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Heather Parisi contro Myrta Merlino sui vaccini: “Decido io per i miei figli”

Heather Parisi sostiene il referendum per abolire l’obbligo vaccinale in età pediatrica e attacca: “Lo Stato ci tratta da ignoranti”. Myrta Merlino replica da Pomeriggio 5: “Non c’è par condicio tra scienza e scemenza”. E la Parisi rincara la dose via social.

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    Se il Covid sembra ormai un ricordo, la polemica sui vaccini è più viva che mai. A riaccendere il fuoco sono due volti noti del mondo dello spettacolo: Heather Parisi da una parte, Myrta Merlino dall’altra.

    Tutto parte da un video pubblicato da Heather Parisi sul suo profilo Instagram, in cui l’ex showgirl si scaglia contro l’obbligo vaccinale pediatrico, definendolo “l’ennesimo sopruso di uno Stato che vuole trattarci come ignoranti, incapaci di capire, giudicare e decidere la salute dei nostri figli”. Parole forti che non sono passate inosservate e che hanno immediatamente scatenato la reazione di Myrta Merlino durante Pomeriggio 5.

    “La scienza non va messa alla pari della scemenza”, ha tuonato la conduttrice dallo studio Mediaset, bocciando senza appello le posizioni della Parisi. Un attacco che, naturalmente, non è rimasto senza risposta.

    Heather Parisi, presa di mira dal servizio andato in onda, ha voluto chiarire la sua posizione con un messaggio indirizzato direttamente alla Merlino: “Gentile Myrta Merlino, ti ringrazio per l’attenzione che dedichi a me e alle mie posizioni. Vorrei però correggere alcune inesattezze riportate nella puntata del 16 aprile”.

    La showgirl, in particolare, ha criticato il taglio del suo intervento, lamentando che il video sia stato trasmesso solo in parte: “Se fosse stato mostrato integralmente sarebbe stato evidente che non ho espresso giudizi medico-scientifici. Ho semplicemente dichiarato il mio sostegno alla raccolta firme per il referendum sull’abolizione dell’obbligo vaccinale in età pediatrica”.

    Non poteva mancare la frecciatina finale: “È falso che io abbia chiuso i commenti sui miei social. I miei follower possono commentare liberamente senza censura. L’impossibilità di commentare, invece, è presente sui profili di alcuni tuoi ospiti”, ha puntualizzato la Parisi.

    Una battaglia a distanza che, a giudicare dai toni, sembra tutt’altro che finita.

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      Personaggi

      Michael J. Fox, 35 anni accanto al Parkinson: “Non c’è una linea temporale, ma continuo a guardare avanti”

      L’attore canadese, indimenticabile Marty McFly di Ritorno al futuro, pubblica il memoir Future Boy, un viaggio tra cinema, ricordi e la lunga convivenza con la malattia.

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      Michael J. Fox


        Con il sorriso che lo ha reso una delle icone più amate del cinema anni Ottanta, Michael J. Fox torna a raccontarsi in un libro intenso e sincero. A 64 anni, l’attore canadese, volto indimenticabile di Marty McFly nella trilogia di Ritorno al futuro, convive da trentacinque anni con il morbo di Parkinson, una diagnosi arrivata nel 1991, quando aveva appena 29 anni e una carriera in piena ascesa.

        Il suo nuovo memoir, Future Boy: Back to the Future and My Journey Through the Space-Time Continuum, scritto insieme alla giornalista Nelle Fortenberry e uscito il 14 ottobre 2025, è un viaggio tra ricordi, set cinematografici e riflessioni sulla fragilità e la forza della vita.

        Il ritorno al 1985: tra Casa Keaton e “Ritorno al futuro”

        Nel libro, Fox ripercorre il 1985, anno che ha cambiato la sua esistenza. All’epoca alternava le riprese della sitcom Casa Keaton” (Family Ties) con quelle del film diretto da Robert Zemeckis, un doppio impegno che lo costringeva a lavorare anche venti ore al giorno.
        «Dormivo pochissimo, ma non mi importava. Sentivo che stava succedendo qualcosa di grande», racconta nelle pagine del memoir.

        Il volume include interviste a membri storici dei due cast, da Lea Thompson a Christopher Lloyd, fino a Zemeckis stesso, offrendo uno sguardo intimo e inedito dietro le quinte di un’epoca irripetibile del cinema americano.

        “Il Parkinson non segue regole”

        Durante un’intervista al The Times in occasione dell’uscita del libro, Fox ha parlato apertamente della malattia con la consueta lucidità:
        «Non c’è una linea temporale, non ci sono stadi definiti da attraversare, come per altre patologie. Il Parkinson è molto più misterioso ed enigmatico.»

        Un percorso lungo e difficile, ma che l’attore affronta con la sua proverbiale ironia e un realismo disarmante. «Ci sono poche persone che convivono con il Parkinson da 35 anni. Mi piacerebbe semplicemente non svegliarmi un giorno. Non voglio che sia drammatico — ha detto — solo smettere di inciampare nei mobili e sbattere la testa.»

        Parole dure, ma autentiche, che mostrano la serenità di chi ha imparato a convivere con la fragilità senza perdere dignità né senso dell’umorismo.

        “Recitare mi ha aiutato a resistere”

        Nel corso della sua carriera, Fox ha continuato a lavorare anche dopo la diagnosi, fondando nel 2000 la Michael J. Fox Foundation for Parkinson’s Research, oggi una delle principali organizzazioni mondiali nella ricerca sul morbo.
        «Un medico mi disse che recitare mi avrebbe aiutato a gestire i sintomi. È stato vero, fino a un certo punto», ha ammesso. «Poi ho iniziato a rompere le cose: mi sono fratturato il gomito, la mano, ho avuto un’infezione e ho quasi perso un dito. Ma non ho mai pensato di fermarmi.»

        Nonostante le difficoltà motorie, l’attore continua a comparire sullo schermo: attualmente è impegnato nella terza stagione della serie “Shrinking” su Apple TV+, accanto a Harrison Ford, il cui personaggio — in un curioso intreccio con la realtà — soffre anch’egli di Parkinson.

        Un’icona di coraggio

        Oggi Michael J. Fox vive tra New York e gli Stati Uniti occidentali, circondato dall’affetto della moglie Tracy Pollan, sposata nel 1988, e dei loro quattro figli.
        La sua testimonianza, raccolta in libri e documentari come Still: A Michael J. Fox Movie (2023), resta una delle più importanti sulla malattia.

        «Non ho mai voluto essere un simbolo», dice. «Ma se la mia storia può aiutare qualcuno a non sentirsi solo, allora ne è valsa la pena.»

        Con Future Boy, l’attore chiude il cerchio tra il passato e il presente, tra il ragazzo che correva con uno skateboard nel 1985 e l’uomo che oggi affronta il tempo con consapevolezza.
        «Non posso cambiare ciò che mi è successo — scrive — ma posso scegliere come raccontarlo. E continuerò a farlo, finché avrò voce.»

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          Personaggi

          Demi Moore, il ritorno della frangia che fa tendenza: l’icona di Hollywood riscrive il suo stile con Gucci

          Dal set del cortometraggio The Tiger alla passerella digitale di Instagram, Demi Moore mostra come un semplice cambio di taglio possa diventare un manifesto di eleganza e libertà. La frangia torna protagonista, ma con un tocco moderno e sofisticato.

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          Demi Moore

            Nuovo taglio, stesso fascino intramontabile. Demi Moore torna a stupire, trasformando un gesto di stile in una dichiarazione d’identità. A 61 anni, l’attrice e produttrice americana – indimenticata protagonista di film cult come Ghost, Proposta indecente e Striptease – ha sfoggiato su Instagram un nuovo look che ha immediatamente conquistato il web: una frangia sottile e leggera, un richiamo nostalgico ma rivisitato in chiave contemporanea al personaggio di Erin Grant, interpretato nel 1996.

            «Frangetta – grazie a @gucci per avermi permesso di riportarla in auge per la prima volta dai tempi del cinema!», ha scritto Demi nella didascalia del post, che in poche ore ha raccolto centinaia di migliaia di like e commenti entusiasti.

            Un taglio con una storia

            La frangia di Demi Moore non è solo un dettaglio estetico, ma un simbolo di rinascita e continuità. Il nuovo taglio è stato realizzato da Dimitris Giannetos, hairstylist delle star, in collaborazione con Demna, direttore creativo di Gucci, per il cortometraggio The Tiger, diretto dalla stessa maison di moda italiana.

            Nel corto, Moore interpreta Barbara, un’ereditiera divisa tra il suo ruolo di madre e quello di icona pubblica del brand. Al suo fianco, un cast d’eccezione: Keke Palmer, Elliot Page e Edward Norton. Un progetto che fonde cinema, arte e moda, nel quale il look diventa parte integrante della narrazione.

            «L’idea delle Gucci Bangs è nata da Demna, che ha sempre un’intuizione visionaria su come fondere eleganza e personalità», ha raccontato Giannetos su Instagram. «Con Demi abbiamo cercato una frangia moderna ma dal taglio morbido, che incorniciasse il viso senza appesantirlo, donando un equilibrio tra forza e grazia».

            Il risultato è un look sofisticato, lineare e dinamico, che richiama le icone anni ’90 ma parla il linguaggio del presente.

            Il web la incorona regina di stile

            Basta un taglio per scatenare l’ammirazione dei fan: «Non invecchia mai!», «Una bellezza senza tempo», «Lezione di stile assoluta». Sono solo alcuni dei commenti che hanno invaso i social dopo la pubblicazione delle immagini.

            In effetti, Demi Moore continua a incarnare un modello di eleganza naturale e audacia estetica. Lontana da ogni cliché, preferisce reinventarsi attraverso piccoli gesti, senza mai snaturare la sua identità. «La bellezza», ha dichiarato in un’intervista recente, «è qualcosa che si costruisce nel tempo, imparando ad accettarsi. Il segreto è la curiosità verso sé stessi».

            Una carriera all’insegna della trasformazione

            Dagli anni Ottanta a oggi, Demi Moore ha attraversato il cinema e la cultura popolare con una capacità rara di adattarsi ai tempi, senza mai perdere autenticità. Da eroina romantica in Ghost a simbolo di emancipazione femminile in Soldato Jane, fino alle collaborazioni artistiche e imprenditoriali nel mondo della moda e del benessere, la sua immagine è sempre stata in movimento.

            Il nuovo look rappresenta un ulteriore capitolo di questa evoluzione: non un semplice ritorno al passato, ma un modo per celebrare la continuità tra le epoche della propria vita. La frangia, segno distintivo del personaggio di Striptease, diventa oggi emblema di maturità e libertà espressiva.

            Eleganza senza età

            Con The Tiger, Demi Moore consolida il suo legame con Gucci, iniziato anni fa come musa e testimonial. La scelta di riaffidarsi al brand per un cambiamento estetico così visibile è un segnale chiaro: l’età non è un limite, ma una nuova fase da vivere con fiducia e stile.

            E se i social la osannano, il messaggio che arriva è potente: la femminilità non è fatta di nostalgia, ma di evoluzione. Demi Moore, ancora una volta, lo dimostra con semplicità disarmante: basta una frangia per sentirsi nuovi, senza mai smettere di essere sé stessi.

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              Anna Falchi divide l’Italia: “Un fischio non è una molestia, ma un complimento spontaneo. Basta col perbenismo forzato”

              L’ex modella e conduttrice televisiva sostiene che il catcalling, se non sfocia nell’aggressione, non vada demonizzato. “Ci sono piaghe ben più gravi come stalking e revenge porn”. Ma le sue parole scatenano il web: tra chi la accusa di minimizzare e chi applaude la sua franchezza.

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                Anna Falchi torna a far discutere. Stavolta non per una conduzione televisiva o un look da copertina, ma per le sue parole sul catcalling, rilasciate in un’intervista a La Verità. «Ho sdoganato il catcalling perché lo considero un complimento spontaneo. Se resta nei limiti del rispetto, non fa male a nessuno. Oggi c’è un perbenismo un po’ forzato e gli uomini stanno sulle difensive», ha dichiarato la showgirl, innescando un acceso dibattito tra social, opinionisti e colleghi del mondo dello spettacolo.

                Secondo Falchi, il catcalling — inteso come un fischio o un commento estemporaneo — può essere un segno di galanteria, non necessariamente una molestia. «Un fischio? Solo un gesto folkloristico, un modo d’essere all’italiana», ha aggiunto, spiegando che la differenza sta nel tono e nell’intenzione. «Non intendo giustificare chi manca di rispetto, ma bisogna contestualizzare: ci sono piaghe ben più gravi come stalking, body shaming e revenge porn. Non si può mettere tutto sullo stesso piano».

                Le sue parole hanno diviso l’opinione pubblica. Da un lato c’è chi la accusa di minimizzare una forma di molestia sessuale, sostenendo che nessuna donna dovrebbe sentirsi oggetto di commenti indesiderati. Dall’altro, chi la difende come voce contro l’eccesso di moralismo, vedendo nelle sue parole una difesa del “buon senso” e della libertà di interpretazione.

                Falchi ha anche citato Fred Buscaglione e la sua celebre Che bambola, simbolo di un’ironia perduta. «Era un modo leggero di vivere la seduzione — ha spiegato — oggi tutto viene frainteso, come se la galanteria fosse diventata un reato».

                Il dibattito, come spesso accade, si è spostato online, tra hashtag e polemiche. Ma una cosa è certa: Anna Falchi ha riaperto una ferita culturale mai chiusa. E lo ha fatto, ancora una volta, con la disinvoltura di chi non teme il giudizio — neppure quello dei fischi.

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