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    Da attori a cantanti, molte star hanno condiviso le loro esperienze paranormali, gettando luce sul lato oscuro e misterioso della fama. In questa lista, esploreremo le storie di alcune celebrità che affermano di aver avuto incontri con il soprannaturale, dalle presenze inquietanti alle apparizioni misteriose che hanno lasciato un’impronta indelebile sulle loro vite.

    Dan Aykroyd: il terrore dei tre spiriti

    La famiglia di Dan Aykroyd ha una lunga storia di incontri con il soprannaturale che risale a generazioni. La star di “Ghostbusters” è stata perseguitata da “tre spiriti a forma di S” nella fattoria della sua famiglia, tanto da fuggire terrorizzato. La proprietà in Ontario ha tenuto sedute spiritiche per anni, influenzando profondamente la vita di Aykroyd. Il suo bisnonno era un rinomato spiritualista, mentre suo nonno e suo padre hanno entrambi avuto un interesse per l’occulto. Aykroyd ha tratto ispirazione per il suo celebre film proprio dalle sue esperienze personali con il soprannaturale, sottolineando l’impatto che queste esperienze hanno avuto sulla sua carriera e sulla sua vita.

    Jennifer Aniston: incontri inquietanti nella Città degli Angeli

    La star di “Friends”, Jennifer Aniston, ha lasciato la sua casa a Los Angeles dopo un’esperienza inquietante con uno spirito. Raccontando la sua storia nel programma “The Late Show with James Corden”, Aniston ha descritto come fenomeni paranormali come l’accensione improvvisa di elettrodomestici l’abbiano terrorizzata. Questo incontro ha avuto un impatto duraturo sulla sua vita, portandola a prendere decisioni drastiche riguardo alla sua abitazione e alla sua sicurezza.

    Adele: la fuga oltre oceano

    La cantante Adele è stata costretta a chiedere rinforzi dopo aver percepito una presenza inquietante nella sua ex casa nel Sussex, in Inghilterra. Questo incontro ha spinto Adele a lasciare il suo paese natale per trasferirsi oltreoceano con il suo giovane figlio, mostrando quanto sia stata profonda l’impressione dell’esperienza paranormale sulla sua vita e sulle sue decisioni.

    Kendall Jenner: passi sul tetto e presenze inquietanti

    La modella Kendall Jenner ha condiviso le sue esperienze paranormali, ricordando come da bambina credeva fermamente che la casa di sua madre fosse abitata da spiriti. Descrivendo fenomeni come passi sul tetto quando non c’era nessuno in casa, Kendall ha sottolineato il suo convincimento riguardo alla presenza di entità paranormali nella sua infanzia.

    Paul Burrell: alla ricerca della Principessa

    Paul Burrell, ex maggiordomo della principessa Diana, crede di essere perseguitato dallo spirito della defunta principessa. Parlando nel programma “Celebrity Help! My House is Haunted”, Burrell ha condiviso le sue esperienze con attività paranormali nella sua casa nel Cheshire. Questo incontro ha avuto un impatto profondo sulla sua vita, portandolo a cercare risposte e conforto nella possibilità di comunicare con la principessa Diana.

    Caprice: ossessioni e presenze indesiderate

    La casa della modella Caprice è stata infestata da un fantasma che sembrava ossessionato dai suoi figli. Descrivendo come lei e il suo coniuge abbiano percepito una presenza indesiderata poco dopo la nascita dei loro bambini, Caprice ha sottolineato il terrore che questa esperienza ha portato nella loro vita quotidiana e la ricerca di soluzioni per affrontare la presenza inquietante.

    Joy Behar: incontri intimi con il paranormale

    La star televisiva Joy Behar ha condiviso la sua esperienza unica con il soprannaturale, scherzando sul fatto di aver avuto incontri intimi con più di un fantasma. Questo aneddoto mostra come le esperienze paranormali possano assumere forme sorprendenti e inaspettate nelle vite delle celebrità.

    Matthew McConaughey: il fantasma di Madame Blu

    L’attore Matthew McConaughey ha ammesso di aver vissuto in una casa abitata da un fantasma conosciuto come “Madame Blu”. Questo incontro ha lasciato un’impressione indelebile sulla sua vita familiare, spingendo McConaughey e la sua famiglia a confrontarsi con la presenza inquietante e a cercare conforto e soluzioni per affrontare il soprannaturale.

    Kesha: risvegli sensuali e apparizioni misteriose

    La cantante Kesha ha condiviso una strana esperienza in cui è stata svegliata da un’apparizione femminile in modo sensuale. Questo incontro ha lasciato Kesha con domande senza risposta e un senso di meraviglia e paura di fronte all’inspiegabile.

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      Curiosità

      Il profumo perfetto sotto l’albero: come scegliere il regalo ideale senza sbagliare

      Dalle famiglie aromatiche alle abitudini quotidiane di chi lo riceverà: ecco i criteri per orientarsi tra centinaia di essenze e trovare quella davvero giusta.

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      Il profumo perfetto sotto l’albero

        Regalare un profumo a Natale è un gesto intimo e raffinato, ma scegliere la fragranza giusta può trasformarsi in una sfida. Non si tratta soltanto di individuare un’essenza gradevole: il profumo racconta qualcosa di personale, riflette lo stile e lo stato d’animo di chi lo indossa, e deve adattarsi alla pelle e alle abitudini di ogni persona. Per questo è fondamentale conoscere alcuni criteri che aiutano a prendere la decisione migliore e a evitare scelte azzardate.

        Conoscere le famiglie olfattive

        Il primo passo è orientarsi tra le grandi famiglie olfattive, uno strumento essenziale del mondo della profumeria. Le categorie principali sono: floreale, agrumata, orientale, legnosa, aromatica, fruttata e cipriata. Ogni famiglia evoca sensazioni diverse: le floreali sono romantiche e leggere, le legnose intense e sofisticate, le orientali avvolgenti e calde, le agrumate fresche e dinamiche.

        Capire quali note dominano nelle fragranze abitualmente usate dal destinatario del regalo può già indirizzare verso un profumo compatibile con i suoi gusti.

        Osservare la personalità di chi lo riceve

        Il profumo è uno specchio del carattere. Chi ama la discrezione potrebbe preferire fragranze fresche e pulite, come quelle a base di agrumi o note marine. Le persone energiche e sportive spesso prediligono sentori dinamici come menta, basilico o bergamotto.

        Al contrario, chi ha uno stile elegante e ricercato può apprezzare profumi più complessi, con note ambrate, legnose, vanigliate o speziate. Le essenze floreali morbide — come rosa, gelsomino o peonia — sono invece perfette per personalità romantiche o nostalgiche.

        Considerare il periodo dell’anno

        Non esiste un profumo “quattro stagioni” universale. Molte persone preferiscono fragranze fresche e luminose nei mesi caldi, mentre d’inverno si orientano verso note più calde e avvolgenti. Per un regalo natalizio, nocciola, cannella, ambra, muschio, cuoio e spezie possono risultare particolarmente adatti alla stagione, evocando atmosfere accoglienti e festive.

        Eau de toilette o eau de parfum?

        Un altro elemento da valutare è la concentrazione.

        • Eau de toilette (EDT): più leggera, perfetta per chi non ama profumi intensi o lavora in ambienti dove la discrezione olfattiva è richiesta.
        • Eau de parfum (EDP): persistente, ricca e profonda, ideale per chi cerca un’essenza che accompagni tutto il giorno.
        • Parfum: la forma più concentrata e duratura, generalmente scelta da appassionati esperti.

        Capire ciò che il destinatario preferisce evita di regalare qualcosa che risulti troppo forte o troppo tenue.

        Attenzione al tipo di pelle

        La chimica cutanea influisce sulla resa del profumo: una fragranza può sembrare diversa da persona a persona. Le pelli secche, ad esempio, trattengono meno le molecole profumate, mentre quelle più idratate ne aumentano la durata. Anche questo può guidare la scelta, indirizzando verso fragranze più o meno intense.

        La soluzione “sicura”: i profumi iconici

        In caso di dubbio, esistono fragranze “evergreen” considerate grandi classici, apprezzate e vendute da anni grazie alla loro equilibrata costruzione olfattiva. Non garantiscono la perfezione assoluta, ma rappresentano una scelta solida e più facile da indossare. Le profumerie, inoltre, propongono spesso cofanetti natalizi con formati diversi: un modo elegante per regalare un set completo senza rischiare troppo.

        Il valore di un gesto personalizzato

        Per rendere il dono ancora più speciale, molte maison offrono la possibilità di incidere il nome sul flacone o aggiungere un packaging dedicato. Un dettaglio che trasforma un semplice regalo in un ricordo prezioso.

        Scegliere un profumo per Natale non è soltanto un acquisto: è un’attenzione sincera, un modo per raccontare affetto attraverso una scia che accompagna chi la indossa. Con qualche accortezza e un pizzico di sensibilità, trovare la fragranza giusta diventa un gesto significativo, capace di lasciare il segno molto più a lungo delle feste.

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          Curiosità

          Le tracce dell’intelligenza: cosa rivelano le abitudini di chi ha un QI più alto

          Dalle routine solitarie alla curiosità insaziabile, passando per l’autocontrollo: diversi studi mostrano che alcuni tratti ricorrenti sono più frequenti nelle persone con quoziente intellettivo elevato. Ecco quali.

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          Le tracce dell’intelligenza: cosa rivelano le abitudini di chi ha un QI più alto

            L’intelligenza non è un concetto semplice: non coincide con la cultura, né con il successo lavorativo, e non può essere ridotta a un numero isolato. Tuttavia, anni di studi psicologici hanno evidenziato che alcune abitudini quotidiane tendono a essere più diffuse tra individui con QI sopra la media, pur senza rappresentare una prova certa del loro livello cognitivo. Sono segnali, non diagnosi—tendenze statistiche che raccontano solo una parte della complessità umana.

            Preferenza per la solitudine

            Una delle correlazioni più discusse arriva da uno studio pubblicato sul British Journal of Psychology, secondo cui le persone con QI elevato mostrano più spesso una propensione a passare del tempo da sole. Non si tratta di antisocialità, ma della necessità di spazi tranquilli per riflettere, ricaricarsi e concentrarsi. La solitudine, in questi casi, diventa un mezzo per elaborare idee complesse o progetti personali.

            Curiosità e voglia di capire

            Un tratto quasi universale è la curiosità intellettuale. Chi possiede un’intelligenza superiore tende a fare domande, indagare ciò che non conosce e non accontentarsi delle prime risposte. La ricerca psicologica parla di “apertura mentale” (openness to experience), un fattore di personalità collegato sia alla creatività che alla capacità di apprendimento continuo.

            Lettura e consumo di contenuti complessi

            Molti studi hanno notato una maggiore propensione alla lettura, soprattutto di testi impegnativi o specialistici, così come alla fruizione di contenuti più articolati — podcast scientifici, documentari, approfondimenti. Non è tanto la quantità quanto la qualità: chi ha un QI elevato cerca stimoli che lo sfidino.

            Autocontrollo e capacità di pianificazione

            Secondo una ricerca pubblicata su Psychological Science, esiste una correlazione tra capacità cognitive e autocontrollo. In esperimenti su decisioni finanziarie e scelte impulsive, gli individui con QI più alto tendevano a rimandare la gratificazione per ottenere risultati migliori nel lungo periodo. Anche la pianificazione a medio-lungo termine risulta spesso più strutturata.

            Autoironia e humor complesso

            L’umorismo può essere un indicatore rivelatore. Lavori pubblicati su Intelligence hanno mostrato che l’apprezzamento per forme di comicità più elaborate — ironia, paradossi, humour nero — è più frequente in chi possiede una maggiore intelligenza verbale e astratta. Un tipo di comicità che richiede di afferrare rapidamente più livelli di significato.

            Disordine creativo (ma non sempre)

            Nonostante il luogo comune che associa l’intelligenza al caos creativo, la scienza non dà un verdetto definitivo. Alcuni studi sostengono che un ambiente leggermente disordinato possa stimolare il pensiero divergente; altri mostrano che un contesto ordinato favorisce concentrazione e autocontrollo. In realtà, la correlazione non è univoca: il disordine non è un indicatore di QI, ma può essere un effetto collaterale di uno stile di lavoro mentale più fluido.

            Pensiero critico e dubbio costante

            Chi ha un QI elevato raramente accetta un’informazione così com’è. Il dubbio non è sfiducia, ma uno strumento cognitivo. Analizzare le fonti, mettere in discussione i propri pregiudizi, valutare pro e contro: tutto questo richiede tempo, energie e una certa abilità nel gestire la complessità.

            Le abitudini possono suggerire molto, ma è bene ricordare che non definiscono l’intelligenza. Una persona può essere brillante senza amare la solitudine, oppure curiosa senza essere ordinata. Ciò che emerge davvero dagli studi è che le persone con QI elevato tendono a coltivare flessibilità mentale, interesse per il mondo e un costante desiderio di apprendere. Caratteristiche che possono essere sviluppate da chiunque, indipendentemente dai test.

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              Curiosità

              Dal Medio Oriente a Greccio: la lunga storia del presepe

              Dai primi richiami iconografici delle catacombe alla svolta di San Francesco nel 1223: ecco come è nato il presepe e perché è diventato un simbolo radicato nella cultura italiana.

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                Una tradizione che affonda le radici nei primi secoli del Cristianesimo

                Il presepe, oggi presenza quasi scontata nelle case italiane durante il periodo natalizio, ha un’origine molto più antica e complessa. Le prime rappresentazioni della Natività compaiono già tra il III e il IV secolo d.C., soprattutto nelle catacombe romane, dove le comunità cristiane raffiguravano la nascita di Gesù attraverso pitture rudimentali: la Vergine, il Bambino e, talvolta, il bue e l’asino. Non si trattava ancora di presepi nel senso moderno, ma di immagini destinate alla venerazione e alla trasmissione del messaggio cristiano.

                Durante l’epoca bizantina e medievale, la scena della Natività diventò un tema ricorrente nelle chiese, nei mosaici e negli affreschi d’Europa. Tuttavia, la rappresentazione era ancora esclusivamente artistica, non tridimensionale e non legata a un contesto domestico o sociale.

                La svolta di San Francesco: il presepe “vivente” del 1223

                La nascita del presepe come lo intendiamo oggi viene comunemente attribuita a San Francesco d’Assisi. Secondo le Fonti Francescane, nel 1223 il santo organizzò a Greccio, in provincia di Rieti, una rievocazione della Natività con persone, animali e una mangiatoia reale. L’obiettivo non era decorativo ma spirituale: far comprendere, anche ai meno istruiti, il significato concreto e umano della nascita di Cristo.

                Papa Onorio III autorizzò quell’iniziativa, che divenne presto un modello imitato in molte comunità monastiche e parrocchie. Il presepe assunse così un valore catechistico, diventando uno strumento di divulgazione religiosa accessibile e immediato.

                Dal sacro all’arte: l’evoluzione dei presepi in Europa

                Nel tardo Medioevo e nel Rinascimento, il presepe iniziò a trasformarsi in una forma d’arte. Le prime statue in terracotta o legno compaiono nelle chiese italiane tra il XIV e il XV secolo. A Napoli, in particolare, si sviluppò una tradizione destinata a diventare famosa in tutto il mondo: quella del presepe barocco, ricco di personaggi, ambienti quotidiani e figure popolari.

                Tra il Seicento e il Settecento le famiglie aristocratiche commissionavano veri e propri scenari monumentali, arricchiti da pastori, venditori ambulanti, botteghe, locande e paesaggi complessi. Anche il Regno delle Due Sicilie contribuì alla diffusione del presepe artistico, con artigiani come i Ferrigno o gli scultori della scuola napoletana che ne fecero un simbolo culturale.

                In contemporanea, in altre regioni europee — come la Provenza con i santons, la Germania con i presepi in legno intagliato e la Spagna con i belén — la tradizione si diffuse e si radicò, assumendo caratteristiche locali.

                Il presepe domestico: una tradizione popolare del Novecento

                È solo tra Ottocento e Novecento che il presepe diventa una presenza stabile nelle case. Con la produzione industriale di statuine in gesso e, successivamente, in plastica, la scena della Natività diventa accessibile a tutti. L’Italia, in particolare, mantiene un ruolo centrale nella produzione e nell’artigianato, con poli storici come Napoli, Lecce, Trento e Genova.

                Oggi il presepe è un simbolo culturale e familiare più che strettamente religioso: un racconto visivo che unisce storia, fede, tradizione e creatività. Ogni regione ha sviluppato varianti tipiche, dai presepi viventi ai diorami, fino ai presepi meccanici e artistici.

                Una storia che continua

                La tradizione del presepe, partita dalle prime comunità cristiane e consolidata dall’intuizione di San Francesco, è oggi un patrimonio riconosciuto in tutto il mondo. La sua evoluzione dimostra come un gesto devozionale sia diventato un linguaggio artistico capace di rinnovarsi, mantenendo intatto il suo valore simbolico e identitario.

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