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Gossip

Elisa Isoardi: “Per il momento non voglio figli. Ballando con le stelle è stata la mia terapia”

La conduttrice si confessa a La Volta Buona: l’infanzia con una madre forte e indipendente, il timore di diventare genitore e la rinascita grazie a Milly Carlucci.

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    Elisa Isoardi si racconta senza filtri nel salotto di La Volta Buona, il programma di Caterina Balivo in onda su Rai 1. Tra carriera, vita privata e riflessioni profonde, la conduttrice rivela che, almeno per ora, non ha intenzione di avere figli e che la sua vera rinascita è arrivata grazie a Ballando con le stelle, in un momento particolarmente difficile della sua vita.

    Una donna indipendente e la lezione della madre

    Nel corso dell’intervista, Isoardi ha parlato di sua madre, descrivendola come una donna straordinaria che le ha insegnato il valore della forza e dell’indipendenza. Crescere con una figura materna così determinata ha segnato profondamente la sua visione della vita e dei rapporti personali. Sua madre si è separata quando lei aveva appena tre anni, ma nonostante le difficoltà non ha mai permesso che i conflitti influenzassero la crescita dei figli.

    Per questo motivo, Elisa ha sempre vissuto la separazione dei genitori con equilibrio e serenità, senza rancori o traumi. Ha raccontato che la madre non ha mai parlato male del padre e viceversa, un atteggiamento che considera un esempio di intelligenza e maturità, e che vorrebbe fosse più diffuso tra i genitori separati.

    Figli? Non per ora. E forse mai.

    Quando si parla di maternità, la conduttrice ammette di non sentirsi ancora pronta. Essere madre, per lei, è un atto di altruismo estremo e in questo momento della sua vita si definisce un po’ egoista sotto questo aspetto. Al di là di una scelta personale, riconosce che il fatto di non aver ancora trovato la persona giusta influisce sulle sue decisioni future. Per ora, il desiderio di avere un figlio non rientra nei suoi programmi.

    Non si tratta, però, di una chiusura definitiva: il suo punto di vista potrebbe cambiare con il tempo e con la giusta persona accanto. Tuttavia, per adesso, preferisce concentrarsi su se stessa e sulla sua crescita personale e professionale.

    Ballando con le stelle, la terapia inattesa

    Il periodo più difficile per Elisa Isoardi è arrivato nel 2020, quando nel giro di pochi mesi ha visto crollare due certezze: la sua relazione e il suo lavoro. Dopo cinque anni, la sua storia d’amore si era conclusa e, nello stesso periodo, la Rai aveva deciso di chiudere La Prova del Cuoco, il programma che amava e che l’aveva resa un volto popolare del piccolo schermo. A peggiorare la situazione, c’era anche il contesto del Covid, che rendeva ancora più incerto il suo futuro professionale.

    In quel momento di smarrimento, la chiamata di Milly Carlucci è stata una boccata d’ossigeno. Partecipare a Ballando con le stelle è stato un colpo di fortuna e, soprattutto, una terapia inaspettata. Elisa ha trovato in quel contesto un’opportunità di rinascita: lo show le ha permesso di mettersi alla prova, di superare le sue fragilità e di raccontarsi in modo autentico.

    Il percorso nel programma è stato tutt’altro che semplice. Lei e Raimondo Todaro sono arrivati in finale nonostante una serie di ostacoli fisici: durante il programma, lei si è quasi rotta il malleolo, mentre lui si è dovuto operare d’urgenza di appendicite alla seconda serata. Un percorso intenso, fatto di sacrificio, dolore e determinazione, che alla fine si è trasformato in una vittoria personale, al di là della gara.

    Una donna che ha imparato a ricominciare

    Dopo quell’esperienza, Elisa Isoardi non ha mai smesso di ballare. Quella passione scoperta quasi per caso è diventata parte della sua vita, un modo per liberare energie, ritrovare se stessa e guardare avanti con una nuova consapevolezza. La danza è stata un mezzo per affrontare le difficoltà, un’ancora a cui aggrapparsi in un periodo di incertezza e solitudine.

    Oggi, Elisa continua il suo percorso tra televisione e nuove sfide, con una consapevolezza diversa: non ha più paura di ricominciare. Se la vita le ha tolto qualcosa, le ha anche regalato nuove opportunità. E per ora, la sua priorità resta lei stessa.

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      Gossip

      Chiara Ferragni, amore low-profile con Giovanni Tronchetti Provera: niente social, niente ristoranti glamour

      Ferragni e Tronchetti Provera non si mostrano insieme da settimane, alimentando speculazioni. Ma la realtà, raccontano gli avvistamenti, è opposta: famiglia allargata, passeggiate in centro, bambini e pranzi in locali semplici. La strategia? Zero ostentazione e massima protezione della nuova serenità.

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        Scomparsi dai social, ma tutt’altro che lontani. Chiara Ferragni e Giovanni Tronchetti Provera scelgono il silenzio e l’understatement come stile di coppia, ribaltando il copione dorato dell’amore da copertina. Nulla di orchestrato, nessuna posa. Solo normalità — parola che per due figure così abituate ai riflettori ha il sapore di una conquista.

        In una recente intervista in Spagna, l’imprenditrice digitale non ha esitato: è felice, innamorata e «spera che duri per sempre». Nessun proclama hollywoodiano, nessuna dichiarazione social. Una frase asciutta, quasi timida, arrivata mentre Milano sussurrava che quel legame, lontano dagli smartphone, stesse invece vacillando. E invece no: procede, e senza clamore.

        Lo confermano gli avvistamenti in centro città: niente locali di scena, niente cene stellate né auto nere all’uscita. Chiara e Giovanni scelgono bistrot semplici, prezzi popolari, piatti condivisi tra risate e richieste di bambini curiosi. Con loro Vittoria e Leone, e i figli di lui: una famiglia allargata che prova a respirare normalità. Tra un toast, un succo e un cappottino da abbottonare al volo.

        È un cambio di tono radicale, soprattutto per lei, regina del racconto digitale. Da mesi la narrazione personale è rallentata, filtrata, controllata. Niente foto di coppia, niente cuori o dediche. Solo qualche scatto in cui il dettaglio – un cappotto, una passeggiata, uno sguardo – suggerisce più di quanto mostri. Perché l’intimità, dopo tanto clamore, è diventata bene prezioso.

        La scelta del basso profilo è forse il segno più evidente di questo nuovo capitolo: non un amore urlato, ma custodito. A rimorchio, inevitabilmente, arrivano i pettegolezzi, alimentati proprio dall’assenza. Ma quando la porta si chiude e resta solo la vita vera, i social contano meno del sorriso di un bambino che chiede un’altra patatina.

        In un tempo in cui tutto deve essere mostrato per esistere, loro scelgono l’opposto. E nella semplicità — un tavolo vicino alla finestra, un piatto condiviso, una famiglia che prova a ricomporsi — trovano forse la forma più autentica di lusso. Tutto il resto può aspettare.

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          Reali

          Harry ironizza sui social: «I miei figli online a 35 anni. Le piattaforme trascinano i giovani in luoghi oscuri»

          Il duca di Sussex scherza sull’età giusta per concedere i social ai figli Archie e Lilibet, ma il messaggio è chiaro: «Meglio aspettare, è un tema che dovrebbe allarmare tutti». Nessun passo verso la cittadinanza Usa, e un auto-test sull’accento americano conclude l’intervista.

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            «I miei figli sui social a 35 anni». Harry lo dice ridendo, ma la risata non smorza la sostanza. Nel corso del podcast Hasan Minhaj Doesn’t Know, il duca di Sussex gioca con l’ironia e insieme mette le mani avanti: l’accesso di bambini e adolescenti alle piattaforme è, per lui e Meghan Markle, un terreno delicato. «I social stanno trascinando i giovani in luoghi molto oscuri», afferma. Dietro la battuta, l’eco di una preoccupazione genitoriale concreta. «Considerato ciò che sappiamo oggi, saremo molto più cauti nel permettere ai nostri figli di accedervi»

            La soglia “ragionevole”: quando sei davvero te stesso
            Harry non si limita all’ironia e una soglia la indica davvero: «Una buona età per entrare sui social è 21 anni, quando il cervello è formato e inizi a sapere chi sei». Non un divieto, ma una postura prudente, che però porta con sé un dilemma moderno: protezione o isolamento? «C’è il rischio che siano gli unici tra i loro amici a non esserci», ammette. Una riflessione che intercetta uno dei nervi scoperti della genitorialità contemporanea: trovare equilibrio tra autonomia digitale e tempo reale, tra libertà e salvaguardia.

            Nuova vita, vecchia identità
            Seduto davanti al comico americano, Harry alterna leggerezza e pensieri seri. Alla domanda su cosa sappiano Archie e Lilibet del suo lavoro, risponde con semplicità: «Sanno che aiuto gli altri». Lineare, quasi didascalico, lontano dalla retorica reale e più vicino alla quotidianità californiana che lui e Meghan raccontano come scelta di libertà e cura del proprio spazio personale.

            Sulla cittadinanza statunitense, però, frena: «Al momento non è nei piani». Nessuna fretta di mettere nero su bianco la trasformazione definitiva da principe britannico a cittadino americano. C’è un’identità che resta sospesa tra due mondi, un equilibrio ancora in costruzione.

            Un “yee-haw” per chiudere
            Non manca il gioco finale. Minhaj chiede a Harry di sottoporsi a un rapido test sull’accento americano. «Proviamo il tuo yee-haw», lo incalza. Il duca sorride, accetta, prova. Un gesto minimo che però racconta bene l’atmosfera: un principe che ha scelto di ridere, di esporsi con leggerezza, di smarcarsi dalla formalità.

            Tra una battuta e un monito, resta una linea chiara: crescere due figli in un mondo iperconnesso richiede scelte consapevoli. E forse anche un pizzico di ironia per non farsi travolgere.

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              Personaggi

              James Dean mito infranto? La verità dietro lo scandalo del ricatto dell’icona di una generazione ribelle

              Un nuovo libro rivela che la leggenda del cinema pagò 800 dollari a Rogers Brackett pochi giorni prima dell’uscita del film East of Eden. Un accordo rimasto segreto per 70 anni.

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                Partiamo scrivendo a chiare lettere che non ci sarà mai alcun possibile scandalo o insinuazione che potrà scalfire la figura di James Dean. Almeno per una certa generazione. Con il suo fascino ribelle e la tragica fine, la sua figura, immagine, mito da sempre affascina il pubblico e ne siamo certi continuerà a farlo generazione dopo generazione. Ma dietro al mito hollywoodiano si nasconde un lato più complesso e tormentato, svelato in parte da un nuovo libro di Jason Colavito, “Jimmy: The Secret Life of James Dean“.

                Il ricatto e il segreto, allora, inconfessabile

                Secondo il libro, Dean fu vittima di un ricatto da parte del suo ex amante, Rogers Brackett. Nel 1954, poco prima della prima di “East of Eden“, l’attore fu costretto a pagare una somma ingente per evitare che la loro relazione omosessuale venisse resa pubblica. Un segreto che, in un’America degli anni ’50 fortemente omofoba, avrebbe potuto distruggere la sua carriera. La rivelazione ha scosso il mondo del cinema e ha riacceso il dibattito sulla sessualità di Dean. Per anni, infatti, si sono susseguite voci e indiscrezioni sulla sua vita privata, ma questa è la prima volta che emergono prove così concrete di una relazione omosessuale e di un ricatto.

                James Dean e le conseguenze del suo segreto

                Secondo Colavito la paura di essere scoperto come gay spinse Dean a vivere una doppia vita, nascondendo la sua vera natura e subendo le pressioni di una società che non accettava la diversità sessuale. Questa situazione lo portò a vivere un profondo tormento interiore, che si riflette anche nelle sue interpretazioni cinematografiche. La rivelazione del ricatto getta una nuova luce sulla figura di Dean, svelando un uomo fragile e tormentato, lontano dall’immagine del ribelle invincibile. Ma al tempo stesso, sottolinea l’ipocrisia di un’epoca che celebrava la libertà e l’individualità, ma condannava chi si allontanava dai canoni della normalità.

                Un biopic per raccontare una storia nascosta

                La storia di Dean e Brackett ha ispirato anche la realizzazione di un nuovo biopic, che si concentrerà proprio sulla loro relazione. Il film, basato sul libro di memorie di William BastSurviving James Dean“, promette di svelare nuovi dettagli sulla vita privata dell’attore e di offrire uno sguardo più intimo e autentico sulla sua personalità. La notizia del ricatto ha suscitato reazioni contrastanti nel pubblico. Da un lato, c’è chi è rimasto scioccato e deluso dalla scoperta della vera natura di Dean. Dall’altro, c’è chi ha espresso solidarietà verso l’attore, vittima di un’epoca che non lo ha compreso. E che ancora stenta a farlo.

                Quanto l’omofobia ha influenzato la vita e le scelte di James Dean

                L’omofobia dilagante negli anni ’50 ha gettato una lunga ombra sulla vita di James Dean, plasmando le sue scelte e le sue azioni in modo profondo. La rivelazione del ricatto subìto dall’attore ha aperto una finestra su un mondo di segreti e paure che lo hanno accompagnato per tutta la sua breve esistenza. Nella società americana degli anni ’50 l’omosessualità era considerata una malattia mentale e un crimine in molti Stati. Chi veniva scoperto a praticare atti omosessuali rischiava il carcere, la perdita del lavoro e l’emarginazione sociale. In questo contesto, Dean si trovava in una situazione estremamente difficile che ha condizionato notevolmente le sue scelte professionali. Essere un attore gay significava rischiare di vedere distrutta la sua carriera e di essere ostracizzato dal pubblico.

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