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Lifestyle

Compleanno in primavera? Come organizzare una festa all’aperto

Festa di compleanno all’aperto. Come organizzarsi. Ecco qualche suggerimento per organizzare una festa perfetta, dalle decorazioni ai gadget, senza eccedere ma mantenendo quel tocco di eleganza che potrebbe fare la differenza.

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    Festeggiare il compleanno in estate per chi può disporre di un giardino o di un terrazzo è l’occasione giusta per organizzare una festa all’aperto. Cercando di seguire bene alcuni dettagli per riuscire a trasformare un semplice evento in una celebrazione speciale. Di seguito qualche suggerimento per organizzare una festa perfetta, dalle decorazioni ai gadget, senza eccedere ma mantenendo quel tocco di eleganza che potrebbe fare la differenza.

    Per prima cosa scegliete il colore

    Volete che il vostro compleanno rispecchi il vostro carattere? Bene prima di organizzare il tutto dovete scegliere di che colore lo volete. Pensate qual è il colore che più vi rappresenta e di conseguenza tutti gli oggetti e le pietanze che servirete potrebbero adeguarsi a quel colore. Optate per una combinazione di colori come blu, terracotta e panna per un effetto sofisticato e alla moda. Evitate di usare un solo colore per non risultare monotoni.

    Piccoli dettagli per grandi successi

    Permettetevi qualche lusso: bicchieri in vetro, materiali naturali e decorazioni eleganti che smorzino l’effetto eccessivamente festoso. Questi piccoli accorgimenti faranno sentire speciali i vostri ospiti e daranno un tocco di classe.

    Tavola al centro dell’attenzione, curate bene la sua immagine

    Scegliete una tovaglia multicolor che può rendere tutto più allegro ma senza esagerare con una arlecchinata. Siate sobri e seguite il vostro stile. I bicchieri saranno ben riconoscibili con fondo colorato come il set Excelsa Marrakech, per evitare confusione. Se servite in calici di vetro andranno bene i Bormioli Rocco Divino. Potreste utilizzare anche gli anelli segna calici per evitare scambi, sempre utili, chic e soprattutto molto pratici.
    Bicchieri da Cocktail: Set in vetro per drink raffinati.

    Stoviglie compostabili

    I piatti di legno monouso come quelli di Doja Barcelona, sono eleganti e ecologici, accoppiati a posate biodegradabili che daranno un tocco naturale e sostenibile alla vostra festa. Utilizzate anche ciotole di legno da riempire con snack senza dimenticare le forchettine da Aperitivo: molto raffinate e colorate, perfette per stuzzichini che evitano l’uso improprio di mani sudaticce. Non si può vedere.

    Preparate voi i cocktail?

    Un suggerimento potrebbe essere quello di utilizzare un kit per shakerare come il set da cocktail di Flying Tiger per preparare ottimi cocktail, sempre che siate in grado di mescolare gli ingredienti. Se non siete proprio preparati ma volete comunque cimentarvi per preparare dei cocktail accettabili è in vendita un manuale dei cocktail come “Il Grande Libro dei Cocktail di Andrea Bertelli. Non può mancare un dispenser per bevande come la caraffa con dispenser di Lacor per servire drink in modo originale.

    Qualche decorazione non la mettiamo?

    Vi suggeriamo una semplice ghirlanda in lino sempre elegante e naturale, per creare un’atmosfera accogliente. Se avete tempo e vi fate aiutare magari da qualche figlia o figlio potreste creare dei ponpon in carta velina colorata per decorazione. Sulla torta che candelina ci mettiamo? Quelle full color con fiamme colorate e un effetto scenografico assicurato. Sembrano suggerimenti banali ma avere una lista di cose da fare prima che arrivi il giorno del compleanno aiuta a risparmiare tempo e anche denaro.

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      Lifestyle

      Autumn Reading Nook: come creare un angolo lettura autunnale caldo, intimo e accogliente per rallentare e ritrovare tempo per sé in casa

      L’autunno invita a rallentare. Il “reading nook” è lo spazio domestico che celebra calma, tessuti soffici, tazze fumanti e pagine da sfogliare. Un micro-rifugio facile da ricreare, per ritrovare il piacere del tempo lento, lontano dal rumore digitale.

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      Autumn Reading Nook

        Il ritorno del tempo lento

        Ci sono stagioni che invitano alla corsa, altre che sembrano suggerire il contrario. L’autunno appartiene alla seconda categoria: le giornate si accorciano, l’aria si raffredda, le luci si fanno morbide. In casa nasce il desiderio di un angolo intimo, lontano dal vortice quotidiano. Il reading nook risponde proprio a questo bisogno. Non è un semplice spazio arredato: è una parentesi mentale, un modo per recuperare il ritmo della lettura, del respiro, dei pensieri che si allungano senza fretta.

        Una poltrona, un plaid, una luce

        La base è semplice e accessibile: una poltrona comoda, profonda, magari in tessuto bouclé o in velluto, tonalità calde come crema, ruggine o tabacco. Accanto, un tavolino basso dove appoggiare una tisana, un bicchiere d’acqua aromatizzata o un libro aperto. Un plaid in lana — morbido, pesante quanto basta — diventa immediatamente promessa di conforto. La luce gioca un ruolo decisivo: no a neon freddi o faretti violenti, sì a lampade da terra con paralume, tonalità calde e intensità regolabile. L’obiettivo è creare un’atmosfera che avvolga, non che illumini tutto.

        Dettagli che fanno la differenza

        La dimensione sensoriale conta quanto quella visiva. Un tappeto sotto i piedi introduce calore, una candela profumata all’ambra o alla vaniglia orientale accende la memoria emotiva. Una piccola libreria o una pila di volumi selezionati suggerisce che quello è uno spazio di cura. Chi ama il verde può aggiungere una pianta resistente all’ombra, come un pothos o una zamioculcas: la presenza vegetale migliora il tono visivo e mentale. Infine, una coperta extra o un cuscino in lana bouclé completano la scena.

        L’angolo in cui stare, non solo passare

        Un reading nook non è un arredo di passaggio: è una dichiarazione d’intenti. È l’idea che la casa possa proteggere, rallentare, accogliere. È il luogo dove staccare dai dispositivi, infilarsi in una storia, lasciarsi sorprendere da una pagina. In un’epoca veloce, costruire un micro-rifugio domestico significa scegliere il tempo di qualità. E ricordarsi che, spesso, il lusso più grande è potersi sedere e leggere mentre fuori il mondo corre.

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          Lifestyle

          “Sembrano tutti più felici di me”: perché nasce la sensazione di disagio davanti alla felicità altrui

          Secondo gli psicologi, la sensazione che “gli altri stiano meglio di noi” è un meccanismo umano radicato nell’evoluzione e amplificato dai social media. Riconoscerlo e trasformarlo in consapevolezza può diventare un passo verso una felicità più autentica e personale.

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          Sembrano tutti più felici di me

            L’illusione della felicità degli altri

            Quante volte, scorrendo i social, ci è capitato di pensare: “Sono tutti più felici di me”? È una frase che riecheggia nella mente di molti, spesso accompagnata da una fitta di disagio o da un senso di inadeguatezza. La realtà, però, è molto più complessa di ciò che appare in superficie.

            Come spiega la psicoterapeuta e docente di psicologia sociale Maria Rita Parsi, “ci confrontiamo costantemente con gli altri perché il cervello umano è programmato per misurare il proprio valore in relazione al gruppo”. Si tratta di un meccanismo evolutivo: nelle prime comunità umane, osservare e imitare gli altri era essenziale per sopravvivere. Oggi, però, questo confronto si è spostato su un piano emotivo e identitario, diventando fonte di insoddisfazione.

            Quando il confronto diventa una trappola

            Il fenomeno ha un nome preciso: confronto sociale ascendente, cioè il paragone con chi sembra stare meglio di noi. È una dinamica naturale, ma può trasformarsi in una trappola psicologica. “Il problema nasce quando il confronto non serve più come stimolo a migliorarsi, ma come metro di giudizio della propria felicità”, spiega la psicologa clinica Valentina Bassi.

            A rendere il tutto più insidioso ci pensano i social media, dove le immagini mostrano versioni filtrate e selezionate delle vite altrui. Secondo una ricerca pubblicata sul Journal of Social and Clinical Psychology, l’uso intensivo di piattaforme come Instagram o TikTok è correlato a un aumento del senso di solitudine e insoddisfazione personale. “Il cervello non distingue tra realtà e rappresentazione – sottolinea Bassi –: quando vediamo persone sorridenti, lo interpretiamo come prova di una felicità reale, anche se non lo è”.

            Dietro la sensazione di disagio

            La percezione che “gli altri siano più felici” non dipende solo dai social, ma anche da fattori personali come l’autostima, il livello di soddisfazione nella propria vita e il momento emotivo che si sta attraversando.

            “Quando ci sentiamo fragili o stanchi, il confronto diventa più doloroso perché ci colpisce nei punti dove ci sentiamo carenti”, afferma Parsi. “Non è l’altro a renderci infelici, ma la distanza tra ciò che desideriamo essere e ciò che pensiamo di essere davvero”.

            Questa dinamica è accentuata da un bias cognitivo noto come “effetto erba del vicino”, per cui tendiamo a sovrastimare la felicità altrui e a sottovalutare la nostra. In realtà, tutti – anche chi appare sereno – affrontano difficoltà invisibili.

            Come liberarsi dal confronto costante

            Gli esperti concordano su un punto: non si tratta di eliminare il confronto, ma di imparare a riconoscerlo e trasformarlo. “Il primo passo è sviluppare una maggiore consapevolezza emotiva: chiedersi cosa scatena il disagio e perché”, suggerisce Bassi.

            Pratiche come la gratitudine quotidiana o la mindfulness aiutano a spostare l’attenzione da ciò che manca a ciò che c’è, riducendo l’effetto negativo del paragone. Anche limitare l’esposizione ai social media può avere un impatto concreto: studi recenti dimostrano che una pausa di due settimane può migliorare l’umore e la percezione di sé.

            Infine, è utile ricordare che la felicità non è una gara, ma un percorso personale. “Ognuno ha tempi, obiettivi e definizioni di felicità differenti – conclude Parsi –. Guardare gli altri con curiosità anziché con invidia è il primo passo per tornare a guardare anche sé stessi con maggiore gentilezza”.

            L’arte di sentirsi “abbastanza”

            Forse la vera sfida della contemporaneità è proprio questa: imparare a sentirsi “abbastanza” in un mondo che spinge costantemente al confronto. Non esiste una felicità universale, ma un equilibrio unico per ciascuno, costruito giorno per giorno tra piccoli gesti, relazioni autentiche e la capacità di accettare anche i momenti di vulnerabilità.

            Perché, in fondo, la felicità reale non è quella che si mostra. È quella che si vive, spesso in silenzio, lontano dagli schermi.

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              Animali

              Come accarezzare un gatto (senza farsi graffiare): il linguaggio segreto delle fusa

              Capire quando, dove e come accarezzare un gatto è fondamentale per costruire un legame autentico e sereno con lui. Gli esperti spiegano come interpretare i segnali felini e cosa evitare per non trasformare un momento di coccole in una fonte di stress.

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              Come accarezzare un gatto

                Il contatto, una questione di fiducia reciproca

                Posare la mano sul dorso di un gatto può sembrare un gesto spontaneo, ma in realtà racchiude una complessa dinamica relazionale. Non tutti i gatti amano essere toccati e, come per gli esseri umani, la fiducia si conquista nel tempo.

                «Il primo passo è lasciare che sia il gatto a decidere se avvicinarsi – spiega Andrea Mancino, ingegnere biomedico e divulgatore esperto di comportamento felino –. Restare fermi, parlargli con tono calmo e offrirgli la mano perché la annusi è il modo migliore per fargli capire che non rappresentiamo una minaccia».

                Quando il micio ci sfiora con il muso o si strofina contro di noi, significa che ci ha accettati nel suo spazio personale. Ma questo non vuol dire che possiamo toccarlo ovunque o in qualunque momento.

                Le zone “sicure” e quelle off-limits

                I gatti amano le carezze sotto il mento, dietro le orecchie, lungo il dorso e sui fianchi. Queste aree sono ricche di terminazioni nervose e ghiandole odorose, che rilasciano feromoni legati al piacere e al riconoscimento.

                «Meglio evitare la pancia, le zampe e la coda – avverte Mancino – perché sono zone molto sensibili, spesso percepite come vulnerabili. Anche le carezze troppo vigorose sulla testa possono infastidirli».

                Il segreto sta nella delicatezza: accarezzare sempre nel verso del pelo, con movimenti lenti e regolari. Se il gatto chiude gli occhi, fa le fusa o si rilassa, è un segnale positivo. Se invece irrigidisce il corpo, muove nervosamente la coda o si allontana, è meglio fermarsi subito.

                Ogni gatto ha il suo carattere (e i suoi limiti)

                Non esiste un modo universale di accarezzare un gatto: ogni animale ha la propria personalità. Ci sono mici che cercano costantemente il contatto fisico, e altri che lo evitano quasi del tutto. L’importante è rispettare i confini che ci impongono.

                «Osservare il linguaggio del corpo è fondamentale – sottolinea Mancino –. Un gatto che si irrigidisce o abbassa le orecchie ci sta dicendo di smettere. Insistere può compromettere la fiducia».

                La pazienza è una virtù chiave, soprattutto con gatti timidi o poco socializzati. In questi casi, l’esperto consiglia di lasciare che l’animale ci osservi da lontano, imparando gradualmente a riconoscerci tramite la voce e l’odore.

                Creare un ambiente sicuro e rispettoso

                Per far sentire il gatto a proprio agio, è importante che abbia un luogo “sacro” dove rifugiarsi: una cuccia chiusa, una scatola o una mensola sopraelevata. «Mai disturbarlo quando si nasconde – spiega Mancino –. Deve sapere che quello spazio è inviolabile, solo così potrà sentirsi al sicuro».

                Con il tempo, quando la fiducia si sarà consolidata, il gatto potrebbe decidere di mostrare la pancia: un segno di completa apertura. Tuttavia, non sempre significa che desidera essere accarezzato in quella zona. In realtà, nella maggior parte dei casi è solo un gesto di rilassamento.

                Dalle carezze alla relazione: quando il legame è completo

                Riconoscere i segnali di piacere e di disagio del gatto permette di costruire una relazione empatica e rispettosa. Quando il micio si lascia accarezzare con tranquillità, chiude gli occhi e fa le fusa, significa che il legame è saldo e basato sulla fiducia.

                «Ogni carezza è una forma di comunicazione – conclude Mancino –. Non serve imporsi o forzare l’interazione: basta imparare ad ascoltare il gatto, perché sarà lui a dirci quando è il momento giusto».

                Un’occasione per incontrare i gatti

                Chi vuole conoscere da vicino il mondo felino potrà farlo al SuperCat Show 2025, in programma alla Fiera di Roma il 15 e 16 novembre. L’evento ospiterà oltre 600 gatti di razze diverse, dagli eleganti Maine Coon ai curiosi Cornish Rex, e un’area adozioni curata dall’associazione Arca – Gatti della Piramide.

                Oltre alle competizioni e alle esposizioni, ci saranno incontri con esperti del comportamento felino, tra cui lo stesso Andrea Mancino, pronti a svelare i segreti per migliorare la convivenza con i nostri amici a quattro zampe.

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