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La faccia dura di Kamala Harris fa scalpore: “Ho una pistola e sono pronta a usarla”

La vicepresidente Usa, intervistata da Oprah Winfrey, si lascia andare a dichiarazioni inaspettate sul possesso di armi da fuoco. Una strategia elettorale o un infortunio mediatico?

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    Durante un’intervista con Oprah Winfrey, Kamala Harris ha fatto discutere con un’affermazione destinata a far rumore: “Se qualcuno irrompe in casa mia, gli sparo”. Una frase che, detta dalla vicepresidente degli Stati Uniti e candidata alla presidenza, non può passare inosservata. Sorridendo, ha aggiunto: “Probabilmente non avrei dovuto dirlo, ma il mio staff se ne occuperà più tardi”. Un’uscita che ha diviso l’opinione pubblica e ha subito alimentato polemiche e dibattiti sui social e nei media americani.

    La posizione di Harris sul controllo delle armi: un equilibrio precario

    La vicepresidente ha sottolineato di possedere un’arma e di non essere contraria al diritto sancito dal secondo emendamento della Costituzione americana, ma ha anche ribadito la necessità di maggiori controlli e sicurezza. “Non vogliamo togliervi le armi, vogliamo solo evitare che qualcuno spari ai vostri figli a scuola,” ha detto. Una posizione, la sua, che cerca di bilanciare la sensibilità di un elettorato democratico preoccupato dalla proliferazione delle armi da fuoco e quella di cittadini moderati che vedono il possesso di un’arma come una garanzia di difesa personale.

    Una strategia calcolata o un infortunio elettorale?

    La battuta di Harris potrebbe essere stata un tentativo di rassicurare quella fetta di elettorato che considera la proprietà di armi un diritto imprescindibile. Tuttavia, c’è chi teme che possa aver fatto un passo falso, alienandosi parte dei democratici più radicali, contrari a qualsiasi forma di armamento privato. Le elezioni si avvicinano e ogni parola, ogni frase, ogni battuta può fare la differenza. Con i sondaggi ancora incerti, questo scivolone – se tale è stato – potrebbe costarle caro, o magari rivelarsi un abile colpo di scena per avvicinare l’elettorato indeciso.

    Una dichiarazione che divide

    Il dibattito sull’uso delle armi negli Stati Uniti è sempre rovente. Da un lato, c’è chi ha accolto con favore le parole di Harris, interpretandole come una presa di posizione pragmatica: difendersi in casa è un diritto di tutti. Dall’altro, c’è chi vede in queste dichiarazioni un pericoloso scivolamento verso la normalizzazione dell’uso della forza. E se c’è una cosa certa in tutta questa vicenda, è che la battuta di Kamala Harris ha colpito nel segno, sollevando interrogativi sulla vera portata del suo messaggio.

    Ora resta da vedere come evolverà la campagna elettorale e se Harris deciderà di tornare sull’argomento o di lasciarlo cadere nel dimenticatoio. La corsa alla Casa Bianca è ancora lunga e ogni parola pesa come un macigno.

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      Il Papa: “Attenti, il diavolo entra dalle tasche, diffondiamo il profumo di Cristo”.

      Durante l’udienza generale, Papa Francesco ha sottolineato l’importanza di coltivare le virtù come amore, gioia e pace, avvertendo che il diavolo spesso entra nella nostra vita “dalle tasche”, ovvero attraverso l’attaccamento ai beni materiali. Ha inoltre rinnovato il suo appello per la pace in Ucraina, Myanmar e altri paesi colpiti dalla guerra.

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        “I cristiani non diffondono il profumo di Cristo, ma il cattivo odore del proprio peccato.” Con queste parole, Papa Francesco ha lanciato un avvertimento durante l’udienza generale in aula Paolo VI, mettendo in luce come il peccato corrompa la purezza dell’anima cristiana, allontanandola da Gesù. Il Papa ha sottolineato che il diavolo trova il suo ingresso nella vita delle persone proprio attraverso le tasche, un riferimento chiaro all’attaccamento ai beni materiali e al denaro, che spesso portano l’uomo a deviare dal cammino della fede.

        Francesco ha parlato con fermezza dell’importanza di coltivare una vita spirituale autentica, basata sui “frutti dello Spirito”, tra cui amore, gioia, pace, magnanimità e bontà. Ha evidenziato come queste virtù siano il vero “buon odore di Cristo” che i cristiani dovrebbero portare nel mondo, contrariamente al “cattivo odore” generato dal peccato. Secondo il Papa, chi vive con gioia la propria unzione divina, diffonde attorno a sé una fragranza spirituale che può trasformare le comunità e le famiglie.

        Il richiamo del Pontefice è un invito a tutti i cristiani a riflettere sulla propria condotta e a sforzarsi di vivere una vita che testimoni veramente la presenza di Cristo. Attraverso l’unzione dello Spirito Santo, ricevuta per la prima volta nel battesimo, ogni credente è chiamato a essere profumo di Cristo nel mondo, una missione che richiede costanza, dedizione e una continua purificazione dalle tentazioni e dai peccati.

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          Mondo

          Elon Musk e il flop elettorale: l’effetto boomerang della danza pazza sul palco con Trump

          L’ultimo mese prima delle presidenziali vede democratici e repubblicani alla rincorsa di sondaggi sempre più dettagliati, ma la mossa dei repubblicani con Elon Musk si rivela un boomerang mediatico. Ecco cosa ci dicono i dati.

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            Con meno di un mese al voto, democratici e repubblicani intensificano le loro strategie, affidandosi a sondaggi dettagliati per capire come spostare i consensi. La mossa di portare Elon Musk accanto a Donald Trump sul palco di Butler, Pennsylvania, si è rivelata, però, un passo falso. La sua performance, caratterizzata da un saltello imbarazzante e uno sguardo a metà tra l’inquietante e il comico, non ha sortito l’effetto sperato: l’opinione pubblica è rimasta fredda e i sondaggi non mostrano un significativo cambiamento.

            Secondo il sito FiveThirtyEight, Kamala Harris, candidata democratica, mantiene un vantaggio medio di 2,6 punti percentuali a livello nazionale. Altri sondaggi la danno avanti di 4-5 punti, ma, come sappiamo, il sistema elettorale americano può riservare sorprese. Nel 2016, Hillary Clinton perse nonostante un margine di quasi 3 milioni di voti nel conteggio popolare.

            Il partito repubblicano sta quindi cercando di ricalibrare la campagna elettorale. Persino il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha pubblicamente smentito Trump, che accusava Biden di negligenza dopo l’uragano Milton, nel tentativo di moderare i toni e avvicinarsi all’elettorato più moderato.

            Dal lato democratico, la sfida è duplice. La campagna di Kamala Harris sta valutando se far tornare Barack Obama in scena per gli ultimi comizi. Il suo carisma potrebbe essere un vantaggio, ma resta il dubbio se la sua immagine riesca ancora a spostare voti negli stati del Midwest, che furono cruciali per Trump nel 2016.

            Un altro dilemma per i democratici riguarda il crescente malcontento dei movimenti giovanili pro-Palestina, storicamente vicini alla sinistra del partito. Delusi dalla posizione filo-israeliana di Harris, questi gruppi potrebbero decidere di boicottare il voto o, in alcuni casi estremi, persino sostenere Trump, minando così la solidità della base democratica.

            In sintesi, il panorama pre-elettorale è tutt’altro che stabile, e l’effetto “Musk” rischia di rivelarsi un boomerang per i repubblicani.

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              Julian Assange: “Colpevole di giornalismo, non di crimini”. l fondatore di WikiLeaks parla dopo la scarcerazione

              Dopo oltre un decennio di battaglie legali e detenzione, Julian Assange racconta la sua esperienza a Strasburgo: la prigione, la libertà conquistata a caro prezzo e la sua ferma difesa del giornalismo come strumento essenziale per la democrazia.

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                Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, è tornato a parlare in pubblico dopo la sua scarcerazione lo scorso giugno, avvenuta grazie a un patteggiamento con il Dipartimento di giustizia americano. Nel suo discorso al Consiglio d’Europa, a Strasburgo, Assange ha fatto una dichiarazione potente: “Alla fine ho scelto la libertà, piuttosto che una giustizia irrealizzabile”. Visibilmente provato, ha descritto i lunghi anni di detenzione a Belmarsh, una prigione di massima sicurezza a Londra, come un’esperienza che ha segnato profondamente la sua salute fisica e psicologica.

                Assange ha spiegato che non è libero oggi grazie al sistema giudiziario, ma perché si è dichiarato “colpevole di giornalismo”. “Mi sono dichiarato colpevole di aver cercato informazioni, di averle ottenute e di averle rese pubbliche”, ha affermato, sottolineando come il suo lavoro fosse semplicemente giornalismo investigativo, un’attività che considera fondamentale per la democrazia.

                Accompagnato dalla moglie Stella e dal direttore di WikiLeaks, Kristinn Hrafnsson, Assange ha criticato duramente il sistema giudiziario americano e ha svelato che l’accordo di estradizione gli ha impedito di rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti Umani. “La giustizia per me è ormai esclusa”, ha dichiarato, ribadendo che la sua lotta era volta a informare l’opinione pubblica su verità scomode, come quelle sui crimini di guerra in Afghanistan e Iraq.

                Nel suo intervento, Assange ha voluto ricordare al mondo che il giornalismo investigativo è essenziale per una società libera. Ha voluto far capire che, nonostante la sua scarcerazione, le battaglie legali e politiche non sono finite.

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