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Gossip

Francesco Renga a cuore aperto: «Ambra? Fu devastante. E mi accusò di aver fatto ubriacare suo padre»

In un’intervista al Corriere della Sera, Francesco Renga racconta come nacque la relazione con Ambra Angiolini, la prima cena a casa dei genitori a Cerveteri e la reazione ironica della futura compagna. Ma anche l’amicizia con Nek, l’ammirazione per Ferilli, Bertè e Pausini, e l’orgoglio per i suoi figli Jolanda e Leonardo

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    Francesco Renga non si nasconde. In un’intervista intima e sincera al mensile TUTTO, il cantante 56enne torna a parlare del grande amore della sua vita: Ambra Angiolini. Un amore nato quasi per caso, quando i due erano ancora ragazzi, e che si è trasformato in una lunga relazione durata undici anni, da cui sono nati i figli Jolanda e Leonardo. Una storia intensa, a tratti travolgente, come lui stesso la definisce: «È stato devastante: la bellezza e l’intelligenza insieme sono una bomba».

    Tutto cominciò durante un’intervista. Ambra era già un volto noto della televisione, reduce dal successo di “Non è la Rai”, mentre Renga, allora poco più che un giovane musicista emergente, non aveva nemmeno idea di chi fosse: «Quando mi dissero: ti intervista Ambra di Non è la Rai, io che non avevo mai visto una puntata del programma pensai: e chi è?».

    Eppure da quella chiacchierata nacque un’attrazione fortissima. «Ho incontrato una ragazza brillantissima», racconta. E da lì cominciò una storia che avrebbe segnato la sua vita. Ma a dispetto delle premesse scintillanti, il primo incontro con la famiglia di lei non fu esattamente da galateo.

    Renga ricorda con ironia quella serata a Cerveteri, a casa dei genitori di Ambra. Fu accolto dal padre della showgirl a torso nudo, con un crocifisso al collo: «A’ bello», gli disse a bassa voce, con una romanità verace che per un bresciano doc fu un impatto quasi mistico. Durante la cena, però, qualcosa andò storto: «Ho passato tutto il tempo a cercare di capire cosa dicesse, mentre lui continuava a riempirmi il bicchiere. Alla fine Ambra si è pure incazzata: “L’hai fatto ubriacare!”. Io?».

    Oggi Renga parla con affetto di quel periodo e dell’ex compagna, con cui è riuscito a mantenere un rapporto profondo e solido, nonostante la separazione avvenuta nel 2015. «Non ci siamo mai odiati, e con Ambra abbiamo sempre messo al primo posto i nostri figli», sottolinea. Jolanda, la primogenita, vive con la madre a Milano e studia comunicazione. Ha una passione per la musica e la scrittura. Leonardo, invece, vive a Brescia col padre: è più introverso, ma condivide con il genitore l’amore per la riservatezza.

    Non solo Ambra. Renga si lascia andare anche su altri incontri importanti della sua vita artistica. Come quello con Sabrina Ferilli, conosciuta durante la sua esperienza ad Amici: «Come tutti i romani, unisce l’umanità a quel cinismo velato che serve a proteggersi e a tenerti a bada. Lo uso pure io, ma con me è meno efficace».

    Con Loredana Bertè, altro nome di culto della musica italiana, il feeling fu immediato: «L’adoro, è un mito. Era in gran forma». Ma è su Laura Pausini che il ricordo si fa più emozionato. La cantante gli propose di aprire un suo concerto a Mexico City. Renga, che si trovava lì per presentare un disco inciso in spagnolo, voleva solo farle ascoltare il brano: «Speravo che mi dicesse che la mia pronuncia faceva schifo. E invece: “Domani canto, perché non vieni?”. Accettai, ma ero terrorizzato. Non capivo la lingua e non avevo nemmeno la mia band. Però è stato un sogno. Laura è una donna e un’artista formidabile, non era costretta a invitarmi».

    Infine, parole di grande stima per un amico speciale: Nek. I due hanno condiviso due anni di tour, risate e vacanze insieme. E soprattutto, valori comuni. «Mi porta le verdure del suo orto. E le salse. Abbiamo gli stessi principi: la famiglia, le figlie. Ci siamo capiti subito».

    Oggi Francesco Renga è un uomo sereno, che ha vissuto grandi amori, palchi importanti, dolori profondi. Ma il tempo, come le sue canzoni, lo ha reso più autentico. Dietro il sorriso gentile, resta la voce potente e la voglia di raccontare la vita. Anche quando fa male. Anche quando ubriaca il papà della tua futura compagna senza nemmeno volerlo.

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      Speciale Temptation Island

      Ultimo tango a Zagarolo, proposte di nozze e gelosie da stadio: le anticipazioni infuocate delle ultime tre puntate di “Temptation Island”

      Il gran finale si avvicina e le coppie rimaste nel villaggio del peccato dovranno affrontare falò incandescenti, verità scomode e un paio di clamorose sorprese. La verità? Niente è come sembra. E tutto brucia, ma lentamente.

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        Appassionati di corna estive, teli da mare e drammi sentimentali sotto le stelle, il momento è arrivato: “Temptation Island” entra nel suo rettilineo finale. Mancano solo tre serate alla fine del programma e i superstiti del resort delle tentazioni sono pronti a giocarsi tutto. Mentre le cicale gracchiano e Filippo Bisciglia si lucida le corde vocali per la solita frase da apostolo dell’amore (“il falò di confronto definitivo”), i cuori tremano, le ginocchia cedono e le scelte si fanno irreversibili. O almeno così sembra.

        Il primo a capitolare è lui, Antonio detto Forrest Gump, per via di quella corsetta disperata che resterà negli annali del trash balneare: cinque chilometri di rincorsa per impedire alla fidanzata Valentina di andare allo stadio con un tentatore. La tragedia si è consumata sulla sabbia: Antonio a torso nudo, posseduto da uno spirito tra il Gladiatore e Ciro di “Gomorra”, corre verso il nulla per fermare il single Francesco. Risultato? Una contrattura, un’agonia respiratoria e l’umiliazione di tornare indietro con la coda tra le gambe.

        Eppure, l’uomo ha un piano: chiede il falò di confronto. Ma non per fare scenate. No. Per inginocchiarsi – metaforicamente e non – e chiedere a Valentina di sposarlo. Sì, Antonio il geloso, l’incontrollabile, l’uomo che ha fatto partire un SOS all’Italia intera per una tribuna al Maradona, si presenta al tronco con l’anello in mano. Lei, incredibilmente, dice sì. Forse per pietà, forse per amore, forse perché il contratto lo prevede, ma accetta. E il programma si trasforma, per un istante, in una fiction di Rai1.

        Ma se Antonio gioca la carta del lieto fine, Valerio preferisce il colpo di scena da triangolo romano. Arrivato al villaggio con Sarah, la fidanzata con cui condivide casa e vita a Zagarolo, finisce per perdere la testa per Ary, la tentatrice dagli occhi profondi e la fede calcistica laziale. I due si conoscono tra un caffè e un “forza Lazio”, si ritrovano a parlare di sogni e futuro, poi a toccarsi le mani, poi a… E basta così, che il pubblico è sveglio e il montaggio pure. Fatto sta che Valerio tradisce Sarah. E, colpo di classe, non si nasconde.

        Diversamente dal terrapiattista Simone, che aveva cercato di negare l’evidenza fino all’ultimo fotogramma, Valerio prende la via più onesta: chiede lui di vedere Sarah. Ha bisogno di dirle tutto, faccia a faccia, senza scuse né alibi. È un momento vero, uno di quelli che fanno dimenticare per un attimo che sei dentro un programma con tende bianche, braccialetti e musica di pianoforte. Valerio, il più insospettabile dei concorrenti, ammette che con Ary sta bene, che non è un gioco, che non è una ripicca. E che si è perso, sì, ma forse per ritrovarsi.

        Sarah, dal canto suo, accetta di incontrarlo. Il falò tra i due è un terremoto emotivo. Da una parte il rimpianto di un amore che sembrava saldo, dall’altra il dubbio lancinante: può un flirt diventare un’alternativa reale a una relazione vera? Sarah guarda Valerio come se non lo riconoscesse più. Lui abbassa lo sguardo, poi lo rialza, e dice la verità. A modo suo. Ma la dice.

        E mentre le storie si consumano nel buio della notte sarda, con le candele accese e Bisciglia che veglia come un parroco postmoderno, il pubblico aspetta gli ultimi verdetti. Perché il bello – o il brutto – è che qui nulla è certo. I sì possono diventare no in dieci secondi, e le rotture possono finire in una notte d’amore fuori camera. Il “viaggio nei sentimenti” – come lo chiamano loro – è una centrifuga dove l’unica certezza è che qualcuno, alla fine, rimane con i pop corn in mano e un’espressione tra il perplesso e il divertito.

        Quindi, occhi incollati allo schermo. C’è ancora tempo per piangere, ridere, e gridare: «No, dai, questo no!» mentre Antonio si tocca il ginocchio, Valerio cita l’inno della Lazio e Ary sorride di lato come se sapesse già tutto. Le spiagge stanno per svuotarsi. Ma prima, bisogna bruciare tutto. Con stile.

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          Gossip

          Federico Monzino, il genio del disastro: come rovinarsi la reputazione, una chat alla volta

          Le sue dichiarazioni sembrano uscite da un corso accelerato su come peggiorare una situazione già pessima. Il principe delle gaffe milanesi ha parlato, e il risultato è tragicomico.

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            C’è modo e modo di rovinarsi la reputazione. C’è chi lo fa lentamente, a piccoli passi, e chi invece – come Federico Monzino – decide di premere l’acceleratore, spalancare il cofano del ridicolo e lanciarsi a tutta velocità contro un muro mediatico. Un’impresa non da poco, ma il trentenne milanese, imprenditore e PR da copertina cheap, ce l’ha fatta. E lo ha fatto in grande stile, ammettendo di essere stato lui a consegnare a Fabrizio Corona i messaggi e gli audio privati tra Martina Ceretti e Raoul Bova. Proprio lui, l’uomo che ventiquattr’ore prima negava tutto con l’agilità di un contorsionista morale.

            “Non ho rubato nulla”, precisa con il tono di chi si aspetta un applauso. “Era tutto consensuale. Martina era con me, sapeva, ha approvato”. Insomma, l’unico che pare non aver capito la gravità della situazione è proprio lui. Nella sua versione dei fatti, Monzino è una specie di postino dei sentimenti: riceve da Martina, gira a Corona, tutto senza filtri, tutto con il cuoricino del consenso. Peccato che stiamo parlando della distruzione mediatica di un uomo di cinquant’anni, Raoul Bova, e della diffusione di materiale privato che ha scatenato un caso nazionale. Ma per Monzino, è solo “una questione di visibilità”.

            Già, perché l’idea iniziale – dice lui – era proprio quella: far diventare famosa Martina. Perché quando una ventenne frequenta una celebrità, l’obiettivo non è più vivere un’esperienza, ma monetizzarla. Ed eccolo, il nostro brillante PR: lui non ha fatto nulla, se non “agevolare”. Un po’ come dire: io non ho sparato, ho solo caricato l’arma, puntato, e passato il grilletto all’amico.

            Quando poi le cose sono precipitate – ovvero quando Martina ha capito che quel giochetto stava diventando un boomerang atomico – Monzino assicura di aver “provato a fermare tutto”. Una frase che, detta da uno che ha già inoltrato le prove a un professionista del gossip nucleare come Corona, suona un po’ come “ho buttato la benzina, ma non pensavo che il fuoco prendesse davvero”. Inutile dire che le implorazioni sono arrivate tardi, e che l’intero affaire è finito sui giornali, sui social, nelle chat, ovunque. Troppo tardi per tornare indietro, troppo goffi per rimanere credibili.

            Il capolavoro, però, arriva quando gli si chiede del messaggio anonimo mandato a Raoul Bova. “Giuro che non so chi l’ha inviato”, dice. “Io non ho mai avuto intenzione di ricattare nessuno”. Ma certo. Succede spesso che una vicenda intima venga consegnata a un professionista della distruzione mediatica “per scherzo”, così, tanto per vedere l’effetto che fa. Il tutto, ovviamente, senza nessun secondo fine. Nessun tornaconto. Solo amicizia, bontà d’animo e una gran voglia di… visibilità. Sì, perché questo è il paradosso Monzino: l’uomo che nega di voler diventare famoso, ma finisce a rotolarsi tra le pagine dei giornali come una star del trash.

            Tra dichiarazioni in contraddizione e tentativi patetici di riscrivere la storia, resta un solo fatto certo: se non ci fosse stato lui a spedire quel materiale a Corona, forse nulla sarebbe accaduto. E invece eccoci qui, con Bova impallinato, Martina nei guai, e Federico Monzino che si atteggia a vittima dell’algoritmo. Dice di avere trent’anni, ma sembra uscito da una sitcom degli anni Novanta: lo sciocco di buona famiglia che combina il disastro, ma pretende di restare invitato al brunch.

            In un mondo normale, uno così verrebbe messo a tacere dai suoi stessi amici. Ma nel suo universo parallelo, fatto di relazioni da red carpet e valori da discount, Monzino si illude di aver gestito la cosa con discrezione. Peccato che la discrezione, qui, sia stata sepolta da una valanga di messaggi inoltrati, consensi verbali, screenshot, interviste e mezze verità. E la sua figura, invece di uscirne come quella di un confidente solidale, è quella del fesso galattico. Il complice che si crede regista, il messaggero che si comporta da burattinaio, il ragazzo che voleva solo “aiutare” e ha finito per bruciare tutti. Sé compreso.

            Il tutto, ovviamente, “senza alcuna intenzione”. E ci mancherebbe.

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              Personaggi

              Max Giusti: “La mia felicità è in periferia”

              Il conduttore romano ha festeggiato i 57 anni nella sua villetta immersa nel verde, lontano dai riflettori
              Nato e cresciuto alla periferia di Roma, oggi vive il suo sogno d’infanzia in una casa semplice, con piscina condominiale, in un quartiere che pochi citano ma che lui ama profondamente

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              max giusti

                C’è chi sogna Hollywood e chi, come Max Giusti, realizza il proprio paradiso personale alla Pisana, zona ovest di Roma, dove abita con la moglie Benedetta e i due figli Matteo e Caterina. Il popolare comico e conduttore, che lunedì 28 luglio ha compiuto 57 anni, ha festeggiato in famiglia nella sua villetta, tra amici stretti e atmosfera informale. “Qui mi sembra di essere sempre in vacanza”, ha raccontato in una recente intervista, sottolineando quanto la tranquillità della periferia rappresenti per lui una scelta consapevole e felice.

                Massimiliano Giusti, romano doc, è nato nel 1968 nel quartiere Casetta Mattei, da mamma cassiera e papà meccanico. Cresciuto con i nonni, si è fatto strada nel mondo dello spettacolo con la forza della passione e del talento. Debutta in TV nel 1991 accanto a Raffaella Carrà, e da allora non si ferma più: lo vediamo a “Colorado”, “Zelig”, “Pechino Express”, “Boss in incognito” e perfino a “Il cantante mascherato”, dove conquista il pubblico con la maschera del Lupo.

                La sua specialità? Le imitazioni: da politici a calciatori, passando per personaggi dello spettacolo, il suo repertorio è ampio e sempre attuale. Ma dietro il sorriso, Giusti ha sempre protetto con riserbo la sua sfera privata. Sposato dal 2009 con Benedetta Bellini, madre dei suoi due figli. Ha raccontato di vivere un amore sobrio: “Non ci facciamo neanche i regali di compleanno, siamo senza date”.

                Prima di Benedetta, Max ha avuto una lunga relazione con Selvaggia Lucarelli, durata oltre sette anni. Un legame intenso, concluso con consapevolezza ma senza rancore, come entrambi hanno più volte ribadito, nonostante alcune frecciate comparse in interviste e blog.

                Oggi, lontano dal clamore mediatico, Giusti si gode la quotidianità tra tennis – sport che ama e di cui gestisce un club – e vita di quartiere. Nessuna villa hollywoodiana, ma una casa che profuma di realizzazione autentica. “Non è certo un castello, ma è tutto quello che sognavo da bambino quando vivevo in 40 metri quadrati”. Roma ovest, snobbata da molti, è per lui un piccolo angolo di felicità.

                E a giudicare dal sorriso che mostra anche lontano dalle telecamere, si direbbe che Max Giusti abbia davvero trovato il suo equilibrio.

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