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Tracheite canina, come riconoscerla e curarla: sintomi, cause e consigli per proteggere il tuo cane

La tracheite è un’infiammazione della trachea che può colpire cani di ogni età e razza. Riconoscerla in tempo e intervenire correttamente permette di guarire senza rischi.

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    La tracheite è un’infiammazione della trachea, il condotto che porta l’aria ai polmoni, e può colpire qualsiasi cane, dai cuccioli agli adulti. Il sintomo più riconoscibile è una tosse secca e rauca, spesso confusa con un colpo di gola o un conato di vomito. Nelle forme più gravi può causare difficoltà respiratorie, letargia e perdita di appetito. Non è una malattia da sottovalutare: se trascurata, può evolvere in bronchite o polmonite.

    Le cause più comuni

    Le origini della tracheite possono essere molteplici. Le più frequenti sono di tipo infettivo, causate da virus o batteri come la Bordetella bronchiseptica, responsabile della cosiddetta “tosse dei canili”. Ma esistono anche forme irritative dovute a smog, fumo, collari troppo stretti o sbalzi di temperatura. I cani di piccola taglia o con trachea più delicata, come i barboncini e gli yorkshire, sono particolarmente predisposti. Anche lo stress o l’esposizione prolungata al freddo possono favorirne l’insorgenza.

    Come intervenire e prevenire

    La prima cosa da fare è rivolgersi al veterinario, che valuterà i sintomi e, se necessario, prescriverà farmaci antinfiammatori o antibiotici. In attesa della visita, è utile mantenere l’ambiente domestico caldo ma non secco, evitando aria condizionata e fumo. Durante la convalescenza è importante far riposare il cane e utilizzare una pettorina invece del collare per non irritare ulteriormente la trachea.
    Per prevenire la tracheite, bastano poche attenzioni: non esporre l’animale agli sbalzi di temperatura, asciugarlo bene dopo le passeggiate sotto la pioggia, mantenerlo lontano da ambienti fumosi e assicurarsi che sia sempre vaccinato contro le principali infezioni respiratorie.
    Una tosse che dura più di due giorni o che peggiora va sempre controllata: meglio un controllo in più che una complicazione in meno.

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      Allarme a Venezia per il “delfino dei canali”: il cetaceo rischia di ferirsi tra barche ed eliche nella laguna affollata

      I video circolati sui social mostrano il delfino saltare tra gondole e taxi d’acqua. Ma dietro l’apparente “gioia” c’è un pericolo reale: il traffico acqueo della città può metterlo in serio rischio di collisione.

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        Un delfino è stato avvistato tra i canali di Venezia, regalando ai turisti una scena spettacolare e al tempo stesso preoccupante. Nei video diffusi sui social, il cetaceo — probabilmente un tursiope — emerge tra le onde e si lancia in salti che hanno subito catturato l’attenzione dei curiosi. Ma gli esperti mettono in guardia: non si tratta di un comportamento “gioioso”, bensì di un modo per spingere i pesci verso la superficie, una tecnica di caccia comune in natura. L’animale, infatti, potrebbe essersi avventurato nella laguna alla ricerca di cibo.

        Dalla meraviglia al pericolo

        L’avvistamento ha subito riacceso il ricordo dei delfini apparsi in laguna durante il lockdown del 2021, quando l’assenza di traffico aveva reso le acque più tranquille e pulite. Oggi, però, la situazione è diversa: la città è tornata piena di motoscafi, vaporetti e taxi d’acqua. Per il delfino, muoversi in un ambiente tanto congestionato significa correre rischi altissimi: le eliche delle imbarcazioni possono ferirlo gravemente o disorientarlo con il rumore costante dei motori. Proprio per questo le associazioni ambientaliste invitano i cittadini a segnalare gli avvistamenti senza avvicinarsi e, soprattutto, a moderare la velocità in laguna.

        Un segnale da non ignorare

        Gli esperti ricordano che la presenza dei delfini in laguna non è un evento impossibile, ma rappresenta comunque un segnale da leggere con attenzione. I tursiopi, predatori costieri intelligenti e curiosi, possono risalire i canali seguendo i branchi di pesci o attratti da fonti di cibo insolite. Tuttavia, l’inquinamento acustico e il traffico marittimo rendono Venezia un ambiente tutt’altro che ideale.
        Il video girato da Gianluca Penzo, diventato virale, mostra un animale vigoroso ma chiaramente spaesato. Un simbolo potente: la bellezza che cerca spazio in un mondo sempre più rumoroso.

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          Quando gli animali sentono l’autunno: muta, riposo e nuovi rituali nel mese dei colori caldi

          Con l’arrivo dell’autunno, il mondo animale si trasforma. Dal cane che rallenta il passo al gatto che dorme di più, fino agli uccelli che migrano, ogni specie segue il ritmo della natura. E noi, che spesso la dimentichiamo, possiamo imparare da loro l’arte del riposo e dell’adattamento.

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            Non serve andare in una foresta per accorgersene: basta guardare il proprio cane che dorme un’ora in più o il gatto che cerca il posto più caldo della casa. Anche gli animali domestici sentono l’autunno arrivare, con il suo profumo di foglie e la luce dorata che cambia.

            È la stagione della muta, dei ritmi più lenti, dei nuovi rituali. I cani, ad esempio, iniziano a perdere il pelo estivo per far posto a un mantello più fitto, utile a proteggerli dal freddo. È il momento di una buona spazzolata quotidiana, non solo per tenere il pelo pulito ma per rafforzare il legame tra animale e padrone.

            I gatti, invece, si fanno contemplativi. Dormono di più — anche 16 ore al giorno — e sembrano seguire il sole, spostandosi da un angolo all’altro della casa per inseguirne i raggi. Ma non è solo pigrizia: è il loro modo di conservare energia e adattarsi alla diminuzione della luce.

            Nel mondo selvatico, la trasformazione è ancora più evidente. I ricci si preparano al letargo, accumulando riserve e scegliendo rifugi sicuri; gli scoiattoli nascondono semi ovunque, fidandosi di un istinto millenario. Gli uccelli migratori, invece, salutano i nostri cieli per cercare climi più miti, seguendo rotte invisibili tracciate nel DNA.

            Anche gli animali di casa reagiscono al cambio di stagione con variazioni sottili ma importanti: appetito, sonno, voglia di giocare. È un invito silenzioso a rallentare, a seguire la natura invece di combatterla.

            Per loro, l’autunno non è malinconia ma preparazione. Un momento per ricaricarsi, cambiare ritmo, mettere ordine prima del freddo. E forse dovremmo farlo anche noi: concederci più tempo, più silenzio, più coccole.

            Chi vive con un animale lo sa: il modo in cui reagiscono alle stagioni ci ricorda che la felicità non è fatta di eccessi, ma di equilibrio. E a volte basta un cane che dorme accanto al camino o un gatto che fa le fusa sul divano per capire che l’autunno è la stagione perfetta per sentirsi finalmente… a casa.

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              Parlare con i cani fa bene (è meglio che farlo con certe persone): l’ossitocina dell’amore che unisce due specie

              Le ricerche mostrano che la voce del padrone attiva il centro di ricompensa del cervello canino più di quella di uno sconosciuto. Per l’uomo è un rifugio emotivo che aumenta empatia e sicurezza: non una stranezza, ma il frutto di millenni di convivenza.

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                C’è chi lo fa sottovoce, chi con tono infantile, chi come se stesse parlando a un vecchio amico. Parlare con il proprio cane è un gesto che molti compiono senza pensarci troppo, ma che la scienza oggi considera una vera e propria pratica di benessere. Non è soltanto un modo per riempire i silenzi domestici: è una forma di comunicazione capace di produrre effetti positivi sia sull’essere umano che sull’animale.

                Secondo la psicologia, il dialogo con il cane è legato all’intelligenza emotiva e all’empatia. Non a caso, studi scientifici dimostrano che uno scambio di parole o anche solo di sguardi stimola la produzione di ossitocina, l’ormone associato al benessere e all’amore. Un circolo virtuoso che rinsalda un legame millenario, nato dalla coevoluzione tra due specie che hanno imparato a condividere lo stesso destino.

                Gli esperti sottolineano come questo rituale quotidiano contribuisca a ridurre lo stress, a rafforzare sentimenti di fiducia e sicurezza e perfino a facilitare l’elaborazione di emozioni difficili. Una ricerca pubblicata su Anthrozoös rivela che molte persone si sentono più libere di confidare al proprio cane pensieri che non condividerebbero con amici o partner. L’animale ascolta senza interrompere, senza giudicare, offrendo un rifugio emotivo raro in una società spesso rumorosa e distratta.

                I benefici non si fermano al padrone. Una ricerca apparsa su NeuroImage ha dimostrato che il centro di ricompensa del cervello canino si attiva in modo più intenso quando il cane ascolta la voce del suo proprietario rispetto a quella di uno sconosciuto. Non è quindi solo l’essere umano a trarre vantaggio da questa interazione: anche l’animale percepisce la voce come un segnale affettivo unico, un messaggio che accende le aree cerebrali legate alla gratificazione.

                Guardarsi negli occhi, parlarsi, condividere silenzi. Gesti semplici che racchiudono un significato profondo, alimentando un ciclo positivo di fiducia reciproca. Non si tratta di una stranezza da padroni ossessivi, ma di un meccanismo naturale, sedimentato da secoli di convivenza. Perché parlare con il cane non è follia: è forse la forma più antica e autentica di conversazione che ci sia.

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