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Gradimento dei reali inglesi: per un punto Kate perse la cappa

Non è l’ultima diatriba tra Harry e il resto della famiglia a tenere banco questa volta, ma un sondaggio che misura la popolarità dei reali. E a sorpresa, il principe William supera nettamente Kate Middleton, la Principessa del Galles, in questa particolare graduatoria.

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    I reali inglesi e la loro stirpe sono sempre al centro dell’attenzione mediatica, soprattutto quelli inglesi, per “peso specifico” nella storia e per le varie problematiche interne che da sempre caratterizzano la loro esistenza. Non a caso una serie televisiva come The Crown ha potuto articolarsi su svariate stagioni, riprendendo lotte, tradimenti e dissidi di palazzo, con grande seguito da parte del pubblico.

    La classifica dei più popolari

    Questa volta non si tratta di qualche novità sulle condizioni di Kate Middleton o del Sovrano Carlo e neanche le bizze – vere o presunte del fratello Harry, il “discolo” di famiglia. Quello che tiene attive le polemiche è un sondaggio per stilare una sorta di classifica di gradimento tra i vari appartenenti alla famiglia. Nel quale spicca nettamente il vantaggio del principe William su sua moglie, la Principessa del Galles.

    Kate non è al primo posto

    Si tratta di un’iniziativa organizzata dall’autorevole YouGov cge ha utilizzato un campione di sudditi britannici – per la precisione 2025 – stabilendo chi sia il più amato tra i personaggi Royal. Chiaramente tutti si aspettavano di trovare ai vertici della classifica la Principessa Kate… sbagliato! E’ suo marito William ad essersi piazzatosi al primo posto con il 75% delle preferenze, la moglia – anche se con un piccolissimo scarto – è seconda. Cerchiamo di capirne il motivo.

    Perché Kate ha perso il primato

    L’ultimo anno per Kate Middleton non può certo definirsi una passeggiata. Prima la degenza in clinica a gennaio per un intervento all’addome, poi la scoperto di avere un cancro che l’hanno costretta a ridurre al minimo le apparizioni pubbliche, per dedicarsi totalmente alle cure. Anche se continua ad essere molto amata, questa forzata pausa dai riflettori ha attribuito maggiore visibilità ad altri membri della famiglia, nella fattispecia in favore di suo marito, anche se solo per un punticino.

    Gli altri

    Se non crea particolare sorpresa stupiscono il terzo posto della Principessa Anna, davanti al Re e alla Regina, il sondaggio conferma una volta di più l’ostilità dei sudditi verso Harry e Meghan. I due non piacciono, rispettivamente, al 60 e 57 per cento del popolo britannico. Per non parlare di Andrea di York, fratello del Re: non piace all’87 per cento degli interpellati.

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      Reali

      Fuga tra le aiuole di re Carlo: undici giardinieri su dodici si sono licenziati

      Dimenticate l’immagine bucolica del re ambientalista: secondo il “Sunday Times”, a Highgrove i giardinieri fuggono a gambe levate. Lavoravano nove ore al giorno per 96 sterline, spesso anche nei weekend. Ambiente tossico, sottorganico e un sovrano che urlava: “Non fatemi più vedere quell’uomo”. Il tutto per un fiore sbagliato.

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        Altro che sovrano illuminato, ambientalista e saggio custode della natura. A giudicare da quanto riportato dal Sunday Times, Re Carlo ama le piante più degli esseri umani. E non lo dice qualche tabloid scandalistico, ma una lunga inchiesta del prestigioso settimanale inglese, che ha acceso i riflettori sul clima all’interno della sua tenuta privata di Highgrove.

        Secondo quanto ricostruito, undici dei dodici giardinieri impiegati nella proprietà si sono licenziati negli ultimi tre anni. La metà di loro guadagnava il salario minimo del Regno Unito: appena 96 sterline al giorno per 9 ore di lavoro, weekend inclusi. Ma il problema non erano solo i soldi.

        A quanto pare, i lavoratori parlano di un ambiente definito “tossico”, con continue pressioni e carenze di personale. E il re? Altro che compost e armonia: avrebbe lasciato bigliettini ovunque, con indicazioni su fiori da spostare, siepi da accorciare e vialetti da spazzare. Appunti che, più che suggerimenti, sembravano comandi rigidi, talvolta sgarbati.

        Uno degli episodi più rivelatori? Carlo avrebbe sbottato contro un giardiniere solo perché non aveva risposto correttamente a una domanda su un fiore, ordinando seccamente: “Non fatemi più vedere quell’uomo”.

        Dal 2021, la gestione dei giardini è stata affidata alla King’s Foundation, che ne ha aperto l’accesso al pubblico da aprile a ottobre, attirando ogni anno 40.000 visitatori. Tra aiuole e cespugli, si spera anche in un saluto del sovrano o una foto davanti alla casetta sull’albero che fu di William e Harry.

        Ma dietro il prato all’inglese e le siepi scolpite, le voci dei lavoratori raccontano un’altra realtà. La fondazione nega tutto e assicura di aver aumentato gli stipendi del 15-19%. Peccato che nel frattempo i giardinieri siano spariti uno dopo l’altro, come fiori potati troppo in fretta.

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          Reali

          Harry e Meghan licenziano in massa: 25 dipendenti a casa e mutuo da 9,5 milioni da saldare entro il 2050

          Solo a giugno altri sei licenziamenti. Il principe e Meghan Markle devono far quadrare i conti: tra mutuo, imposte e spese di rappresentanza, le uscite annue superano i 2 milioni di dollari. E gli affari non vanno come sperato

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            Altro che vita da re. Per il principe Harry e Meghan Markle il sogno americano si sta trasformando in una corsa al risparmio. Secondo quanto riportato dal sito Page Six, i Sussex avrebbero licenziato altri sei dipendenti solo nel mese di giugno, portando a 25 il totale delle persone messe alla porta dal 2020, anno in cui la coppia ha abbandonato i doveri reali per costruirsi una nuova vita – e un nuovo impero – negli Stati Uniti.

            Questa volta a farne le spese sarebbe stato soprattutto il team di comunicazione, ma non solo. Le fonti americane parlano di tagli diffusi in tutte le aree operative: dalla fondazione Archewell ai collaboratori domestici della loro villa di Montecito, in California. Il motivo? Uno solo: tagliare le spese.

            E le spese, effettivamente, non sono poche. Il principe e l’ex attrice hollywoodiana devono rimborsare un mutuo da 9,5 milioni di dollari contratto per acquistare la sontuosa proprietà da 14,65 milioni in cui vivono. Il prestito, da restituire entro il 2050 con relativi interessi, si aggiunge a una tassa sulla proprietà di circa 288mila dollari l’anno e a un costo operativo stimato in oltre due milioni di dollari annui. Una cifra che include stipendi, costi di produzione per i progetti media, mantenimento della casa e gestione del loro marchio.

            Il problema è che il business non decolla come previsto. Dopo il successo iniziale con Netflix e Spotify, le ultime produzioni non hanno ottenuto i risultati sperati. E con le collaborazioni in bilico e i riflettori meno accesi di un tempo, i Sussex devono fare i conti con una realtà molto meno dorata.

            Così, mentre i tabloid inglesi gongolano e i sostenitori della monarchia tornano alla carica, Harry e Meghan stringono la cinghia. Non è ancora la fine della bella vita, ma il glamour dei primi tempi sembra un lontano ricordo.

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              Meghan Markle e la marmellata che divide: successo commerciale ma disastro gastronomico. bocciato dalla critica

              Che Meghan Markle avesse intenzione di costruire un impero lifestyle dopo aver detto addio alla vita da royal non era un mistero. Ma che la sua marmellata potesse scatenare una tale bufera, forse sì. Parliamo della “As Ever”, una confettura artigianale all’albicocca lanciata in tiratura limitata e andata esaurita in poche ore. Un prodotto che ha fatto notizia non tanto per il gusto – che in pochi hanno potuto realmente provare – quanto per le critiche feroci che ha ricevuto da un’esperta del settore.

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                Donna Collins, figura di riferimento nel mondo delle conserve con il suo marchio Jelly Queens. Collins, senza mezzi termini, ha definito la marmellata “un fallimento”, mettendo in discussione sia la consistenza che la qualità degli ingredienti. E a quel punto, il barattolo si è rotto. Secondo l’esperta, quella di Meghan non sarebbe nemmeno tecnicamente una marmellata, ma una “spread”, termine usato per indicare una conserva troppo liquida per essere spalmata con orgoglio. “È quello che succede quando una marmellata non riesce,” ha sentenziato. A nulla servirebbe l’utilizzo di buoni ingredienti, se la consistenza non è quella giusta.

                Alla faccia dell’ambiente

                Collins ha poi insinuato che le albicocche fossero coltivate “in modo convenzionale”, ovvero trattate con pesticidi, e ha criticato l’uso (o l’abuso?) della pectina, il gelificante naturale che dovrebbe garantire la giusta solidità al prodotto. Risultato? Una marmellata che per alcuni è icona del nuovo corso di Meghan, ma per altri è solo un vasetto da collezione – meglio se chiuso.

                Comunque vada… è stato un successo

                Eppure, nonostante i giudizi impietosi, la “As Ever” è riuscita in qualcosa che molte conserve sognano: diventare virale. I vasetti, venduti a 9 o 14 dollari l’uno, sono finiti nel giro di ore. Alcuni sostengono che il merito vada al nome dietro l’etichetta, più che al contenuto. Altri parlano di un’efficace strategia basata sulla scarsità, con una produzione volutamente limitata per creare attesa e desiderio. L’effetto Markle, insomma, ha funzionato ancora una volta, anche se più come fenomeno pop che come successo gastronomico.

                La polemica infuria

                Il dibattito intorno alla marmellata rivela una tensione più profonda: quella tra immagine e sostanza. Meghan Markle si sta reinventando come imprenditrice lifestyle, e il suo marchio è pensato per incarnare valori come autenticità, qualità artigianale e cura del dettaglio. Ma basta un prodotto poco riuscito a far crollare la narrazione? Non necessariamente. In fondo, ogni brand ha bisogno di tempo per trovare la propria voce, e un barattolo andato male può servire più di mille slogan per capire cosa migliorare.

                Il peso del testimonial

                È però lecito domandarsi quanto ci sia di genuino dietro a prodotti che portano il nome di una celebrità. Collins è stata molto chiara: “Tutti sappiamo che non è Meghan a cucinare la marmellata.” Una frase semplice, ma pungente, che rimette in discussione l’intera operazione. La duchessa ha davvero messo le mani in pasta o ha solo firmato un’etichetta? Finché il confine tra branding e passione personale resta sfumato, sarà difficile distinguere il business dall’autenticità.

                In arrivo nuovi prodotti

                Con il suo marchio “American Riviera Orchard”, Meghan Markle ha annunciato l’arrivo di altri prodotti: si parla di chutney, tè, oli e persino un vino – già oggetto di nuove polemiche. Riuscirà a convincere il pubblico che dietro le sue conserve c’è più sostanza che strategia? Per ora, il dibattito resta aperto. Quel che è certo è che la marmellata dell’ex duchessa ha fatto esattamente ciò che ogni prodotto sogna: farsi notare. Nel bene o nel male, di “As Ever” si parla. E tanto basta, almeno per cominciare.

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