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Curiosità

Regina Camilla, un nuovo soprannome che fa discutere

Non solo la Regina Elisabetta II aveva una sfilza di soprannomi affettuosi, ma anche la consorte di Re Carlo III sembra averne uno nuovo. Secondo indiscrezioni di Palazzo, la Regina Camilla sarebbe stata ribattezzata “Lorraine” dai membri della famiglia reale.

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    Un nome “Lorraine” che, a quanto pare, non sarebbe molto gradito a Re Carlo. Le ragioni di questa scelta e del disappunto del sovrano non sono state rese note, ma è facile immaginare come un soprannome possa essere fonte di discussioni all’interno di una famiglia, anche reale.

    Come sappiamo, i soprannomi sono spesso legati a ricordi, affetti o semplici scherzi. Spesso nascono spontaneamente e diventano parte integrante dell’identità di una persona, ma, non sempre sono accolti con entusiasmo. Nel caso della Regina Camilla, secondo Robert Hardman, autore di The Making of a King: King Charles III and the Modern Monarchy, i familiari di Camilla scherzavano sul suo destino molto prima dell’incoronazione di Carlo. Il loro soprannome per lei era “Lorraine,” un gioco di parole con “La Reine,” che in francese significa “la regina.”

    Il lato più intimo e personale della famiglia reale
    Nonostante la recente incoronazione e il nuovo ruolo di Regina Consorte, Camilla Parker Bowles continua a essere per i suoi familiari, soprattutto i più stretti, la semplice e affettuosa Lorraine. A confermarlo è stata Annabel Elliot, sorella minore di Camilla, durante un’intervista.


    “È tutto così surreale”, ha ammesso Annabel, sottolineando la difficoltà di abituarsi al nuovo status della sorella. “Farle l’inchino e chiamarla ‘Vostra Maestà’ è praticamente impossibile”, ha scherzato, rivelando l’imbarazzo e l’affetto che legano i membri della famiglia reale.

    La sorella della Regina ha poi aggiunto che, nonostante i nuovi impegni e le responsabilità, Camilla rimane sempre la stessa. Il legame profondo che unisce i fratelli e le sorelle, infatti, è un sentimento che trascende i titoli e le posizioni sociali.

    “C’è un mondo di differenza tra la Camilla che vediamo sui giornali e quella che conosciamo noi”, ha confidato Annabel Elliot. “In pubblico è sempre impeccabile, ma quando è in famiglia si lascia andare, ride e scherza come sempre.”

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      Curiosità

      Samantha, la donna con la bocca più grande del mondo che ha trasformato l’unicità in successo

      Detentrice del Guinness dei Primati per la bocca femminile più grande al mondo (14,5 cm di larghezza), Ramsdell ha trasformato una caratteristica unica in un fenomeno di successo.

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        Samantha Ramsdell, 31enne originaria di Stamford (New York), ha conquistato il Guinness dei Primati come donna con la bocca più grande del mondo. Con una larghezza di ben 14,5 centimetri e un’altezza di 7 centimetri, questa caratteristica sorprendente non solo l’ha resa famosa, ma le ha permesso di trasformare una sua insicurezza in un incredibile punto di forza.

        Una bocca passata dal bullismo al Guinness dei Primati

        Crescendo, Samantha si è trovata spesso oggetto di battute per la sua bocca particolarmente grande. “Da bambina, il mio volto era per l’80% bocca“, ha raccontato. Ma ciò che un tempo era motivo di insicurezza è diventato la chiave per il suo successo. Dopo aver scoperto il suo potenziale grazie ai commenti ricevuti sui social, Samantha ha deciso di candidarsi per il Guinness dei Primati. Il processo per ottenere il riconoscimento è stato rigoroso. Ha dovuto infatti dimostrare che la sua caratteristica era completamente naturale, senza interventi chirurgici, attraverso misurazioni e controlli specifici.

        Una star di TikTok con 1,7 milioni di follower

        Il suo boom di popolarità è iniziato su TikTok, dove nel 2019 aveva solo 300 follower. Oggi, con oltre 1,7 milioni di fan, i suoi video virali sono una celebrazione della sua unicità. Tra le sue clip più viste ci sono quelle in cui dimostra le dimensioni straordinarie della sua bocca, infilando sandwich interi o oggetti voluminosi come ciambelle e cornetti. Grazie a questa creatività, Samantha guadagna fino a 11.000 sterline a video, trasformando la sua abilità in una fonte di reddito.

        Un’apparizione indimenticabile a Tu sì que vales che ha lasciato tutti… a bocca aperta

        Ospite del noto programma televisivo Tu sì que vales, Samantha ha lasciato a bocca aperta i giudici. Dopo aver stupito con una performance canora sulle note di Think di Aretha Franklin, ha mostrato il suo talento unico infilando dolci voluminosi interamente in bocca. Le reazioni sono state esilaranti, con Gerry Scotti che ha ironizzato: “Potrebbe mangiarsi anche la testa di Rudy Zerbi!

        Orgoglio e ironia

        Oggi, Samantha Ramsdell è un esempio di come accettare le proprie peculiarità possa portare a straordinari traguardi. Con orgoglio e ironia, ha trasformato ciò che la rende unica in un vero e proprio superpotere. “Volevo essere una cantante di Broadway, ma la mia bocca mi ha portato molto più lontano di quanto avessi mai immaginato“, ha confessato.

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          Curiosità

          Abbracci a pagamento: quando il bisogno di affetto diventa un servizio

          In molte città asiatiche cresce il fenomeno degli “abbracci a pagamento”, un modo insolito per combattere solitudine e stress. Giovani uomini offrono coccole per pochi yuan a donne in cerca di conforto, in una società sempre più frenetica e disconnessa.

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          renminbi

            La scena è ormai familiare in molte città cinesi: nei corridoi della metropolitana o tra le panchine dei parchi, giovani uomini espongono piccoli cartelli con una semplice scritta: “Abbraccio – 5 minuti, 20 yuan”. Non è una trovata pubblicitaria né un esperimento sociale: è una nuova forma di micro-servizio, nato per rispondere al crescente bisogno di contatto umano in un’epoca in cui la solitudine urbana è diventata una vera emergenza sociale.

            Dietro questo fenomeno, che i media locali hanno ribattezzato hug economy (“economia dell’abbraccio”), si nasconde una realtà più profonda. In un contesto in cui la tecnologia sostituisce spesso le relazioni reali, e la competizione lavorativa lascia poco spazio alle emozioni, l’abbraccio a pagamento rappresenta per molti un modo per sentirsi visti, ascoltati e, almeno per pochi minuti, accolti.

            Una risposta alla solitudine metropolitana

            Gli abbracciatori — per lo più ragazzi tra i 20 e i 30 anni — si presentano come figure rassicuranti: sguardo gentile, atteggiamento empatico, linguaggio rispettoso. Offrono coccole per brevi periodi, di solito tra i 5 e i 15 minuti, con tariffe che variano dai 20 ai 50 yuan (circa 2,50-6,50 euro). Gli incontri avvengono in spazi pubblici: metropolitane, parchi, piazze o centri commerciali, e sono spesso prenotati tramite app di messaggistica o social network.

            Il servizio, inizialmente nato tra gli appassionati di fitness — che sfruttavano il proprio fisico per attirare clienti — si è evoluto rapidamente. Oggi, le preferenze delle clienti si orientano verso uomini con un aspetto “normale”, gentile, più vicino all’immagine dell’amico premuroso che del modello palestrato. È un segnale di come i canoni dell’intimità stiano cambiando: si cerca autenticità e ascolto, più che attrazione fisica.

            Un bisogno emotivo, non romantico

            Le donne che ricorrono a questo servizio — spesso giovani lavoratrici o studentesse — raccontano di cercare una forma di conforto emotivo, non di seduzione. Molte descrivono la sensazione di “calore umano” come un antidoto allo stress e alla solitudine di una vita scandita dal lavoro e dall’iperconnessione digitale.

            In un’intervista alla rivista The Paper, una ragazza di Shanghai ha spiegato: «Un abbraccio sincero vale più di mille parole. Non è amore, è un momento di respiro».

            Sociologi e psicologi, interpellati dai media locali, leggono il fenomeno come un sintomo della crescente alienazione urbana. La pressione sociale, il culto della produttività e la competizione esasperata rendono difficile costruire legami profondi, lasciando spazio a forme di “intimità temporanea”.

            Tra curiosità, critica e bisogno di connessione

            Il dibattito non si è fatto attendere. C’è chi considera gli abbracciatori un esempio positivo di empatia professionale, un modo innocuo per affrontare la solitudine; altri, invece, vedono in questa pratica una mercificazione dei sentimenti, un segno di quanto l’individualismo moderno abbia eroso le relazioni autentiche.

            Sui social cinesi, il tema divide: per alcuni si tratta di una moda passeggera; per altri, di un fenomeno destinato a durare, finché la società non offrirà spazi reali di relazione e ascolto.

            Il contatto come terapia

            Numerosi studi scientifici confermano che un abbraccio può avere benefici psicologici e fisici: riduce i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress), abbassa la pressione sanguigna e stimola la produzione di ossitocina, l’“ormone della felicità”. Tuttavia, ricordano gli esperti, il valore terapeutico dell’abbraccio dipende dalla relazione di fiducia e reciprocità: un contatto a pagamento può alleviare momentaneamente il disagio, ma non sostituisce i legami autentici.

            Una società in cerca di calore

            In un mondo dove le relazioni diventano sempre più mediate dagli schermi, il successo degli “abbracciatori a pagamento” racconta un paradosso: mai come oggi siamo connessi, e mai così soli.

            Forse, dietro la curiosità per questa tendenza si nasconde un messaggio più profondo: la necessità di riscoprire la forza di un gesto semplice, gratuito, capace di ricordarci che, per sentirci umani, basta a volte solo un abbraccio.

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              Curiosità

              Farsi confessare dall’ologramma di Gesù: in Svizzera è possibile

              In una chiesa di Lucerna si sta sperimentando un’applicazione dell’AI davvero singolare: un ologramma di Gesù per le confessioni!

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                Non solo cioccolato, mucche e orologi. In Svizzera ci si può far confessare da un ologramma realizzato con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Una proposta che naturalmente divide i fedeli: da una parte chi accoglie con curiosità ed entusiasmo la prospettiva e, dall’altra chi s’indigna, invocando pure la blasfemia.

                Consigliere spirituale e confessore

                Il dibattito etico imperversa a Lucerna dove una parrocchia ha introdotto un esperimento innovativo con un “Gesù AI”, basato su un ologramma appoggiato all’intelligenza artificiale, in grado di offrire consigli spirituali e accogliere le confessioni dei fedeli. L’AI in questione, battezzata “Deus in Machina” (mai nome più azzeccato), è programmata con informazioni religiose e risponde a domande teologiche, come quelle sulla violenza o sul suicidio assistito.

                L’assoluzione 24 ore day & night

                Essere ascoltato dal figlio di Dio “in persona” nei propri peccati: non è più un sogno ma una realtà, se non in carne ed ossa, almeno virtuale. L’intelligenza artificiale entra quindi in confessionale nella Peterskapelle, una chiesa cattolica in Svizzera. Qui da qualche giorno è attiva l’installazione artistica sperimentale che consente ai fedeli di conversare con un ologramma celeste, connesso ad un chatbot di Gesù. Una volta sedutasi in confessionale, la persona è accolta da una voce che, da dietro la lastra traforata in metallo, recita: “La pace sia con te”. Non è la voce di un sacerdote né tantomeno di Dio… ma di un’intelligenza artificiale, accessibile 24 ore su 24, in grado di parlare 100 lingue e di rispondere ai quesiti e alle preoccupazioni del singolo in modo personalizzato, con riferimenti biblici e spirituali.

                Un modo per stimolare il dibattito fra religione e AI

                Molti fedeli sono rimasti sorpresi dalla sua capacità di dispensare consigli, anche se alcuni hanno giustamente sottolineato come le macchine non dispongano della moralità necessaria per la pratica religiosa. Nonostante le critiche, la chiesa considera il progetto come un esperimento per stimolare il dibattito sul ruolo dell’IA nell’ambito religioso.

                Rimane una questione da verificare, non certo di poco conto: la penitenza e l’assoluzione impartita da un Gesù digitale… dal punto di vista etico che valore ha?

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