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Dalla valigetta alla corona: Meghan Markle, da valletta in minigonna a duchessa di Sussex

Prima della Royal Family e dei riflettori globali, Meghan Markle era una delle ragazze di “Deal or No Deal”, il programma americano in stile “Affari Tuoi”: “Lo facevo per pagare l’affitto mentre sognavo Hollywood”.

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    Chi avrebbe mai detto che dietro quella minigonna, abbinata a tacchi alti e sorriso da copertina, si celasse una futura duchessa? Eppure, sì: dieci anni prima di conquistare la mano (e il cuore) del principe Harry, Meghan Markle calcava i set di “Deal or No Deal”, la versione americana del nostro “Affari Tuoi”. Era il 2006 e Meghan, allora 25enne, portava a spasso una valigetta d’acciaio con dentro un premio in denaro, mentre sognava un futuro da attrice affermata.

    All’epoca la Markle era una delle 26 “ragazze con la valigetta”, parte fissa dello show condotto da Howie Mandel, oggi volto noto di “America’s Got Talent”. Ogni serata, Meghan e le sue colleghe aprivano le valigette con premi che andavano da un misero penny a un milione di dollari, regalando suspense e sogni a ogni concorrente. Un lavoro come tanti per chi, a Los Angeles, prova a sfondare nel mondo dello spettacolo.

    In un’intervista del 2013, Meghan ammise candidamente di aver accettato il lavoro per “far quadrare i conti”. “Ero un’aspirante attrice e avevo bisogno di pagare l’affitto”, raccontò. Quelle serate in studio, a metà tra il glamour e la fatica da set, le permisero di tenere viva la speranza di un posto fisso a Hollywood, tra un provino e l’altro.

    Poi arrivò la svolta: la parte da Rachel Zane nella serie “Suits”, il successo internazionale, l’incontro fatidico con Harry, e infine l’ingresso a Kensington Palace, ben lontano dalle luci pop di “Deal or No Deal”.

    Oggi la duchessa di Sussex ha appeso al chiodo le valigette di scena, per dedicarsi a battaglie filantropiche e documentari per Netflix, ma la foto di quella Meghan in minigonna, sorridente e ignara del futuro regale che l’attendeva, resta uno dei retroscena più curiosi e umani della sua ascesa.

    Da valletta a principessa: una favola moderna che neanche uno sceneggiatore di Hollywood avrebbe osato scrivere.

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      Re Carlo e il buen retiro in Transilvania: il rifugio segreto lontano da telefoni e wifi

      Non a Balmoral né a Sandringham: il sovrano britannico trova pace tra le colline della Romania, dove da oltre 25 anni trascorre le sue vacanze in un borgo rurale senza tempo.

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      Carlo III
      Re Carlo e il buen retiro in Transilvania: il rifugio segreto lontano da telefoni e wifi

        Altro che castelli scozzesi e tenute reali inglesi. Il vero rifugio di re Carlo III si trova a Zălanpatak, un piccolo villaggio nel cuore della Transilvania, Romania. Un luogo fuori dal tempo, dove la modernità sembra non essere mai arrivata: niente televisori, niente connessione internet, niente telefoni. Solo natura incontaminata, case color pastello e strade percorse da carri trainati da cavalli. È qui che il sovrano britannico, da oltre un quarto di secolo, si concede settimane di riposo immerso in un paesaggio che riflette la sua visione di sostenibilità e di vita a misura d’uomo.

        La casa tra i prati fioriti

        Per raggiungere la residenza di Carlo occorre percorrere una strada sterrata di cinque chilometri che attraversa prati in fiore e fattorie. L’abitazione, una pensione con sette stanze, è arredata con semplicità quasi monastica: un letto a castello in legno, una stufa del XVII secolo e un ritratto della regina Elisabetta II come unica concessione all’iconografia reale. Quando il re vi soggiorna, la struttura viene chiusa ai turisti e diventa un rifugio privato sorvegliato dal suo staff di sicurezza. Nei restanti mesi dell’anno, le camere vengono messe a disposizione dei visitatori, a circa 170 euro a notte, con la possibilità di aggiungere esperienze come gite in carrozza, escursioni per l’osservazione degli orsi o la preparazione di dolci tipici.

        Natura e biodiversità come missione

        Per Carlo la Romania non è solo un luogo di riposo, ma un laboratorio vivente che incarna i principi a cui ha dedicato gran parte della sua vita pubblica. «La Transilvania è parte della sua vita», ha spiegato il conte Tibor Kálnoky, amico e lontano parente del sovrano, intervistato dal Washington Post. Qui sopravvivono tradizioni agricole ormai scomparse altrove in Europa: coltivazioni di piccola scala, pastorizia e un equilibrio quasi intatto tra uomo e natura.

        Il territorio ospita una straordinaria varietà di flora e fauna: circa 1.200 specie di piante censite solo in quest’area, oltre 200 specie di farfalle (contro le 40 presenti nel Regno Unito), e ancora lupi, linci e orsi bruni, animali ormai estinti da secoli nelle campagne britanniche. È un paesaggio che sembra dare corpo alle battaglie di Carlo per la tutela dell’ambiente e la salvaguardia della biodiversità.

        Le estati del re

        Il periodo preferito da Carlo per soggiornare in Transilvania è tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, quando la natura è al culmine della sua fioritura. Per lui è l’occasione di riconnettersi con ritmi lenti e con quella vita semplice che spesso cita nei discorsi pubblici come antidoto all’alienazione del mondo moderno. «Ritrova molte delle cose in cui ha sempre creduto e che cerca di trasmettere», spiega ancora Kálnoky.

        Un rifugio lontano dall’etichetta

        La scelta di Carlo racconta anche la sua personalità. In Romania non ci sono cerimonie ufficiali né rigidi protocolli di corte. Ci sono invece silenzi, passeggiate nei boschi e il contatto diretto con le persone del posto. È un volto meno noto del re, ma che ben si sposa con il suo impegno ambientalista e con la ricerca di autenticità che ha guidato molte delle sue decisioni.

        In un’epoca di iperconnessione, Carlo ha scelto come buen retiro un luogo senza wifi, dove l’unico lusso è la natura. Un messaggio che suona come manifesto: anche un sovrano trova la sua vera ricchezza nella semplicità.

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          Principe Harry, 41 anni tra missione in Ucraina e riflessioni personali: “Sono felice della mia vita”

          Il duca di Sussex ha trascorso il compleanno a Kiev durante una visita segreta legata agli Invictus Games. Tra l’incontro con i veterani, la memoria di Lady Diana e un possibile colloquio con Zelensky, Harry parla anche del suo rapporto con il Regno Unito e con la famiglia reale.

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          Principe Harry, 41 anni tra missione in Ucraina e riflessioni personali: “Sono felice della mia vita”

            Il principe ha infatti scelto di trascorrere questa ricorrenza in Ucraina, dove è arrivato venerdì scorso con una missione riservata. Subito dopo aver passato quattro giorni a Londra con re Carlo. A Kiev, accompagnato dal team della Fondazione Invictus, ha incontrato veterani e visitato luoghi simbolici del conflitto, trattenendo a fatica le lacrime davanti al memoriale delle vittime.

            In un colloquio con The Guardian, Harry ha spiegato di sentirsi sereno con se stesso. «Ho la coscienza pulita e sono felice della vita che conduco. Quest’anno tornerò più spesso a casa, perché ho sempre amato il Regno Unito e lo amerò sempre». Parole che lasciano intravedere un clima di riavvicinamento alla famiglia reale dopo l’incontro privato di 54 minuti avuto con il padre a Londra.

            La missione segreta a Kiev

            La visita in Ucraina è rimasta sotto stretta riservatezza fino all’arrivo del principe. Immortalato dalle immagini diffuse dalle ferrovie ucraine mentre indossava la divisa degli Invictus Games. Il suo itinerario ha incluso il Museo di Storia nazionale, un incontro con circa 200 veterani e un colloquio con la premier Yulia Svyrydenko. Non è stata confermata né smentita invece un’eventuale stretta di mano con il presidente Volodymyr Zelensky. Grande sostenitore degli Invictus, ma fonti locali hanno lasciato intendere che un incontro possa essere avvenuto lontano dai riflettori.

            Harry ha ribadito l’impegno della sua fondazione nel creare progetti di riabilitazione anche in Ucraina: «Non possiamo fermare la guerra, ma possiamo impedire che le persone diventino insensibili ai suoi effetti».

            Il legame con Lady Diana e l’impegno umanitario

            Il duca di Sussex ha rinnovato anche il legame con Halo Trust, la ong che si occupa di sminamento e che fu sostenuta dalla principessa Diana nel 1997 durante la storica visita in Angola. «All’inizio del conflitto Harry ha incontrato i nostri colleghi ucraini e ci ha dato un grande sostegno», ha ricordato il generale James Cowan, direttore dell’organizzazione. L’associazione ha disinnescato oltre 100mila mine dal 1994 e resta un simbolo della continuità tra l’impegno di Diana e quello del figlio.

            Nei giorni precedenti alla trasferta ucraina, Harry aveva visitato a Londra l’Imperial College, dove vengono curati bambini feriti nei conflitti di Gaza e Ucraina, devolvendo una donazione di 500mila dollari.

            Vita privata e sport come sfogo

            Lontano dal solo ruolo istituzionale, Harry ha anche condiviso aspetti più personali. Ha raccontato di sfogarsi con la boxe, di non amare la bicicletta e di sentirsi appagato dalla vita accanto a Meghan Markle, smentendo così le voci di crisi. «Sono felice con me stesso, e questo per me è ciò che conta di più», ha sottolineato.

            La missione a Kiev è nata anche da un incontro casuale a New York con Olga Rudnieva, direttrice del Superhumans Trauma Centre di Leopoli, che cura soldati amputati. «Mi ha detto che il gesto più utile sarebbe stato venire di persona. Ho parlato con Meghan e con il governo britannico, poi è arrivato l’invito ufficiale dell’Ucraina», ha spiegato.

            Un compleanno dal significato simbolico

            Il compleanno in terra di guerra conferma l’immagine di Harry come membro dei Windsor più legato all’azione sul campo, forte anche delle due missioni militari svolte in Afghanistan. Con il sostegno al popolo ucraino, il principe intende dare continuità alla memoria di sua madre e, al tempo stesso, mostrare un volto della monarchia che guarda all’impegno umanitario e alla solidarietà internazionale.

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              Harry e re Carlo si rivedono dopo un anno e mezzo: primo passo verso la riconciliazione

              Il Duca di Sussex ha incontrato il padre a Clarence House, a Londra, dopo mesi di silenzi e rapporti difficili.

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                Il principe Harry e re Carlo III si sono ritrovati faccia a faccia dopo 18 mesi. Il Duca di Sussex, 40 anni, è stato visto arrivare nel pomeriggio del 10 settembre a Clarence House, la residenza londinese del sovrano. Si tratta del primo incontro tra padre e figlio dal febbraio 2024, pochi giorni dopo l’annuncio della malattia di Carlo, che aveva reso noto di essere in cura per un tumore di cui non sono mai stati diffusi i dettagli.

                Il ritorno di Harry in patria era previsto già da tempo: l’8 settembre aveva preso parte ai WellChild Awards, storica iniziativa di beneficenza che sostiene bambini e ragazzi gravemente malati, e nello stesso giorno aveva reso omaggio alla regina Elisabetta nel terzo anniversario della sua scomparsa. Il giorno seguente ha visitato Nottingham per incontrare associazioni impegnate con i giovani, a oltre 200 chilometri dalla capitale. Mercoledì, invece, è stato ospite del Centre for Blast Injury Studies dell’Imperial College di Londra, mentre Carlo rientrava da Balmoral, in Scozia, dove aveva trascorso alcune settimane di riposo.

                Un momento simbolico

                Il faccia a faccia tra i due ha un valore che va oltre la semplice cronaca. Fonti vicine al principe Harry avevano raccontato che da tempo il re non rispondeva alle sue chiamate né ai messaggi. Nonostante ciò, lo stesso Duca aveva manifestato pubblicamente la volontà di un riavvicinamento, ammettendo anche le difficoltà create dalla pubblicazione della sua autobiografia Spare, che aveva riacceso tensioni con la famiglia reale.

                A luglio, un primo segnale di distensione era arrivato da un incontro tra alcuni collaboratori di Harry e membri dello staff di Carlo. Allora un insider lo aveva definito “un buon primo passo”, interpretandolo come un’apertura verso futuri rapporti meno conflittuali.

                Viaggi senza incontri

                Nonostante le numerose trasferte in patria, fino a oggi Harry non era riuscito a rivedere i familiari più stretti. Nell’agosto 2024 aveva partecipato al funerale dello zio Lord Robert Fellowes, senza però incrociare il fratello William. A maggio dello stesso anno era tornato a Londra per il decennale degli Invictus Games, mentre re Carlo presenziava a un evento a pochi chilometri di distanza. Ad aprile, invece, era stato protagonista di una lunga battaglia legale contro la revoca della sua scorta finanziata con fondi pubblici: un tema delicato, che rendeva complesso ogni contatto diretto col padre, in quanto capo dello Stato e figura istituzionale.

                Prospettive future

                Gli storici della monarchia britannica ritengono che l’incontro del 10 settembre possa rappresentare una svolta. “Vorrei pensare che il re, prima o poi, compirà un passo decisivo verso la riconciliazione”, ha dichiarato lo storico Ed Owens, autore del saggio After Elizabeth: Can the Monarchy Save Itself?.

                Resta però irrisolta la frattura con il principe William. I due fratelli, pur trovandosi lo stesso giorno a pochi chilometri di distanza, non hanno avuto alcun contatto. “La spaccatura è profonda e durerà a lungo – ha spiegato lo storico Robert Lacey –. Non cambierà fino a quando Harry non farà un passo avanti e non offrirà delle scuse”.

                Un pensiero condiviso anche dalla storica Amanda Foreman, che ha sottolineato: “Ognuno vuole che la riconciliazione avvenga alle proprie condizioni. Ed è proprio questo che la rende così difficile”.

                L’abbraccio tra Harry e re Carlo segna comunque un momento cruciale: un segnale che, nonostante i conflitti, il dialogo non è ancora definitivamente interrotto.

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