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Cucina

Cannavacciuolo: un Natale da re a Villa Crespi… con un conto da capogiro!

Lo chef stellato propone un menù natalizio da sogno, ma il prezzo fa discutere. Scopriamo insieme cosa si nasconde dietro le 10 portate e quanto costa cenare da Cannavacciuolo.

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    Antonino Cannavacciuolo, lo chef stellato più amato d’Italia, ci invita a trascorrere un Natale indimenticabile a Villa Crespi, il suo regno sul Lago d’Orta. Ma quanto siamo disposti a spendere per un’esperienza culinaria così esclusiva?

    Un menù da sogno, un prezzo da capogiro

    Il cenone di Capodanno proposto dallo chef stellato è un vero e proprio viaggio gastronomico attraverso i sapori più raffinati. Un percorso culinario di dieci portate, che spazia dai frutti di mare più pregiati alle carni più tenere, il tutto rivisitato con la maestria di Cannavacciuolo. Ma il prezzo da pagare per questa esperienza è tutt’altro che popolare: ben 500 euro a persona, bevande escluse.

    Cosa si nasconde dietro il prezzo di Cannavacciuolo?

    Dietro questo costo elevato si celano diversi fattori. Dalla materia prima di altissima qualità. Cannavacciuolo si sa seleziona solo i migliori ingredienti, spesso a chilometro zero o provenienti da piccoli produttori locali. A questo aggiungiamo la ricerca e sperimentazione. Lo sappiamo lo chef è costantemente alla ricerca di nuove combinazioni di sapori e presentazioni, investendo tempo e risorse nella creazione di piatti unici. E vuoi non tenere conto della location?
    Villa Crespi è un luogo magico, con una vista mozzafiato sul lago d’Orta e un’atmosfera elegante e raffinata. Un luogo dove il servizio è impeccabile. Il personale di sala è altamente qualificato e attento a ogni dettaglio, garantendo un’esperienza indimenticabile.

    Quindi un’esperienza per pochi? Niente affatto…

    Nonostante il prezzo elevato, le prenotazioni per il cenone di Capodanno a Villa Crespi vanno a ruba. Sono molti gli appassionati di alta cucina disposti a spendere una cifra importante per assaporare le creazioni di Cannavacciuolo in un ambiente così suggestivo. Il menù di Cannavacciuolo solleva un interessante dibattito sul valore del cibo e sull’esperienza gastronomica. Siamo disposti a pagare cifre così elevate per un pasto? E cosa ci aspettiamo in cambio?

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      Cucina

      Pandolce genovese: il dolce delle feste che racconta la Liguria

      Dalle origini nella Repubblica di Genova ai due impasti — alto e basso — oggi simboli del Natale ligure. La ricetta tradizionale e le curiosità storiche di uno dei dolci più antichi d’Italia.

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      Pandolce genovese

        Profuma di anice, agrumi e frutta candita, ed è uno dei dolci più rappresentativi del Natale italiano. Il pandolce genovese (o “pan döçe”) affonda le sue radici nella storia della Repubblica marinara, quando Genova era un porto ricco di spezie e commerci. Ancora oggi è immancabile sulle tavole liguri e al centro di una tradizione che si rinnova ogni dicembre.

        Le origini: un dono alla Repubblica

        Il pandolce nasce tra il XVI e il XVII secolo, periodo in cui la città era un crocevia di scambi tra Mediterraneo, Oriente e Nord Europa. L’impasto ricco, con uvetta, pinoli e spezie, ricalcava i dolci “da viaggio” diffusi nelle repubbliche marinare.

        Secondo alcune ricostruzioni storiche, fu il doge Andrea Doria a incoraggiare la creazione di un dolce simbolico che rappresentasse prosperità e buon auspicio. Per questo il pandolce veniva preparato soprattutto per Natale e consumato fino all’Epifania: doveva essere nutriente e ben conservabile, qualità indispensabili in un’epoca in cui gli ingredienti erano preziosi.

        Le due versioni: alto e basso

        Oggi il pandolce esiste in due varianti:

        Pandolce alto

        È il più antico. Si prepara con lievito madre o lievitazione lunga; risulta più soffice, simile a un pane brioche. Richiede tecniche più impegnative e diverse ore di riposo.

        Pandolce basso

        È l’evoluzione ottocentesca — più moderna — nata con l’introduzione del lievito chimico. È friabile, compatto e ricorda quasi una frolla morbida. È quello più diffuso nelle case, perché semplice da realizzare.

        Entrambe le versioni prevedono ingredienti ricorrenti: uvetta, pinoli, cedro candito, zibibbo o acqua di fiori d’arancio.

        La tradizione del “taglio del pandolce”

        In molte famiglie liguri è ancora viva la consuetudine che il membro più giovane della casa porti il pandolce in tavola, mentre il capofamiglia ne taglia la prima fetta, riservandola a un ospite inatteso o ai più poveri. Una ritualità che celebra ospitalità e condivisione.

        La ricetta del pandolce genovese (versione bassa tradizionale)

        Ingredienti (per un pandolce da 1 kg circa)

        • 500 g di farina 00
        • 150 g di zucchero
        • 150 g di burro morbido
        • 2 uova
        • 150 g di uvetta ammollata
        • 80 g di pinoli
        • 120 g di cedro candito o misto canditi
        • 1 bustina di lievito per dolci
        • 1 cucchiaio di acqua di fiori d’arancio o scorza grattugiata di arancia
        • 1 cucchiaio di semi di finocchio o anice (facoltativo, tipico di alcune zone)
        • 1 pizzico di sale

        Procedimento

        1. Ammollare l’uvetta
          Mettete l’uvetta in acqua tiepida per circa 15 minuti, poi strizzatela bene.
        2. Preparare l’impasto
          In una ciotola lavorate il burro con lo zucchero fino a ottenere una crema chiara. Unite le uova una alla volta, mescolando.
        3. Aggiungere gli aromi
          Incorporate l’acqua di fiori d’arancio (o la scorza), i semi di anice e un pizzico di sale.
        4. Unire la farina
          Aggiungete la farina setacciata insieme al lievito. Amalgamate fino a ottenere un impasto morbido ma modellabile.
        5. Inserire frutta e pinoli
          Incorporate uvetta, canditi e pinoli distribuendoli uniformemente.
        6. Dare la forma
          Create una pagnotta rotonda e incidete una croce superficiale sulla sommità: è il segno distintivo del pandolce tradizionale.
        7. Cottura
          Cuocete in forno statico a 170 °C per circa 45–50 minuti. Se la superficie scurisce troppo, coprite con carta forno.
        8. Raffreddamento
          Lasciate raffreddare completamente: il pandolce migliora dopo qualche ora, quando gli aromi si assestano.

        Un patrimonio gastronomico che resiste al tempo

        Il pandolce genovese continua a essere un ambasciatore della tradizione ligure, apprezzato anche fuori regione e spesso inserito nei prodotti tipici tutelati dalle associazioni locali. Tra i dolci natalizi italiani, è uno dei pochi ad avere una storia documentata che attraversa secoli, commerci e culture.

        Prepararlo in casa significa portare in tavola un pezzo di storia, oltre che un profumo inconfondibile di festa. È il sapore del Natale ligure, immutabile e rassicurante, che ogni anno conquista nuove generazioni.

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          Il profumo del Natale: la tradizione dei biscotti di pan di zenzero

          Una ricetta semplice e speziata, accompagnata dalla storia di un dolce che attraversa secoli e Paesi, oggi simbolo irrinunciabile del Natale.

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          gingerbread

            Croccanti, speziati e capaci di trasformare una cucina in un angolo di festa: i biscotti di pan di zenzero, o gingerbread, sono ormai un classico delle celebrazioni natalizie in tutto il mondo. La loro popolarità, però, affonda le radici molto più indietro nel tempo. Le prime preparazioni di pani dolci aromatizzati allo zenzero risalgono al Medioevo europeo, quando la spezia — preziosa e costosa — veniva utilizzata soprattutto in occasioni speciali. Secondo documenti storici, furono i monasteri tedeschi del XIII secolo a iniziare a produrre dolci speziati simili ai gingerbread attuali, spesso decorati con stampi di legno che raffiguravano santi, animali o scene quotidiane.

            Fu però Elisabetta I d’Inghilterra, alla fine del Cinquecento, a contribuire alla loro consacrazione popolare: la regina pare amasse far preparare biscotti allo zenzero modellati a forma di piccoli omini, regalati a dignitari e visitatori illustri. Una tradizione che, secoli dopo, sopravvive nei celebri “gingerbread men”, oggi decorati con glassa colorata e diventati un simbolo iconico delle festività anglosassoni.

            Oggi i biscotti di pan di zenzero sono diffusi in tutta Europa e Nord America, variando per forma e consistenza: più croccanti nella tradizione tedesca e nei Paesi del Nord, più morbidi in alcune versioni americane. Il loro aroma — un mix di zenzero, cannella, chiodi di garofano e noce moscata — li ha resi un pilastro della pasticceria natalizia domestica.

            Ricetta dei biscotti di pan di zenzero

            Ingredienti (per circa 25–30 biscotti)

            • 350 g di farina 00
            • 150 g di burro morbido
            • 150 g di zucchero di canna
            • 150 g di miele o melassa
            • 1 uovo
            • 2 cucchiaini di zenzero in polvere
            • 1 cucchiaino di cannella
            • 1/2 cucchiaino di noce moscata
            • 1/2 cucchiaino di chiodi di garofano macinati
            • 1 cucchiaino di bicarbonato
            • Un pizzico di sale

            Per la glassa decorativa

            • 150 g di zucchero a velo
            • 1 albume
            • Qualche goccia di succo di limone

            Procedimento

            1. Preparare l’impasto
              In una ciotola mescola farina, spezie, bicarbonato e sale. In un’altra lavorare burro e zucchero fino a ottenere una crema morbida. Aggiungere l’uovo e il miele (o la melassa) continuando a mescolare.
            2. Unire gli ingredienti
              Incorporare gradualmente il mix di farina e spezie al composto di burro. Impastare fino a ottenere una massa uniforme. Formare un panetto, avvolgerlo nella pellicola e lasciarlo riposare in frigorifero almeno un’ora: il freddo renderà l’impasto più semplice da stendere.
            3. Dare forma ai biscotti
              Stendere l’impasto su un piano infarinato a uno spessore di circa mezzo centimetro. Con gli stampini creare omini, stelle, casette o le classiche forme natalizie.
            4. Cottura
              Disporre i biscotti su una teglia rivestita di carta forno e cuocerli a 180°C per 10–12 minuti. Devono dorare leggermente ai bordi.
            5. Decorazione
              Montare l’albume con lo zucchero a velo e il limone fino a ottenere una glassa densa. Con una sac à poche decorare i biscotti una volta completamente freddi.

            Profumati e resistenti, i gingerbread sono perfetti da regalare, appendere all’albero o semplicemente gustare accanto a una tazza di tè caldo. Una tradizione semplice ma carica di storia, capace di far entrare il Natale in casa con un solo morso.

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              L’oro dolce dei Balcani: la tradizione dell’halva di semi di girasole

              Dalle sue origini affascinanti fino alla ricetta autentica: ecco come nasce uno dei dolci più amati e diffusi nei mercati di Turchia, Bulgaria, Grecia, Russia e Medio Oriente. Una delizia che unisce storia, cultura e sorprendenti proprietà nutritive.

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              halva di semi di girasole

                Una storia che profuma di tradizione

                Il termine halva deriva dal termine arabo ḥalwā, che significa “dolce”. Le sue radici sono antichissime: le prime versioni documentate compaiono tra Persia e regioni ottomane già dal XIII secolo. Nel corso dei secoli, la ricetta ha viaggiato lungo rotte commerciali e culturali, arrivando nelle attuali Turchia, nei Balcani, in Grecia e fino alla Russia.
                Esistono molte varianti: a base di semola, tahina (crema di sesamo), noci o semi di girasole. Proprio quest’ultima è tra le più popolari nell’Europa orientale, grazie alla disponibilità locale del girasole e al suo sapore ricco e aromatico.

                Perché i semi di girasole?

                Ricchi di grassi “buoni”, vitamine del gruppo B e minerali come magnesio e fosforo, i semi di girasole sono un ingrediente tradizionale ma anche sorprendentemente attuale. Nella versione dell’halva, vengono tostati e macinati fino a diventare una crema rustica che, unita a un caramello leggero, dà vita a un dolce compatto, friabile e naturalmente profumato.

                La ricetta dell’halva ai semi di girasole

                Ingredienti (per circa 8 porzioni)

                • 200 g di semi di girasole sgusciati
                • 120 g di zucchero
                • 80 g di miele (o sciroppo di glucosio nelle versioni più tradizionali)
                • 50 ml di acqua
                • 1 pizzico di sale
                • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia (facoltativo)

                (Nelle preparazioni industriali può essere presente anche pasta di semi di girasole, ma a livello casalingo la versione tostata e macinata resta la più comune e fedele alla tradizione.)

                Procedimento

                Tostare i semi

                Distribuisci i semi di girasole su una padella antiaderente e falli tostare a fiamma media per 4–5 minuti, mescolando spesso. Devono dorarsi leggermente e sprigionare il loro profumo, ma senza bruciare.
                Lasciali raffreddare completamente.

                Ridurli in crema

                Una volta freddi, frulla i semi in un mixer potente fino a ottenere una consistenza sabbiosa e poi via via sempre più cremosa.
                Se necessario, procedi a intervalli per evitare di surriscaldare il motore.
                Aggiungi un pizzico di sale e, se lo gradisci, la vaniglia.

                Preparare lo sciroppo

                In un pentolino unisci acqua, zucchero e miele. Cuoci a fuoco medio finché la miscela raggiunge una consistenza densa, simile a un caramello chiaro (circa 118–120°C, fase “soft ball”).
                Se non hai un termometro, osserva che lo sciroppo cominci a filare e diventi viscoso.

                Unire crema e sciroppo

                Versa lo sciroppo caldo nella crema di semi e mescola energicamente con una spatola. Il composto tenderà a compattarsi man mano che lo zucchero cristallizza: è normale ed è proprio questa reazione a creare la tipica consistenza friabile dell’halva.

                Modellare e raffreddare

                Trasferisci la massa in uno stampo foderato con carta da forno, pressandola bene.
                Lascia riposare a temperatura ambiente per 3–4 ore, finché non diventa solida e facile da tagliare.

                Servire

                Taglia l’halva a fette o cubotti. Si conserva per diversi giorni in un contenitore ermetico, senza necessità di frigorifero.

                Un dolce antico che parla al presente

                L’halva di semi di girasole è un dessert che unisce tradizione e modernità: ricca ma naturale, dolce ma non stucchevole, perfetta da gustare da sola o accompagnata da tè caldo o caffè.
                Una ricetta che racconta secoli di scambi e contaminazioni tra culture diverse, ma che continua — ieri come oggi — a conquistare chiunque ami i sapori autentici.

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