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Lifestyle

Una vita davanti al rosso: quanto tempo perdiamo ad aspettare il verde?

Ma il tempo di attesa ai semafori è del tutto perso? Ecco come fare per ottimizzare le soste forzate in città, gestire efficacemente i minuti trascorsi ad aspettare per massimizzare la produttività e ridurre lo stress, durante i nostri spostamenti quotidiani

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    Il tempo che una persona trascorre davanti ai semafori può variare notevolmente in base a diversi fattori, tra cui il luogo in cui viviamo, i nostri spostamenti abituali e lo stile di vita.
    Non esiste un dato preciso su quanto tempo possiamo passare davanti ai semafori durante tutta la vita perché, se viviamo in una zona urbana popolata e ci spostiamo frequentemente in auto, potremmo trascorrerci più tempo, rispetto a qualcun altro che vive in una zona limitrofa meno trafficata, o che magari utilizza principalmente i mezzi di trasporto.

    La nostra vita in auto
    Quindi, in realtà non esiste una stima precisa del tempo che una persona media passa ad aspettare che i semafori che da rossi diventino verdi. Ma che pensiamo mentre aspettano che il semaforo diventi verde? Impazienza, se siamo diretti verso impegni importanti. Alcuni di noi usano il tempo di attesa per pianificare le prossime azioni o riflettere su cosa dobbiamo fare una volta che il semaforo diventa verde, ci distraiamo durante l’attesa, controlliamo il cellulare, o guardiamo fuori dal finestrino per vedere chi è alla guida delle altre vetture a fianco.

    Guardiamo il vicino di macchina
    Anzi, in alcuni casi, capita che le persone interagiscano con noi attraverso gesti, sorrisi o sguardi. Possiamo, inoltre, utilizzare il tempo di attesa per riflettere su questioni personali o esperienze passate. Ma la noia pervade sempre, lasciando vagare la mente senza pensare a qualcosa di specifico. In definitiva, i semafori sono parte della nostra vita quotidiana. Anche se possiamo non apprezzare sempre l’attesa, è importante ricordare che sono lì per garantire la nostra sicurezza su strada.

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      Tech

      Sam Altman: “L’intelligenza artificiale ha già superato quella umana”

      Secondo Altman, il punto di singolarità – quando l’IA supera l’intelligenza umana – è stato superato. I sistemi attuali sarebbero già più intelligenti delle persone sotto molti aspetti. Nel 2027 arriveranno robot per la vita quotidiana. Ma non tutti ci credono.

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        Sam Altman non usa mezzi termini: “Siamo oltre l’orizzonte degli eventi, il decollo è iniziato”. Tradotto: l’intelligenza artificiale ha già oltrepassato il punto di singolarità, ovvero quel momento immaginato da decenni nei film e nei romanzi di fantascienza in cui le macchine superano la nostra intelligenza. Solo che, per il CEO di OpenAI – la società che sviluppa ChatGPT – quel momento non è nel futuro. È già qui.

        Nel suo ultimo post sul blog aziendale, pubblicato mercoledì scorso, Altman afferma senza esitazioni che siamo già entrati in una nuova era. Certo, ammette, “finora è molto meno strano di quanto sembri”. Non vediamo robot per le strade, non parliamo ancora per ore con l’IA (o almeno, non tutti), non siamo diventati immortali e non abbiamo colonie su Marte. Però, qualcosa è cambiato in profondità.

        Secondo Altman, i sistemi di intelligenza artificiale oggi in uso sono già più intelligenti degli esseri umani in molte attività specifiche. “Centinaia di milioni di persone vi fanno affidamento ogni giorno – scrive – e per compiti sempre più importanti. Una piccola funzione può creare un impatto positivo enorme. Un piccolo errore, al contrario, può diventare una catastrofe se moltiplicato per milioni di utenti”.

        È un concetto cruciale: l’IA è già ovunque, anche se spesso non ce ne accorgiamo. Scrive email, compila documenti, traduce, genera codici, riassume, corregge bozze. E secondo Altman, nei prossimi anni sarà sempre più autonoma. Già nel 2025 – sostiene – vedremo sistemi capaci di formulare intuizioni originali, non solo di rielaborare dati. E nel 2027 potrebbero arrivare robot in grado di svolgere compiti nel mondo reale, sostituendo l’essere umano nelle mansioni quotidiane.

        Il vero salto, però, avverrà entro il 2030. In quell’orizzonte, dice Altman, “intelligenza ed energia – cioè idee e capacità di realizzarle – diventeranno estremamente abbondanti”. Uno scenario che suona come l’utopia transumanista: la creatività infinita combinata con la forza per attuarla. Una rivoluzione industriale, cognitiva ed esistenziale.

        Certo, non manca chi storce il naso. Altman, ricordiamolo, è il capo della società che ha più da guadagnare nel convincerci che l’IA sia la nuova divinità del XXI secolo. Apple, ad esempio, ha da poco sottolineato come i principali chatbot (ChatGPT incluso) falliscano ancora nei compiti di ragionamento logico complesso. E resta il nodo del cosiddetto “disallineamento”: ossia, il rischio che un’IA, pur intelligente, non faccia ciò che ci aspettiamo. O che lo faccia troppo bene.

        L’unico punto su cui sembrano concordare tutti, è che il mondo sta cambiando più in fretta di quanto immaginiamo. L’uso dell’intelligenza artificiale nella vita quotidiana non è più un’ipotesi, è realtà. E anche se i robot non stanno ancora invadendo le strade, i nostri smartphone, computer e assistenti vocali sono già pieni di algoritmi che imparano, decidono, prevedono.

        Il problema, semmai, è un altro: siamo pronti?
        Oppure, come nei migliori film di fantascienza, ci accorgeremo troppo tardi di aver dato alle macchine più potere di quanto il nostro cervello potesse contenere?

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          Curiosità

          Case a 1 euro e il sogno sardo-americano del sindaco di Ollolai che invita gli Americani alla fuga perfetta

          Lasciare gli Usa dopo vittoria di Trump? La trovata del sindaco di un borgo della Barbagia per ripopolare il suo territorio.

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            Negli ultimi vent’anni ne abbiamo viste tante di simili iniziative. Sindaci di zone emarginate dai flussi turistici ed economici che offrono le abitazioni dei loro borghi abbandonati a prezzi simbolici. Pur di fare ritornare la vita. Questa è la volta del sindaco di un Comune della Sardegna Ollolai. A dare manforte al sindaco del paese del nuorese, nel cuore della Barbagia, gioca il fatto che la zona è stata battezzata dai media come Blue Zone grazie alla longevità dei suoi abitanti. E quindi cosa ha pensato il sindaco Francesco Columbu? Visto che in tutto il mondo siamo identificati come la zona italiana dove ci sono le condizioni ideli per vivere fin’oltre cent’anni, sfruttiamo l’argomento a nostro favore. Detto, fatto!

            Un rifugio dalla politica globale: benvenuti a Ollolai

            Se siete stanchi della politica internazionale e desiderate un cambio di vita, Ollolai, un piccolo borgo nel cuore della Sardegna, ha la soluzione perfetta. Qui, nel cuore della Blue Zone, il paese offre case in vendita a 1 euro a chi desidera iniziare una nuova vita lontano dal caos delle metropoli. E’ stato questo in sintesi il pensiero dell’ammnistrazione di questo paesino di poco più di mille abitanti. Ma perchè rivolgersi proprio verso gli Stati Uniti d’America?

            Lo speciale legame tra Ollolai e gli USA

            La connessione tra Ollolai e gli Stati Uniti non è casuale. Questo borgo, infatti, ha dato i natali a Franco Columbu, (deceduto nel 2019) icona del body building, attore e produttore cinematografico, nonché amico e collega di Arnold Schwarzenegger, che è addirittura cittadino onorario del paese. Negli anni ’70, Columbu tornò a Ollolai con Schwarzenegger e Isabella Rossellini, portando una ventata di “sogno americano” tra le montagne della Sardegna.

            Un’iniziativa di successo planetario

            Dopo le ultime elezioni presidenziali statunitensi e l’inquietudine di molti cittadini americani, il Comune ha lanciato un messaggio accattivante sul sito liveinollolai.com, in inglese, per attirare stranieri alla ricerca di un nuovo inizio. In meno di 24 ore, la proposta ha ottenuto 30.000 richieste dagli USA e oltre 150.000 visualizzazioni della pagina salendo alla ribalta della cronaca. Allolai è una comunità immersa nella natura, ricca di tradizioni e soprattutto buon cibo e buona aria. due componenti essenziali per la vita dei suoi abitanti. Una comunità che è pronta ad accogliere chiunque desideri rallentare i tempi della propria esistenza e riuscire a vivere in armonia. Dalle case simboiche a 1 euro (da ristrutturare) a quelle già pronte, il Comune intende fare da guida ai nuovi arrivati nell’intero percorso, dallo svolgimento delle pratiche burocratiche alla ricerca degli appaltatori.

            Ma a chi si rivolge la proposta?

            L’esperimento punta a ospitare nomadi digitali in cerca di luoghi dove poter svolgere attività individuali. Una ulteriormente attrattiva del paese, che è già stato protagonista di reality show olandesi della rete RTL. Intitolato “Het Italiaanse Dorp: Ollolai“, il reality ha visto impegnate 5 coppie olandesi intente a stabilirsi nel paesino tra una peripezia e l’altra. Il successo della trasmissione, con oltre il 10% di share sulla tv RTL, ha contribuito – almeno a livello mediatico – alla conoscenza di Allolai e della sua realtà. Ora Ollolai punta a replicare e ampliare il successo, con l’obiettivo di combattere lo spopolamento e valorizzare il territorio. Se il “sogno americano” è fatto di ambizioni e opportunità, ha riflettuto il sindaco, Ollolai propone un “sogno sardo” fatto di semplicità, autenticità e un modo di vivere più equilibrato guardando oltreoceano e pronto a diventare un simbolo di rinascita.

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              Animali

              Chi porta più felicità in casa: cani o gatti? La scienza dice che…

              Gli studiosi del Manhattanville College di New York hanno stabilito che chi ha un animale domestico è più soddisfatto di chi non ne ha. Cane o gatto? E’ una scelta personale…

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                Avere un animale domestico può avere un impatto positivo sulla nostra salute mentale e fisica. La scelta tra avere un cane o un gatto rimane sempre una questione personale. Eppure la scienza ha studiato anche questo: ci da più felicità avere un canino o un felino? E di che tipo di felicità stiamo parlando?

                Se la scienza indaga sull’affettività degli animali…

                Una recente ricerca condotta dal Manhattanville College di New York ha indagato il legame tra il possesso di animali domestici e il benessere delle persone. I risultati sono sorprendenti: i proprietari di cani hanno riportato livelli di felicità significativamente più alti rispetto ai proprietari di gatti e a coloro che non possiedono animali. Secondo i ricercatori del Manhattanville College quindi chi ha un cane è più felice, meno soggetto a nevrosi e capace di maggior concentrazione rispetto a chi ha in casa un gatto.

                Perché i cani ci rendono più felici?

                Sono diversi i fattori che contribuiscono a spiegare perché i cani sembrano avere un impatto più positivo sul nostro benessere. Per prima cosa l’attività fisica. I cani hanno bisogno di fare movimento, spingendo i loro padroni a fare lunghe passeggiate e attività all’aria aperta. Questo aumento dell’attività fisica aiuta a migliorare l’umore e la salute dei proprietari.
                Con i cani scattano diverse opportunità di interazioni sociali. E questo è vero. Possedere un cane favorisce gli incontri non solo tra animali ma anche tra umani. In ogni città ormai sono disponibili sgambatoii ben attrezzati e recintati dove lasciare liberi i propri canini di relazionarsi in santa pace mente i padroni interagiscono e a volte riescono a concedersi persino qualche flirt. Sgambatoii a parte portare a spazzo un cane offre maggiori interazioni con altri padroni a spasso con i loro quattro zampe. Durante le passeggiate infatti i proprietari possono rafforzare i propri legami sociali e, sempre più spesso, contrastare anche la solitudine.

                Amore incondizionato e responsabilità

                Un altri elemento di distinguo che i cani offrono ai propri proprietari è un amore incondizionato e un sostegno emotivo che possono essere molto benefici, soprattutto nei momenti difficili.
                Non che verso i gatti questo amore non venga sentito e provato, ma diciamolo in molti casi è diverso. Prendersi cura di un cane implica assumersi delle responsabilità, il che, anche secondo la scienza, può aumentare l’autostima e il senso di scopo. Comunque si scelga chi ha un animale domestico, spiega lo studio, e più soddisfatto della sua vita rispetto a chi non ha animali. I proprietari di cani hanno ottenuto punteggi più alti dei proprietari di gatti su tutti i parametri di benessere misurati.

                Si vabbè ma i gatti?

                Nonostante i gatti non abbiano ottenuto gli stessi risultati dei cani nello studio, ciò non significa che non siano ottimi compagni. I gatti offrono un tipo di compagnia diverso, più indipendente e rilassante. Alcuni studi suggeriscono che i gatti possono aiutare a ridurre lo stress e l’ansia. Comunque la scelta tra un cane e un gatto dipende dalle preferenze personali e dallo stile di vita di ciascuno. Entrambi gli animali possono portare gioia e arricchire la nostra vita. Prima di scegliere è importante considerare fattori come il tempo a disposizione, lo spazio abitativo e il livello di attività fisica desiderato prima di prendere una decisione.

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