Libri
Ornella Muti si confessa: “Celentano? È stato amore, ma una violenza raccontarlo senza chiedermi il permesso”
Dal primo amore con Montezemolo al rapporto tormentato con Celentano, fino alle ombre dell’infanzia e alla forza della maternità: “Scrivere è stata una psicanalisi. Ti guardi indietro e dici: ma dov’ero?”. Un ritratto fragile e lucido di una diva che non smette di sorprendere.

“Il mio primo fidanzato è stato Luca Cordero di Montezemolo. Era pazzo. Correva in mezzo alla strada e urlava ‘Ti amo!’”. È una Ornella Muti inedita quella che si racconta, a settant’anni, nella sua autobiografia Questa non è Ornella Muti, in uscita per La Nave di Teseo. Un libro che è insieme confessione, resa dei conti e liberazione.
“Se questa non è Ornella Muti, chi è?”, le chiede l’intervistatore. “All’anagrafe sono Francesca Rivelli, ma Francesca chi la conosce veramente? Ho sempre avuto pudore a raccontarmi. Ora scrivere è stata una psicanalisi, mi ha fatto anche male. Ti guardi indietro e dici: ma dov’ero?”.
Dentro ci sono tutti i suoi fantasmi, ma anche gli amori che hanno fatto scalpore. “Celentano? Che fossimo stati insieme l’ha detto lui, senza chiedermi il permesso. È stata una violenza. Io aggiungo che è stata una storia breve, ma d’amore. Non concepisco il sesso per il sesso. Per lui ho tradito mio marito.” E poi, con ironia: “Alain Delon? Non è successo niente. Ma avrebbe potuto, forse.”
C’è spazio anche per i ricordi teneri e quelli più dolorosi: “A quattro anni mia madre mi portò in Svizzera dalla zia e mi lasciò lì un anno e mezzo. Non capivo una parola di tedesco, e quando tornai non conoscevo più l’italiano. Non fu un abbandono, ma lo vissi come tale.”
Tra i grandi della commedia italiana, Ornella ricorda con affetto Ugo Tognazzi, Dino Risi, Marcello Mastroianni e Alberto Sordi: “Diceva sempre: ‘Sordi, Muti, e ’ndo stanno i ciechi?’”. Ma nel libro non mancano le zone d’ombra: “Ho provato l’Lsd. Un’amica lo prese e si buttò dalla finestra. Io mi sono salvata grazie a mia figlia. Lei mi ha rimesso coi piedi per terra.”
Un racconto sincero, pieno di contraddizioni e dolce malinconia. Non è solo il ritratto di un’attrice: è la confessione di una donna che ha vissuto tutto — amori, errori, libertà — con lo stesso, irriducibile sgomento.
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Libri
Addio a Francesco Recami, il giallista dell’ironia e dell’anomalia
Malato da tempo, Recami si è spento a Firenze, la sua città natale. Dalle guide di montagna ai gialli più amati dal pubblico, la sua penna ha raccontato l’Italia delle piccole ipocrisie e dei grandi segreti. Il suo ultimo libro, Il mostro del Casoretto, era uscito solo poche settimane fa.

Si è spento a 69 anni Francesco Recami, uno degli autori più originali e riconoscibili della narrativa italiana contemporanea. Nato a Firenze nel 1956, era malato da tempo ma non aveva mai smesso di scrivere: il suo ultimo romanzo, Il mostro del Casoretto, è uscito da pochi giorni per Sellerio, la casa editrice che lo ha accompagnato per tutta la carriera.
Recami aveva un talento raro: trasformare il giallo in un laboratorio di ironia, linguaggio e critica sociale. Nei suoi libri il delitto era spesso solo un pretesto per scavare nelle ossessioni quotidiane, nei tic e nelle manie dell’Italia di provincia. La sua scrittura, sempre limpida e pungente, metteva in crisi l’idea stessa di “normalità”.
Dopo gli esordi con due guide di montagna e alcuni libri per ragazzi, pubblicò nel 2006 il suo primo romanzo per adulti, L’errore di Platini, ma il vero successo arrivò un anno dopo con Il correttore di bozze, storia di un uomo comune intrappolato in un quotidiano paradossale. Da lì nacque una carriera luminosa, segnata da titoli come La casa di ringhiera, L’arte di riparare le donne, Commedia nera n.1 e La verità su Amedeo Consonni, che fecero di Recami uno degli autori più amati dal pubblico di Sellerio.
Amava definirsi “un narratore del normale che si incrina”, e in effetti i suoi protagonisti erano spesso figure di confine: pensionati sospettosi, vicini impiccioni, mariti stanchi o donne invisibili che, tra una bugia e un delitto, rivelavano tutta la fragilità del nostro tempo.
Negli ultimi anni aveva alternato la scrittura alla vita appartata nella sua Firenze, continuando a osservare con sguardo ironico e malinconico il mondo che cambiava.
Con la morte di Francesco Recami se ne va una voce unica, capace di raccontare il giallo non come formula, ma come specchio deformante e verissimo dell’animo umano.
Libri
Franco Bernini, il “re” del Premio Amalago 2025: parte il Tour del Vincitore tra scuole, biblioteche e lettori del Verbano
Cinque tappe tra Italia e Svizzera per promuovere la lettura e far dialogare i giovani con la narrativa storica. Un premio unico nel panorama letterario, dove il giudizio del pubblico conta più delle strategie editoriali.

Sarà un viaggio lungo le sponde del Verbano, tra biblioteche, licei e incontri pubblici, quello di Franco Bernini, vincitore del Premio Amalago 2025 con Il Trono. Il “Tour del Vincitore” rappresenta l’ultimo atto di un’edizione che ha confermato la vocazione del premio a unire scrittura, territorio e partecipazione popolare. Un’iniziativa che non si ferma alla cerimonia di consegna, ma prosegue nel dialogo diretto con i lettori.



Il programma prevede cinque appuntamenti, tre dei quali con le scuole superiori. Martedì 7 ottobre alle 18:00 Bernini sarà ospite della Biblioteca Comunale di Sesto Calende, in collaborazione con la Libreria Ubik. Mercoledì 8 lo scrittore incontrerà al mattino gli studenti del Liceo Scientifico Vittorio Sereni di Luino (Varese), mentre nel pomeriggio attraverserà il confine per presentare Il Trono alla Biblioteca di Ascona, in Canton Ticino. Giovedì 9 ottobre, doppia tappa piemontese a Verbania: prima con gli studenti dell’Istituto Ferrini Franzosini e poi con quelli del Liceo Bonaventura Cavalieri.
Un tour che unisce idealmente le tre sponde del lago, dalla Lombardia al Piemonte fino alla Svizzera, coinvolgendo le comunità dei ventisette Comuni che hanno dato il patrocinio al premio. Ma ciò che rende l’Amalago un’esperienza diversa da qualunque altro riconoscimento letterario è il suo sistema di selezione: non sono gli editori a proporre i libri, bensì i lettori stessi.
Blogger indipendenti, gruppi di lettura e book influencer individuano i titoli più amati dell’anno, contribuendo a creare una rosa di candidati che riflette davvero il gusto del pubblico. I loro nomi restano segreti fino alla fine, come in un piccolo giallo culturale. È un modo per restituire centralità al lettore e per superare i confini tradizionali tra chi scrive e chi legge.
Ideato e diretto da Sibyl von der Schulenburg e presieduto da Giovanni Grasso, il Premio Amalago gode del patrocinio della Regione Piemonte, della Camera di Commercio Monte Rosa Laghi–Alto Piemonte e dei ventisette Comuni affacciati sul Verbano — undici lombardi, tredici piemontesi e tre ticinesi. L’obiettivo è duplice: promuovere la lettura dei romanzi storici tra i giovani e valorizzare il Premio Speciale delle Scuole, nato nel 2024 per avvicinare le nuove generazioni alla narrativa di qualità.
Con Il Trono, Bernini ha conquistato una giuria diffusa fatta di lettori, insegnanti e studenti. Ora li incontrerà di persona, chiudendo il cerchio di un premio che non si accontenta di celebrare un vincitore, ma continua a coltivare il dialogo con chi tiene viva la letteratura: il pubblico.
Libri
Vasco: ero pronto a morire a 35 anni sull’altare del rock’n’roll
L’occasione di riflettere per l’ennesima volta sul Vasco pensiero in un libro in edizione limitata presentato a Modena, alla sua presenza. Che è già preda di caccia dei tanti collezionisti.

Il titolo prene spunto da una delle sue canzone più belle, Vivere /Living. E’ il libro che Vasco Rossi ha presentato di recente, caratterizzato da una composizione inedita di testi che il rocker ha scritto durante la sua vita. Un puzzle di note, pensieri e parole che nella pubblicazione s’intervallano ai versi delle più celebri e amate canzoni del musicista di Zocca.
Solo 550 copie, già una rarità per i collezionisti
“Finalmente ho capito che cosa faccio, da cinquant’anni io scrivo delle liriche”. Questa consapevolezza Vasco l’ha raggiunta attraverso una pubblicazione che è già una rarità. Pubblicato dalle edizioni Galleria Mazzoli di Modena, il volume (in sole 500 copie, oltre a cinquanta non destinate alla vendita e il cui ricavato sarà interamente devoluto al Gruppo Abele) è stato presentato al teatro Storchi di Modena, durante un evento su invito al quale lo stesso Rossi ha partecipato, prendendo la parola sul palco.
Un’esperienza a 360 gradi
Non solo un libro… qualcosa di più. Un’opera artistica, con quattro pittori, creatori di animazioni e fotografi che danno disegno, colore e interpretazione ad alcune liriche. Un libro internazionale, con la traduzione in inglese del poeta americano della Beat Generation Paul Vangelisti. Ma, soprattutto, un intimo autoritratto di un cantautore che non possiede solo uno sterminato gruppo di fedelissimio ma un vero e proprio “popolo”. A riprova di questi le cifre: oltre 13 milioni di biglietti per i suoi concerti in carriera, con le “messe cantate” previste per l’estate prossima già esaurite. E il motivo è chiaro: le sue parole in musica, dal 1977 a oggi e per tre generazioni, hanno sempre colpito dritto al cuore.
L’uomo Vasco dietro il mito
Il volume contiene una composizione inedita di testi del Blasco: note, pensieri e parole. Una versione mai vista di Vasco Rossi… senza la musica. Lui spiega così l’idea alla base del progetto: “Le parole delle canzoni diventano musica e la musica diventa parola. Si tratta di una cosa magica ed è diversa dalla poesia. La poesia esiste da sola, invece la lirica sono le parole che diventano musica. Non sono poeta, ma cantautore. La forma della canzone è ancora poco considerata dalla cultura con la ‘c’ maiuscola, che la sente più vicina al circo. Ma anche la canzone pop e non solo d’autore ha una potenza comunicativa enorme che deriva dall’unione di parole e musica”.
Vivere… è durissimo
In Vivere/Living non c’è tutto Vasco… ma c’è come si vede lui e quello che gli importa davvero. Come si legge nella prefazione scritta dal poeta Nanni Cagnone, «senza trucchi e travestimenti». In maniera anche cruda e brutale, come racconta il cantautore: «Io ero programmato per morire giovane, come ogni rockstar che si rispetti. Al massimo a 35 anni… Ed ero pronto a morire sull’altare del rock‘n’roll. Poi mi sono ritrovato vivo. Ed è stata durissima. Scrivere per me è come andare dallo psicologo. Indago il mio inferno e ci passo in mezzo».
Maturare rimanendo un po’ cretini e bambini
Durante la presentazione Vasco ha ribadito: «L’artista deve rimanere un po’ bambino, altrimenti smette di guardare il mondo in modo diverso, e diventa come gli altri. Mettiamola così: se rifiuti di maturare sei un cretino, ma se maturi bene riesci a rimanere ancora un po’ cretino e quindi bambino». In Vivere /Living le sue parole si mescolano alle opere di importanti artisti, restituendo al lettore un’esperienza multisensoriale completa. Il ricavato della vendita del libro, sarà devoluto al Gruppo Abele.
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