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Arte e mostre

Non solo relax, pranzi e regali: le mostre da non perdere in questi giorni di vacanza

Questo è il momento perfetto per scoprire nuove mostre d’arte e vivere l’atmosfera culturale unica che l’Italia è in grado di offrire durante le festività.

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    Vi suggeriamo le mostre più interessanti da visitare in questi giorni, dalle esposizioni artistiche più affascinanti del Nord a quelle imperdibili del Sud. Un viaggio indimenticabile attraverso le bellezze artistiche del nostro paese, in questo magico periodo dell’anno!

    La rivoluzione di Elio Fiorucci a Milano

    Esposizione di grande interesse che ripercorre la storia di questo leggendario stilista, noto per aver rivoluzionato la moda e il costume in Italia dagli anni Sessanta ai Novanta, influenzando col suo impatto profondo l’arte contemporanea. Vero e proprio pioniere nel mescolare arte e moda, creando un punto di riferimento col suo store meneghino per intellettuali, performer e artisti. La mostra che celebra il suo eclettico mondo creativo è visitabile alla Triennale di Milano e dura fino al 16 marzo 2025.

    William Blake a Torino

    Uno dei più grandi poeti, pittori e incisori della letteratura e dell’arte inglese. Praticamente ignorato in vita, le sue opere visionarie hanno ispirato intere generazioni e attualmente sono considerate come testimonianze di valore nella cultura mondiale. La mostra Blake e la sua epoca, visitabile fino al 2 febbraio 2025 è ospitata nella magnifica Venaria Reale di Torino.

    A Genova la pioniera dell’impressionismo

    La mostra principale da vedere all’ombra della lanterna è quella dedicata a Berthe Morisot, la pioniera dell’Impressionismo, ospitata a Palazzo Ducale fino al 23 febbraio 2025. Si tratta della prima grande mostra in Italia sulla sua figura (1841-1895). La rassegna presenta ben 86 opere, molte delle quali sono in prestito esclusivo dagli eredi di Morisot, alcune delle quali inedite e mai esposte prima d’ora.

    Nicola Verlato a Imola

    Il Museo San Domenico di Imola ospita una grande mostra antologica dal titolo Myth Generation, in grado di offrire una panoramica unica sull’arte di questo artista contemporaneo di fama internazionale. Aperta fino al 19 gennaio 2025, presenta oltre 50 opere selezionate per raccontare il percorso artistico di Verlato, nato a Verona nel 1965. La sua arte che fonde pittura, scultura e nuovi media attribuisce vita a un’estetica innovativa che mescola riferimenti all’arte rinascimentale e barocca, con le influenze più moderne provenienti dal cinema, dai fumetti, dai videogame e dalle tecnologie di realtà virtuale.

    E fu sera, e fu mattina: Valter Bernardeschi a Firenze

    Se apprezzi la fotografia e la natura non perderti la mostra di Valter Bernardeschi intitolata E fu sera, e fu mattina: la natura negli scatti di Valter Bernardeschi, ospitata a Palazzo Medici Riccardi, a Firenze. La mostra, aperta fino al 7 gennaio 2025, si ispira alle riflessioni di Papa Francesco nella sua enciclica Laudato Sii, un’opera che invita a prendersi cura della Terra e della sua bellezza.

    I Capolavori dorati a Perugia: L’età dell’oro presso la Galleria Nazionale dell’Umbria

    Un’altra occasione da non perdere è quella che ha luogo nella Galleria Nazionale dell’Umbria, a Perugia. La rassegna “L’età dell’oro. I capolavori dorati della Galleria Nazionale dell’Umbria incontrano l’Arte Contemporanea“ esplora il fascino dei capolavori dorati che fanno parte della collezione della Galleria umbra, mettendo in dialogo le opere di grandi maestri del passato con quelle dei protagonisti dell’arte contemporanea.

    Se ti trovi a Roma

    Per le mostre da vedere in Italia a Natale 2024 una tappa a Roma non può mancare. Fino al 23 marzo 2025 il Museo di Roma ospita la rassegna Roma pittrice. Artiste al lavoro tra XVI e XIX secolo, un’esposizione tutta al femminile che celebra le donne artiste che hanno lasciato un segno indelebile nella Capitale. L’evento si concentra su 56 pittrici attive a Roma dal XVI al XIX secolo. Artiste che hanno lavorato tra le mura di Roma, contribuendo alla storia dell’arte in modo significativo. Un’occasione per scoprire il talento femminile nell’arte, raramente messo in luce, ma che merita assolutamente attenzione.

    Giuseppe Pirozzi a Napoli: L’atelier dello scultore al Museo di Capodimonte

    Visitabile presso il suggestivo Cellaio Real Bosco di Capodimonte, nel prestigioso museo omonimo.. La rassegna, aperta fino al 6 gennaio 2025, offre uno spunto affascinante per scoprire l’evoluzione artistica di Giuseppe Pirozzi, uno dei più importanti scultori contemporanei italiani, nato a Napoli nel 1934.

    A Conversano il sogno d’amore di Chagall

    Il grahde Chagall è di scena al Castello Aragonese di Conversano. Prorogata fino al 12 gennaio 2025, questa rassegna presenta oltre 100 opere di uno degli artisti più amati del XX secolo, offrendo un’esauriente panoramica sulla sua arte, costituita da opere vibranti, oniriche e piene di simboli. Un viaggio emozionale attraverso i colori e le suggestioni che hanno caratterizzato il suo universo creativo.

    I Tesori d’Italia ad Agrigento: la mostra al Parco della Valle dei Templi

    Ultima (ma non ultima) di questa agenda: ti consigliamouna visita ad Agrigento, in Sicilia, dove il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi ospita la mostra I Tesori d’Italia. Si tratta di un’esperienza che celebra il patrimonio storico e culturale del nostro paese, in un contesto unico, fino al 31 dicembre 2025. Questa rassegna rende omaggio ad Agrigento, Capitale della cultura italiana per l’anno 2025, ponendo in evidenza la sua straordinaria ricchezza archeologica e culturale. Un’occasione imperdibile per scoprire uno dei siti archeologici più affascinanti del nostro paese.

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      Torino inaugura il Serial Killer Museum: un viaggio nella mente dell’orrore

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      Serial Killer Museum

        Ha aperto i battenti a Torino il Serial Killer Museum, uno spazio che promette di incuriosire e inquietare al tempo stesso. L’iniziativa, ospitata nel centro della città, si propone come un percorso educativo e psicologico nel cuore più oscuro della mente umana, raccontando le vicende di dieci assassini seriali che hanno lasciato un segno nella storia della criminalità mondiale.

        Il progetto nasce con l’intento di esplorare la genesi del male, non per celebrarlo ma per comprenderlo. L’obiettivo dichiarato dagli organizzatori è quello di offrire un punto di vista “storico, criminologico e umano” su figure che hanno alimentato paure, incubi e ossessioni collettive.

        Un viaggio immersivo tra cronaca e psiche

        L’esposizione è strutturata come un percorso multisensoriale. Attraverso audioguide, scenografie realistiche e installazioni digitali, il visitatore si trova a camminare tra dossier investigativi, oggetti autentici, fotografie e ricostruzioni di ambienti legati ai casi trattati. Ogni sezione è dedicata a un diverso protagonista della cronaca nera: da Ed Gein, il “macellaio di Plainfield” che ispirò Psycho, a Ted Bundy, il killer dal fascino ingannevole che terrorizzò l’America negli anni Settanta.

        Non mancano i riferimenti italiani, come la “saponificatrice di Correggio” Leonarda Cianciulli, responsabile di tre efferati omicidi tra il 1939 e il 1940. Ogni sala alterna documentazione storica e interpretazioni psicologiche, per indagare il confine sottile tra follia e consapevolezza criminale.

        L’allestimento, realizzato con la consulenza di esperti di criminologia e psichiatria forense, mira a stimolare una riflessione etica sul tema della violenza, invitando il pubblico a interrogarsi sul perché la società resti così attratta dal male.

        La fascinazione del pubblico per i “mostri”

        L’apertura del museo si inserisce in un fenomeno ormai globale: la serial killer culture, una vera e propria corrente culturale alimentata da serie TV, documentari e podcast di successo. Dai casi di Dahmer su Netflix a Mindhunter, il pubblico sembra non stancarsi mai di esplorare le vite dei criminali più spietati, cercando in esse risposte e brividi.

        Una curiosità che, in alcuni casi, può sfociare in morbosità. Gli esperti parlano di ibristofilia, una condizione psicologica che porta alcune persone a provare attrazione o empatia verso chi ha commesso delitti efferati. Fenomeni simili si sono già visti in passato, basti pensare alle lettere d’amore ricevute da Ted Bundy o da Charles Manson durante la detenzione.

        Proprio per questo motivo, i curatori del Serial Killer Museum hanno voluto chiarire sin dall’inaugurazione che l’intento non è quello di mitizzare, ma di analizzare. L’obiettivo è capire come nascono certe menti criminali, cosa le accomuna e come la società risponde a questi casi estremi.

        Tra cultura, etica e voyeurismo

        Nonostante il rigore dichiarato dell’approccio, il museo ha già acceso il dibattito. C’è chi lo considera un esperimento culturale coraggioso, capace di affrontare il male con strumenti di studio, e chi lo accusa di trasformare il dolore in intrattenimento.

        I responsabili dell’iniziativa difendono la scelta, spiegando che l’allestimento punta sull’impatto emotivo ma con un fine educativo: “Raccontare l’orrore serve a riconoscerlo e a non dimenticare le sue vittime”, si legge nella presentazione ufficiale.

        La scelta di Torino come sede non è casuale: la città, da sempre legata alla simbologia esoterica e alla cultura psicologica grazie all’Università e al Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso”, si conferma un luogo ideale per riflettere sul rapporto tra scienza e mistero.

        Il male come specchio della società

        In definitiva, il Serial Killer Museum è molto più di una curiosità turistica. È uno specchio dei tempi, un luogo dove il confine tra cultura, morbosità e introspezione diventa sempre più sfumato.

        Per alcuni visitatori sarà un viaggio nell’orrore, per altri un modo per comprendere meglio la natura umana. In ogni caso, nessuno uscirà indifferente: perché guardare negli occhi il male, anche solo attraverso una teca di vetro, significa interrogarsi su quanto di oscuro, a volte, abiti anche dentro di noi.

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          “Darién non è una rotta (Gli altari del dolore)”: Aristides Ureña Ramos alla XV Biennale di Firenze con un rito visivo sulla memoria e la migrazione

          Presentata per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1997 e oggi riproposta in chiave rinnovata, l’opera di Aristides Ureña Ramos intreccia arte e testimonianza: una riflessione luminosa e dolorosa sulla condizione migrante, tra luce, ombra e compassione

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            Alla XV Biennale di Firenze, in programma dal 18 al 26 ottobre 2025 alla Fortezza da Basso, arriva Darién non è una rotta (Gli altari del dolore), la videoinstallazione di Aristides Ureña Ramos che unisce arte, memoria e spiritualità in un racconto di forte impatto visivo e umano.

            Il progetto, iniziato nel 1997 e sviluppato per oltre vent’anni, è una delle opere più intense del maestro panamense, che vive tra Italia e Panama. Attraverso immagini, suoni e oggetti raccolti lungo le rotte migratorie del Centro America, Ureña Ramos costruisce un percorso simbolico che trasforma il Darién Gap — la selva che separa Panama dalla Colombia e che ogni anno migliaia di migranti attraversano a rischio della vita — in un luogo sacro della memoria.

            È un progetto aperto nel tempo, iniziato nel 1997 e proseguito fino alla crisi migratoria del 2023-24 — spiega l’artista —. Gli Altari del Dolore mi hanno permesso di vivere quella tragedia e misurare le mie capacità creative nei processi artistici.”

            L’opera, già esposta in sedi prestigiose come la Biennale di Venezia del 1997 e l’ex Istituto Nazionale di Cultura di Panama nel 2015, si inserisce perfettamente nel tema scelto per l’edizione fiorentina, La sublime essenza della luce e delle tenebre. Nelle installazioni di Ureña Ramos, infatti, la luce non è mai solo metafora di salvezza, ma anche resistenza: la capacità dell’essere umano di illuminare l’ombra della perdita con la forza dei ricordi e dei sogni.

            Oggetti abbandonati lungo i sentieri dei migranti diventano reliquie, altari, frammenti di vite spezzate che l’artista restituisce allo sguardo del pubblico trasformandoli in poesia visiva. Darién non è una rotta non è un semplice reportage artistico, ma un rito laico che invita alla compassione e alla consapevolezza: una riflessione sull’esilio, la speranza e la dignità di chi attraversa le frontiere del mondo e dell’anima.

            Con questa videoinstallazione, Aristides Ureña Ramos riafferma la sua poetica come atto di empatia e memoria, offrendo alla Biennale di Firenze un’opera che parla al cuore del presente: un ponte di luce tra l’arte e la vita.

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              Dal formaggio ai gelati: l’Italia delle sagre che allungano l’estate e anticipano l’autunno

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                Settembre è quel mese sospeso tra le ultime code d’estate e i primi colori d’autunno. Il clima invita ancora a stare all’aperto, mentre il calendario gastronomico si riempie di eventi che mescolano prodotti tipici, cultura e convivialità. Dal 13 al 19 settembre l’Italia diventa un enorme banchetto diffuso, dove formaggi, vini, riso, funghi e gelati disegnano la mappa del gusto.

                In Piemonte si comincia sabato 13 con la Vendemmia Reale ai Giardini dei Musei Reali di Torino: oltre 60 cantine in degustazione, prove alla cieca e performance artistiche con il vino trasformato in colore. Da Vercelli arriva il profumo del Risò, Festival internazionale del Riso (12-14 settembre), mentre ad Asti il Festival delle Sagre Astigiane porta in piazza i piatti della tradizione dentro la cornice della Douja d’Or, storica celebrazione del vino piemontese che proseguirà fino al 21. Ma l’attesa vera è per Cheese 2025, che dal 19 al 22 settembre trasformerà Bra in capitale mondiale dei formaggi naturali, con la partecipazione anche del Gusto.

                Al Nordest, Udine si anima con Friuli Doc, festa che fino al 14 settembre porta in centro le eccellenze regionali: prosciutto di San Daniele, Montasio, vini bianchi e la dolce Gubana.

                Scendendo verso il Centro, a Montalcino il 13 settembre c’è il Premio Casato Prime Donne dedicato all’intelligenza artificiale, mentre a Figline Valdarno (Firenze) la chef Luisanna Messeri e Paolo Gori cucinano a quattro mani per una cena solidale a sostegno di Casa Marta, centro di cure pediatriche. Sempre il 13 e 14, in Maremma torna InGravel Morellino, dove vino e bici si incontrano tra le vigne di Scansano. A Roma, all’Orto Botanico, il 14 settembre si festeggia la Vendemmiata romana con degustazioni e laboratori; ai Castelli Romani, Colle di Fuori ospita la Sagra del fungo porcino alla sua 31ª edizione.

                Il Sud risponde con il fuoco e la freschezza. A Diamante (Cosenza) fino al 14 settembre il Peperoncino Festival celebra il re piccante della Calabria, con piatti come la sardella di Crucoli o il morsello catanzarese e la finale del Campionato dei mangiatori di peperoncino. Sempre in Calabria, Reggio diventa capitale mondiale del gelato dal 13 al 16 con Scirubetta 2025, villaggio del gelato artigianale affacciato sul lungomare.

                Infine la Sicilia, dove dal 18 al 20 settembre gli Etna Days richiamano esperti e winelover da tutto il mondo per celebrare la viticoltura eroica sulle pendici del vulcano. In contemporanea, a Milo, continua fino al 14 settembre ViniMilo, manifestazione storica dedicata al vino e alla gastronomia etnea.

                Dal riso al gelato, passando per peperoncino e formaggi, il messaggio è chiaro: l’autunno arriva, ma in Italia si brinda e si festeggia ancora come in piena estate.

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