Gossip
Belen Rodriguez si spoglia (ancora) e risponde alle critiche per la figlia: «Non sarei Belen»
Belen Rodriguez non abbassa la testa: prima difende la scelta di mostrare la figlia su Instagram, poi posa nuda sulla sabbia, coperta solo da mani e una maschera intima. «Non sarei Belen», scrive, trasformando le polemiche in benzina per l’ennesima provocazione.

Prima le critiche, poi la risposta che più Belen non si può. La Rodriguez, bersagliata sui social per l’esposizione della figlia Luna Marì, ha deciso di ribaltare il tavolo: via il bikini, via i filtri, solo pelle, sabbia e una maschera a coprire il minimo indispensabile. Lo scatto, pubblicato con una semplice farfallina in didascalia, è già virale.









La miccia era stata accesa pochi giorni prima, quando alcuni follower – tra cui Ema Stokholma – avevano puntato il dito contro l’argentina accusandola di usare la figlia per ottenere like. «Ma cosa state facendo ai vostri figli? Non vi rendete conto dei pericoli di mostrarli sempre online?», aveva scritto la conduttrice, ricordando «che razza di uomini ci sono in rete».
Belen non ha fatto attendere la sua replica, scrollandosi di dosso moralismi e prediche: «Esposta a cosa? Amore della mia vita, la gente qui vive con il cellulare puntato su di me e sui miei figli. Non siamo più nel periodo analogico». E ancora: «È mia figlia e questo Instagram è il mio album pubblico, decido io per noi».
Archiviata (almeno per lei) la questione, ecco la contromossa: nelle storie un video in cui cammina nuda sulla spiaggia, poi la foto “ufficiale” nel feed. Le mani a coprire il seno, la maschera intima al posto del costume e lo sguardo diretto in camera, senza un filo di imbarazzo. Un gesto che suona come dichiarazione di indipendenza e avvertimento: non c’è polemica che tenga quando c’è un’immagine che parla da sola.
A 39 anni, Belen sembra più che mai decisa a restare fedele al personaggio che ha costruito: sensuale, provocatoria, impermeabile alle critiche. Perché, come ha scritto lei stessa, «non sarei Belen» se rinunciasse a essere esattamente così.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Gossip
Elisabetta Gregoraci difende Nathan Falco: «Non è un figlio di papà, parla quattro lingue e ha la paghetta»
Tra mare e relax in Sardegna, Elisabetta Gregoraci non lascia passare le accuse social al figlio Nathan Falco. «Chi lo conosce sa che è lontano dal cliché del figlio di papà», dice. E anche Briatore assicura: «Partirà dal basso, come cameriere»
Testo

Basta una foto al mare con mamma Elisabetta per accendere il dibattito. Nathan Falco, 15 anni, figlio di Gregoraci e Flavio Briatore, è tornato in Italia per le vacanze dalla Svizzera, dove frequenta una prestigiosa boarding school. Sotto le immagini pubblicate dalla conduttrice, non sono mancati i commenti al vetriolo sul presunto stile di vita da “privilegiato”.
Gregoraci, però, non ha incassato in silenzio. «Non penso affatto, chi conosce Nathan sa che è ben lontano dal cliché del figlio di papà: parla quattro lingue, ha una paghetta da gestire e cresce tra valori, disciplina e responsabilità», ha scritto, rivendicando un’educazione costruita su regole chiare.
Della questione si era già occupato anche Briatore, spiegando che il figlio «non arriverà alla guida del business di famiglia per diritto di nascita». Anzi: «Partirà da zero, facendo il cameriere, come ho fatto io. È fondamentale se vuole un giorno diventare manager». L’imprenditore ha però ammesso che non è facile non viziarlo: «Va bene a scuola, conosce tutti i dipendenti dei nostri ristoranti. La paghetta? 500 euro al mese».
Nathan Falco una piccola incursione nel mondo degli affari l’ha già fatta: a 12 anni era stato nominato CEO di una società del padre dedicata agli NFT. Ma per i genitori, il percorso è ancora tutto in salita. «Tra noi due sono io la severa, quella dei no – ha raccontato Gregoraci –. Oggi magari gli danno fastidio, ma un giorno li apprezzerà. Già parte da una base fortunata, e proprio per questo deve capire il valore delle cose».
Un’educazione da “manager in prova” che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe tenere lontano il ragazzo dall’etichetta più temuta da mamma Eli: quella di figlio di papà.
Gossip
Pier Silvio Berlusconi tra business e amore: conquista l’Europa con Mfe e ritrova la sua rotta a Paraggi con Silvia Toffanin
Leader visionario e stratega del broadcasting europeo, a Paraggi si dedica a Silvia Toffanin e ai figli, tra mare, sport e una complicità che dura da vent’anni.

Pier Silvio Berlusconi naviga su due rotte parallele: quella del business televisivo che lo porta a giocare partite decisive in Europa, e quella più intima che lo riporta sempre a casa, tra le acque turchesi di Paraggi. Mentre guida l’operazione di rilancio dell’offerta di Mfe-MediaForEurope su ProSiebenSat.1, con l’obiettivo di consolidare un’alleanza strategica tra Italia, Germania e Spagna, l’amministratore delegato trova il tempo per un’estate di equilibri perfetti.

A raccontarlo è il settimanale Chi, che mostra un leader capace di tenere la barra dritta nel mare complesso dell’industria televisiva europea senza mai perdere il contatto con ciò che davvero conta: la famiglia. Nel suo piano industriale, Pier Silvio punta a una visione che va oltre le sinergie tecniche: valorizzare le identità locali all’interno di un progetto comune, con lo sguardo fisso sulle sfide future del broadcasting.

Ma quando non è nei consigli di amministrazione, lo si trova a Paraggi. Qui, tra baci rubati, sorrisi e gite in sup, ritrova il suo centro accanto a Silvia Toffanin. Le foto raccontano una complicità silenziosa, fatta di gesti naturali e sguardi che non hanno bisogno di parole. Un legame che si nutre anche della capacità di rispettare gli spazi reciproci: lei impegnata con Verissimo e pronta al ritorno con This is me insieme a Maria De Filippi; lui a disegnare palinsesti e strategie, senza mai sovrapporre piani o ruoli.

Al centro resta la famiglia. Lorenzo Mattia, il primogenito, coltiva la passione per il pugilato; Sofia Valentina, che a settembre compirà dieci anni, riempie le giornate di mare e risate. Due figli cresciuti lontano dal clamore, con valori solidi che Pier Silvio e Silvia hanno voluto proteggere, costruendo una quotidianità fatta di normalità e sport.
Sul fronte televisivo, l’estate ha già regalato una prima soddisfazione: il ritorno in access prime time de La ruota della fortuna con Gerry Scotti, che ha riportato in alto gli ascolti. Con uno stile editoriale che privilegia l’approfondimento e la pluralità dei contenuti, Pier Silvio non si limita a gestire numeri e azionisti: partecipa attivamente alla creazione di un’offerta che vuole parlare a un pubblico sempre più ampio e variegato.
È il ritratto di un manager che sa muoversi tra le stanze dei bottoni di Milano e i silenzi della sua Liguria, con la stessa determinazione. Un uomo che porta Mfe verso l’Europa, ma che non rinuncia alla sua baia, ai suoi affetti e a quell’idea semplice e potente di successo: avere tutto, ma non dimenticare mai ciò che conta davvero.
Reali
Meghan Markle e la marmellata che divide: successo commerciale ma disastro gastronomico. bocciato dalla critica
Che Meghan Markle avesse intenzione di costruire un impero lifestyle dopo aver detto addio alla vita da royal non era un mistero. Ma che la sua marmellata potesse scatenare una tale bufera, forse sì. Parliamo della “As Ever”, una confettura artigianale all’albicocca lanciata in tiratura limitata e andata esaurita in poche ore. Un prodotto che ha fatto notizia non tanto per il gusto – che in pochi hanno potuto realmente provare – quanto per le critiche feroci che ha ricevuto da un’esperta del settore.

Donna Collins, figura di riferimento nel mondo delle conserve con il suo marchio Jelly Queens. Collins, senza mezzi termini, ha definito la marmellata “un fallimento”, mettendo in discussione sia la consistenza che la qualità degli ingredienti. E a quel punto, il barattolo si è rotto. Secondo l’esperta, quella di Meghan non sarebbe nemmeno tecnicamente una marmellata, ma una “spread”, termine usato per indicare una conserva troppo liquida per essere spalmata con orgoglio. “È quello che succede quando una marmellata non riesce,” ha sentenziato. A nulla servirebbe l’utilizzo di buoni ingredienti, se la consistenza non è quella giusta.
Alla faccia dell’ambiente
Collins ha poi insinuato che le albicocche fossero coltivate “in modo convenzionale”, ovvero trattate con pesticidi, e ha criticato l’uso (o l’abuso?) della pectina, il gelificante naturale che dovrebbe garantire la giusta solidità al prodotto. Risultato? Una marmellata che per alcuni è icona del nuovo corso di Meghan, ma per altri è solo un vasetto da collezione – meglio se chiuso.
Comunque vada… è stato un successo
Eppure, nonostante i giudizi impietosi, la “As Ever” è riuscita in qualcosa che molte conserve sognano: diventare virale. I vasetti, venduti a 9 o 14 dollari l’uno, sono finiti nel giro di ore. Alcuni sostengono che il merito vada al nome dietro l’etichetta, più che al contenuto. Altri parlano di un’efficace strategia basata sulla scarsità, con una produzione volutamente limitata per creare attesa e desiderio. L’effetto Markle, insomma, ha funzionato ancora una volta, anche se più come fenomeno pop che come successo gastronomico.
La polemica infuria
Il dibattito intorno alla marmellata rivela una tensione più profonda: quella tra immagine e sostanza. Meghan Markle si sta reinventando come imprenditrice lifestyle, e il suo marchio è pensato per incarnare valori come autenticità, qualità artigianale e cura del dettaglio. Ma basta un prodotto poco riuscito a far crollare la narrazione? Non necessariamente. In fondo, ogni brand ha bisogno di tempo per trovare la propria voce, e un barattolo andato male può servire più di mille slogan per capire cosa migliorare.
Il peso del testimonial
È però lecito domandarsi quanto ci sia di genuino dietro a prodotti che portano il nome di una celebrità. Collins è stata molto chiara: “Tutti sappiamo che non è Meghan a cucinare la marmellata.” Una frase semplice, ma pungente, che rimette in discussione l’intera operazione. La duchessa ha davvero messo le mani in pasta o ha solo firmato un’etichetta? Finché il confine tra branding e passione personale resta sfumato, sarà difficile distinguere il business dall’autenticità.
In arrivo nuovi prodotti
Con il suo marchio “American Riviera Orchard”, Meghan Markle ha annunciato l’arrivo di altri prodotti: si parla di chutney, tè, oli e persino un vino – già oggetto di nuove polemiche. Riuscirà a convincere il pubblico che dietro le sue conserve c’è più sostanza che strategia? Per ora, il dibattito resta aperto. Quel che è certo è che la marmellata dell’ex duchessa ha fatto esattamente ciò che ogni prodotto sogna: farsi notare. Nel bene o nel male, di “As Ever” si parla. E tanto basta, almeno per cominciare.
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