipingere l’Archivio della Spezia come il nuovo Eldorado della filologia dantesca. Tra i titoli più fantasiosi, c’è chi ha suggerito che quelle fossero addirittura “pagine originali” scritte da Dante stesso!!! Ma per chi si è fermato a leggere gli studi degli ultimi cento anni, la realtà era ben chiara. Infatti le reazioni degli studiosi è stata chiara: “State calmi, non è una scoperta“. Le storiche Enrica Salvatori e Eliana Vecchi hanno subito frenato l’entusiasmo. Salvatori ha definito l’annuncio un “cumulo di errori”, mentre Vecchi ha ricordato che i documenti sono già stati restaurati, studiati e perfino esposti in teche apposite. Insomma, si tratta di un patrimonio straordinario, ma conosciuto da tempo.
Per Dante un malinteso social
Invece di gridare al miracolo, l’episodio potrebbe rappresentare secondo alcuni spezzini di cultura, un invito a valorizzare davvero l’Archivio di Stato spezzino, con iniziative mirate e narrazioni storiche corrette. Alla fine, Dante resta un ambasciatore straordinario, ma anche lui non avrebbe potuto immaginare di ritrovarsi al centro di un simile “malinteso social“.
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Mistero
Anello da lutto del XVIII secolo ritrovato in un campo con il metal detector
Malcolm Weale ha scoperto un prezioso gioiello in un campo di Norfolk ora al British Museum. Gli incredibili ritrovamenti con il metal detector.

A volte, un semplice hobby può trasformarsi in un viaggio nel tempo. È quello che è successo a Malcolm Weale, un appassionato di metal detector che, dopo 18 mesi di ricerca, ha trovato un raro anello da lutto in oro risalente al XVIII secolo in un campo agricolo vicino a Thetford, nellla contea di Norfolk.
Anello per ricordare un defunto
L’anello, finemente lavorato in oro e smalto, è stato identificato come un gioiello commemorativo dedicato a Sir Bassingbourne Gawdy, terzo baronetto di Harling, morto nel 1723 in un incidente di caccia. Gli anelli da lutto, molto diffusi tra il 1700 e il 1800, venivano realizzati per ricordare i defunti e spesso riportavano iscrizioni e simboli funerei, come teschi e pietre nere. Quando Weale ha ripulito il gioiello e lo ha visto brillare sotto il sole, ha capito di aver trovato qualcosa di speciale. “Ho tremato mentre lo tenevo in mano”, ha raccontato, descrivendo l’emozione del momento. Ora l’anello è stato dichiarato tesoro britannico dalla Norfolk Coroner’s Court e sarà valutato dal British Museum, che ne stabilirà il valore e il destino.
I tesori e le rarità ritrovati con il metal detector
Il mondo dei cercatori di tesori è pieno di scoperte straordinarie. Se poi hai tra le mani un metal detector ci vuole solo tanta pazienza e un pizzico di fortuna. Certo devi sapere dove andare a cercare quindi un po’ di storia del territorio che stai perlustrando la devi pur conoscere. Tra ipiù famosi ritrovamenti effettuati grazie al metal detector c’è lo Staffordshire Hoard. Si tratta del più grande tesoro anglosassone mai trovato, con oltre 3.500 pezzi d’oro e argento, scoperto nel 2009 da Terry Herbert. Nel 1992, Eric Lawes ha trovato il Hoxne Hoard, un tesoro romano con 15.000 monete d’oro e gioielli, sepolto in una cassa di legno.
Negli Stati Uniti, nel 2013, una giovane coppia ha scoperto il Saddle Ridge Hoard, una collezione di 1.427 monete d’oro del XIX secolo, del valore di oltre 10 milioni di dollari. E poi c’è il Galloway Hoard, un tesoro vichingo ritrovato in Scozia nel 2014, contenente bracciali d’argento, croci d’oro e monete antiche.
Mistero
Gli ufologi: le mummie extraterrestri provengono da altri mondi, parola di Maussan
Le mummie del Perù sono di provenienza extraterrestre. In una recente intervista al Daily Mail, Maussan ha dichiarato che sta conducendo analisi, e che ha citato in giudizio il governo peruviano per ottenere il diritto di inviare questi esemplari agli scienziati negli Stati Uniti per effettuare analisi più approfondite e indipendenti.

Un gruppo di scienziati ufologi sta approfondendo il caso delle ‘mummie extraterrestri‘ ritrovate in Perù. I ricercatori guidati dal giornalista ufologo messicano, Jaime Maussan, hanno esaminato i resti emersi di recente affermando che le mummie ritrovate sono davvero di provenienza extraterrestre.
Ma il Perù non ci crede del tutto
Secondo il ministero della Cultura del Paese sudamericano, quei corpi extraterrestri non sarebbero mummie provenienti da mondi lontani. E quindi cosa potrebbero essere? Secondo il il governo peruviano si tratterebbe di bambole messe insieme dai tombaroli. Il motivo? Il solito. Fare qualche soldo. Specularci un po’ su. Magari riuscire a venderle al mercato nero, un mondo sempre a caccia di queste testimonianze ultra terrene.
Il gruppo di studiosi ribadisce che si tratta proprio di ibridi alieni-umani
L’esperto ufologo messicano è convinto che queste mummie contengano un 30% di Dna sconosciuto. Un’affermazione che è stata accolta con grande interesse misto anche a un po’ di scetticismo dalla comunità scientifica e dalle autorità.
Presto negli Usa per approfondire la scoperta
Maussan, che ha già presentato questi resti alieni al Congresso del Messico, ha dichiarato che sta conducendo ulteriori analisi su questi corpi mummificati extraterrestri. Ma non basta. Per quanto è convinto dei suoi studi ha deciso persino di citare in giudizio il governo peruviano. Tutto questo per ottenere il diritto di inviare gli esemplari ritrovati agli scienziati negli Stati Uniti in grado di effettuare analisi più approfondite e indipendenti che possano dargli ragione in maniera inequivocabile.
In primo piano
Le ultime ore di Platone? A svelare la soluzione del giallo sono arrivati i papiri di Ercolano!
Le informazioni contenute nei papiri di Ercolano rivelano dettagli intriganti sulle ultime ore di vita di Platone, sulle sue manie e forniscono nuove prospettive sulla sua vita. E sulla storia antica nel suo complesso.

Le informazioni contenute nei papiri di Ercolano rivelano dettagli intriganti sulle ultime ore di vita di Platone, sulle sue manie e forniscono nuove prospettive sulla sua vita. E sulla storia antica nel suo complesso.
La musica lo faceva irritare
Platone, febbricitante e vicino alla morte, non gradì affatto le dolci note del flauto suonate da una musicista tracia. Questo dettaglio offre un’immagine vivida della sua personalità e del suo stato d’animo nelle ore finali. Grazie ai nuovi brani decifrati, è stato possibile localizzare con precisione la sepoltura di Platone nell’Accademia di Atene, nel giardino riservato a lui. Questo rappresenta un notevole contributo alla nostra comprensione della sua vita e della sua influenza. Oltre alla morte di Platone, il testo sui papiri di Ercolano rivela dettagli interessanti sulla sua presunta vendita come schiavo sull’isola di Egina, aggiungendo nuove informazioni alla sua biografia.
Papirologi, filologi e storici…
Le scoperte sono state rese possibili grazie a tecniche avanzate di diagnostica per immagini, come la tomografia a coerenza ottica e l’imaging iperspettrale a infrarossi. Queste tecniche hanno permesso di decifrare parti dei testi precedentemente considerati inaccessibili a causa dei multipli strati dei rotoli. Ma non solo. Il lavoro dei papirologi, filologi, storici e fisici continua, aprendo nuove possibilità di ricerca nel campo della storia antica. Il processo di decifratura e interpretazione dei papiri è ancora in corso, e si prevede che avrà un impatto significativo sulle nostre conoscenze nei prossimi anni.
Io decifro, tu interpreti
Questi risultati dimostrano l’importanza della collaborazione interdisciplinare e dell’uso di tecnologie innovative nel campo della ricerca storica, consentendo di far luce su dettagli preziosi del passato che altrimenti sarebbero rimasti oscuri. La tomografia a coerenza ottica e l’imaging iperspettrale a infrarossi sono due tecniche utilizzate per decifrare questi papiri. Il laboratorio dove è stato possibile questo lavoro è stato fornito dalla Nottingham Trent University. Ma non finisce qui. Il lavoro, di decifratura è ancora alle battute iniziali: l’impatto reale sul piano delle conoscenze lo vedremo solo nei prossimi anni.
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