Curiosità
Amori naufragati e cuori spezzati? A Zagabria c’è il museo delle relazioni finite!
Nel cuore di Zagabria, Croazia, si trova un museo unico nel suo genere: il Museo delle Relazioni Finite (Museum of Broken Relationships). Questo spazio espositivo raccoglie oggetti donati da persone di tutto il mondo, ognuno dei quali rappresenta una relazione finita, accompagnato da una storia personale. È un’esplorazione commovente e talvolta divertente delle rotture e delle esperienze umane, offrendo uno sguardo intimo sulle vite degli altri.

Il Museo delle Relazioni Finite a Zagabria è un luogo dove le persone possono riflettere sulle loro esperienze personali e trovare conforto nella consapevolezza che non sono sole nelle loro sofferenze amorose.
Origini del museo
Il Museo delle Relazioni Finite è nato dall’idea di due artisti croati, Olinka Vištica e Dražen Grubišić, che dopo la fine della loro relazione hanno pensato di creare un luogo dove conservare i ricordi delle relazioni passate. Inaugurato ufficialmente nel 2010, il museo è rapidamente diventato una delle attrazioni più popolari di Zagabria, vincendo anche il premio Kenneth Hudson come il museo più innovativo d’Europa nel 2011.


Esposizioni e collezioni
Il museo è una collezione di oggetti donati che variano da semplici biglietti e lettere a oggetti più bizzarri come una gamba protesica e una scultura di marzapane. Ogni oggetto è accompagnato da una breve descrizione della sua importanza e della storia dietro la relazione finita. Queste storie offrono uno sguardo emozionante e spesso toccante nelle vite degli altri, creando una connessione empatica tra visitatori e donatori.
Un viaggio emotivo
Visitare il Museo delle Relazioni Finite è un’esperienza emotiva che porta i visitatori attraverso una gamma di sentimenti: dalla tristezza alla nostalgia, dalla rabbia alla risata. Le storie dietro gli oggetti variano notevolmente, alcune sono tragiche e commoventi, altre divertenti e assurde. Questa diversità riflette la complessità delle relazioni umane e l’universalità delle esperienze di amore e perdita.
Impatto culturale
Il museo non solo offre una prospettiva unica sulle relazioni finite, ma promuove anche il dialogo sulla fine delle relazioni, un tema spesso considerato tabù. Attraverso le sue esposizioni, il Museo delle Relazioni Finite riesce a normalizzare il dolore della rottura e a celebrare la resilienza umana.
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Curiosità
Monkey, il gatto cleptomane che ha arricchito la sua padrona Megan
Monkey è un gatto della Cornovaglia che ruba ogni cosa e lo porta alla sua padrona MeganPer esempio? Un “gratta e vinci” da 14 mila euro.

Un gatto cleptomane della Cornovaglia, Inghilterra, sta diventando una piccola celebrità sui social. Monkey, questo il suo nome, torna ogni giorno a casa con un “dono” per la sua umana, Megan . Il suo bottino? Di tutto: da sacchetti vuoti di patatine a bustine di semi. Ma la vera sorpresa è arrivata quando Monkey ha riportato a casa un gratta e vinci già grattato, e per giunta risultato essere vincente.
Quattordicimila euro tra i canini del gatto
Inizialmente Megan pensava fosse solo spazzatura, ma ha scoperto che il biglietto valeva il doppio di quanto previsto: circa 14 euro. Nulla di straordinario, ma sicuramente un colpo di fortuna inaspettato! Il video dell’impresa felina naturalmente nel corso del tempo è diventato virale su TikTok (@meganchristiann), raccogliendo migliaia di commenti divertiti.
Monkey è diventato social tra divertimento e telecamere segrete
C’è chi scherza sul fatto che Monkey ripaghi i suoi debiti, mentre altri propongono di mettere una telecamera sul suo collare per svelare le sue misteriose incursioni. Megan, però, preferisce mantenere la sorpresa e continua a godersi le buffe avventure del suo gatto. Chi sa cosa Monkey porterà a casa la prossima volta!
Curiosità
La famiglia Zammit rifiuta 30 milioni di dollari per la casa
La famiglia Zammit ha rifiutato un’offerta di 30 milioni di dollari per vendere la loro casa a The Ponds, Sydney. La loro decisione diventa un simbolo di resistenza contro l’espansione urbana.

La famiglia Zammit, residente a The Ponds, Sydney, ha fatto notizia rifiutando un’offerta di 30 milioni di dollari per vendere la loro casa. Questa abitazione rappresenta per loro non solo un bene materiale, ma un simbolo di resistenza contro l’espansione urbana. Circondata da un’enorme area commerciale e sviluppi residenziali, la casa dei Zammit è un baluardo contro l’avanzata della cementificazione. Questa decisione ha suscitato ammirazione e riflessione sulla crescente pressione dell’urbanizzazione nelle grandi città.
La storia dietro il rifiuto
Nonostante l’enorme somma offerta, la famiglia Zammit ha scelto di rimanere nella loro casa storica, dimostrando un attaccamento emotivo e culturale al loro luogo di vita. Questa scelta coraggiosa riflette il desiderio di mantenere un legame con le proprie radici e di resistere alla spinta verso la modernizzazione a tutti i costi. La casa, costruita su un terreno di due ettari, è circondata da negozi, ristoranti e complessi residenziali di nuova costruzione, rendendo il rifiuto dei Zammit ancora più significativo.
Un simbolo di resistenza
La decisione della famiglia Zammit è diventata un simbolo di resistenza contro l’espansione urbana eccessiva. In un’epoca in cui molte persone cedono alle offerte lucrative dei costruttori, i Zammit hanno scelto di mantenere la loro casa come testimone del passato e baluardo contro l’invadenza del cemento. Questo rifiuto mette in luce la crescente tensione tra lo sviluppo urbano e la conservazione delle tradizioni e dei legami familiari.
Curiosità
Fotografato nudo da Google Street View: poliziotto argentino vince la causa e ottiene un risarcimento
Secondo i giudici argentini, la privacy dell’uomo è stata violata in modo palese: Google dovrà risarcirlo con 12.500 dollari. Decisivo il fatto che fosse all’interno della sua proprietà, protetta da un alto muro.

Era un giorno come tanti nel 2017, quando un poliziotto argentino, in un momento di relax nel giardino di casa sua, fu immortalato nudo dalle telecamere mobili di Google Street View. L’immagine, sfuggita alle consuete procedure di oscuramento automatico, mostrava l’uomo completamente nudo dietro un muro di oltre due metri, nel cortile privato della sua abitazione. Il caso, inizialmente trascurato, si è trasformato in un lungo iter giudiziario che ha ora trovato la sua conclusione: Google dovrà risarcire l’uomo con 12.500 dollari.
La vicenda è emersa quando la foto ha iniziato a circolare online, accompagnata dal nome della via e dal numero civico, elementi ben visibili nell’inquadratura. La combinazione di questi dati ha reso l’uomo facilmente identificabile, esponendolo al ridicolo tra colleghi e residenti del piccolo centro in cui vive.
In un primo momento, un tribunale aveva respinto il ricorso del poliziotto, ritenendo che fosse stato lui a comportarsi in modo inappropriato nel proprio giardino. Ma la Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza, stabilendo che non si trattava di uno spazio pubblico. Bensì privato e protetto da una barriera “più alta della media umana”. L’inquadratura è stata quindi definita come una “palese invasione della privacy”.
La corte ha evidenziato anche una falla nei protocolli di Google, che solitamente sfoca i volti e le targhe. “In questo caso non si trattava di un volto, ma dell’intero corpo nudo di una persona, un’immagine che avrebbe dovuto essere evitata con ogni mezzo”, si legge nella sentenza.
Assolte invece da ogni responsabilità la compagnia telefonica Cablevision SA e il sito di notizie El Censor, che avevano rilanciato la foto.
Il caso solleva nuove domande sull’equilibrio tra tecnologia e tutela della privacy, dimostrando che, anche nell’era del digitale, il diritto alla riservatezza rimane fondamentale.
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