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Un sogno così, il nuovo libro di Paolo Colombo presentato alla Fondazione ATM di Milano

Nella parabola privata di una famiglia, la sua, l’autore traccia un’epopea che si svolge nella cornice della Storia collettiva del nostro paese: con le sue miserie, i suoi riscatti e, più spesso di quanto siamo soliti pensare, i suoi squarci di grandiosità.

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    Fondazione ATM ospita Paolo Colombo per un incontro con le lettrici e i lettori dedicato alla presentazione del suo nuovo libro, Un sogno così (Feltrinelli). L’evento si terrà giovedì 23 gennaio 2025, alle ore 17:30, in Via Carlo Farini 9 a Milano. Un’occasione unica per immergersi in una vicenda che celebra il valore della comunità, della famiglia e della resilienza.

    Quando il racconto personale si fonde con la storia del nostro Paese

    Ambientato al Giambellino, storico quartiere della periferia sud-ovest di Milano, racconta un’appassionante saga familiare nel secondo dopoguerra. Il romanzo narra la storia di Carlo, giovane e intraprendente, che trasforma un piccolo negozio di ferramenta in un simbolo di rinascita per la comunità locale. Attorno a lui si sviluppano le vite di personaggi intensi, in un intreccio che unisce il racconto personale alla grande Storia d’Italia.

    L’autore

    Paolo Colombo è professore ordinario di Storia delle istituzioni politiche presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove insegna anche Storia contemporanea. Creatore e promotore del progetto “Storia e Narrazione”, ha scritto numerosi saggi e collaborato con RaiStoria e Rai3.

    Un estratto dal libro

    Un passaggio del suo nuovo libro descrive con grande sensibilità la trasformazione del quartiere che fa da sfondo alla storia: “Capolinea, limitare estremo di via Giambellino. Il rondò nuovo. Qualcuno chiamava così la piazza, perché in fondo non era molto, solo dal ’48, che il tram arrivava fin lì. In precedenza la linea s’interrompeva oltre un chilometro indietro, al rondò vecchio, che continuava a venir chiamato in quel modo, pure ora che oramai rondò non era neppure più ma si era trasformato in un normale, appena un poco più ampio, incrocio di vie. Prima della guerra, oltre il rondò vecchio, non c’era praticamente nulla: prati lasciati al pascolo di mucche e pecore, qualche cascina sparsa qua e là, canali di irrigazione, marcite, fossi e, più spesso che no, nebbia. La strada che proseguiva oltre il rondò vecchio era uno sterrato punteggiato di buche e, per diversi mesi all’anno, pozzanghere. La si percorreva con una sgangherata corriera che la fantasia dei milanesi, forse affamati di esotico, aveva battezzato “Carioca”. Vai a capire come e perché.”

    Dove si svolgerà la presentazione

    Fondazione ATM, nata nel 1998, è un punto di riferimento per il benessere e la solidarietà dei dipendenti ATM, promuovendo iniziative culturali, sociali e ricreative. La Fondazione ha come missione il miglioramento della qualità della vita dei suoi membri, valorizzando il patrimonio storico e culturale dell’azienda e della città.

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      Libri

      Selvaggia Lucarelli fulmina Marina Di Guardo con una battuta: “Il suo thriller è avanguardia come le candele di Chiara”

      Selvaggia Lucarelli firma la battuta della settimana commentando Braccata, il thriller di Marina Di Guardo. “È avanguardia quasi quanto le candele di Chiara Ferragni”, scrive la giornalista, mettendo insieme letteratura, imprenditoria influencer e sarcasmo in una frase destinata a diventare virale.

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        C’è chi fa una recensione, chi scrive una nota critica, chi usa cinque righe misurate. E poi c’è Selvaggia Lucarelli, che riesce a condensare tutto in una sola frase. Questa volta nel mirino finisce Braccata, il thriller firmato da Marina Di Guardo, madre di Chiara Ferragni. Il giudizio è racchiuso in una battuta secca, chirurgica e già diventata virale: «È avanguardia quasi quanto le candele di Chiara Ferragni».

        La stilettata che corre sui social
        La frase viaggia tra ironia, sarcasmo e cultura pop, unendo in un lampo il mondo dei libri a quello dell’imprenditoria influencer. L’accostamento tra il thriller e le candele griffate Ferragni è di quelli che restano addosso: non serve aggiungere altro, perché l’immagine è già completa. In poche ore la battuta è rimbalzata ovunque, ripresa da utenti divertiti e commentatori pronti a trasformarla nel meme della settimana.

        Un colpo che incrocia letteratura e Ferragni-mondo
        Colpendo Marina Di Guardo, Selvaggia finisce inevitabilmente per sfiorare anche l’universo parallelo che ruota attorno alla famiglia Ferragni. Il riferimento alle candele, diventate simbolo di un certo modo di intendere il marketing e l’estetica pop, aggiunge alla battuta un secondo livello di lettura: non è solo una stoccata letteraria, ma una freccia che attraversa due mondi.

        Il gusto della provocazione che divide
        Come sempre accade con le sue uscite, il pubblico si spacca. C’è chi applaude all’ironia fulminante, chi la considera eccessiva, chi si limita a ridere per la trovata. Di certo la frase non passa inosservata e finisce per amplificare, invece di spegnerlo, il dibattito attorno al libro e al personaggio.

        Quando una battuta vale più di mille recensioni
        Nel panorama mediatico attuale, una singola frase può pesare più di una pagina di analisi. E la battuta di Selvaggia funziona esattamente così: sintetica, riconoscibile, immediata. Una di quelle che ti rimane in testa e che, nel bene o nel male, dice molto più di quanto sembri.

        Il lato Monty Python della cronaca pop
        Definirla “da Monty Python” non è un’esagerazione. Perché c’è dentro l’assurdo, la sproporzione, l’accostamento improbabile che diventa improvvisamente perfetto. In un attimo, un thriller, una mamma famosa e delle candele finiscono nello stesso universo narrativo. E il pubblico, inevitabilmente, ride.

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          Bagno di folla per Alfonso Signorini alla Rizzoli: la presentazione di “Amani quanto il t’amo” diventa un evento da rockstar

          La Libreria Rizzoli di Milano è stata travolta dall’entusiasmo per “Amani quanto il t’amo”, il primo romanzo di Alfonso Signorini. Un pubblico numerosissimo, relatrici d’eccezione e un firmacopie così partecipato da costringere lo staff a richiamare i fan per la chiusura del negozio. Signorini ha raccontato anche l’emozione di suonare il piano a quattro mani con Lang Lang a Porta a Porta.

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            Alla Libreria Rizzoli di Milano non si vedeva una folla così da tempo. La presentazione di Amani quanto il t’amo, il primo romanzo di Alfonso Signorini, si è trasformata in un piccolo fenomeno pop: applausi da concerto, file interminabili per un autografo, entusiasmo da star internazionale. Un debutto che conferma la sua capacità di attrarre pubblico anche fuori dalla televisione.

            Un evento che supera ogni aspettativa
            La serata è scivolata via in un’atmosfera elettrica, con Signorini visibilmente emozionato. Le due relatrici, Melania Rizzoli ed Elvira Serra, hanno guidato un incontro rapido e brillante, mettendo in luce le sfumature del romanzo e la nuova dimensione narrativa del direttore del Grande Fratello. Nel pubblico si è visto il tout Milan, a testimonianza dell’interesse attorno al libro.

            La libreria costretta a richiamare i fan
            Il firmacopie è stato talmente partecipato da creare un piccolo “ingorgo letterario”. La Rizzoli ha dovuto ricordare più volte che il negozio doveva chiudere, mentre i lettori continuavano a mettersi in fila per un saluto e una dedica personalizzata. Un entusiasmo che ha sorpreso lo stesso Signorini, travolto da decine di richieste e foto.

            Il racconto di un momento magico
            Durante l’incontro, Signorini ha confidato anche uno dei momenti più emozionanti della sua recente carriera televisiva: suonare il piano a quattro mani con Lang Lang a Porta a Porta. Un ricordo che ha commosso il pubblico e mostrato un lato più intimo del conduttore, lontano dalle dinamiche dei reality.

            Una presentazione che diventa un caso
            Tra romanzo, vip, applausi e un pubblico instancabile, la serata milanese ha sancito ufficialmente l’ingresso di Signorini nel mondo della narrativa. Un debutto che non passa inosservato e che conferma la sua capacità di trasformare ogni apparizione in un evento.

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              Libri

              Zerocalcare rinuncia a Più libri più liberi: “Non condivido gli spazi con i nazisti”. Il fumettista lascia la fiera tra polemiche e accuse

              L’assenza di Zerocalcare scuote la fiera romana della piccola e media editoria. La sua decisione segue l’appello di artisti e scrittori contro la partecipazione di Passaggio al bosco, casa editrice dell’area radicale di destra. “I vertici culturali non hanno gli anticorpi per arginare questa offensiva”.

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                Zerocalcare non sarà a Più libri più liberi, la fiera della piccola e media editoria che si apre alla Nuvola di Roma dal 4 all’8 dicembre. Il fumettista, uno dei nomi più attesi della manifestazione, ha comunicato la sua rinuncia con un video animato pubblicato sui social: un tono ironico come nel suo stile, ma un messaggio politico preciso.

                Al centro della polemica c’è la presenza allo stand della casa editrice “Passaggio al bosco”, etichettata da più parti come realtà di ispirazione nazi-fascista. Negli ultimi giorni diversi artisti avevano firmato un appello per chiedere l’esclusione della sigla dalla manifestazione organizzata dall’Associazione italiana editori. La risposta degli organizzatori, che hanno confermato la partecipazione dell’editrice, ha innescato la scelta drastica del fumettista.

                “Purtroppo ognuno c’ha i suoi paletti, questo è il mio”, dice Zerocalcare nel video. «Non si condividono gli spazi con i nazisti». Un’affermazione che non lascia margini di interpretazione e che chiarisce la sua linea: la neutralità non è contemplata quando in gioco ci sono ideologie che lui ritiene incompatibili con il perimetro democratico.

                Nel filmato, Michele Rech — questo il suo nome all’anagrafe — spiega di non voler partecipare ad “una operazione che normalizza la convivenza” con certe realtà editoriali. Rivolge poi un’accusa diretta ai vertici della cultura italiana: “Non hanno né gli anticorpi né lo spessore per arginare questa offensiva”.

                La sua rinuncia ha amplificato un dibattito che già covava sotto traccia. Da una parte, chi considera la presenza di Passaggio al bosco un tentativo di legittimazione culturale dell’estrema destra; dall’altra, chi difende la scelta della fiera in nome della libertà di mercato e di espressione.

                Zerocalcare, che negli ultimi anni ha spesso preso posizione pubblicamente su temi sociali e politici, ha preferito sfilarsi, anche a costo di rinunciare a un palcoscenico prestigioso. “Mi sento una barzelletta umana”, dice nel video, riferendosi all’ironia con cui è costretto a porre un messaggio che per lui è invece molto serio.

                Intanto la discussione continua sui social, dove migliaia di utenti commentano l’episodio con posizioni che vanno dal sostegno totale alle accuse di eccesso di moralismo. La fiera, nel frattempo, apre comunque le porte, ma lo fa sotto una nuvola di tensione che accompagnerà inevitabilmente la sua nuova edizione.

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