Mondo
Groenlandia, Canada e Panama: l’ambizione globale di Trump tra minacce e progetti strategici
Risorse naturali, rotte commerciali e basi militari: il presidente eletto rilancia un’agenda aggressiva. Da un possibile acquisto della Groenlandia a tensioni con Danimarca, Canada e Panama, il nuovo volto della politica estera statunitense si delinea tra espansionismo e isolazionismo.
La Groenlandia è tornata al centro delle mire statunitensi con le dichiarazioni di Donald Trump, che ha definito l’isola una “necessità assoluta” per la sicurezza nazionale. Ricca di risorse naturali, come le terre rare, e strategicamente posizionata, l’isola ospita la base spaziale Pituffik, il punto più a nord del sistema di difesa statunitense. Questa installazione è cruciale per il monitoraggio di missili balistici e il controllo satellitare, rendendola un elemento chiave per la geopolitica artica.
La proposta di “acquisto” avanzata da Trump, rispedita al mittente sia dalla Groenlandia che dalla Danimarca, è accompagnata dalla minaccia di dazi contro Copenaghen se la popolazione groenlandese votasse per unirsi agli Stati Uniti. Il presidente eletto sembra voler sfruttare le tensioni indipendentiste dell’isola per avanzare la propria agenda, ma il primo ministro groenlandese, Mute Egede, ha chiarito che «non siamo in vendita».
Canada: il 51º Stato americano?
La crisi politica canadese, culminata con le dimissioni del primo ministro Justin Trudeau, ha fornito a Trump l’occasione per rilanciare una provocazione che ha fatto scalpore. Definendo il Canada un potenziale “51º Stato”, il presidente eletto ha sottolineato come una fusione tra i due Paesi potrebbe eliminare il deficit commerciale e garantire la sicurezza contro le minacce navali russe e cinesi.
La dichiarazione, accolta con ironia in Canada, riflette una retorica che mescola interesse economico e sicurezza strategica, ponendo dubbi sulla reale direzione delle relazioni bilaterali sotto la nuova amministrazione statunitense.
Panama: il controllo del canale torna in discussione
Non meno controversa è la posizione di Trump sul Canale di Panama, costruito dagli Stati Uniti ma ceduto al controllo panamense negli anni ’70. Durante una conferenza stampa, il presidente eletto ha ribadito l’importanza strategica del canale, lasciando aperte ipotesi di coercizione economica o militare per riprenderne il controllo.
Il presidente panamense José Raúl Mulino ha risposto con fermezza, dichiarando che il canale «rimarrà sotto sovranità panamense». Ma il crescente interesse cinese nell’area, come secondo maggior utilizzatore del canale, è visto da Trump come una minaccia per la sicurezza economica statunitense.
Espansionismo o strategia difensiva?
Le mosse di Trump sembrano delineare una politica estera aggressiva, che combina ambizioni espansionistiche con esigenze di sicurezza strategica. La Groenlandia rappresenta una porta verso l’Artico, il Canada una stabilità economica al nord, e Panama un nodo cruciale per il controllo dei traffici commerciali globali.
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In primo piano
Il club dei super ricchi: quindici miliardari con oltre 100 miliardi di dollari a zucca!
Il club dei super ricchi raggiunge un nuovo record: 15 miliardari con oltre 100 miliardi di dollari, guidati da Bernard Arnault, Jeff Bezos e Elon Musk.
Il club dei super ricchi del mondo è più affollato che mai: ci sono infatti 15 miliardari con un patrimonio di oltre 100 miliardi di dollari, il numero più alto mai registrato. Lo rivela il Bloomberg Billionaire Index, secondo cui la ricchezza combinata di questi 15 magnati è cresciuta del 13% nell’ultimo anno, raggiungendo quota 2.200 miliardi di dollari, una cifra appena superiore all’intero PIL italiano.
I leader del club dei super ricchi
A guidare il gruppo c’è Bernard Arnault, il patron di LVMH, con oltre 220 miliardi di patrimonio, seguito da Jeff Bezos e Elon Musk (ma i dati risalgono allo scorso anno. Oggi si stima che Musk guidi la classifica con circa 400 miliardi). Per la prima volta quest’anno, a debuttare nel club dei super ricchi, è comparsa Françoise Bettencourt Meyers, erede dell’impero L’Oreal. Tra gli altri nuovi ingressi c’è il miliardario messicano Carlos Slim, 84 anni, al 13° posto con 106 miliardi di dollari. La sua ricchezza è aumentata grazie al boom del peso messicano, che ha spinto le azioni delle sue aziende, dall’edilizia alla gestione di ristoranti e negozi, rendendolo la persona più ricca dell’America Latina.
I magnifici 15
L’elenco dei magnifici 15 vede dietro al re del lusso francese ben 10 americani, tutti protagonisti della corsa tecnologica: Jeff Bezos, Elon Musk, Mark Zuckerberg, Larry Page, Bill Gates, Sergey Brin, Steve Ballmer, Warren Buffett, Larry Ellison e Michael Dell. Nell’elenco statunitense, l’unico esponente della Old Economy è Buffett, il cui rendimento è stato accresciuto dagli investimenti in Apple e altre società tecnologiche attraverso la sua Berkshire Hathaway.
Il resto del mondo
Dal dodicesimo posto in poi troviamo i rappresentanti del resto del mondo: il petroliere indiano Mukesh Ambani, il messicano Carlos Slim, l’altro magnate indiano Gautam Adani (infrastrutture e logistica) e la donna più ricca del mondo, la francese Françoise Bettencourt Meyers, erede dell’impero L’Oreal.
Il club dei super ricchi si espande, mentre le loro fortune continuano a crescere a ritmi vertiginosi, ridefinendo i confini della ricchezza globale.
Mondo
Trump, Musk e la corsa su Marte: l’ironia profetica di Fascisti su Marte
Il film satirico di Corrado Guzzanti, uscito nel 2007, sembra più attuale che mai dopo le dichiarazioni di Trump e il gesto controverso di Elon Musk. La pellicola, una critica surreale al regime fascista, continua a essere un cult della comicità italiana. Tra camicie nere nello spazio e sogni di conquista del “pianeta bolscevico”, l’opera di Guzzanti anticipava inconsapevolmente scenari che oggi fanno discutere.
Ci sono film che invecchiano, altri che con il passare del tempo acquistano una nuova, inquietante attualità. Fascisti su Marte, lungometraggio storico-satirico diretto da Corrado Guzzanti e Igor Skofic, rientra senza dubbio nella seconda categoria. Uscito nel 2007, il film racconta in chiave grottesca le vicende di un manipolo di camicie nere impegnate in una missione surreale: colonizzare Marte, il “pianeta bolscevico e traditor”.
Oggi, dopo le dichiarazioni di Donald Trump sulla necessità di uno sbarco su Marte e il gesto di Elon Musk durante l’insediamento del 47° presidente degli Stati Uniti – interpretato da molti come un saluto romano – la pellicola torna prepotentemente sotto i riflettori. L’opera, che all’epoca era già una satira corrosiva del regime fascista e delle sue follie, assume oggi un’aura quasi profetica.
Il ritorno di un cult
Fascisti su Marte è diventato nel tempo un punto di riferimento della comicità italiana, grazie alla sua capacità di mescolare satira politica e assurdità, con uno stile che ricalca il linguaggio e la retorica dell’epoca fascista per metterne in ridicolo l’ottusità. Il cast, composto da nomi del calibro di Corrado Guzzanti, Pasquale “Lillo” Petrolo, Marco Petrocca, Andrea Purgatori, Andrea Salerno e Caterina Guzzanti, ha dato vita a una serie di gag e battute diventate iconiche.
Nel film, le camicie nere sbarcano su Marte convinte di portare la civiltà fascista su un pianeta ostile, salvo poi rendersi conto che il loro stesso progetto è fallace e senza senso. Una critica tagliente non solo al regime, ma a ogni forma di totalitarismo e propaganda.
Un’ironia che anticipa il presente
Se all’epoca il film era stato accolto come un’operazione nostalgico-demenziale, oggi il suo messaggio sembra più attuale che mai. Trump che rilancia l’obiettivo di portare l’uomo su Marte, Musk che si lascia andare a gesti ambigui, il clima politico globale sempre più incline al revisionismo: tutto sembra richiamare, in modo grottesco, l’assurda impresa raccontata da Guzzanti.
La satira, del resto, ha spesso il potere di cogliere dinamiche nascoste e proiettarle nel futuro. Nel caso di Fascisti su Marte, il futuro è arrivato e somiglia incredibilmente a una commedia nera in cui realtà e parodia si confondono.
Mondo
Salutiamo il nuovo (si fa per dire…) Presidente degli Stati Uniti d’America
Archiviata per sempre l’era Biden, si apre oggi la seconda fase politica del tycoon. “Torno alla presidenza fiducioso e ottimista”, è quanto ha detto il neo eletto nel discorso dell’insediamento.
«Benvenuto a casa». Così Joe Biden ha accolto Donald Trump alla Casa Bianca, appena sceso dalla limousine, accompagnato dalla moglie Melania. Il presidente (ri)eletto e l first lady hanno stretto le mani al presidente uscente e alla moglie Jill, che li hanno accolti per un té. Da lì si sono poi recati a Capitol Hill.
I cellulari dei presenti immortalano l’evento
L’ultimo atto presidenziale di Biden
Poche ore prima di cedere il posto a Trump, Joe Biden – come riferiscono i media americani – ha concesso la grazia a rappresentanti eletti e funzionari pubblici per proteggerli da “procedimenti giudiziari ingiustificati e politicamente motivati”. Tra questi anche Anthony Fauci, l’ex responsabile del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, diventato una sorta di parafulmine per le critiche della destra durante la pandemia di Covid-19. Tra le altre figure che Biden ha deciso di proteggere da Trump anche l’ex generale Milley e ai membri del Congresso che hanno fatto parte del comitato della Camera incaricato di indagare sull’insurrezione al Campidoglio del 6 gennaio 2021.
Tutto si è svolto in una Washington blindata
È il giorno da molti atteso, quello del formale passaggio di consegne tra i due politici: il tycoon ha giurato come 47° presidente degli Stati Uniti, facebdo ritorno alla Casa Bianca per un secondo mandato (non consecutivo) dopo la vittoria alle elezioni di novembre 2024. Washington è apparsa blindata per la cerimonia tenutasi nella Rotonda del Campidoglio. Il primo a prestare giuramento è stato vicepresidente J.D. Vance, seguito da Trump. Poi il discorso che celebra questo nuovo corso.
Inizia la “rivoluzione del buon senso”
Il nuovo inquilino della Casa Bianca ha detto alla nazione: “Torno alla presidenza fiducioso e ottimista che stiamo iniziando una nuova emozionante era di successo nazionale. Un’ondata di cambiamento sta investendo il Paese”. E poi l’annuncio: “Oggi firmerò una serie di storici decreti esecutivi. Con queste azioni daremo inizio al completo ritorno dell’America e alla rivoluzione del buon senso. Il mio messaggio oggi agli americani è che è tempo per noi di agire ancora una volta con coraggio, vigore e vitalità”.
Tra gli ospiti anche la Meloni
Presenti all’evento molti leader mondiali tra cui anche la nostra premier Giorgia Meloni che al suo arrivo ha detto: “Penso che sia estremamente importante per una nazione come l’Italia, che ha rapporti estremamente solidi con gli Stati Uniti, dare una testimonianza della volontà di continuare e, semmai, rafforzare quella relazione in un tempo in cui le sfide sono globali e interconnesse”. Dal Vaticano il messaggio di Papa Francesco dove si invoca con fornza che “negli Usa non ci sia spazio per l’esclusione”, invitanto Trump a “promuovere la pace tra i popoli”.
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