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Lifestyle

Le radici dell’anima: perché le amicizie significative sono così importanti

Le amicizie significative sono cruciali per il nostro benessere emotivo e fisico. Cosa ne ostacolano la costruzione e come aiutano a capire meglio chi siamo veramente, mostrandoci diverse sfaccettature della nostra personalità e ampliando la nostra identità.

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    Le amicizie sono come i colori di un arcobaleno: variopinte, uniche e indispensabili per illuminare la nostra vita. Ma non tutte le amicizie sono uguali. Alcune sono come stelle cadenti, brillanti ma effimere; altre, invece, sono come fari nella notte, costanti e rassicuranti.

    Le amicizie significative sono proprio queste ultime: legami profondi e duraturi che vanno oltre le semplici conoscenze. Sono relazioni che ci arricchiscono, ci sostengono e ci accompagnano lungo il cammino della vita.

    Le amicizie significative giocano un ruolo cruciale nel nostro percorso di crescita personale. Ci aiutano a comprendere meglio chi siamo veramente, poiché attraverso le interazioni con gli amici siamo esposti a diverse prospettive, opinioni e stili di vita. Questo ci consente di esplorare diverse sfaccettature della nostra personalità e di ampliare la nostra identità.

    Gli amici ci offrono sostegno emotivo e ci incoraggiano a essere autentici, permettendoci di esprimere liberamente le nostre emozioni e i nostri pensieri senza paura di giudizi. Inoltre, ci aiutano a sviluppare capacità di comunicazione e risoluzione dei conflitti, migliorando così le nostre relazioni interpersonali.

    La salute e le amicizie
    Ricerche in merito hanno dimostrato che avere una rete sociale ampia e diversificata può prolungare la vita e migliorare la nostra salute mentale e fisica. Inoltre, le amicizie ci aiutano a capire meglio chi siamo veramente, mostrandoci diverse sfaccettature della nostra personalità e ampliando il nostro senso di identità.

    Non tutte le amicizie sono benefiche
    Le relazioni amicali possono essere complesse e intrinseche di sfide. Per cambiare atteggiamento e migliorare le nostre relazioni, la psicologa ci invita a praticare la reciprocità, a dimostrare apprezzamento per i nostri amici e a essere aperti e vulnerabili. Suggerisce di superare il nostro egocentrismo che ci porta a concentrarci esclusivamente su come gli altri ci trattano, anziché sull’impatto delle nostre azioni sugli altri e ci incoraggia a credere che gli altri potrebbero apprezzarci più di quanto pensiamo e ad essere attivi nel cercare connessioni, anche se inizialmente ciò potrebbe farci sentire a disagio.

    In conclusione, coltivare amicizie sane e significative richiede impegno e consapevolezza di sé. Sviluppare una visione positiva di sé e praticare la reciprocità sono passi fondamentali per costruire relazioni soddisfacenti e gratificanti.

      Cucina

      “Italian Tomato” ma è cinese: un’inchiesta della Bbc smaschera lo scandalo del pomodoro

      L’indagine accusa un’azienda italiana e coinvolge noti supermercati inglesi. Le reazioni sono di smentita, ma le prove della radiotelevisione britannica puntano il dito su gravi violazioni dei diritti umani.

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        “Pomodoro italiano”, recitano le etichette. Ma il concentrato di pomodoro venduto in tubetti nei supermercati inglesi sarebbe in realtà cinese, proveniente da una regione tristemente nota per lo sfruttamento della minoranza musulmana degli uiguri. È questa l’accusa pesante mossa da un’inchiesta della Bbc, che ha gettato luce su una possibile frode alimentare e su violazioni dei diritti umani.

        Secondo l’indagine, i pomodori sarebbero raccolti in condizioni disumane nella regione dello Xinjiang, dove le autorità cinesi obbligano gli uiguri ai lavori forzati. I racconti raccolti dalla Bbc parlano di turni massacranti e punizioni violente per chi non raggiunge le quote giornaliere, fissate a 650 chilogrammi di pomodori raccolti a persona.

        Il viaggio del pomodoro cinese

        I pomodori, raccolti nello Xinjiang, verrebbero trasportati via treno attraverso Kazakhstan, Azerbaigian e Turchia, per poi arrivare in Italia via mare, sbarcando al porto di Salerno. Una volta in Italia, il concentrato sarebbe lavorato e confezionato da aziende come il gruppo Petti, basato a Venturina Terme, in provincia di Livorno, prima di essere venduto con etichette che ne dichiarano la provenienza italiana.

        L’inchiesta ha individuato 17 tipi di concentrato di pomodoro etichettati come “italiano” ma in realtà cinesi, venduti con il marchio proprio di grandi catene inglesi come Tesco, Waitrose e Asda. I supermercati coinvolti hanno negato le accuse, contestando la validità dei test condotti dalla Bbc per verificare l’origine dei pomodori.

        Le accuse alla Petti e le prove della Bbc

        La Petti, una delle aziende coinvolte, è finita al centro delle indagini per la presenza di casse con etichette recanti il nome di “Xinjiang Guannong Tomato Products Ltd”, una compagnia cinese sanzionata dagli Stati Uniti nel 2020 per il ricorso ai lavori forzati. Le etichette, filmate con telecamere nascoste, riportavano la data del 23 agosto 2023, suggerendo che l’azienda italiana stesse ancora acquistando pomodori dalla compagnia nonostante le sanzioni.

        In risposta, un portavoce della Petti ha dichiarato che l’azienda non importa più pomodori da Xinjiang Guannong e che il prodotto filmato sarebbe un residuo di vecchie scorte. Tuttavia, la Bbc sostiene che i dati di spedizione e l’analisi delle telefonate dimostrano che la Petti continua a importare dalla Cina, utilizzando un’altra azienda, Bazhou Red Fruit, che potrebbe essere una società di comodo.

        Le condizioni di lavoro nello Xinjiang

        L’inchiesta della Bbc ha raccolto testimonianze scioccanti da parte di ex detenuti uiguri, i quali hanno raccontato di essere stati incatenati e picchiati selvaggiamente per non aver raggiunto le quote giornaliere. La regione dello Xinjiang è nota per essere teatro di gravi violazioni dei diritti umani, con circa un milione di uiguri detenuti nei cosiddetti “campi di rieducazione” secondo le denunce di Onu, Stati Uniti ed Europa.

        Le reazioni e il futuro

        Il governo cinese nega tutte le accuse di sfruttamento dei lavoratori, definendo i campi come “centri di formazione professionale”. Da parte sua, la Petti ha dichiarato che in futuro non importerà più pomodori dalla Cina e migliorerà il monitoraggio dei fornitori per garantire il rispetto dei diritti umani.

        La vicenda ha già acceso un acceso dibattito in Europa e Regno Unito sull’importanza di leggi più severe per contrastare lo sfruttamento lavorativo e le frodi alimentari. In attesa di ulteriori sviluppi, lo scandalo del “pomodoro cinese” lascia un’ombra inquietante su un simbolo della cucina italiana e sull’etica delle produzioni alimentari globalizzate.

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          Cucina

          Gulash: il simbolo della cucina ungherese tra storia, sapore e tradizione

          Dalle praterie ungheresi alle tavole di tutto il mondo, il gulash unisce ingredienti semplici, sapori intensi e valori nutrizionali equilibrati in una ricetta perfetta per le stagioni più fredde.

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            Il gulash, o gulyás in ungherese, ha radici profonde nella cultura delle praterie magiare. Nato come piatto dei mandriani, che cuocevano carne e verdure in grandi calderoni sulle pianure ungheresi, il gulash si è evoluto nel tempo diventando un simbolo della cucina nazionale.

            Il termine gulyás deriva da “mandriano” e inizialmente indicava proprio i pastori che cucinavano questa zuppa sostanziosa durante i lunghi viaggi con il bestiame. Nei secoli XVIII e XIX, il piatto ha guadagnato popolarità nelle città, adattandosi alle cucine borghesi e trasformandosi nella versione che conosciamo oggi: una ricca combinazione di carne, spezie e verdure.

            Ingredienti principali
            Il gulash è caratterizzato da ingredienti semplici e rustici, facilmente reperibili, ma il segreto del suo sapore sta nella qualità e nella lentezza della cottura.

            • Carne: manzo o vitello, tagliato a cubetti. In alcune varianti regionali si utilizzano anche maiale o agnello.
            • Verdure: cipolle, patate, peperoni e, a volte, carote.
            • Paprika: spezia simbolo dell’Ungheria, fondamentale per il colore e il sapore del piatto.
            • Pomodori: freschi o concentrato, per una nota di acidità.
            • Spezie: cumino, aglio, pepe nero, sale e, in alcune versioni, alloro.
            • Brodo: di carne, per mantenere la preparazione succulenta.

            La ricetta tradizionale

            Ingredienti per 4 persone:

            • 600 g di carne di manzo (o vitello)
            • 2 cipolle grandi
            • 2 cucchiai di paprika dolce
            • 1 peperone rosso
            • 3 patate grandi
            • 2 carote (opzionali)
            • 2 pomodori maturi (o 2 cucchiai di concentrato di pomodoro)
            • 1 spicchio d’aglio
            • 1 cucchiaino di cumino
            • 500 ml di brodo di carne
            • 2 cucchiai di olio (o strutto, per la versione tradizionale)
            • Sale e pepe q.b.

            Preparazione:

            1. Soffritto e base: In una pentola capiente, scalda l’olio e aggiungi le cipolle tritate finemente. Fai rosolare a fuoco medio fino a doratura.
            2. Carne e spezie: Aggiungi i cubetti di carne e falli rosolare uniformemente. Unisci la paprika, il cumino e l’aglio tritato, mescolando bene per distribuire le spezie.
            3. Pomodoro e brodo: Versa i pomodori tagliati a dadini (o il concentrato) e il brodo di carne. Porta a ebollizione, quindi abbassa la fiamma e copri la pentola.
            4. Cottura lenta: Lascia cuocere a fuoco lento per circa 1 ora e 30 minuti, aggiungendo altro brodo se necessario.
            5. Verdure: Aggiungi le patate e il peperone tagliati a pezzi (e le carote, se le usi). Cuoci per altri 30 minuti, fino a quando le verdure sono tenere e la carne si scioglie in bocca.
            6. Servizio: Servi caldo, accompagnato da pane rustico o, nella versione più moderna, da gnocchetti di farina (nokedli).

            Valori nutrizionali (per porzione):

            • Calorie: circa 400 kcal
            • Proteine: 30 g
            • Grassi: 15 g
            • Carboidrati: 35 g
            • Fibre: 4 g

            Il gulash è un piatto nutrizionalmente bilanciato, ricco di proteine e carboidrati complessi. La paprika fornisce antiossidanti, mentre le verdure aggiungono fibre e vitamine.

            Un piatto che scalda l’anima
            Il gulash non è solo un simbolo della cucina ungherese, ma un vero e proprio comfort food. Perfetto per le giornate fredde, richiama i sapori autentici della tradizione. Prova a prepararlo in casa e lasciati conquistare dalla sua semplicità rustica e dal gusto avvolgente.

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              Arte e mostre

              A Roma Anna Addamiano racconta il suo Vocabolario del tempo

              Domani a Roma si inaugura – alla presenza dell’artista – un’importante mostra di Anna Addamiano al Circolo degli Artisti, visitabile fino al 17 gennaio 2025.

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                Storie è un progetto ideato per il Circolo Esteri del Ministero Affari Esteri di Roma nel quadro della Collezione Farnesina di Arte Contemporanea. Esso vive nobilmente sulle arti che riprogrammano il mondo, si campiona ad essere uno spettacolare archivio decentralizzato ove le diverse discipline si nutrono di arte-mondo, mira a rappresentare come si abita la cultura globale, ovvero l’altramodernità, che altro non è che una sorta di costellazione, una specie di arcipelago di singoli mondi e singoli artisti le cui isole interconnesse non costituiscono un continente unico di pensiero, ma lo specchio di un’arte postproduttiva e
                frontaliera, mobile, ipermoderna, ipertesa, ipercolta, mente e cuore, ma anche progetto e destino della comunicazione estetica.

                Una delle opere della Addamiano in mostra

                L’ideatore è lo storico Carlo Franza

                E’ con questo progetto, ideato e diretto dall’illustre Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea Prof. Carlo Franza, intellettuale di piano internazionale, che si vuole indicare e sorreggere un’Europa Creativa Festival. Bandendo ogni culto del transitorio per porgere a tutti il culto dell’eterno. Il terzo millennio che fa vivere i processi creativi nel clima di abitare stili e forme storicizzate. Perchè il futuro è ora, fra rappresentazioni e interpretazioni, ci porta a cogliere il nuovo destino della bellezza.

                La seconda esposizione del nuovo percorso

                Con l’arte vogliamo aprire finestre sul mondo, con l’arte vogliamo aprire stagioni eroiche, con l’arte vogliamo inaugurare una nuova civiltà. Con Storie (2024-2026) si porgono dodici mostre personali di dodici artisti contemporanei, taluni di chiara fama. Questa mostra dal titolo “Anna Addamiano. Vocabolario del tempo” è la seconda del nuovo percorso. Ed è già una novità in quanto si veicolano a Roma nomi dell’arte contemporanea di significativo rilievo, evidenziando gli svolgimenti più intriganti del fare arte nel terzo millennio.

                Una grande interprete della contemporaneità

                L’esposizione curata dall’illustre Storico dell’Arte Contemporanea di fama internazionale, Prof. Carlo Franza, che firma anche il testo in catalogo dal titolo “Anna Addamiano. Vocabolario del tempo”. Un’esposizione che raccoglie opere dell’artista già apparsa agli occhi della critica italiana e internazionale come una figura delle più interessanti e propositive dell’arte contemporanea.

                Una nuova estetica dell’Espressionismo italiano

                Scrive Carlo Franza nel testo: “Trovo significante e doveroso proporre la mostra di Anna Addamiano al Circolo Esteri di Roma nel Progetto Storie in concomitanza con la mostra romana che presenta una selezione delle opere della collezione Iannaccone di Milano relative alla linea espressionista dell’arte italiana tra gli anni Trenta e Cinquanta – dalla Scuola Romana al gruppo Corrente. E ciò perché il suo lavoro, il percorso dell’artista romana si attesta nel quadro di un fil rouge che l’apparenta come illustri colleghi tra cui Carlo Belli, Carlo Fabrizio Carli, Arnaldo Romani Brizzi, hanno già sottolineato- e tornare a parlare di una nuova estetica dell’Espressionismo italiano per tornare ad analizzare un linguaggio artistico che si è andato
                rilevando, confrontandolo con il mondo figurativo degli anni fra le due guerre, e il suo nuovo e attuale sviluppo.

                Un’esperienza cresciuta nel confronto con l’estero e nel dialogo con le esperienze interne

                Questa ricerca artistica contemporanea mostra la realtà oggettiva vista attraverso la coscienza soggettiva, con in primo piano l’anima deformante dell’artista in crisi che si riverbera nella deformazione data dalla pittura stessa. L’espressionismo italiano ha costituito un’esperienza poetica ed estetica di enorme interesse culturale e storico-artistico, ben complessa nella sua definizione identitaria dato che è maturata da un lato nel confronto con i gruppi dell’espressionismo internazionale, specialmente francesi, dall’altro nel dialogo con le variegate ricerche artistiche italiane degli anni fra le due guerre, articolata polifonia di proposte classiciste e anticlassiciste.

                Inquietudine esistenziale con un linguaggio impulsivo

                E se da un lato è vero che l’espressionismo italiano può bene essere descritto, come è stato fatto, più che come un movimento unitario come un “arcipelago” di esperienze indipendenti, trasversali e costanti sono invece alcuni tratti poetici e linguistici; la prevalenza della visione soggettiva dell’artista rispetto alla rappresentazione oggettiva della realtà; un senso di inquietudine esistenziale e di crisi di coscienza dell’artista-intellettuale che si traduce nella alterazione della forma idealizzata di matrice classico-accademica; la ricerca del “primitivo” e del “selvaggio”; la netta prevalenza del colore sul disegno, ovvero dell’elemento linguistico impulsivo, quando non anarchico, rispetto a quello cerebrale, razionale della linea.

                L’arte essenziale ed intimista della Addamiano

                Il percorso espositivo di Anna Addamiano inizia naturalmente da Roma, attratta da alcune delle personalità che via via hanno definito variamente la “scuola romana” e le sue peculiarità tecniche e tematiche, non ultima quella del tonalismo. Ha proseguito con un vigoroso e appassionato espressionismo lirico, che ha guardato alle ricerche parigine del postimpressionismo; inaugurando una pittura antiretorica, essenziale e intimista. Ha lavorato tra pittura, scultura, installazioni e arazzi, lasciando pensare anche a stoffe e fili utilizzati da Maria Lai.

                La sua visione surreale

                Un discorso su Anna Addamiano ci riporta a quelle che potrebbero essere state le fonti di gusto dell’artista, a quell’excursus di Scuola Romana, a quegli echi di un certo gusto del primitivo, a quelle radici goyesche caldeggiate da Oppo. Attraverso una visione surreale animata da fantasmi e miracoli, la sua è una poetica di evocazione. Popolata di insetti, farfalle, macerie, donne, bambole, desolati istantanei fantasmi… insomma il suo racconto visionario. Animali, uomini e cose assumono nel gran moto della creatività un’eccitazione nervosa con qualcosa di spiritico e fantastico. Opere tese, espressive, che trovano ascendenza soprattutto in Scipione e Stradone, specie in quella certa scelta di temi di fondo popolaresco e istrionesco. Nelle quali compaiono diseredati e maschere, disperazioni mimetiche e balletti, popolane e componenti romantiche che lasciano individuare il suo diario interiore.

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