Personaggi
Altro che cultura, qui si investe nella “Smeraldi”: la pornostar sarda fa esplodere la Festa della birra di Monserrato
Premio Oscar del porno, esplosa su Brazzers grazie a Rocco Siffredi, seguita da migliaia di fan: Martina Smeraldi sarà la guest star della prima “Beer Fest” di Monserrato, vicino a Cagliari. Una scelta che ha acceso la miccia sui social e fatto sbottare anche il sindaco Locci, che la difende a spada tratta: “È sarda, è conosciuta, è un’artista come un’altra”. E per una sera, tra una bionda e un selfie, ci sarà spazio anche per un po’ di soft-core patriottico.
Altro che concertino folk e stand di panini con la salsiccia. A Monserrato, periferia caliente di Cagliari, l’estate esplode con un’ospite speciale: la pornostar Martina Smeraldi. Un metro e 61 centimetri di curve esplosive e Oscar del porno in tasca, la reginetta dell’hard made in Sardegna sarà sul palco il 31 luglio per l’evento “Beer Fest”, prima edizione della festa della birra sponsorizzata dal gruppo Ichnusa-Heineken e patrocinata – udite udite – dal Comune.
Appena uscita la locandina, l’isola si è spaccata in due come una bottarga al sole. Da una parte i puristi con la puzza sotto il naso, dall’altra quelli che “oh, finalmente qualcosa di interessante”. Sui social è un tripudio di ironia: “A Monserrato investono in cultura”, scrive qualcuno con la birra in mano e il doppio senso incorporato. Ma il sindaco Tomaso Locci non ci sta: “È un’artista sarda conosciuta nel mondo. Una guest star come le altre. A Sestu hanno chiamato Corona, noi abbiamo Smeraldi. Dov’è il problema?”.
Il “problema”, forse, è che l’attrice sarà lì in carne, ossa e tacchi per ballare, firmare autografi, farsi selfie e – parole degli organizzatori – “incontrare i fan e raccontare il suo lavoro”. Già, perché quella della Smeraldi non è solo una carriera, è un brand. Da cameriera universitaria a diva dei set più bollenti d’Europa, scoperta e lanciata da Rocco Siffredi in persona. Ora è una superstar, con un seguito da influencer e un’agenda che fa invidia a molti artisti mainstream.
“Ci hanno proposto più nomi – racconta Fabio Fenu, uno degli organizzatori – ma abbiamo scelto lei. È la prima volta che si esibisce in una piazza, per i fan sarà un’occasione unica”. Altro che concerti, qui si punta sull’effetto calamita: tra fiumi di birra ghiacciata e ghiaccioli osé, il 31 luglio a Monserrato scorrerà di tutto, tranne l’acqua santa.
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Personaggi
James Dean mito infranto? La verità dietro lo scandalo del ricatto dell’icona di una generazione ribelle
Un nuovo libro rivela che la leggenda del cinema pagò 800 dollari a Rogers Brackett pochi giorni prima dell’uscita del film East of Eden. Un accordo rimasto segreto per 70 anni.
Partiamo scrivendo a chiare lettere che non ci sarà mai alcun possibile scandalo o insinuazione che potrà scalfire la figura di James Dean. Almeno per una certa generazione. Con il suo fascino ribelle e la tragica fine, la sua figura, immagine, mito da sempre affascina il pubblico e ne siamo certi continuerà a farlo generazione dopo generazione. Ma dietro al mito hollywoodiano si nasconde un lato più complesso e tormentato, svelato in parte da un nuovo libro di Jason Colavito, “Jimmy: The Secret Life of James Dean“.
Il ricatto e il segreto, allora, inconfessabile
Secondo il libro, Dean fu vittima di un ricatto da parte del suo ex amante, Rogers Brackett. Nel 1954, poco prima della prima di “East of Eden“, l’attore fu costretto a pagare una somma ingente per evitare che la loro relazione omosessuale venisse resa pubblica. Un segreto che, in un’America degli anni ’50 fortemente omofoba, avrebbe potuto distruggere la sua carriera. La rivelazione ha scosso il mondo del cinema e ha riacceso il dibattito sulla sessualità di Dean. Per anni, infatti, si sono susseguite voci e indiscrezioni sulla sua vita privata, ma questa è la prima volta che emergono prove così concrete di una relazione omosessuale e di un ricatto.
James Dean e le conseguenze del suo segreto
Secondo Colavito la paura di essere scoperto come gay spinse Dean a vivere una doppia vita, nascondendo la sua vera natura e subendo le pressioni di una società che non accettava la diversità sessuale. Questa situazione lo portò a vivere un profondo tormento interiore, che si riflette anche nelle sue interpretazioni cinematografiche. La rivelazione del ricatto getta una nuova luce sulla figura di Dean, svelando un uomo fragile e tormentato, lontano dall’immagine del ribelle invincibile. Ma al tempo stesso, sottolinea l’ipocrisia di un’epoca che celebrava la libertà e l’individualità, ma condannava chi si allontanava dai canoni della normalità.
Un biopic per raccontare una storia nascosta
La storia di Dean e Brackett ha ispirato anche la realizzazione di un nuovo biopic, che si concentrerà proprio sulla loro relazione. Il film, basato sul libro di memorie di William Bast “Surviving James Dean“, promette di svelare nuovi dettagli sulla vita privata dell’attore e di offrire uno sguardo più intimo e autentico sulla sua personalità. La notizia del ricatto ha suscitato reazioni contrastanti nel pubblico. Da un lato, c’è chi è rimasto scioccato e deluso dalla scoperta della vera natura di Dean. Dall’altro, c’è chi ha espresso solidarietà verso l’attore, vittima di un’epoca che non lo ha compreso. E che ancora stenta a farlo.
Quanto l’omofobia ha influenzato la vita e le scelte di James Dean
L’omofobia dilagante negli anni ’50 ha gettato una lunga ombra sulla vita di James Dean, plasmando le sue scelte e le sue azioni in modo profondo. La rivelazione del ricatto subìto dall’attore ha aperto una finestra su un mondo di segreti e paure che lo hanno accompagnato per tutta la sua breve esistenza. Nella società americana degli anni ’50 l’omosessualità era considerata una malattia mentale e un crimine in molti Stati. Chi veniva scoperto a praticare atti omosessuali rischiava il carcere, la perdita del lavoro e l’emarginazione sociale. In questo contesto, Dean si trovava in una situazione estremamente difficile che ha condizionato notevolmente le sue scelte professionali. Essere un attore gay significava rischiare di vedere distrutta la sua carriera e di essere ostracizzato dal pubblico.
Personaggi
Apoteosi del trash a BellaMa’: Valeria Marini e Diaco litigano in diretta sulla “Posta del Cuore” tra smentite, frecciate e mistica
Pierluigi Diaco comunica che la rubrica di Valeria Marini chiuderà lunedì prossimo, ma la diva lo smentisce in diretta: «L’hai deciso tu, ma la vedrete sui miei social». Da lì un crescendo di fraintendimenti, benedizioni e consigli spirituali che trasforma BellaMa’ in un varietà surreale.
A BellaMa’ è andata in scena una di quelle pagine televisive che ricordano perché il pomeriggio di Rai2 sia diventato una fucina di momenti cult. L’ingresso stellare di Valeria Marini si è trasformato in pochi secondi in un balletto di smentite, punzecchiature e sorrisi tesi, quando Pierluigi Diaco ha annunciato che la sua rubrica, la “Posta del Cuore”, si sarebbe chiusa lunedì prossimo. Un annuncio secco, di quelli che dovrebbero chiudere un capitolo, e invece hanno aperto una scenetta irresistibile.
L’annuncio di Diaco e l’immediata smentita
«Vi annuncio che lunedì prossimo ci sarà l’ultima volta de la Posta del Cuore», dice Diaco con tono ufficiale. Neanche il tempo di respirare che Valeria Marini si irrigidisce e parte la replica: «Sì, l’hai deciso tu… ma la vedrete prossimamente sui miei social. E non è vero, è una cosa che ho deciso io». Poi aggiunge, per non far mancare il tocco glamour: «Comunque io non ho mai fatto mezza polemica!». Il pubblico intuisce che l’atmosfera è già perfettamente “stellare”.
Scintille educate, ma pur sempre scintille
Diaco prova a riportare tutto alla calma: «Io ti auguro il meglio. La prossima settimana sarai con noi, se lo vorrai a questo punto, con la tua ultima puntata». Una frase che suona come un tentativo di distendere, ma che invece apre un nuovo fronte. Perché Valeria, a quel punto, sfodera il suo registro più teatrale.
Valeria tra fede, guerra e… Medjugorje
Dopo aver parlato di fede, di guerra, perfino del Papa, la Marini chiude con una frase-capolavoro del suo universo mariano-glitterato: «Se lo vorrò? In che senso? Io ti ho sempre detto di sì, io sono molto felice di essere here». E poi il colpo finale: il suo consiglio spirituale al pubblico, interrotto dalla sigla, ma chiarissimo nella direzione del discorso: «Comunque io consiglio a tutti di andare a Medjugorje o…».
Una chiusura sospesa, mistica e scintillante, perfettamente in linea con la serata: un mix di trash, devozione, ricami stellari e piccole incomprensioni che fanno di BellaMa’ un palcoscenico imprevedibile. E che, a modo suo, conferma un fatto: quando c’è Valeria Marini, la tv non è mai solo tv. È uno spettacolo a sé.
Personaggi
Giuliana De Sio si autoproclama “la Sinner del teatro”: premi, stoccate, vanità, lampi di genio e delusioni da Strehler
Tra tournée faticose, premi prestigiosi e un’autostima che non ha paura di brillare, De Sio ripercorre la sua stagione d’oro: «Ho fatto il Grande Slam, sono la Sinner del teatro». E svela: «Strehler? Mi deluse, era fin troppo gentile». Un ritratto senza filtri, pieno di scintille.
Giuliana De Sio non entra mai in scena con passo leggero. Neanche quando si tratta di raccontarsi. In questi giorni è al Teatro Carignano con Il gabbiano di Cechov, diretta da Filippo Dini, e già questo basterebbe a definire un ritorno in grande stile. Ma la De Sio ha deciso di rilanciare: «Ho fatto il Grande Slam del teatro italiano. Sono la Sinner della scena».
Nessuna falsa modestia, nessuna smorfia diplomatica. L’attrice rivendica ogni centimetro del suo percorso recente, iniziato quasi in lacrime quando dovette lasciare Agosto a Osage County per un impegno precedente. «Giurammo che ci saremmo ritrovati. Ora eccomi qui». E il presente, dice, è «luminoso, potentissimo, pieno di riconoscimenti».
Elenchiamo: Premio Anct 2024, Premio Le Maschere del Teatro Italiano come miglior attrice protagonista per Cose che so essere vere, una nuova candidatura agli Ubu. «Quelli istituzionali, i più importanti, li ho vinti tutti», proclama con soddisfazione. Eppure, aggiunge, «non lo sa nessuno». Perché il teatro vive in un’ombra antica: «Se vinci un David lo scrivono tutti. Se vinci i premi più prestigiosi del teatro, non interessa a nessuno».
Non che il cinema l’abbia ignorata. «Ho avuto sei candidature ai David e due vittorie. Sei candidature ai Telegatti». Ma è il teatro ad averle dato tutto: «Sono stata aristocratica, pezzente, intellettuale, madre cattiva. Mi sono tolta tante voglie».
E la luce? Quella forza misteriosa che ti spinge oltre la stanchezza? «A volte senti il pieno, a volte il vuoto. Non c’è il benzinaio: la benzina te la devi dare da sola». Succede di non averne, dice. Poi sali in scena e qualcosa ti investe: «Ieri mi sentivo senza forza, poi è arrivata. Ho fatto uno spettacolo fortissimo».
La De Sio parla con la sicurezza di chi ha attraversato tutto: tournée massacranti, giornate infinite, compagni di scena che “risucchiano la vita”. Tipo Haber: «Mi stava prosciugando, come sempre».
E Strehler? Qui arriva il colpo di scena. «Tutti dicevano: “Vedrai, ti rivolterà”. Invece niente». Nessuna tirannia creativa, nessun maestro feroce da romanzo. «Mi scriveva lettere bellissime. Un po’ mi ha deluso».
Forse perché Giuliana De Sio è fatta così: pretende la vita alla sua stessa intensità. Se non brucia, non le basta.
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