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Curiosità

Fertilità maschile e aumento della lunghezza del pene: una strana evoluzione

In breve, mentre il pene si allunga, la fertilità diminuisce: un paradosso che richiede attenzione e studio approfondito. Ma, per ora, possiamo solo prendere atto di questa curiosa evoluzione e aspettare ulteriori sviluppi.

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    Negli ultimi decenni, la fertilità maschile ha subito un declino notevole: gli spermatozoi sono sempre più lenti e meno numerosi, mentre la lunghezza media del pene è in crescita. Aldilà delle facili battute, questa combinazione rappresenta un problema serio, influenzato da fattori come lo stress, lo stile di vita sedentario e l’esposizione a sostanze inquinanti.

    Secondo uno studio pubblicato su The World Journal of Men’s Health e ripreso dalla Società Italiana di Andrologia, il professor Michael Eisenberg dell’Università di Stanford ha analizzato 75 studi su circa 56.000 uomini, raccogliendo dati degli ultimi 80 anni. Sorpresa: la lunghezza media del pene in erezione è aumentata del 24% negli ultimi 24 anni, passando da 12 a 15 cm. Un risultato inaspettato che ha lasciato perplessi anche gli esperti, i quali si aspettavano una decrescita.

    Cause dell’allungamento del pene

    Ma perché il pene si allunga? Eisenberg attribuisce questo fenomeno a cambiamenti nei nostri corpi dovuti all’esposizione a sostanze chimiche come pesticidi e prodotti per l’igiene, che alterano gli ormoni maschili. Questi cambiamenti sono correlati anche a obesità, stress e pubertà anticipata. Tuttavia, lo studio non esplora esplicitamente le ripercussioni di questo allungamento sulla salute riproduttiva, richiedendo ulteriori ricerche.

    E ora che accade?

    Sebbene questo studio rappresenti un primo passo importante, è solo l’inizio. Future ricerche esamineranno diverse popolazioni per determinare se questo cambiamento è universale o circoscritto a specifici gruppi. L’obiettivo è capire come l’aumento della lunghezza media del pene influenzi la salute maschile, con un’attenzione particolare agli stili di vita e all’esposizione agli agenti chimici.

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      Curiosità

      OnlyFans è un enorme impero economico: chi c’è dietro a questo pruriginoso servizio web

      La piattaforma ha compiuto solo otto anni ma è già stata in grado di rendere miliardario il suo attuale proprietario, l’imprenditore americano-ucraino Leonid Radvinsky.

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        Leonid Radvinsky, “Mister OnlyFans”, ha acquistato la società proprietaria del sito dai suoi fondatori inglesi per una somma non rivelata nel 2018. E non poteva fare investimento migliore, anche in funzione dei non previsti lockdown dovuti alla pandemia: catastrofici per alcune aziende, una vera e propria manna per OnlyFans.

        Come funziona

        I “creatori” possono pubblicare video e foto dietro un paywall, per il quale i “fan” o gli abbonati sborsano una quota mensile – variabile, a seconda delle diverse politiche “commerciali” – per accedervi. I creatori possono anche guadagnare denaro da mance e da contenuti “pay-per-view”, quelli che solitamente nascondono le visioni più estreme. Nel 2019, OnlyFans ha generato 238 milioni di sterline, entro il 2023 quella somma era aumentata di 21 volte, arrivando a 5,3 miliardi di sterline.

        1 milione di sterline ogni giorno: un “signor investimento”

        L’imprenditore è il principale beneficiario, pagandosi più di 1 miliardo di sterline in dividendi in meno di cinque anni: è quello che dichiara Fenix International, la società di cui è proprietario e che possiede OnlyFans. L’anno scorso, riceveva più di 1 milione di sterline al giorno dal suo lungimirante investimento. Anche se non è l’unico in azienda ad arricchirsi: nel 2019, il guadagno medio tra 11 dipendenti, inclusi i direttori, era di 101.000 sterline. Entro il 2023, 42 dipendenti, inclusi i due direttori, ricevevano in media 482.000 sterline.

        I guadagni dei creators

        Le stime parlano chiaro: quelli di maggior successo guadagnerebbero milioni di sterline all’anno. Anche se i conti aziendali mostrano che il guadagno medio annuo per un creatore di OnlyFans era di £ 1.291, senza commissioni e tasse. OnlyFans, come si sa, risulta difficile da monitorare. Ogni creatore si nasconde dietro il proprio paywall, con tariffe di abbonamento solitamente comprese tra £ 5 e £ 30 al mese. I “rapporti sulla trasparenza” mensili dell’azienda indicano che il numero di account disattivati per violazione delle regole del sito è raddoppiato lo scorso anno, da 28.000 nel 2023 a quasi 60.000 nel 2024. Al contempo, la quantità di contenuti rimossi per lo stesso motivo si è quasi dimezzata, da 557.000 nel 2023 a 323.000 nel 2024.

        Un fenomeno giunto al suo apice?

        I dati indicano che la crescita fenomenale del sito potrebbe aver raggiunto il picco. Le approvazioni per i nuovi account “creator” hanno raggiunto circa 400.000 al mese all’inizio del 2023 e ora sono scese di circa il 55% a circa 180.000/mese. Lo scorse gennaio si è registrato il numero più basso di approvazioni di account creator da quando OnlyFans ha iniziato a registrarle, nella metà del 2021. Anche se la quantità di contenuti continua a crescere, con oltre 300 milioni di singoli contenuti solo negli ultimi sei mesi.

        Vip nudi… o quasi

        Molto popolare nel settore dell’intrattenimento per adulti, anche se OnlyFans ospita anche contenuti di altri generi come esperti di fitness. Sul sito non mancano le celebrità: attori, attrici, influencers, cantanti e personaggi appartenenti al mondo dello spettacolo. Bella Thorne, per esempio, è da sempre considerata uno dei volti principali e più rappresentativi di OnlyFans, riuscendo a frantumare qualsiasi altro record di incasso con ben due milioni di dollari in una sola settimana. Un profilo molto sexy è quello di Lucia Javorcekova, modella e influencer slovacca divenuta famosa nel 2015, in seguito alla sfida social con relativo hashtag #escile.

        Creators di casa nostra

        Tra le celebrità italiane con un account OnlyFans troviamo la showgirl Antonella Mosetti, ex volto di Non è la Rai, ex gieffina ed ex prima ballerina di Ciao Darwin. Anche la pupa Elena Morali ha un proprio account. E ancora Claudia Romani, Elena Berlato, Federica Pacela, Francesca Brambilla (volto di Avanti un altro!) e la meteorina Vanessa Minotti. Di recente anche un’altra ex pupa, ma del passato, ha aperto un profilo sulla piattaforma, Francesca Lukasik.

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          Curiosità

          La maleducazione in Italia: Milano è messa peggio di Roma

          Una ricerca ha stabilito la graduatoria delle città più maleducate d’Italia: a Venezia il podio tutt’altro che onorevole… ma anche Milano non è messa bene, risultando peggio che Roma.

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            Vi siete mai domandati quale sia la città più maleducata d’Italia? I comportamenti sgarbati sono purtroppo in costante aumento anche nel Belpaese, con l’avvento della tecnologia che ha accentuato diverse abitudini che poco si conciliano con il convivere in maniera pacata e civilmente elegante.

            Venezia la peggiore

            Stando allo studio effettuato dalla piattaforma Preply, la romantica e fascinosa Venezia sarebbe la città più maleducata d’Italia, seguita da Catania e Parma. Milano – udite udite – si trova in quarta posizione, distaccata da due lunghezze Roma, in sesta. Padova invece sarebbe la più educata.

            In pochi rispettano lo spazio altrui

            Il campione utilizzato per il sondaggio è di 1.558 abitanti presi da 19 città italiane, sulla base del quale è stata stilata una sorta di classifica di dove sarebbero più diffusi comportamenti poco educati. Per capire quale sia davvero la città più maleducata in Italia, lo studio ha preso in considerazione dodici comportamenti ritenuti sbagliati: dal saltare la fila in diverse situazione al guardare video sul lo smartphone in pubblico, fino al non rallentare in prossimità del passaggio dei pedoni e al non rispettare lo spazio personale altrui.

            Il caro, vecchio galateo… troppo spesso dimenticato

            Come si può vedere alcuni di questi comportamenti sono associati alle nuove tecnologie – c’è anche il tema del parlare con il vivavoce in pubblico e di essere totalmente assorbiti dal cellulare mentre si è fuori casa – ma ci sono anche vecchie regole del galateo come lasciare la mancia o mostrarsi rispettosi con il personale di servizio. Incrociando tutti questi elementi, per lo studio sarebbe Venezia la città più maleducata d’Italia, con Catania e Parma immediatamente dopo, mentre Milano vincerebbe la sfida con Roma in questa poco onorevole classifica.

            La classifica

            Ecco la top ten delle città più maleducate d’Italia con il loro relativo punteggio:

            Venezia – 6.55
            Catania – 6.52
            Parma – 6.51
            Milano – 6.33
            Brescia – 6.30
            Roma – 6.26
            Genova – 6.25
            Trieste – 6.23
            Torino – 6.07
            Taranto – 6.03

            Difficile a pensarci… ma la borghese Milano – quella col “cuore in mano” come vuole il celebre motto – sarebbe più maleducata della “caciarona” Roma, mentre il primo posto spetterebbe a una città come Venezia, da sempre riconosciuta come tra le più belle al mondo. A condannare la città lagunare sarebbero le pessime abitudini di saltare la fila e non rispettare gli spazio altrui.

            Il rovescio della medaglia

            Ecco, invece, la stessa classifica ma al contrario, che mette in evidenza virtuosamente le località che brillano maggiormente per educazione e rispetto:

            Padova – 5.18
            Firenze – 5.60
            Modena – 5.66
            Verona – 5.66
            Bologna – 5.87
            Messina – 5.89
            Napoli – 5.90
            Bari – 5.94
            Palermo – 6.02
            Taranto – 6.03


            Tra tutte le città prese in considerazione Padova risulta essere quella più educata, spiccando in maniera particolarme per il rispetto dello spazio personale, per non parlare con il vivavoce in pubblico e per non saltare la fila. In Italia parlare col cellulare in pubblico è una cosa normalissima, in altri paesi invece è vista come una forma di estrema maleducazione.

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              Curiosità

              Tu vuò fà l’americano… ma poi scappi in Italia per vivere meglio!

              Il boom degli americani che arrivano in Italia e scelgono Roma per godersi la pensione non sono i super ricchi. Certo ci sono anche quelli ma loro non hanno problemi economici. Secondo l’organizzazione si tratta in prevalenza di pensionati che in America incassano una pensione media di 1.500 dollari.

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                Ma come mai stanno aumentando i pensionati americani che decidono di vivere in Italia? Da una indagine realizzata da “Expats Living in Rome”, agenzia di servizi legali, e non solo, aperta h24, specializzata nell’aiutare chi espatria nel nostro Paese a ottenere visti, documenti, permessi, il primo motivo è l’alto gradimento del servizio sanitario. Infatti i residenti in Italia di nazionalità extra Ue possono iscriversi al servizio sanitario versando solo 2.000 euro l’anno. Rispetto agli Stati Uniti per un pensionato questa è una cifra decisamente a buon mercato. Il nostro, secondo il sito d’informazione Business insider è tra i primi 20 Paesi con i sistemi pensionistici più generosi e con il costo degli immobili più accessibili rispetto ai concorrenti europei.

                Curarsi negli USA è diventato improponibile

                Un recente sondaggio realizzato da Aarp, organizzazione statunitense che si occupa delle persone che hanno superato i 50 anni e del loro benessere, ha rilevato che un americano su cinque, non ha più risparmi da dedicare alla pensione. Ma non solo. Più della metà degli intervistati è preoccupata per non riuscire a mantenersi se fosse in pensione. Secondo una stima del 2023 sui costi sanitari per i pensionati negli USA una persona può spendere in media 157.000 dollari in spese mediche e assistenza sanitaria durante il periodo di pensionamento. Una cifra che sale a 315.000 dollari se si è in coppia.

                Se restassero in America non ce la farebbero

                A Expats Living in Rome si rivolgono molti americani inviati direttamente dall’ Ambasciata di Roma e dai consolati. L’organizzazione fornisce non solo informazioni ma aiuta fattivamente i cittadini statunitensi a ottenere visti, permessi di soggiorno, pagare le tasse, le assicurazione, acquistare e vendere una casa, ottenere la cittadinanza italiana. Ma attenzione il boom degli americani che arrivano in Italia e scelgono Roma per godersi la pensione non interessa i super ricchi. Certo ci sono anche quelli ma loro non hanno problemi economici. Secondo l’organizzazione si tratta invece di pensionati che in America incassano una pensione media di 1.500 dollari. Che per vivere in Italia non è poi tantissimo, ma sempre meglio che restare negli USA.

                Il Dipartimento di Stato americano ha stimato che nel 2020 vivevano all’estero 9 milioni di americani (nel 2010 erano solo 5 milioni). Ma nel decennio molte cose sono cambiate sotto il cielo stelle a strisce. Gli USA infatti non sembrano più un luogo desiderabile dove poter invecchiare tranquillamente. In passato si poteva lasciare il lavoro a 65 anni – oggi da 62 anni – e inoltre si veniva aiutati della previdenza sociale e si poteva contare su risparmi personali che dopo il Covid si sono letteralmente prosciugati.

                E gli italiani dove vanno?

                Nel 2024 il Portogallo è stato uno dei Paesi più gettonai dai nostri pensionati. Poi le regole sono cambiate. E dall’esenzione totale del passato (solo nei primi 15 anni), nel 2023 si è passati a una tassa del 10% delle entrate. Indice comunque ben al di sotto di quello praticato nella maggioranza dei 27 Paesi europei.

                In Spagna offrono agevolazioni fiscali, esenzioni o riduzioni delle imposte sui redditi da fonte estera a seconda del Paese di provenienza. Per gli italiani un 30% in meno rispetto al nostro regime. A Malta è stato adottato il Malta Retirement Programme che prevede una tassazione agevolata con un’aliquota fissa del 15% sui redditi provenienti dall’estero. In Croazia la tassazione sulle pensioni prevede aliquote del 12% per pensioni fino a 2.300 euro, e del 18% per pensione che superano i 2.300 euro mensili. In Grecia la tassazione è del 7% per 15 anni. Per ottenere queste agevolazioni è necessario presentare una domanda all’agenzia fiscale in Grecia entro il 31 marzo di ogni anno. In Tunisia adottano un regime fiscale con esenzione dell’80%. In pratica, i pensionati che decidono di trasferirsi a Tunisi possono beneficiare di una tassazione del 20% della loro pensione lorda italiana.

                Per restare a un paio d’ore di aereo dall’Italia in Romania e Bulgaria la tassazione sulle pensioni è del 10%, mentre è esentasse in Slovacchia e Albania. In totale i pensionati italiani che ricevono la pensione dall’INPS all’estero sono poco più di 317 mila meno del 3% del totale dei pensionati.

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