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David Beckham, il suo sogno si avvera: diventare baronetto di Sua Maestà

L’ex stella del calcio inglese diventa finalmente baronetto grazie a Re Carlo III, dopo anni di attesa e ostacoli fiscali. Victoria è ora Lady Beckham, mentre Romeo torna single e Brooklyn continua a far parlare di sé per i rapporti tesi con la famiglia. Una vera e propria saga reale in salsa pop.

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    Ci sono voluti più di dieci anni, un cambio al trono britannico e un’intensa attività filantropica, ma alla fine l’ex capitano della nazionale inglese può fregiarsi del titolo di “Sir”. Re Carlo III ha ufficializzato il riconoscimento, segnando un punto di svolta nella lunga carriera di David Beckham.

    Parte di un club esclusivo

    Già nominato OBE nel 2003 dalla Regina Elisabetta II, Beckham aveva visto sfumare il cavalierato a causa di alcune controversie fiscali. Ma grazie all’impegno nella King’s Foundation e ad anni di riabilitazione pubblica, l’ex calciatore entra finalmente nel ristretto club dei baronetti dello sport britannico, accanto a miti come Sir Bobby Charlton e Sir Alex Ferguson.

    Victoria Beckham diventa Lady: il titolo nobiliare fa tendenza

    Con il cavalierato di David, anche Victoria ottiene un upgrade formale: da ex Posh Spice a “Lady Beckham”. Il titolo, che le spetta in quanto consorte, rappresenta un nuovo status simbolo per la stilista e imprenditrice, che potrebbe già pensare a come integrarlo nel suo brand di moda. Sui social, intanto, cresce l’attesa per un possibile rebranding anche sul profilo Instagram dell’icona fashion.

    Romeo Beckham torna single: addio a Kim Turnbull

    In parallelo con la gioia del padre, il secondo genito Romeo fa parlare di sé per la fine della relazione con la modella e DJ Kim Turnbull. La love story, durata circa sette mesi, si è chiusa in modo apparentemente pacifico, ma con implicazioni più profonde: Kim aveva avuto un flirt anche con Brooklyn, e questo non aveva fatto bene all’armonia familiare. Secondo fonti vicine alla famiglia, David e Victoria avrebbero tirato un sospiro di sollievo: la fine della relazione potrebbe facilitare una riconciliazione tra i due fratelli, le cui tensioni si sono fatte notare anche pubblicamente.

    Brooklyn Beckham e il gelo familiare

    La frattura tra Brooklyn e il resto della famiglia è diventata evidente quando lui e la moglie Nicola Peltz hanno disertato la festa per i 50 anni di David. Una scelta che ha fatto scalpore, alimentando le voci su dissapori mai risolti. Il gossip parla di litigi legati alla gestione dell’immagine pubblica e a relazioni passate, con Nicola considerata distante dal “clan” Beckham. Riuscirà la famiglia a ritrovare l’armonia ora che Kim è uscita di scena? Il gelo tra i fratelli potrebbe sciogliersi, ma le ferite familiari, si sa, richiedono tempo.

    Una soap reale: la saga Beckham continua

    Mentre Sir David si prepara all’investitura ufficiale, e Lady Victoria punta a rinnovare il suo impero fashion, la dinastia Beckham non smette di far parlare di sé. Tra titoli nobiliari, amori finiti e tensioni familiari, la famiglia più pop del Regno Unito continua a offrire materiale per una vera e propria soap opera reale. Che si tratti di una tregua duratura o di una nuova stagione di scontri, una cosa è certa: la saga Beckham è tutt’altro che finita.

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      Reali

      Fuga tra le aiuole di re Carlo: undici giardinieri su dodici si sono licenziati

      Dimenticate l’immagine bucolica del re ambientalista: secondo il “Sunday Times”, a Highgrove i giardinieri fuggono a gambe levate. Lavoravano nove ore al giorno per 96 sterline, spesso anche nei weekend. Ambiente tossico, sottorganico e un sovrano che urlava: “Non fatemi più vedere quell’uomo”. Il tutto per un fiore sbagliato.

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        Altro che sovrano illuminato, ambientalista e saggio custode della natura. A giudicare da quanto riportato dal Sunday Times, Re Carlo ama le piante più degli esseri umani. E non lo dice qualche tabloid scandalistico, ma una lunga inchiesta del prestigioso settimanale inglese, che ha acceso i riflettori sul clima all’interno della sua tenuta privata di Highgrove.

        Secondo quanto ricostruito, undici dei dodici giardinieri impiegati nella proprietà si sono licenziati negli ultimi tre anni. La metà di loro guadagnava il salario minimo del Regno Unito: appena 96 sterline al giorno per 9 ore di lavoro, weekend inclusi. Ma il problema non erano solo i soldi.

        A quanto pare, i lavoratori parlano di un ambiente definito “tossico”, con continue pressioni e carenze di personale. E il re? Altro che compost e armonia: avrebbe lasciato bigliettini ovunque, con indicazioni su fiori da spostare, siepi da accorciare e vialetti da spazzare. Appunti che, più che suggerimenti, sembravano comandi rigidi, talvolta sgarbati.

        Uno degli episodi più rivelatori? Carlo avrebbe sbottato contro un giardiniere solo perché non aveva risposto correttamente a una domanda su un fiore, ordinando seccamente: “Non fatemi più vedere quell’uomo”.

        Dal 2021, la gestione dei giardini è stata affidata alla King’s Foundation, che ne ha aperto l’accesso al pubblico da aprile a ottobre, attirando ogni anno 40.000 visitatori. Tra aiuole e cespugli, si spera anche in un saluto del sovrano o una foto davanti alla casetta sull’albero che fu di William e Harry.

        Ma dietro il prato all’inglese e le siepi scolpite, le voci dei lavoratori raccontano un’altra realtà. La fondazione nega tutto e assicura di aver aumentato gli stipendi del 15-19%. Peccato che nel frattempo i giardinieri siano spariti uno dopo l’altro, come fiori potati troppo in fretta.

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          Reali

          Harry e Meghan licenziano in massa: 25 dipendenti a casa e mutuo da 9,5 milioni da saldare entro il 2050

          Solo a giugno altri sei licenziamenti. Il principe e Meghan Markle devono far quadrare i conti: tra mutuo, imposte e spese di rappresentanza, le uscite annue superano i 2 milioni di dollari. E gli affari non vanno come sperato

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            Altro che vita da re. Per il principe Harry e Meghan Markle il sogno americano si sta trasformando in una corsa al risparmio. Secondo quanto riportato dal sito Page Six, i Sussex avrebbero licenziato altri sei dipendenti solo nel mese di giugno, portando a 25 il totale delle persone messe alla porta dal 2020, anno in cui la coppia ha abbandonato i doveri reali per costruirsi una nuova vita – e un nuovo impero – negli Stati Uniti.

            Questa volta a farne le spese sarebbe stato soprattutto il team di comunicazione, ma non solo. Le fonti americane parlano di tagli diffusi in tutte le aree operative: dalla fondazione Archewell ai collaboratori domestici della loro villa di Montecito, in California. Il motivo? Uno solo: tagliare le spese.

            E le spese, effettivamente, non sono poche. Il principe e l’ex attrice hollywoodiana devono rimborsare un mutuo da 9,5 milioni di dollari contratto per acquistare la sontuosa proprietà da 14,65 milioni in cui vivono. Il prestito, da restituire entro il 2050 con relativi interessi, si aggiunge a una tassa sulla proprietà di circa 288mila dollari l’anno e a un costo operativo stimato in oltre due milioni di dollari annui. Una cifra che include stipendi, costi di produzione per i progetti media, mantenimento della casa e gestione del loro marchio.

            Il problema è che il business non decolla come previsto. Dopo il successo iniziale con Netflix e Spotify, le ultime produzioni non hanno ottenuto i risultati sperati. E con le collaborazioni in bilico e i riflettori meno accesi di un tempo, i Sussex devono fare i conti con una realtà molto meno dorata.

            Così, mentre i tabloid inglesi gongolano e i sostenitori della monarchia tornano alla carica, Harry e Meghan stringono la cinghia. Non è ancora la fine della bella vita, ma il glamour dei primi tempi sembra un lontano ricordo.

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              Meghan Markle e la marmellata che divide: successo commerciale ma disastro gastronomico. bocciato dalla critica

              Che Meghan Markle avesse intenzione di costruire un impero lifestyle dopo aver detto addio alla vita da royal non era un mistero. Ma che la sua marmellata potesse scatenare una tale bufera, forse sì. Parliamo della “As Ever”, una confettura artigianale all’albicocca lanciata in tiratura limitata e andata esaurita in poche ore. Un prodotto che ha fatto notizia non tanto per il gusto – che in pochi hanno potuto realmente provare – quanto per le critiche feroci che ha ricevuto da un’esperta del settore.

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                Donna Collins, figura di riferimento nel mondo delle conserve con il suo marchio Jelly Queens. Collins, senza mezzi termini, ha definito la marmellata “un fallimento”, mettendo in discussione sia la consistenza che la qualità degli ingredienti. E a quel punto, il barattolo si è rotto. Secondo l’esperta, quella di Meghan non sarebbe nemmeno tecnicamente una marmellata, ma una “spread”, termine usato per indicare una conserva troppo liquida per essere spalmata con orgoglio. “È quello che succede quando una marmellata non riesce,” ha sentenziato. A nulla servirebbe l’utilizzo di buoni ingredienti, se la consistenza non è quella giusta.

                Alla faccia dell’ambiente

                Collins ha poi insinuato che le albicocche fossero coltivate “in modo convenzionale”, ovvero trattate con pesticidi, e ha criticato l’uso (o l’abuso?) della pectina, il gelificante naturale che dovrebbe garantire la giusta solidità al prodotto. Risultato? Una marmellata che per alcuni è icona del nuovo corso di Meghan, ma per altri è solo un vasetto da collezione – meglio se chiuso.

                Comunque vada… è stato un successo

                Eppure, nonostante i giudizi impietosi, la “As Ever” è riuscita in qualcosa che molte conserve sognano: diventare virale. I vasetti, venduti a 9 o 14 dollari l’uno, sono finiti nel giro di ore. Alcuni sostengono che il merito vada al nome dietro l’etichetta, più che al contenuto. Altri parlano di un’efficace strategia basata sulla scarsità, con una produzione volutamente limitata per creare attesa e desiderio. L’effetto Markle, insomma, ha funzionato ancora una volta, anche se più come fenomeno pop che come successo gastronomico.

                La polemica infuria

                Il dibattito intorno alla marmellata rivela una tensione più profonda: quella tra immagine e sostanza. Meghan Markle si sta reinventando come imprenditrice lifestyle, e il suo marchio è pensato per incarnare valori come autenticità, qualità artigianale e cura del dettaglio. Ma basta un prodotto poco riuscito a far crollare la narrazione? Non necessariamente. In fondo, ogni brand ha bisogno di tempo per trovare la propria voce, e un barattolo andato male può servire più di mille slogan per capire cosa migliorare.

                Il peso del testimonial

                È però lecito domandarsi quanto ci sia di genuino dietro a prodotti che portano il nome di una celebrità. Collins è stata molto chiara: “Tutti sappiamo che non è Meghan a cucinare la marmellata.” Una frase semplice, ma pungente, che rimette in discussione l’intera operazione. La duchessa ha davvero messo le mani in pasta o ha solo firmato un’etichetta? Finché il confine tra branding e passione personale resta sfumato, sarà difficile distinguere il business dall’autenticità.

                In arrivo nuovi prodotti

                Con il suo marchio “American Riviera Orchard”, Meghan Markle ha annunciato l’arrivo di altri prodotti: si parla di chutney, tè, oli e persino un vino – già oggetto di nuove polemiche. Riuscirà a convincere il pubblico che dietro le sue conserve c’è più sostanza che strategia? Per ora, il dibattito resta aperto. Quel che è certo è che la marmellata dell’ex duchessa ha fatto esattamente ciò che ogni prodotto sogna: farsi notare. Nel bene o nel male, di “As Ever” si parla. E tanto basta, almeno per cominciare.

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