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Harry assolto dalle accuse di bullismo: solo un “becero scazzo” con la presidente di Sentebale

Il principe Harry e Sophie Chandauka, presidente di Sentebale, si erano accusati a vicenda tra interviste e comunicati bollenti. Ora l’indagine mette la parola fine: nessuno colpevole, ma entrambi rimproverati per aver trasformato divergenze private in una figuraccia globale.

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    Molto rumore per nulla, verrebbe da dire. Dopo mesi di titoloni, frecciatine e accuse di bullismo e misoginia, il principe Harry esce pulito dall’inchiesta che aveva fatto tremare Sentebale, l’associazione da lui fondata per aiutare i bambini colpiti dall’Hiv in Lesotho e Botswana. A tirarlo dentro nella bufera era stata Sophie Chandauka, avvocata e manager di ferro, oggi presidente della charity, che lo aveva dipinto come tossico e sessista, tra comportamenti “ostili” e atteggiamenti da bullo di corte.

    L’indagine della Charity Commission, l’ente britannico che vigila sulle organizzazioni benefiche, ha smontato l’intero caso: nessuna prova di bullismo, misoginia o molestie, né da parte del principe ribelle né da parte del consiglio di amministrazione a lui vicino. E, per par condicio, nessuna colpa formale nemmeno per Chandauka, accusata di autoritarismo e gestione troppo “aziendalista”. In pratica, la grande guerra reale si riduce a un banale scontro di ego e caratteri, un “becero scazzo” interno finito sui giornali di mezzo mondo.

    Il verdetto finale ha il sapore della ramanzina più che della sentenza: tutti assolti, ma tutti bacchettati. La Commissione ha criticato duramente sia Harry sia Chandauka per aver trasformato normali divergenze di visione in una figuraccia pubblica, alimentata da interviste al vetriolo e comunicati al veleno.

    Il duca di Sussex, che aveva definito le accuse “spudorate bugie”, può tirare un sospiro di sollievo: nessuna macchia ufficiale sul suo impegno benefico, ma l’ennesima grana mediatica dopo il divorzio con la Royal Family e la fuga americana. La presidente, invece, resta al suo posto: nessuna testa cade, ma la credibilità della charity esce ammaccata.

    Morale? Nessuno è colpevole, ma tutti hanno fatto la loro parte nel trasformare una lite da riunione di condominio in una telenovela internazionale.

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      Reali

      Re Carlo ruba la scena ai Sussex, sbarcando su Netflix partecipando ad un documentario

      Il debutto di Re Carlo sulla piattaforma streaming segna un nuovo capitolo per la monarchia britannica. E ora, per Harry e Meghan, la concorrenza arriva… direttamente da Buckingham Palace!

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        Il Regno Unito entra ufficialmente nell’era dello streaming. Re Carlo III ha deciso di partecipare a un documentario Netflix dedicato al King’s Trust, l’organizzazione benefica da lui fondata che sostiene i giovani. Una mossa storica, che segna il primo vero passo del Sovrano britannico nel cuore del media digitale globale. A curare la produzione sarà Eva Omaghomi, stretta collaboratrice del Re, mentre tra i protagonisti spicca il nome dell’attore Idris Elba.

        Per un reame più moderno e smart

        La scelta non è casuale: con questa operazione, Re Carlo punta a modernizzare l’immagine della monarchia, avvicinandola a un pubblico più giovane e internazionale. Il CEO del King’s Trust, Jonathan Townsend, ha spiegato che il progetto sarà incentrato sull’empowerment giovanile, un tema sempre più centrale nella comunicazione istituzionale del Re.

        Harry e Meghan: il monopolio mediatico è finito?

        Il debutto di Re Carlo su Netflix non è solo un gesto simbolico. È anche un messaggio diretto a chi, negli ultimi anni, ha cercato di riscrivere la narrazione reale da oltreoceano. Harry e Meghan Markle, ex Duchi di Sussex, avevano fatto proprio della piattaforma streaming il loro canale preferenziale, siglando nel 2020 un contratto da 153 milioni di dollari.

        Non più all’apice della cronaca

        Tuttavia, tra progetti cancellati e recensioni tiepide, il vento è cambiato. Le critiche della stampa americana li definiscono oggi “i più grandi perdenti di Hollywood”. Il rischio è che ora la loro narrazione venga sovrastata dalla figura istituzionale – e più credibile – di Re Carlo, che ha saputo cogliere il momento giusto per entrare nel gioco.

        Marketing, percezione e impatto reale

        La presenza del Re su Netflix è anche una brillante mossa di strategia comunicativa. Le piattaforme digitali sono oggi il canale principale per creare engagement, specialmente tra i giovani. Se il documentario riscuoterà successo, potremmo assistere a un aumento diretto nelle donazioni al King’s Trust, migliorando contemporaneamente brand reputation e impatto sociale. Sotto la lente ci sono KPI come CTR, engagement rate e ROAS. Tutti indicatori chiave che potrebbero trasformare questo esperimento in un modello replicabile anche per altri membri della Royal Family. Il trono è più digitale che mai… e Re Carlo lo sa bene.

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          Meghan Markle e la villa del mistero: non è sua la maxi tenuta del suo show Netflix

          Tra cucine da sogno e padelle stellari, Meghan Markle lancia il suo nuovo show Netflix da una villa californiana vicina a casa sua, ma non di sua proprietà. La tenuta da 5 milioni di dollari, con otto acri di avocado e limoni, è solo presa in affitto per l’occasione. E mentre il DailyMail racconta i dettagli degli interni, gli spettatori si interrogano sull’autenticità della “nuova Meghan” lontana dalla monarchia.

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            Meghan Markle è pronta a riaccendere i riflettori su di sé con il lancio del suo nuovo show Netflix, With Love, Meghan. Dopo sette anni di assenza dai social, la duchessa di Sussex torna con un progetto che promette di mostrare il suo lato più intimo e personale. Ma se l’idea era quella di offrire un’esperienza autentica, il DailyMail ha già smascherato il primo inganno: la maxi villa californiana dove Meghan si cimenta con ricette e ospita amici non è sua, bensì un’esclusiva tenuta presa in affitto per l’occasione.

            La tenuta in questione si trova a Montecito, a sole due miglia dalla residenza ufficiale che Meghan condivide con il principe Harry e i figli Archie e Lilibet. Con un valore stimato di 5 milioni di dollari, la villa appartiene a Tom e Sherrie Cipolla, figure di spicco nell’alta società locale. La proprietà si estende su 420 metri quadrati e vanta quattro camere da letto, altrettanti bagni, un patio mozzafiato, un grande giardino e una vista spettacolare sulle montagne circostanti.

            Ma il pezzo forte è la cucina, progettata per incantare gli spettatori. Secondo il DailyMail, è un capolavoro di design che mescola funzionalità e lusso: ripiani in Caesartone da 700 euro al metro quadro, elettrodomestici Thermador da 18mila euro e un lavandino in stile fattoria con dettagli in nero a contrasto. Non mancano pentole Le Creuset coordinate, taglieri di noce nero e utensili di fascia alta, tutti pronti a rubare la scena.

            Nel trailer, Meghan si muove disinvolta tra fornelli e alveari, raccogliendo miele e inventando ricette, ma il contesto extralusso fa discutere. Gli spettatori si chiedono quanto di autentico ci sia in questa nuova versione della duchessa. Dopo la fragorosa rottura con la famiglia reale nel 2020 e un documentario Netflix che ha spaccato l’opinione pubblica, Meghan sembrava pronta a raccontare un’altra storia. Ma partire da una villa che non le appartiene sembra già minare il messaggio di autenticità.

            With Love, Meghan, in uscita il 15 gennaio, si inserisce in un percorso di riqualificazione dell’immagine della duchessa. Accanto a progetti meno controversi del passato, come il documentario di Harry sul polo e una serie di iniziative legate alla cucina e al giardinaggio, Meghan ha lanciato anche un marchio di stoviglie e arredamento chiamato “American Riviera Orchard”.

            Tuttavia, la sua apparizione nel trailer ha sollevato interrogativi non solo sul contesto, ma anche sul messaggio. Meghan vuole mostrarsi vicina al pubblico, tra piatti casalinghi e ambientazioni calde, ma molti critici vedono un’altra operazione di marketing ben confezionata.

            Resta da vedere se il pubblico apprezzerà questa nuova fase della duchessa di Sussex, che ora cerca di scrollarsi di dosso le ombre della monarchia per ritagliarsi uno spazio come imprenditrice e influencer. Nel frattempo, tra una pentola in rame e una padella da chef, una domanda resta sul tavolo: quanto di tutto questo è Meghan e quanto è solo un’altra narrazione ben orchestrata?

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              Fuga tra le aiuole di re Carlo: undici giardinieri su dodici si sono licenziati

              Dimenticate l’immagine bucolica del re ambientalista: secondo il “Sunday Times”, a Highgrove i giardinieri fuggono a gambe levate. Lavoravano nove ore al giorno per 96 sterline, spesso anche nei weekend. Ambiente tossico, sottorganico e un sovrano che urlava: “Non fatemi più vedere quell’uomo”. Il tutto per un fiore sbagliato.

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                Altro che sovrano illuminato, ambientalista e saggio custode della natura. A giudicare da quanto riportato dal Sunday Times, Re Carlo ama le piante più degli esseri umani. E non lo dice qualche tabloid scandalistico, ma una lunga inchiesta del prestigioso settimanale inglese, che ha acceso i riflettori sul clima all’interno della sua tenuta privata di Highgrove.

                Secondo quanto ricostruito, undici dei dodici giardinieri impiegati nella proprietà si sono licenziati negli ultimi tre anni. La metà di loro guadagnava il salario minimo del Regno Unito: appena 96 sterline al giorno per 9 ore di lavoro, weekend inclusi. Ma il problema non erano solo i soldi.

                A quanto pare, i lavoratori parlano di un ambiente definito “tossico”, con continue pressioni e carenze di personale. E il re? Altro che compost e armonia: avrebbe lasciato bigliettini ovunque, con indicazioni su fiori da spostare, siepi da accorciare e vialetti da spazzare. Appunti che, più che suggerimenti, sembravano comandi rigidi, talvolta sgarbati.

                Uno degli episodi più rivelatori? Carlo avrebbe sbottato contro un giardiniere solo perché non aveva risposto correttamente a una domanda su un fiore, ordinando seccamente: “Non fatemi più vedere quell’uomo”.

                Dal 2021, la gestione dei giardini è stata affidata alla King’s Foundation, che ne ha aperto l’accesso al pubblico da aprile a ottobre, attirando ogni anno 40.000 visitatori. Tra aiuole e cespugli, si spera anche in un saluto del sovrano o una foto davanti alla casetta sull’albero che fu di William e Harry.

                Ma dietro il prato all’inglese e le siepi scolpite, le voci dei lavoratori raccontano un’altra realtà. La fondazione nega tutto e assicura di aver aumentato gli stipendi del 15-19%. Peccato che nel frattempo i giardinieri siano spariti uno dopo l’altro, come fiori potati troppo in fretta.

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