Connect with us

Storie vere

Professore universitario salva la casa dall’alluvione con i suoi calcoli: «Non sono riuscito ad avvisare gli altri, mi addolora»

Tomaso Trombetti, professore all’Università di Bologna, è riuscito a salvare la sua casa dall’alluvione grazie a una previsione calcolata del comportamento del torrente Ravone. Nonostante il suo successo, il rimorso di non essere riuscito a mettere in guardia altre persone lo lascia con un senso di dolore. L’alluvione del 19 ottobre ha devastato diverse abitazioni nel quartiere Andrea Costa, evidenziando la necessità di studi più approfonditi sui torrenti che scorrono sotto le città densamente abitate.

Avatar photo

Pubblicato

il

    Il maltempo che ha colpito il Bolognese il 19 ottobre ha causato danni ingenti in molte aree della città, ma per Tomaso Trombetti, professore di Ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali presso l’Università di Bologna, è stata la sua conoscenza tecnica a fare la differenza. Grazie alle sue abilità di calcolo, Trombetti è riuscito a prevedere l’esondazione del torrente Ravone, che scorre sotto via Andrea Costa, e a prendere misure preventive per proteggere la sua abitazione.

    Trombetti racconta come, osservando le condizioni meteo e conoscendo la conformazione idrologica della zona, è riuscito a intuire l’imminente disastro. “Il Ravone ha una strettoia nella zona di via Saffi, e sapevo che, in base ai miei calcoli, il torrente avrebbe esondato prima ancora di raggiungere quella zona, causando allagamenti nelle vie vicine come via Andrea Costa”, spiega il professore.

    Una difesa fatta di calcoli e terra

    Trombetti ha reagito immediatamente: alle 18 ha cominciato a scavare il suo giardino, riempiendo sacchi di terra per creare una barriera attorno alla sua abitazione. Con l’aiuto dei suoi figli, ha lavorato fino alle 22, riuscendo a proteggere la casa dal fiume di acqua e fango che si stava riversando sulla strada. “Ho spostato anche l’auto in un’altra zona, al sicuro”, aggiunge. L’ingegno e la prontezza hanno permesso a Trombetti di salvare la sua casa, ma il suo successo personale è stato accompagnato da un profondo rimorso.

    Il rimorso per non aver potuto avvisare gli altri

    “Mi addolora non aver fatto in tempo ad avvisare altre persone”, confessa il professore. Mentre la sua casa è rimasta intatta, molte delle abitazioni circostanti hanno subito danni devastanti. Nonostante il suo intervento abbia dimostrato l’efficacia della prevenzione e l’importanza della conoscenza tecnica, Trombetti non riesce a scrollarsi di dosso il rimorso di non essere riuscito ad allertare i suoi vicini.

    L’alluvione ha causato danni significativi nella zona, portando alla luce la necessità di studi più approfonditi sui torrenti sotterranei che scorrono sotto le città densamente abitate, come il Ravone. Trombetti sostiene che si dovrebbero avviare studi specifici per evitare disastri futuri, specialmente in aree urbane vulnerabili come quella in cui vive.

    Un monito per il futuro

    Oltre a salvare la sua casa, il professor Trombetti ha lanciato un chiaro messaggio sull’importanza della prevenzione e della conoscenza scientifica per affrontare situazioni di emergenza come quella vissuta il 19 ottobre. Il suo intervento tempestivo dimostra che una maggiore attenzione alla pianificazione urbana e alla gestione delle risorse idriche può fare la differenza tra una casa salva e una devastata.

    Questa esperienza solleva anche questioni più ampie su come le comunità possano prepararsi a eventi meteorologici estremi e sulla necessità di un intervento rapido ed efficace, non solo da parte delle autorità, ma anche dei singoli cittadini che, con le giuste conoscenze, possono contribuire a proteggere le loro abitazioni e quelle dei loro vicini.

    In futuro, la speranza è che episodi come questo possano essere prevenuti non solo grazie al calcolo e all’intuizione di un singolo, ma attraverso strategie di protezione più estese e condivise.

      SEGUICI SU INSTAGRAM
      INSTAGRAM.COM/LACITYMAG

      Storie vere

      A Biancavilla famiglie in lacrime davanti alla salma sbagliata: scambio di feretri in ospedale e mistero su chi abbia invertito le bare

      Lo scambio è avvenuto dopo il ricovero dei due uomini, coetanei, nello stesso ospedale di Biancavilla. Le bare tornano alle famiglie corrette, ma resta senza risposta la domanda chiave: quando e perché i feretri sono stati confusi?

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

      Autore

        A Biancavilla, nel Catanese, una famiglia ha vegliato per ore un uomo che non conosceva, convinta di trovarsi davanti al proprio caro estinto. La scena, quasi irreale, si è consumata in una casa privata dove parenti e amici avevano iniziato il rito del commiato. Nessuno aveva notato nulla di anomalo. L’allarme è scattato solo quando l’Azienda sanitaria provinciale di Catania ha contattato uno dei familiari, invitandolo a verificare l’identità della salma. Una richiesta insolita che ha subito acceso i sospetti.
        Il controllo, effettuato con maggiore attenzione, ha confermato il peggiore dei timori: la persona nella bara non era il loro congiunto. Da quel momento la situazione si è capovolta, trascinando entrambe le famiglie in uno sconcerto difficile da spiegare.

        Due uomini, stesso ospedale, età simile

        Le informazioni raccolte indicano un punto comune: i due defunti, uomini di età simile, erano stati ricoverati nel medesimo ospedale, il “Maria SS. Addolorata” di Biancavilla. È lì che le loro strade si sarebbero incrociate per l’ultima volta.
        Le operazioni successive – preparazione delle salme, trasferimenti, consegna delle bare – rappresentano una catena lunga, fatta di passaggi tecnici e procedure che, in teoria, riducono al minimo la possibilità di errori. Ma qualcosa, questa volta, non ha funzionato. E le famiglie, ignare, hanno accolto due feretri invertiti senza sospettare alcuno scambio.

        Un errore ancora senza autore

        Resta ora la domanda più scomoda: chi ha invertito le bare? E soprattutto, in quale momento della procedura è avvenuta la confusione?
        L’Asp ha segnalato l’accaduto e dovrà ricostruire ogni fase, dai reparti al deposito delle salme, fino al passaggio alle imprese funebri. Errori del genere sono rari, ma quando accadono lasciano dietro di sé non solo disagi burocratici ma ferite emotive profonde.
        Le due famiglie, dopo ore di smarrimento, hanno finalmente riavuto indietro i rispettivi defunti. Un epilogo necessario, ma che non cancella lo choc di aver pianto un estraneo, né le domande ancora aperte su una vicenda che richiede chiarezza.

          Continua a leggere

          Storie vere

          La superiora coinvolta in una chat erotica col prete, ma le suore negano

          La religiosa a capo del Most Holy Trinity di Arlington è stata accusata di aver violato il voto di castità con telefonate sconce con un prete. Il vescovo locale vuole prendere il controllo della struttura, ma le suore si sono ribellate

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

          Autore

            La saga del monastero Most Holy Trinity di Arlington, Texas, è diventata la trama principale di una telenovela dall’andamento tanto imprevedibile quanto scandaloso. Il palcoscenico di questa storia boccaccesca è un monastero in lotta tra suore ribelli e un vescovo determinato, con tanto di violazione dei voti di castità e telefonate sconce a un prete.

            Le suore carmelitane hanno alzato la voce, sfidando il Vaticano e denunciando il vescovo locale e l’Association of Christ the King. La battaglia per il controllo del monastero e dei suoi trenta ettari di terreno è diventata un vero e proprio campo di battaglia legale, con milioni di dollari in gioco e un’accusa di violazione dei voti sacri che avrebbe fatto arrossire persino il Papa.

            Il Vaticano ha emesso un decreto assegnando il controllo del monastero a un’organizzazione privata cattolica, scatenando una guerra legale senza precedenti. Ma le suore non si sono arrese facilmente: hanno chiesto di bloccare il provvedimento e hanno denunciato il vescovo locale per tentativo di appropriazione indebita.

            Ma la vera bomba è stata la rivelazione dei loschi affari della madre superiora, Teresa Agnes Gerlach, accusata di aver rotto il voto di castità con telefonate sconce a un prete di un altro monastero. Un’indagine interna condotta dal Vaticano ha portato alla rimozione di Gerlach, ma la madre superiora non si è data per vinta, sostenendo di essere vittima di un complotto ordito dal vescovo per prendere il controllo del monastero.

            Il tribunale diventa così il palcoscenico di una battaglia epica, con suore coraggiose che lottano per difendere la loro casa e il loro onore. La richiesta di 100 mila dollari di risarcimento è solo l’ultima mossa in questa partita che sembra non avere fine.

            Ma mentre il pubblico si prepara a scrutare ogni mossa sul palcoscenico del tribunale, ci si chiede: chi sarà il vincitore di questa battaglia? Le suore sono pronte a tutto pur di difendere il loro monastero, e il vescovo dovrà fare i conti con una rivolta che potrebbe mandare in fumo i suoi loschi piani.

              Continua a leggere

              Storie vere

              Basta mollo tutto e vado a vivere in un container! La scelta per una vita autosufficiente

              Questa giovane donna dimostra che è possibile vivere in modo diverso e trovare felicità e serenità in uno stile di vita minimalista. Ma per forza in un container…?

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

                Robyn Swan, una giovane donna di 33 anni, ha deciso di cambiare radicalmente la sua vita vendendo tutto ciò che possedeva per vivere in un container, immersa nella natura della Scozia. La sua scelta, lontana dai canoni tradizionali, è stata motivata dal desiderio di diventare autosufficiente, ridurre il proprio impatto sull’ambiente e ritrovare serenità e libertà. Robyn ha venduto tutti i suoi beni, inclusi l’auto, i mobili e la televisione, per finanziare l’acquisto di un terreno vicino a Stirling, dal valore di 220mila euro. Ha poi collocato sul terreno un container, acquistato per 5mila euro, che è diventato la sua nuova abitazione. Per otto mesi, Robyn ha vissuto senza elettricità, ma successivamente ha installato pannelli solari, rendendo la sua casa energeticamente autosufficiente.

                Uno stile di vita autosufficiente

                La vita di Robyn si basa su un modello di autosufficienza e semplicità. Coltiva il proprio cibo, alleva polli, conigli e maiali, e raccoglie l’acqua piovana per il fabbisogno quotidiano. Per sostenersi, lavora come dog walker a tempo pieno. Condivide questa esperienza con il suo socio, Luke, un elettricista di 29 anni che ha contribuito a rendere possibile il progetto. Grazie al suo impegno, Robyn riesce a vivere con circa 300 euro al mese. Le sue spese principali sono limitate alla tassa comunale, al cibo e al telefono. Non avendo affitto o bollette energetiche significative, riesce a mantenere un tenore di vita semplice ma appagante.

                Ma perché questa scelta?

                La decisione di Robyn non è stata dettata solo da motivi economici, ma anche dal desiderio di vivere in modo più sano e sostenibile. “Volevo sapere esattamente cosa c’è nel cibo che consumo, produrlo da sola mi dà questa certezza“, ha spiegato. Inoltre, vivere lontano dalla civiltà le permette di essere preparata ad affrontare eventuali crisi globali, come una carenza alimentare. Pur riconoscendo che questo stile di vita può essere fisicamente impegnativo, Robyn lo descrive come profondamente appagante. “Mi dà tranquillità,” ha detto, spiegando che la connessione con la natura e la consapevolezza di essere autosufficiente contribuiscono al suo benessere generale.

                Vuoi andare anche tu a vivere in un container? Ecco qualche informazione pratica

                Vivere in un container richiede adattamenti pratici e creativi. Robyn ha dimostrato che, con le giuste soluzioni, questa scelta abitativa può essere comoda e sostenibile. Per prima cosa biosgna munirsi di pannelli solari per la produzione di energia elettrica. Poi biosgna pensare alla raccolta dell’acqua piovana. Acqua che serve per l’irrigazione delle colture e le necessità quotidiane. Quindi dal punto di vista della gestione degli spazi è indipensabile organizzare il container in modo funzionale per includere zona notte, cucina e spazio di lavoro. Infine cointainer o non container biosgna pensare a come procurarsi la pappa quotidiana. Insmma bisogna darsi da fare per raggiungere una autosufficienza alimentare. Robyn coltiva verdure e alleva animali, riducendo così la dipendenza da fonti esterne. E voi lo sapreste fare?

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù