Politica
La guerra (negata) tra Meloni e Mediaset: un conflitto fatto di ciuffi, dossier e ritorsioni
Dalla vicenda Giambruno agli ultimi sviluppi con Maria Rosaria Boccia, il rapporto tra la premier e il network dei Berlusconi è segnato da continui scontri, smentite e atti ostili. Un conflitto che si gioca tra accuse di dossieraggio e colpi al cuore del Biscione, mentre Mediaset potrebbe tornare a flirtare con la sinistra.

Cosa mai potrebbero avere in comune Maria Rosaria Boccia e Andrea Giambruno, oltre a un ciuffo che sfida le leggi della gravità? Sembrerebbe poco, se non fosse che entrambi sono diventati, loro malgrado, protagonisti di un conflitto silenzioso ma sempre più evidente tra il governo di Giorgia Meloni e l’impero mediatico dei Berlusconi. L’intervista a Mediaset di Boccia, annunciata e poi misteriosamente cancellata dal talk show di Bianca Berlinguer, è solo l’ultimo atto di una guerra fredda che dura ormai da tempo.
Un’invasione inaspettata: Maria Rosaria Boccia a Mediaset
Maria Rosaria Boccia, esperta pompeiana ed ex consulente dell’ormai ex ministro Gennaro Sangiuliano, doveva apparire su Rete4, ma la sua intervista è stata cancellata all’ultimo minuto. Un atto in cui in molti hanno voluto leggere un’intervento della premier Meloni, irritata per le possibili accuse alla sorella Arianna. Dopo un invito, quello di Bianca Berlinguera a Mediaset, che la premier ha subito classificato come un ‘atto ostile’. Ma questa non è certo la prima volta che i rapporti tra il governo e Mediaset sono stati messi alla prova. Il caso Boccia va infatti ad arricchire un archivio già corposo di tensioni, minacce e ritorsioni che si sono susseguite negli ultimi due anni.
Il caso Giambruno: un ciuffo che fa tremare Palazzo Chigi
Ricordiamo tutti la celebre vicenda di Andrea Giambruno, il giornalista di Rete4 e all’epoca compagno della premier. Quando i fuorionda compromettenti sono stati mandati in onda da Striscia la Notizia, a Fratelli d’Italia non hanno certo preso bene l’attacco. Si parlò di “dossieraggio” e si accusò apertamente Mediaset di cannoneggiare Palazzo Chigi. La situazione precipitò rapidamente, portando alla fine della relazione tra Giambruno e Meloni, e a un temporaneo crollo in borsa dell’azienda dei Berlusconi. Solo l’intervento pacificatore di Marina Berlusconi riuscì a calmare le acque, con la presidente di Fininvest che definì Meloni “una donna che stimo molto”.
La guerra degli spot: Rai contro Mediaset
Ma le tensioni non si fermarono lì. Poco dopo, il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, propose di innalzare il tetto della pubblicità per la Rai, una mossa vista da Forza Italia come un colpo diretto al cuore del Biscione. Non era la prima volta che si parlava di tagliare il canone e di aumentare gli spot per la Rai, e non sarebbe stata l’ultima. Quando Forza Italia mostrò una certa rimonta alle Europee a discapito della Lega, Salvini non perse tempo a brandire nuovamente quella pistola sul tavolo, rilanciando l’idea di tagliare il canone Rai.
Pier Silvio Berlusconi e il ruolo di Mediaset
In questo contesto, il rapporto tra Rai e Mediaset continuò a deteriorarsi. Pier Silvio Berlusconi accusò la Rai di mancato servizio pubblico e di comportarsi come una tv commerciale per inseguire ascolti in calo. Tuttavia, il gelo tra Meloni e il figlio del Cavaliere si sciolse temporaneamente dopo un incontro che portò la premier a ritornare negli studi di rete4, a Quarta Repubblica. Seguì una fase di relativa calma, durante la quale il governo sembrava favorire Mediaset con un decreto che riduceva i fondi per le produzioni indipendenti come Sky e Netflix, guadagnandosi l’appellativo di “pro Mediaset”.
L’eskimo della sinistra: Mediaset flirta con la dem Schlein?
Tuttavia, i rapporti si incrinarono di nuovo quando Marina Berlusconi criticò apertamente il governo sui diritti civili, palesando una certa simpatia per Elly Schlein, leader del PD. Una mossa che innervosì non poco gli alleati di destra, preoccupati che Mediaset potesse tornare a indossare l’eskimo della sinistra, come osservò il Foglio nei mesi bui della crisi Giambruno.
Un conflitto negato, ma evidente
Così, tra accuse di dossieraggio, ritorsioni economiche e colpi bassi mediatici, la tensione tra il governo Meloni e Mediaset continua a crescere. Ufficialmente, entrambe le parti negano ogni ostilità, ma i segnali di una guerra fredda sono ormai evidenti. Forse non sarà un conflitto dichiarato, ma le schermaglie tra Palazzo Chigi e la galassia Berlusconi sono destinate a continuare. E mentre il ciuffo di Giambruno e quello di Boccia ondeggiano nel vento delle polemiche, resta da vedere chi vincerà questa battaglia sotterranea.
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Politica
Matteo Salvini compra casa a Roma: nuovo appartamento mentre cresce l’attesa per le nozze con Francesca
La coppia, insieme dal 2019, convive già a Roma ma continua a smentire nozze imminenti. Intanto Francesca, 32 anni, produttrice cinematografica e social media manager, resta la presenza più costante nella vita del ministro. Salvini, dopo la rottura con Elisa Isoardi, ha trovato stabilità e complicità al suo fianco.

Un appartamento nuovo, in una delle zone più prestigiose di Roma, a pochi passi dalla Farnesina. Matteo Salvini ha scelto di investire nella Capitale, segno che la sua vita privata e politica continua a gravitare intorno alla città. Con lui, come sempre, c’è Francesca Verdini, la compagna che dal 2019 è al suo fianco e che molti vedono già in abito bianco, nonostante le continue smentite del ministro su un matrimonio imminente.
Francesca Verdini, nata a Firenze il 27 luglio 1992, è la figlia dell’ex parlamentare Denis Verdini e di Simonetta Fossombroni. Cresciuta soprattutto con il padre, ha due fratelli più grandi, Tommaso e Diletta. A 18 anni si è trasferita a Roma per studiare alla Luiss, dove si è laureata in Economia e Direzione di Imprese. Proprio il giorno della laurea aveva dedicato parole sentite ai genitori, agli amici e a Matteo: «Sono stati i fari, i remi e la nave nel mio maremoto».
Il sogno di Francesca è sempre stato il cinema: nel 2017 ha fondato la società di produzione La Casa Rossa, di cui detiene il 95%. Parallelamente lavora a Mediaset come social media manager di Forum, continuando a muoversi tra televisione e cinema.
L’incontro con Salvini, allora vicepremier nel governo gialloverde, è avvenuto poco dopo la rottura del leader leghista con Elisa Isoardi. Da quel momento la relazione è diventata stabile: Francesca ha costruito un rapporto sereno anche con i figli del compagno e la coppia è apparsa spesso insieme in pubblico, senza mai nascondersi.
Il nuovo appartamento romano si aggiunge alle tappe di un percorso di coppia che ha resistito agli scandali politici e familiari. Il fratello di Francesca, Tommaso, è stato coinvolto nell’inchiesta Anas e ha patteggiato due anni per le vicende legate alle commesse pubbliche, ma lei ha sempre preferito restare lontana dalle polemiche. Oggi la figlia di Denis Verdini è la presenza discreta e costante accanto al ministro, tra un impegno politico e un set cinematografico. Le nozze, per ora, restano un’ipotesi. Ma l’acquisto della nuova casa conferma che la coppia guarda avanti.
Politica
Scatti hard, ricatti e massoneria: il caso Cocci scuote Fratelli d’Italia a Prato e rischia di travolgere le Regionali toscane
La Procura di Prato indaga da cinque mesi. Cocci ammette la foto inviata in chat e conferma il ruolo di segretario della loggia Sagittario, la stessa finita nell’inchiesta che ha portato alle dimissioni dell’ex sindaca Bugetti. Il Pd attacca: «Perché ha taciuto sulla sua affiliazione?»

Una vicenda di ricatti, scatti hard e massoneria rischia di far saltare i piani del centrodestra toscano in vista delle Regionali di ottobre. Al centro c’è Tommaso Cocci, 34 anni, avvocato e fratello dell’attore Marco, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale a Prato fino al commissariamento di giugno. Doveva essere uno dei nomi forti della lista meloniana, ma ora la sua candidatura è appesa alle indagini della Procura.
Tutto inizia a gennaio, con un adescamento online. Una foto privata inviata in chat viene usata come arma di ricatto: «Se ti candidi ti distruggiamo la vita», recitano le lettere anonime arrivate nelle settimane successive. Oltre all’immagine, sono state fatte circolare accuse pesanti: droga, comportamenti sessuali e legami con la massoneria. A marzo la segnalazione arriva ai pm, guidati dal procuratore Luca Tescaroli, che aprono un fascicolo per revenge porn ed estorsione.
Cocci ha denunciato pubblicamente la trappola: «Un caso di revenge porn all’interno di un tentativo di estorsione». In un video sui social ha accusato gli autori di aver orchestrato «un’infamia che spinge le persone a gesti estremi». L’ombra del movente politico, interno allo stesso partito, resta sul tavolo: «Sospetto che ci sia la mano di un collega in competizione per le Regionali», avrebbe confidato agli inquirenti.
Ma il caso si intreccia con un’altra vicenda che ha travolto la politica pratese: l’inchiesta della Dda fiorentina che a giugno ha portato alle dimissioni della sindaca Pd Ilaria Bugetti, accusata di corruzione. In entrambe le storie compare la loggia Sagittario, storicamente legata a Riccardo Matteini Bresci, imprenditore tessile e grande elettore locale, indagato per aver promesso pacchetti di voti. Cocci ammette di essere stato segretario della loggia, salvo precisare di essersi «messo in sonno» proprio a giugno.

Il cortocircuito politico è evidente: FdI aveva usato per mesi l’arma della “questione massonica” contro il Pd, e ora si ritrova con il suo uomo di punta nella stessa rete di sospetti. Il Partito Democratico ha colto l’occasione per passare al contrattacco. «Perché Cocci non ha dichiarato subito la sua appartenenza alla loggia? – attacca il segretario provinciale Marco Biagioni – E se Fratelli d’Italia lo sapeva, perché ha coperto la notizia?».
Intanto, la decisione sul futuro politico di Cocci è rimandata ai prossimi giorni. Il responsabile organizzativo FdI Giovanni Donzelli e la deputata pratese Chiara La Porta valutano se confermare la sua candidatura o puntare su un altro nome. Sullo sfondo resta un’inchiesta giudiziaria che promette di gettare nuove ombre su un voto già avvelenato.
Politica
Meloni torna social dopo il silenzio d’agosto: selfie con cappellino patriottico e occhiali neri, parte la campagna per le Regionali
Occhiali da sole, cappellino grigio con la scritta “Italia Original 1861” e un mezzo sorriso: Giorgia Meloni riaccende Facebook, Instagram e TikTok. Finite le ferie, comincia la maratona verso le Regionali di ottobre, dove il centrodestra rischia più di una scoppola.

Ferragosto con la figlia Ginevra, poi il silenzio. Nessuna foto di mare, nessuna passeggiata estiva, zero contenuti extra. Giorgia Meloni ha spento la macchina social per oltre due settimane, limitandosi alle uscite istituzionali. Ma adesso, con settembre alle porte e le Regionali in arrivo, la premier ha deciso che è tempo di riaccendere i motori della sua comunicazione digitale.

Il ritorno avviene con un selfie. Occhiali scuri a coprire lo sguardo, cappellino grigio con la scritta “Italia Original 1861”, lo stesso anno dell’Unità del Paese, e l’immancabile mezzo sorriso studiato a metà tra il familiare e il rassicurante. Non un discorso, non un proclama: una foto asciutta, senza fronzoli, il primo post “non istituzionale” dalla metà di agosto.
A Palazzo Chigi la chiamano “bestia in formato Meloni”, prendendo in prestito il termine che rese celebre la macchina social della Lega. In realtà, la premier ha costruito un suo modello: meno aggressivo di quello salviniano, ma capace di mescolare linguaggio diretto, immagini familiari e rimandi identitari. Un mix che, nelle ultime campagne elettorali, ha garantito risultati solidi.
Ora, però, la sfida è più delicata. Ottobre porta in dote una tornata di Regionali che rischiano di trasformarsi in un boomerang. Alcuni sondaggi interni segnalano il rischio di cadute pesanti in zone considerate roccaforti, e i malumori nella coalizione non mancano. Da qui la necessità di occupare ogni spazio mediatico: televisione, stampa e, soprattutto, i social.
Il messaggio del selfie è semplice: ci sono, riparto da qui. Con l’aggiunta del cappellino patriottico a ricordare le radici del partito e a strizzare l’occhio all’elettorato più fedele. Un simbolo da merchandising politico, buono per parlare tanto ai follower su Instagram quanto agli elettori di provincia che scrollano TikTok.
Le vacanze sono finite, la tregua digitale pure. Meloni sa che ogni voto passa anche da uno scatto studiato e che, in un’epoca in cui il consenso si misura a colpi di like, la vera campagna si combatte a colpi di stories e reel.
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