Benessere
Altro che dieta, vai in bicicletta: pedala per 1 ora e bruci fino a 1000 calorie!
L’abitudine di andare in bicicletta quotidianamente si rivela un vero toccasana per il corpo e il benessere, offrendo un modo piacevole e sostenibile per perdere peso e migliorare la salute generale.
È un investimento prezioso per la salute, è una scelta ecologica ed economica. Che si tratti di un giro rilassante nel parco, di un tragitto per andare al lavoro o di un’escursione più impegnativa, andare in bicicletta offre una miriade di benefici che possono migliorare la qualità della vita.
Un’ora al giorno per una vita migliore
Andare in bicicletta è molto più che un semplice passatempo o un mezzo di trasporto ecologico. Trascorrere almeno un’ora al giorno pedalando può trasformarsi in un’arma segreta per migliorare la salute fisica e mentale, aumentare il benessere generale e persino contribuire alla sostenibilità ambientale.
Andare in bicicletta è un esercizio aerobico eccellente che rafforza il cuore, riduce il rischio di malattie cardiovascolari e migliora la circolazione sanguigna. Un’ora di ciclismo moderato al giorno può ridurre significativamente il rischio di infarto e ictus.
Pedalare coinvolge vari gruppi muscolari, in particolare quelli delle gambe, glutei e addominali. Questo esercizio aiuta a tonificare e rafforzare i muscoli, migliorando anche la postura e la stabilità.
Andare in bicicletta è un’attività che brucia molte calorie. In un’ora di bicicletta, si possono bruciare tra 400 e 1000 calorie, a seconda dell’intensità e del peso corporeo. Questo lo rende un ottimo strumento per la perdita di peso e il mantenimento di un peso sano.
In media, una persona di circa 70 kg brucia circa 500 calorie all’ora pedalando a un ritmo moderato (circa 19-22 km/h).
Quindi, per bruciare 1000 calorie, dovremmo pedalare per circa 2 ore.
Se consideriamo una velocità media di 20 km/h, questo si traduce in circa 40 km per bruciare 1000 calorie.
Inoltre…
Diversi studi hanno dimostrato che andare in bicicletta può essere efficace nel trattamento della depressione. La combinazione di attività fisica e tempo trascorso all’aperto contribuisce a migliorare il benessere mentale.
Utilizzare la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano contribuisce a ridurre le emissioni di CO2 e l’inquinamento atmosferico. Ogni chilometro percorso in bicicletta invece che in auto aiuta a proteggere l’ambiente.
La bicicletta è un mezzo di trasporto economico. Non richiede carburante, e i costi di manutenzione sono relativamente bassi rispetto a quelli di un’auto. Inoltre, può ridurre le spese per il trasporto pubblico.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Benessere
Stanchezza, fiato corto, concentrazione a zero: ecco i campanelli d’allarme della carenza di ferro
La carenza di ferro colpisce una persona su quattro nel mondo. Ecco come riconoscerla, chi è più a rischio e quali strategie adottare per prevenirla.
Ti senti esausto anche dopo otto ore di sonno? Ti manca il fiato salendo le scale o fai fatica a concentrarti sul lavoro? Potrebbe trattarsi di una carenza di ferro, uno dei disturbi nutrizionali più diffusi al mondo. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre due miliardi di persone ne soffrono: significa che circa un individuo su quattro presenta livelli di ferro inferiori alla norma.
Il ferro è un minerale fondamentale: serve a produrre emoglobina, la proteina dei globuli rossi che trasporta l’ossigeno nel sangue. Quando il corpo non ne riceve abbastanza, i tessuti non vengono adeguatamente ossigenati e compaiono sintomi che, se trascurati, possono evolvere in anemia sideropenica, una condizione che riduce energia e capacità fisica, influendo sulla qualità della vita.
I segnali precoci: quando il corpo avverte
La carenza di ferro non si manifesta all’improvviso. In un primo momento, l’organismo utilizza le riserve di ferritina, la proteina che immagazzina il minerale. Quando anche queste si esauriscono, i segnali iniziano a farsi sentire. I più comuni includono:
- stanchezza persistente, anche dopo il riposo;
- debolezza muscolare;
- mal di testa o capogiri frequenti;
- battito cardiaco accelerato;
- difficoltà di concentrazione o sensazione di “mente annebbiata”.
Molti di questi sintomi vengono confusi con stress o mancanza di sonno, ma se si prolungano nel tempo è bene parlarne con il medico.
Quando l’anemia peggiora
Se la carenza non viene corretta, l’anemia si aggrava e i sintomi diventano più evidenti:
- unghie fragili o che si spezzano facilmente;
- pelle molto pallida;
- affanno anche a riposo;
- lingua gonfia o dolente;
- perdita di capelli;
- movimenti involontari delle gambe durante la notte (sindrome delle gambe senza riposo).
In alcuni casi compare anche la pica, il desiderio di mangiare sostanze non commestibili come ghiaccio o terra: un segnale che indica un deficit marcato di minerali.
Le cause più frequenti
Oltre a un’alimentazione povera di ferro, una delle principali cause è la perdita di sangue, visibile o nascosta. Nelle donne, le mestruazioni abbondanti rappresentano una delle prime fonti di carenza; negli uomini e negli anziani, può trattarsi di micro-sanguinamenti gastrointestinali legati a ulcere, gastriti o uso prolungato di antinfiammatori.
Anche gravidanza, allattamento, crescita evecchiaia sono fasi della vita in cui il fabbisogno di ferro aumenta. A rischio maggiore anche i vegetariani e vegani, che devono integrare con attenzione le fonti vegetali di ferro e vitamina C per facilitarne l’assorbimento.
Diagnosi e trattamento
Per accertare una carenza, il medico può prescrivere esami del sangue come emocromo, ferritina, sideremia e transferrina. I valori di ferritina sono i più indicativi: livelli bassi segnalano che le riserve di ferro si stanno esaurendo.
Nelle forme lievi, la dieta può essere sufficiente a ristabilire l’equilibrio. È consigliato consumare carne rossa magra, legumi, pesce azzurro, verdure a foglia verde, frutta secca e cereali fortificati. Chi segue una dieta vegetale può abbinare gli alimenti ricchi di ferro con fonti di vitamina C, come agrumi o kiwi, che ne migliorano l’assimilazione.
Nei casi più gravi o persistenti, il medico può prescrivere integratori di ferro per via orale o, se necessario, una somministrazione endovenosa.
Ascoltare i segnali del corpo
La carenza di ferro non va sottovalutata: non è solo un problema di energia, ma una condizione che può compromettere il benessere generale. Riconoscere i sintomi e intervenire in tempo permette di recuperare rapidamente forze e concentrazione.
Il messaggio degli esperti è chiaro: ascoltare il proprio corpo è la prima forma di prevenzione. Se la stanchezza diventa la norma e non l’eccezione, è il momento di parlarne con il medico.
Benessere
Dieci segnali che indicano quando chiedere aiuto a uno psicologo: la salute mentale è (anche) una questione di forza
Il dottor Marco Piantanida, psicologo e psicoterapeuta degli Istituti Clinici Zucchi, spiega quali sono i dieci segnali da non sottovalutare e perché rivolgersi a un professionista non è segno di debolezza, ma di consapevolezza.
La salute psicologica è una dimensione fondamentale del benessere generale, al pari di quella fisica. Eppure, ancora oggi, parlarne apertamente è per molti motivo di imbarazzo o timore. L’idea di “dovercela fare da soli” resta radicata, ma la scienza psicologica insegna che chiedere aiuto è un atto di forza e non di fragilità.
Lo conferma il dottor Marco Piantanida, psicologo e psicoterapeuta dell’Unità Operativa di Riabilitazione Psichiatrica degli Istituti Clinici Zucchi di Carate Brianza e della Zucchi Wellness Clinic di Monza, che ha individuato dieci campanelli d’allarme da non ignorare.
1. Emozioni troppo intense o assenza di emozioni
Quando emozioni come tristezza, ansia o rabbia diventano troppo forti e costanti, tanto da impedire di gestire la quotidianità, è il momento di fermarsi e chiedere supporto. Allo stesso modo, uno stato prolungato di apatia o di disinteresse per ciò che prima dava piacere può segnalare una forma di esaurimento emotivo o depressivo.
2. Disturbi del sonno e dell’appetito
Il sonno è un indicatore sensibile del nostro equilibrio interno. Insonnia, risvegli notturni o sonno agitato possono avere radici psicologiche, così come cambiamenti improvvisi nell’appetito — perdita di fame o, al contrario, fame compulsiva. Anche problemi gastrointestinali ricorrenti possono essere la manifestazione fisica di un disagio emotivo.
3. Difficoltà relazionali
Litigi frequenti, incomprensioni o tendenza a isolarsi sono spesso spie di un malessere interiore. Quando il contatto con gli altri diventa fonte di stress o quando ci si sente incapaci di comunicare efficacemente, è utile riflettere sulle proprie dinamiche emotive e, se necessario, farsi guidare da uno specialista.
4. Mancanza di interesse e perdita di motivazione
Un altro segnale da non sottovalutare è la perdita di interesse verso attività che un tempo erano gratificanti. Se il piacere di leggere, uscire o coltivare passioni svanisce, e nulla sembra più suscitare entusiasmo, potrebbe trattarsi di un sintomo di disturbo dell’umore o di stress cronico.
5. Attacchi di panico e ansia senza motivo apparente
Un singolo episodio di panico non è di per sé preoccupante, ma quando gli attacchi diventano ricorrenti o immotivati, è importante chiedere aiuto. L’ansia patologica tende a paralizzare la vita quotidiana, generando paura di uscire, guidare o affrontare situazioni sociali.
6. Mancanza di una causa evidente per il malessere
Quando si prova un disagio profondo senza riuscire a identificarne la causa, il rischio è quello di restare intrappolati in un circolo di confusione e colpa. In questi casi, la psicoterapia aiuta a dare un nome alle emozioni e a ricostruire il senso di ciò che si prova.
7. Pensieri ossessivi o negativi ricorrenti
Avere pensieri ripetitivi, pessimisti o catastrofici può diventare una vera prigione mentale. Quando si fatica a “staccare” la mente da una preoccupazione o un dubbio, e questo influisce su concentrazione e sonno, è il momento di chiedere sostegno professionale.
8. Eccessivo consumo di alcol o fumo
Quando alcol, tabacco o altre sostanze vengono usati non per piacere ma per sedare emozioni spiacevoli, ci si trova di fronte a un segnale di allarme. Come spiega Piantanida, “l’uso di sostanze per alleviare la tensione emotiva è un modo disfunzionale di gestire lo stress e merita attenzione psicologica”.
9. Sensazione di sopraffazione costante
Sentirsi sempre stanchi, svuotati o incapaci di reagire può essere un segnale di stress accumulato. Quando anche i compiti più semplici sembrano montagne da scalare, è necessario fermarsi e ridefinire le proprie risorse con l’aiuto di un terapeuta.
10. Ritiro sociale e perdita di contatto con la realtà
Chi soffre di disagio psichico tende spesso a chiudersi in se stesso, evitando amici, colleghi e familiari. Questo isolamento alimenta la solitudine e può aggravare i sintomi. Intervenire precocemente è essenziale per evitare che la sofferenza diventi cronica.
Il valore del chiedere aiuto
Come sottolinea Piantanida, “riconoscere di avere bisogno di aiuto è il primo passo verso la guarigione. È un atto di coraggio e consapevolezza, non di debolezza”.
Oggi, fortunatamente, cresce la sensibilità verso la salute mentale e l’idea che rivolgersi a uno psicologo o psicoterapeuta sia una scelta di cura, non di stigma. La mente, esattamente come il corpo, ha bisogno di essere ascoltata e curata.
Perché, come ricordano gli esperti, “la forza non è non cadere mai, ma sapere quando tendere la mano per rialzarsi”.
Benessere
La “celiachia immaginaria”: perché sempre più persone si inventano un’intolleranza che non hanno
Mentre la celiachia è una malattia autoimmune seria e diagnosticabile solo tramite esami specifici, aumentano i casi di chi si dichiara intollerante al glutine senza basi cliniche. Un comportamento che rivela fragilità, pressioni sociali e desiderio di distinguersi.
Negli ultimi anni la celiachia è diventata uno dei temi più discussi in campo alimentare. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, si tratta di una malattia autoimmune che colpisce circa l’1% della popolazione e che richiede diagnosi accurate, come analisi del sangue e biopsia intestinale. Eppure, parallelamente ai dati scientifici, cresce un fenomeno molto diverso: quello delle persone che si definiscono “celiache” o “intolleranti al glutine” senza alcuna conferma medica.
Non si parla qui della sensibilità al glutine non celiaca, una condizione studiata e riconosciuta, che però necessita comunque di valutazioni cliniche. Il fenomeno riguarda invece chi decide autonomamente di eliminare il glutine per sentirsi “più sano”, diverso o semplicemente in controllo della propria vita.
La domanda sorge spontanea: cosa porta qualcuno a inventarsi un’intolleranza che non ha?
Il ruolo delle mode alimentari e dei social
Negli ultimi anni la dieta “gluten free” è stata spesso presentata come sinonimo di benessere generale, nonostante non ci siano prove scientifiche che eliminarlo faccia bene a chi non è celiaco. Influencer, celebrità e guru del wellness hanno contribuito alla diffusione dell’idea che togliere il glutine migliori energia, umore e forma fisica.
Questo ha portato molte persone a identificarsi in un’etichetta che dà l’impressione di seguire uno stile di vita più “puro” e controllato. Ma senza evidenze cliniche, questa scelta rischia di diventare solo un gesto simbolico.
Il bisogno di “non essere come gli altri”
C’è un aspetto più profondo che gli psicologi riconoscono da tempo: il desiderio di differenziarsi. In un contesto in cui tutto sembra omologato, dichiararsi portatori di un’intolleranza — reale o presunta — può diventare un modo per sentirsi speciali.
Non è un caso che molte persone raccontino con orgoglio la propria alimentazione “speciale”, quasi fosse una parte identitaria. Il problema nasce quando questa narrazione sostituisce la realtà medica, riducendo una patologia seria a una scelta estetica.
Ansie corporee e ipocondria moderna
La falsa celiachia è anche figlia della società iperconnessa, dove ogni sintomo viene immediatamente cercato online. Un leggero gonfiore addominale o una giornata di stanchezza bastano per convincersi di avere un’intolleranza. L’autodiagnosi, però, può peggiorare lo stato emotivo: ci si convince di essere fragili, di dover eliminare alimenti, di essere “diversi”, finendo in una spirale di restrizioni inutili.
Il rischio concreto: banalizzare una vera malattia
La comunità dei celiaci segnala da tempo un problema reale: la tendenza a confondere una malattia autoimmune con una moda alimentare rischia di far percepire la celiachia come un capriccio. Nei ristoranti, per esempio, chi afferma di essere “intollerante” senza basi mediche può portare a sottovalutare i protocolli di sicurezza necessari per i celiaci veri, che devono evitare ogni contaminazione.
Ritrovare equilibrio: il valore della diagnosi
Gli esperti ricordano che eliminare il glutine senza motivo non solo non fa bene, ma può complicare una diagnosi successiva. L’invito è sempre lo stesso: rivolgersi a un medico, fare gli esami necessari e non affidarsi al fai-da-te.
E se dietro la finta intolleranza si nasconde un bisogno di attenzione o di controllo, riconoscerlo è già un primo passo per affrontarlo. Non serve un’etichetta alimentare per sentirsi unici: serve ascoltare davvero ciò che il corpo — e la mente — cercano di comunicarci.
-
Gossip2 anni faElisabetta Canalis, che Sex bomb! è suo il primo topless del 2024 (GALLERY SENZA CENSURA!)
-
Sex and La City2 anni faDick Rating: che voto mi dai se te lo posto?
-
Cronaca Nera1 anno faBossetti è innocente? Ecco tutti i lati deboli dell’accusa
-
Speciale Grande Fratello1 anno faHelena Prestes, chi è la concorrente vip del Grande Fratello? Età, carriera, vita privata e curiosità
-
Speciale Olimpiadi 20241 anno faFact checking su Imane Khelif, la pugile al centro delle polemiche. Davvero è trans?
-
Gossip1 anno faLa De Filippi beccata con lui: la strana coppia a cavallo si rilassa in vacanza
-
Speciale Grande Fratello1 anno faShaila del Grande Fratello: balzi da “Gatta” nei programmi Mediaset
-
Video10 mesi faVideo scandalo a Temptation Island Spagna: lei fa sesso con un tentatore, lui impazzisce in diretta
