Personaggi
Heather Parisi contro Myrta Merlino sui vaccini: “Decido io per i miei figli”
Heather Parisi sostiene il referendum per abolire l’obbligo vaccinale in età pediatrica e attacca: “Lo Stato ci tratta da ignoranti”. Myrta Merlino replica da Pomeriggio 5: “Non c’è par condicio tra scienza e scemenza”. E la Parisi rincara la dose via social.

Se il Covid sembra ormai un ricordo, la polemica sui vaccini è più viva che mai. A riaccendere il fuoco sono due volti noti del mondo dello spettacolo: Heather Parisi da una parte, Myrta Merlino dall’altra.
Tutto parte da un video pubblicato da Heather Parisi sul suo profilo Instagram, in cui l’ex showgirl si scaglia contro l’obbligo vaccinale pediatrico, definendolo “l’ennesimo sopruso di uno Stato che vuole trattarci come ignoranti, incapaci di capire, giudicare e decidere la salute dei nostri figli”. Parole forti che non sono passate inosservate e che hanno immediatamente scatenato la reazione di Myrta Merlino durante Pomeriggio 5.
“La scienza non va messa alla pari della scemenza”, ha tuonato la conduttrice dallo studio Mediaset, bocciando senza appello le posizioni della Parisi. Un attacco che, naturalmente, non è rimasto senza risposta.
Heather Parisi, presa di mira dal servizio andato in onda, ha voluto chiarire la sua posizione con un messaggio indirizzato direttamente alla Merlino: “Gentile Myrta Merlino, ti ringrazio per l’attenzione che dedichi a me e alle mie posizioni. Vorrei però correggere alcune inesattezze riportate nella puntata del 16 aprile”.
La showgirl, in particolare, ha criticato il taglio del suo intervento, lamentando che il video sia stato trasmesso solo in parte: “Se fosse stato mostrato integralmente sarebbe stato evidente che non ho espresso giudizi medico-scientifici. Ho semplicemente dichiarato il mio sostegno alla raccolta firme per il referendum sull’abolizione dell’obbligo vaccinale in età pediatrica”.
Non poteva mancare la frecciatina finale: “È falso che io abbia chiuso i commenti sui miei social. I miei follower possono commentare liberamente senza censura. L’impossibilità di commentare, invece, è presente sui profili di alcuni tuoi ospiti”, ha puntualizzato la Parisi.
Una battaglia a distanza che, a giudicare dai toni, sembra tutt’altro che finita.
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Personaggi
“Berlusconi lo sapeva (eccome!)”: la rivelazione spiazzante di Francesca Pascale
In un’intervista a cuore aperto, Francesca Pascale racconta aspetti inediti della sua relazione con Silvio Berlusconi, dalla mancanza struggente al coming out bisessuale. Un racconto intimo che getta nuova luce sul Cavaliere e sulla loro storia.

Francesca Pascale è tornata sotto i riflettori con un’intervista esclusiva al settimanale Chi, dove si racconta come mai prima d’ora. Non solo l’addio a Paola Turci, ma anche un viaggio emotivo nel ricordo di Silvio Berlusconi, uomo che ha segnato profondamente la sua vita.
“Mi manca come un braccio”: il dolore dopo la perdita
Dopo anni trascorsi insieme all’ex premier, Francesca ha confidato di aver vissuto un grande vuoto dopo la separazione e, ancora di più, dopo la sua morte. “Non mi ha fatto male il dopo Berlusconi, ma l’assenza di Berlusconi. Io vivo quella mancanza come se mi avessero tolto un braccio”, ha dichiarato. Un dolore autentico, che l’ha costretta ad affrontare un percorso personale e terapeutico per ritrovare sé stessa.
La rivelazione: “Berlusconi sapeva della mia bisessualità”
Uno dei momenti più toccanti dell’intervista è il coming out bisessuale di Francesca Pascale. Ma la vera sorpresa? “Berlusconi lo sapeva”, ha raccontato con serenità. “Glielo dissi subito. Non giudicava, era rispettoso, non è mai stato un problema”. Queste parole dipingono un Berlusconi inedito: aperto, empatico e molto più moderno di quanto spesso si racconti.
Silvio Berlusconi e i diritti civili: un uomo oltre i pregiudizi
Francesca ha anche riflettuto sul suo impegno per i diritti LGBTQ+, una delle ragioni che l’ha allontanata dal mondo politico e da Forza Italia. Eppure, afferma, il Cavaliere “ne parlava liberamente”, senza imbarazzi né pregiudizi. Un lato progressista che, a detta di Pascale, non è mai emerso del tutto nel discorso pubblico.
Una donna che non ha paura di raccontarsi
Oggi Francesca Pascale si mostra più forte e consapevole, pronta a scrivere un nuovo capitolo della sua vita, ma senza dimenticare il passato. Le sue parole, intrise di verità, emozione e coraggio, ci ricordano che ogni storia d’amore è unica, soprattutto quando coinvolge personaggi che hanno segnato la storia d’Italia
Personaggi
Maria Grazia Cucinotta: 30 anni (di cinema) e non sentirli, sfiorata dal #meetoo
Un bilancio di 30 anni di professione per maria Grazia Cucinotta, fra grandi incontri ed opportunità (in primis quella di lavorare al fianco di Massimo Troisi, che la scelse come partner)… ma anche con qualche zona d’ombra: un tentativo di stupro e, la dislessia. E l’incontro con Harvey Weinstein.

Quando si parla di lei vengono in mente due immagini, distinte ma complementari: quello della classica bellezza meridionale, capelli scuri, forme prosperose, tratti marcati… e il suo ruolo da esordiente come Beatrice ne Il Postino, come destinataria delle famose metafore del personaggio interpretato da Massimo Troisi. Da quel momento per Maria Grazia Cucinotta sono trascorsi 30 anni di tempo, pieni di film, di incontri, di opportunità e di vita vera.
Al cospetto di Massimo Troisi, senza nessuna esperienza
Rievocando con lei il provino con l’indimenticabile attore napoletano, lei – consapevole che stava per interpretare il ruolo più importante della sua vita – l’emozione, seppur sottile e stemperata dal grande mestiere, affiora ancora: «Mi scelse dai provini. Fu Nathaly Caldonazzo a riferirgli di me. Le sono grata e le voglio bene, anche se non ci parliamo più. Mi tremavano le gambe a stare lì seduta di fronte a lui a leggere un copione. Io poi, che sono dislessica… mi mancava la preparazione, non avevo alcuna esperienza».
L’umanità del grande partner
Troisi non stava cercando un mostro di recitazione ma naturalezza e capacità di emozionare gli altri: «Lui non voleva che fossi tecnica: “Non devi recitare perché si vede”. Non considerava un difetto neppure la dislessia, mi diceva solo di non correre. Ricordo anche il tic tac che pensavo fosse un orologio e invece era il suo cuore. Per fortuna feci finta di niente e non feci gaffe».
Le reazioni di alcuni colleghi illustri
Un ruolo che si trasformò in una fortuna immensa. Però anche irreplicabile. Cita spesso l’abbraccio stretto che le riservò il regista Oliver Stone, confessandole che Il postino era il film più bello che avesse mai visto. Gina Lollobrigida invece le disse: “Vai avanti e non curarti delle cose che non sono importanti, come chi non ti riconosce. Viva le nuove facce e viva le nuove generazioni”.
I problemi con la dislessia
La dislessia le creò problemi concreti, lei non fa fatica ad ammetterlo, soprattutto ai tempi della scuola: «Da giovane avevo gli attacchi di panico alle interrogazioni. Non sono cresciuta in un quartiere facile, a un certo punto pensarono che fossi drogata, perché di droga ne girava tanta. Mia madre era disperata. Più collassavo e più passavo per la scema del villaggio».
Un ricordo speciale per il suo James Bond
Per lei, che ha lavorato a fianco di grandissimi attori, Philippe Noiret su tutti, non deve essere facile rispondere ad una domanda su quali siano i suoi partner preferiti, soprattutto in termini di affinità. Ma anche in questo sa sorprenderti per naturalezza e spontaneità: «Pierce Brosnan è una persona fantastica. Quando ha saputo che mia sorella stava male (per un tumore, ndr) mi ha scritto immediatamente. Un gesto che mi ha emozionato». D’altronde non è da tutte poter affermare di essere stata una Bond girl, nella fattispecie in Il mondo non basta del 1999, con l’agente di Sua Maestà interpretato proprio da Brosnan.
In America e ritorno, con una punta di rimpianto
Fra i colleghi italiani cita volentieri Ester Pantano e Francesca Inaudi. Con una predilezione speciale nei confronti anche di Gabriel Garko, persona che definisce «deliziosa e che ha sofferto tanto». Non considerando l’Italia un paese che brilla per meritocratica, lasciò tutto e andò negli States. Anche se poi il richiamo del paese natale fu irresistibile: «Mio marito non mi avrebbe mai raggiunta e volevo che mia figlia nascesse qui. Gli Usa danno moltissimo alla tua carriera e al tuo ego, ma umanamente ti tolgono molto. Un rimpianto di essermene andata però ce l’ho».
Sex symbol?!? Lei si sentiva ingombrante
Simbolo di erotismo made in Italy, rifiutò un film come L’avvocato del diavolo per le scene di nudo che conteneva: «Bisogna essere realisti: non credo l’avrei fatto bene. Non ho mai avuto un buon rapporto con il mio fisico, soprattutto con il mio seno. Mi hanno anche definita sex symbol ma io mi sono sempre sentita ingombrante. Se a vent’anni avessi avuto la consapevolezza del mio corpo che ho adesso, sarebbe stato tutto molto più facile. Oggi ringrazio Dio di essere come sono».
Un brutto momento a Parigi che l’ha segnata
Nel suo passato un momento drammatico, nel quale scampò ad uno stupro, che per anni l’ha tormentata: «Ho camminato per tanto tempo col gas paralizzante stretto in mano, perché in quei momenti non hai tempo di aprire la borsa. Successe di giorno, a Parigi, era un uomo in giacca e cravatta. Credo proprio ci sia stato l’intervento di un angelo perché cadde mentre mi stava strattonando, così riuscii a scappare. La polizia non fece niente. Ho trasmesso la paura anche a mia figlia, mi dice sempre che le metto l’ansia».
Sfiorata dal Mee Too
Parlando di questo argomenti, non si può non ricordare che l’attrice ha lavorato anche con Harvey Weinstein, durante tutta la promozione per Il postino. Anche se con lei non ebbe mai comportamenti sconvenienti, avendo la fila di ragazze che volevano stare con lui.
Tre decadi di cinema, tre decadi d’amore… col sogno di risposarsi
Trent’anni di cinema ma anche gli stessi anni di relazione con Giulio Violati, l’altro grande successo della sua vita, insieme alla loro figlia Giulia: «Ai 25 volevamo risposarci, era tutto pronto per una cerimonia in casa, mi ero fatta fare un tubino di pizzo da sogno. Poi c’è stato il lockdown. Questa volta non ce la toglierà nessuno».
Personaggi
Fernanda Lessa, la caduta e la rinascita: «L’alcol era il mio rifugio, oggi sono grata per ogni boccone»
Da mille euro al giorno spesi in droghe a una nuova vita grazie al SerT e all’amore di Luca Zocchi. «Non esiste cura, ma si può smettere».

Fernanda Lessa, volto iconico della moda a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila, ha raccontato il lato oscuro della sua carriera in un’intervista al Corriere della Sera. Sulle passerelle più prestigiose del mondo, da Milano a New York, appariva come un simbolo di perfezione. Ma dietro le quinte si consumava una battaglia personale fatta di alcol, droghe e solitudine. «Nel weekend mi sfondavo di alcol e droghe. Mi aiutavano a non sentire la solitudine, ad alleggerire il fardello dei miei problemi. Tra il 2000 e il 2008 sono arrivata a spendere anche mille euro al giorno per farmi. Mentre l’alcol non bastava mai. Una combo devastante», ha confessato.
Fernanda ha descritto un ambiente della moda vizioso e pericoloso. «Negli anni Novanta pippavano in molte, anche di più. Era un modo per non mangiare e dimagrire. Poi si andava in palestra a sudare», ha spiegato. Nonostante i tentativi della sua agenzia di tenerla lontana dalle cattive compagnie, la modella si è lasciata trascinare dagli eventi, perdendo punti di riferimento e ritrovandosi completamente sola.
La svolta è arrivata solo quando ha deciso di chiedere aiuto. «Mi sono affidata al SerT e al supporto psicologico. Pian piano ho iniziato a risalire. Il cibo, per me, è diventato un dono del cielo. Ho curato la mia alimentazione e scoperto l’importanza delle materie prime».
Nella sua lotta contro l’alcolismo, Fernanda non ha nascosto le difficoltà e le ricadute: «Ho cominciato a bere a 14 anni. Arrivavo a consumare fino a tre bottiglie di alcol al giorno. È stato mostruoso perché non esiste cura: devi soltanto smettere». La sua salvezza è stata il marito Luca Zocchi: «Mi è sempre stato accanto, anche nei momenti peggiori. Gli devo tutto».
Lessa ha poi ricordato come tutto sia iniziato con il bullismo subito a scuola: «Bere mi faceva sentire più bella, mi confondeva. Oggi riesco a guardare indietro e a sorridere, ma le ferite restano». Oggi Fernanda è consapevole e grata per la sua rinascita, un esempio per chi affronta lo stesso cammino verso la guarigione.
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