Animali
Perry, l’asino che ha ispirato il personaggio Ciuchino di “Shrek”, ha 30 anni e dal 1997 vive al Barron Pak Donkeys
Il 9 giugno scorso al Barron Park Donkeys di Palo Alto, California, c’era un gran via vai di auto con famiglie e bambini. Il motivo? Semplice, si sono riuniti per festeggiare i 30 anni di Perry, l’asino che ha ispirato il personaggio di Ciuchino nella celebre saga di “Shrek”. Perry, il cui nome completo è Pericles, è una vera celebrità nel santuario per asini dove vive dal 1997.
Il 9 giugno scorso al Barron Park Donkeys di Palo Alto, California, c’era un gran via vai di auto con famiglie e bambini. Il motivo? Semplice, si sono riuniti per festeggiare i 30 anni di Perry, l’asino che ha ispirato il personaggio di Ciuchino nella celebre saga di “Shrek“. Perry, il cui nome completo è Pericles, è una vera celebrità nel santuario per asini dove vive dal 1997.
La storia di Perry
Perry è stato donato da Mia Di Giovanni, residente a Woodside, California. Inizialmente l’asino era stato acquistato come “compagno calmante” per i cavalli purosangue di Mia. Quando i cavalli non ebbero più bisogno della sua compagnia, Perry trovò una nuova casa al Barron Park, dove ha stretto amicizia con altri asini come Mickey, Niner, Jenny e, attualmente, Buddy.
Da Perry a Ciuchino senza ricompense
Nel 2001, DreamWorks ha lanciato il film “Shrek”, in cui Ciuchino, l’asino parlante, accompagna l’orco verde in diverse avventure. Il personaggio di Ciuchino è stato modellato su Perry, grazie all’intervento di un capo progettista della Pacific Data Images, che vive proprio a Barron Park. La società ha scattato numerose fotografie di Perry per catturare l’aspetto e i movimenti degli asini. Tuttavia, nonostante il contributo significativo, Perry ha ricevuto solo 75 dollari e non è stato neppure menzionato nei titoli di coda del film.
E’ diventato una celebrità locale
Nonostante la mancata fama pubblica, Perry è amato da tutti nella comunità locale. Con l’avanzare dell’età, le sue spese mediche sono diventate una preoccupazione. I costi per la cura dei tre asini, incluse le emergenze, ammontano a circa 40.000 dollari. Ma la comunità di Palo Alto ha risposto con generosità facendo una colletta per garantire l’assistenza a Perry & Co.. E in più il governo locale ha promesso di integrare le donazioni fino a 10.000 dollari.
Perry fa divertire ancora i bambini e gli adulti
Greer Stone, sindaco di Palo Alto, ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa come un investimento che porta grande felicità ai bambini e offre opportunità educative all’aperto. La tradizione degli asini di Barron Park risale agli anni ’50 e continua ad essere un punto di riferimento per la comunità, con numerosi volontari che si dedicano a prendersi cura degli equini.
Festeggiamenti in grande stile
Gli operatori sanitari di Perry hanno invitato la comunità a festeggiare il suo trentesimo compleanno, evidenziando l’importanza del supporto della comunità per mantenere viva questa tradizione. Perry e i suoi amici, April e Buddy, continuano a essere una fonte di gioia e educazione per tutti i visitatori.
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Animali
Quando il cane “dà la zampa” senza essere stato richiesto: cosa vuole davvero comunicarci
Secondo veterinari e comportamentalisti, l’atto non è un semplice automatismo: è un comportamento appreso che il cane usa per attirare l’attenzione, chiedere qualcosa o esprimere uno stato emotivo. E capire il contesto è fondamentale.
Una zampa sollevata e poggiata sulla gamba del proprietario è uno dei comportamenti più frequenti – e spesso fraintesi – dei cani domestici. Per molti è solo una richiesta di coccole, per altri un gesto affettuoso. In realtà la sua interpretazione è più complessa e, come spiegano i veterinari, varia molto a seconda del contesto e della personalità dell’animale.
Il veterinario romano Federico Coccìa, intervistato da Adnkronos Salute, chiarisce un punto fondamentale: si tratta di un comportamento appreso, non di un gesto istintivo. «Il cane imita alcuni movimenti che osserva nell’uomo e scopre che alzare la zampa genera quasi sempre una risposta: attenzione, carezze, o addirittura un premio. Così il gesto diventa uno strumento di comunicazione».
Ma perché il cane sceglie proprio la zampa? Gli esperti di comportamento animale, tra cui l’American Veterinary Society of Animal Behavior, evidenziano che i cani usano il contatto fisico per modulare la comunicazione con i membri del gruppo sociale. Posare la zampa su qualcuno può essere un modo per “marcare” una presenza, richiamare lo sguardo o creare un contatto rassicurante. Proprio per questo il significato cambia in base al linguaggio del corpo che lo accompagna.
Secondo Coccìa, per interpretare correttamente il segnale è utile osservare il viso del cane: «Occhi morbidi, orecchie rilassate e postura distesa indicano che il gesto è un invito al contatto, una sorta di pacca amichevole. Se invece lo sguardo è basso, il muso appare teso o l’animale sembra irrequieto, è probabile che la zampa serva a chiedere qualcosa: uscire, mangiare, giocare o essere rassicurato».
I comportamentalisti sottolineano anche che la zampa può essere un segno di stress lieve. Alcuni cani la sollevano quando si trovano in situazioni ambigue o non sanno come comportarsi: un comportamento definito “segnale calmante”. In questi casi la richiesta non è di attenzione, ma di riduzione della tensione.
Per comprendere cosa voglia dire davvero il cane, gli esperti consigliano di analizzare ciò che succede prima del gesto. Porsi alcune domande aiuta a chiarire il messaggio:
– Perché si avvicina e mi fissa?
– Perché cammina verso la porta?
– Perché ha mostrato un giocattolo o si è diretto verso la ciotola?
– Perché sembra agitarsi senza motivo?
Spesso la risposta si trova nella sequenza comportamentale: la zampa è semplicemente l’ultimo tassello di un messaggio iniziato qualche secondo prima.
Comprendere questo linguaggio non verbale favorisce una convivenza più serena e riduce i malintesi. «Chi vive con un cane impara in fretta che ogni animale comunica in modo diverso», ricorda Coccìa. «L’importante è non ignorare il gesto, ma interpretarlo: dietro una semplice zampa può esserci una richiesta d’affetto, un bisogno concreto o un segnale di disagio».
In un rapporto basato sulla fiducia reciproca, anche un piccolo gesto diventa una conversazione. Sta a noi imparare ad ascoltarla.
Animali
Quando il cane diventa adulto: segnali, tempi e consigli per affrontare l’adolescenza canina
Capire quando termina davvero l’adolescenza del cane aiuta a gestire meglio questa fase cruciale e a costruire un rapporto sereno e duraturo con il proprio compagno a quattro zampe.
L’adolescenza canina è un periodo complesso, una sorta di “terra di mezzo” in cui il cucciolo non è più tale, ma non è ancora un adulto stabile ed equilibrato. Come accade negli esseri umani, anche nei cani questa fase è scandita da cambiamenti fisici, ormonali e comportamentali che influenzano profondamente il loro modo di reagire al mondo. Riconoscere i segnali della crescita e capire quando il cane ha raggiunto la maturità può aiutare a prevenire incomprensioni e a impostare un’educazione più efficace.
Il corpo che cambia: i segnali fisici della maturità
Uno dei primi indicatori dell’ingresso nell’età adulta è il completamento della crescita corporea. Le tempistiche variano sensibilmente in base alla taglia: le razze piccole tendono a raggiungere la maturità fisica già intorno ai 10-12 mesi, mentre quelle medie e grandi possono impiegare dai 18 ai 24 mesi, con alcune razze giganti che maturano anche più tardi.
Quando l’aumento di peso e altezza si stabilizza, significa che il cane ha completato la fase di sviluppo più intenso.
Un altro segnale evidente è la dentatura definitiva. I denti da latte lasciano progressivamente il posto a quelli permanenti già intorno ai 5-7 mesi, ma la struttura mascellare continua a completarsi nel corso dell’adolescenza. Una bocca completa e stabile indica che il cane ha superato una tappa essenziale della crescita.
Dal caos alla calma: i comportamenti che segnano la fine dell’adolescenza
Molti proprietari conoscono bene il carattere “ribelle” dei cani adolescenti: improvvisi picchi di energia, disobbedienza selettiva, difficoltà di concentrazione. Questo accade perché il cervello è ancora in formazione, soprattutto le aree legate al controllo degli impulsi.
Quando il cane si avvicina alla maturità, questi comportamenti iniziano a ridursi. Il cane appare più sereno, reattivo ai comandi e capace di mantenere l’attenzione durante l’addestramento. Anche episodi legati allo stress — come marcature eccessive o eliminazioni in casa — diventano più rari.
Non si tratta solo di “buona educazione”, ma di un vero cambiamento neurobiologico che permette al cane di gestire meglio emozioni e stimoli esterni.
Come accompagnare il cane attraverso l’adolescenza
Affrontare questa fase richiede un mix di pazienza, costanza e strategie mirate. Gli esperti concordano su alcuni punti chiave:
- Routine di addestramento coerente: anche quando sembra che il cane ignori i comandi, la continuità aiuta a consolidare le buone abitudini.
- Stimoli mentali adeguati: giochi di problem solving, attività olfattive, esercizi cognitivi migliorano autocontrollo e concentrazione.
- Movimento quotidiano: le uscite regolari e l’attività fisica aiutano a sfogare l’energia in eccesso, prevenendo comportamenti distruttivi.
- Socializzazione controllata: interazioni positive con altri cani e ambienti nuovi contribuiscono a sviluppare sicurezza e stabilità emotiva.
Un percorso individuale
Non esiste un’età universale in cui il cane diventa adulto: ogni animale segue il proprio ritmo, influenzato da genetica, ambiente, esperienze e relazione con il proprietario. Alcuni cani raggiungono la stabilità già prima dei 12 mesi, altri impiegano due anni o più.
Ciò che conta davvero è osservare il cane, riconoscere i segnali del cambiamento e accompagnarlo con rispetto e consapevolezza. Con un supporto adeguato, anche il cucciolo più irruento può trasformarsi in un adulto equilibrato, collaborativo e felice — il compagno di vita che tutti desideriamo.
Animali
Prima di adottare un uccello domestico: tutto ciò che devi davvero sapere
Dalla scelta della specie alle cure veterinarie, passando per alimentazione, socializzazione e sicurezza domestica: ecco perché adottare un uccello non è mai una decisione da prendere alla leggera.
Scegliere un uccello come animale domestico è un gesto che attira sempre più persone, complici le dimensioni contenute e l’apparente facilità di gestione. In realtà, i volatili sono tra gli animali da compagnia più delicati, e richiedono cure specifiche, un ambiente sicuro e una buona conoscenza delle loro esigenze etologiche. Prima di accoglierne uno in casa, è indispensabile capire cosa comporti davvero conviverci.
Capire la specie che si adotta
Non esiste “l’uccellino facile”. Ogni specie ha caratteristiche, bisogni e livelli di socialità molto diversi tra loro. I pappagallini ondulati, ad esempio, sono più interattivi e vivono mediamente 8–10 anni; i calopsitti possono arrivare a 15–20 anni; le specie più grandi, come gli amazzoni o i cacatua, superano spesso i 40–50 anni. Una decisione che può durare una vita. È quindi fondamentale informarsi tramite allevatori certificati, veterinari aviari o associazioni riconosciute.
Ambiente e benessere: non basta una gabbietta
Uno dei principali errori è credere che una gabbia standard sia sufficiente. In realtà, tutti gli uccelli necessitano di spazi ampi, posatoi naturali, giochi sicuri e soprattutto tempo fuori dalla gabbia per volare e muoversi. Secondo veterinari e ornitologi, molte patologie – dal piumaggio rovinato allo stress cronico – derivano proprio dalla mancanza di stimoli e libertà di volo.
La casa, inoltre, deve essere resa sicura: niente finestre aperte senza protezioni, piante tossiche, teflon potenzialmente letale se surriscaldato, o fonti di rumore e stress.
Alimentazione varia e controllata
La dieta non può basarsi solo sui semi. I volatili hanno bisogno di un’alimentazione bilanciata che comprenda mangimi estrusi, frutta e verdura adatte alla specie, e un controllo delle quantità per evitare obesità o carenze nutrizionali. Molti problemi di salute derivano proprio da alimentazioni monotone. E alcuni cibi comuni – come avocado, cioccolato, alcol o sale – sono per loro tossici.
Richiedono tempo, interazione e pazienza
Alcune specie sono fortemente sociali e, in natura, vivono in grandi gruppi. Questo significa che un uccello domestico isolato rischia di sviluppare stress, vocalizzazioni eccessive o comportamenti distruttivi. Non si tratta di animali “ornamentali”: hanno bisogno di interazione quotidiana, stimoli cognitivi, giochi e contatto sociale. Adottarli richiede tempo costante, soprattutto per i pappagalli più intelligenti.
Impegno economico e veterinario
La salute dei volatili deve essere seguita da un veterinario esperto in animali aviari, non sempre facile da trovare. Le visite periodiche, gli esami e l’alimentazione corretta comportano un impegno economico non trascurabile. Inoltre, un volatile può vivere decenni: significa pianificare a lungo termine.
Adozione consapevole
Molti esperti ricordano che gli uccelli non sono animali “semplici” o adatti a chi vuole un compagno silenzioso. Alcuni possono essere molto rumorosi, altri timidi e sensibili ai cambiamenti ambientali. Prima di adottarne uno, è fondamentale chiedersi: Ho abbastanza tempo? Lo spazio è adeguato? Posso garantire cure costanti per molti anni?
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