Moda
Anna Wintour lascia la direzione di Vogue America dopo 37 anni: chi sarà la sua erede?
Anna Wintour, icona assoluta della moda e del giornalismo, lascia il suo incarico di direttrice di Vogue America dopo 37 anni. Resterà nei vertici di Condé Nast, ma ora si apre la corsa alla successione in uno dei ruoli editoriali più influenti del pianeta.

È ufficiale: Anna Wintour non sarà più la direttrice editoriale di Vogue America. La notizia, confermata da Condé Nast dopo una riunione interna, ha scosso il mondo della moda e del giornalismo internazionale. Dopo quasi quattro decenni alla guida della testata più iconica del fashion system, Wintour resterà in azienda come Global Chief Content Officer e direttrice editoriale globale di Vogue, ma la sua figura non sarà più al centro della versione americana del magazine.
37 anni di potere, stile e rivoluzioni culturali
Il volto impassibile dietro agli occhiali da sole è diventato sinonimo di autorità nella moda. Wintour ha trasformato Vogue in un impero editoriale, ampliandone l’influenza ben oltre le passerelle. Conosciuta anche dal grande pubblico grazie al film Il Diavolo veste Prada – dove Meryl Streep ha reso celebre un’icona ispirata a lei – ha dettato trend, lanciato carriere e influenzato l’immaginario globale del lusso.
Chi prenderà il suo posto? Le candidature sul tavolo
La successione è aperta e i nomi sul tavolo sono tutti di alto profilo:
Chioma Nnadi, attuale direttrice di British Vogue, è una delle favorite. Con esperienza sia a Londra che a New York, potrebbe garantire continuità e freschezza.
Radhika Jones, alla guida di Vanity Fair dal 2017, potrebbe portare una ventata di rinnovamento con uno stile editoriale più giovane e contemporaneo.
Edward Enninful, che ha già diretto British Vogue, è un innovatore e sostenitore della diversità, qualità che potrebbero rivoluzionare l’identità della rivista americana.
Tom Ford, celebre stilista, sarebbe la scelta più audace. La sua esperienza nel design è indiscussa, ma manca di un solido background editoriale.
Gabriella Karefa-Johnson, ex fashion director di Vogue America, rappresenterebbe un’opzione interna e giovane, anche se alla sua prima vera prova di leadership.
Il futuro di Vogue America tra tradizione e innovazione
Dopo 37 anni di una leadership fortissima, il passaggio di testimone sarà delicato. Vogue America è chiamata a trovare un equilibrio tra rispetto per l’eredità di Wintour e la necessità di parlare a nuove generazioni, sempre più attente a inclusività, sostenibilità e innovazione.
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Moda
Bonpoint celebra 50 anni e lancia una capsule con Gigi Hadid
Il brand francese di lusso per bambini collabora con la linea cashmere di Gigi Hadid per una collezione in edizione limitata dall’anima parigina e moderna.

Bonpoint, storico marchio francese di abbigliamento di lusso per bambini, festeggia il suo cinquantesimo anniversario presentando una speciale capsule collection con Guest in Residence, il brand di cashmere fondato da Gigi Hadid. La collaborazione debutta in occasione della sfilata tenuta il 4 ottobre durante la Paris Fashion Week, momento simbolico per celebrare il passato e guardare al futuro con nuove ambizioni.
La collezione, in edizione limitata e dedicata ai bambini fino a 14 anni, comprende 17 articoli che spaziano dai completi abbinati e giacche in stile college, a cardigan, polo, capi in denim, gonne, jeans e una t-shirt con la scritta “Cultivate Kindness” decorata da un motivo disegnato a mano da Hadid stessa.
Incontro di estetiche e valori
Bonpoint e Guest in Residence descrivono la loro unione come un incontro tra il “fascino parigino naturale” del primo e l’estetica vibrante del marchio di Gigi Hadid. Durante l’evento presentazione, che ha visto la presenza dell’influencer americana, amici, genitori e bambini hanno partecipato a un allestimento gioioso: gonfiabili, carretto dei dolci, spazi da colorare e angoli creativi hanno animato l’atmosfera, creando un’esperienza immersiva che coniuga moda, gioco e scoperta.
La linea è pensata per essere elegante ma vivibile: capi pensati per essere tramandati, resistenti nel tempo, con un mix di estetica sofisticata e utilità quotidiana. Come recita il claim “Each piece is crafted with intention, and these are heirlooms…” diffuso in un video promozionale.
Strategia e collocamento sul mercato
L’uscita della capsule è prevista per il 6 ottobre, in boutique Bonpoint, online e presso selezionati partner wholesale. Il marchio ha scelto di rispettare la sua identità: la collezione è integrata nelle linee bambino già esistenti, con taglie che coprono dalla fascia Newborn fino a 14 anni.
Per Bonpoint, questa collaborazione arriva in un momento simbolico: il cinquantesimo anniversario è l’occasione per consolidare il marchio come realtà lusso di riferimento nell’abbigliamento infantile, pur abbracciando collaborazioni contemporanee e strategie cross-brand capaci di attrarre nuovi pubblici.
Guest in Residence, noto per i suoi capi in cashmere di alta gamma e per un’estetica sofisticata, porta nella collaborazione un design moderno e attento ai dettagli, valorizzando il know-how tessile e creando un ponte tra l’universo bambino e l’eleganza adulta.
Una collezione dal sapore d’eredità
La capsule Bonpoint × Guest in Residence segna un equilibrio delicato tra innovazione e rispetto per la tradizione. I capi sono concepiti come piccoli pezzi da tramandare, con attenzione ai materiali e al taglio, affinché il valore estetico duri oltre la stagionalità.
L’iniziativa conferma anche un trend più vasto nel mondo del lusso: l’ingresso sempre più marcato delle celebrity nel design, con progetti capsule che mescolano narrazione personale e ambizione commerciale.
Con questo passo, Bonpoint celebra non solo mezzo secolo di storia, ma apre anche una nuova stagione in cui l’heritage incontra l’estro contemporaneo, portando nelle camerette dei bambini un tocco di eleganza parigina con un’anima cosmopolita.
Moda
Elena Novelletto: “Con la mia lingerie racconto la femminilità autentica. Elena di Cuori è un’esperienza, non solo un brand”
Dalle prime creazioni fatte a mano nel suo atelier fino al corner nel Coin Intimate di San Giovanni a Roma, la stilista si racconta: “La seduzione non è apparenza, ma energia. E la femminilità non è mai stata così libera”.

Ha iniziato come modella, poi come costume designer nel mondo del cinema, ma il suo sogno era un altro: raccontare la femminilità attraverso la materia, il tessuto, il gesto sartoriale. Così è nata Elena di Cuori, la linea di lingerie e accessori di Elena Novelletto, oggi considerata una delle nuove eccellenze del Made in Italy. I suoi capi, sensuali e raffinati, hanno conquistato i buyer internazionali e piattaforme come Zalando, ma anche marchi di distribuzione storici come Coin, che di recente ha aperto un corner monobrand Elena di Cuori nel punto vendita di Roma San Giovanni.
L’incontro con Elena avviene nel suo studio milanese, un laboratorio luminoso dove pizzi, bozzetti e fili dorati si mescolano a musica e profumo di cera d’api. La sua voce è calma, il sorriso deciso.
Com’è nata l’idea di Elena di Cuori?
«Dal desiderio di creare qualcosa di autentico, che avesse radici nel nostro artigianato e parlasse la lingua della sensualità italiana. Ho cominciato con la lingerie perché è il primo abito che indossiamo, quello che non si vede ma che ci cambia dentro. Ha un potere invisibile: può farci sentire più sicure, più consapevoli, più donne. Poi ho esteso il progetto alle borse, che considero un’estensione naturale di quel mondo. Hanno la stessa anima, gli stessi ricami e la stessa attenzione per il dettaglio».
Cosa rappresenta per te la seduzione?
«È qualcosa che nasce da dentro. Non ha a che fare con la provocazione o con l’apparenza, ma con l’equilibrio interiore. Sedurre significa sentirsi bene con sé stesse, emanare una sicurezza naturale. Anche un capo intimo, se disegnato con amore, può diventare uno strumento di seduzione, perché ci aiuta a riconnetterci con la parte più autentica e sensuale di noi».
Hai parlato spesso di una “nuova femminilità”. Cosa intendi?
«Credo che la femminilità oggi non sia più un modello da imitare, ma un modo personale di esprimersi. È libera, fluida, inclusiva. Ogni donna la interpreta a suo modo, e questo la rende unica. Per me la femminilità è un percorso: cambia con l’età, con le esperienze, con le cicatrici. E più una donna diventa consapevole, più la sua femminilità diventa potente. È quella forza quieta che non ha bisogno di dimostrare nulla».




Qual è secondo te il futuro dell’intimo italiano?
«Sta nella capacità di coniugare tradizione e innovazione. Il Made in Italy è sinonimo di artigianalità, ma oggi non basta: dobbiamo essere anche sostenibili, creativi, riconoscibili. Le nuove generazioni vogliono prodotti che abbiano un’anima, una storia. L’intimo non è più solo un capo d’abbigliamento, ma un’esperienza. Deve raccontare chi sei, valorizzarti, far parte del tuo modo di stare al mondo. È questa la sfida più bella: evolversi senza perdere autenticità».
Coin ti ha scelto per un corner monobrand Elena Di Cuori a Roma San Giovanni. Che traguardo rappresenta?
«È un passo importante, certo, ma non lo considero un punto d’arrivo. È la prova che un progetto indipendente, nato in un periodo complesso, può crescere grazie alla coerenza e alla passione. Coin ha creduto nella mia visione e questo mi rende orgogliosa, ma so che il percorso è appena cominciato. Voglio consolidare Elena di Cuori in Italia e al tempo stesso aprirmi ai mercati internazionali, mantenendo però il cuore artigianale del brand».
Qual è il tuo sogno oggi?
«Continuare a creare bellezza, ma una bellezza che non sia solo estetica. Voglio che ogni donna che indossa un mio capo si senta parte di una community, di un modo di vivere che celebra la libertà, la sensualità e il rispetto per sé stesse. Elena di Cuori non è solo un marchio: è un messaggio di autenticità. E io voglio che arrivi lontano».
Mentre parla, Elena sfiora con le dita un reggiseno in pizzo color cipria. «È tutto cucito a mano», sorride. «Ogni punto è un’emozione». E in quel gesto, nel filo sottile che unisce artigianato e sogno, c’è tutta la filosofia di una giovane donna che sta riscrivendo il linguaggio della seduzione italiana — con cuore, testa e stoffa.
Moda
David Beckham e il front row da infarto: tra Boss, Cavalli ed Elodie la Milano Fashion Week perde la testa
David Beckham conquista Milano con il suo charme e un completo di velluto color cioccolato, ma a rubare la scena sono le star italiane e internazionali che hanno trasformato la Fashion Week in una première hollywoodiana. Da Cavalli a Prada, da Max Mara a Cucinelli, è stato un trionfo di look audaci, ospiti stellari e sensualità sfacciata.

David Beckham ha vinto ancora. Non in campo, ma nel front row di Boss, dove è stato accolto come una rockstar. L’ex numero 7 del Manchester United, oggi più “comfort fit” che atleta scolpito, sedeva accanto al CEO Daniel Grieder, impeccabile nel suo completo di velluto a coste color chocolate firmato proprio Boss. Elegante, rilassato, un po’ appesantito rispetto ai tempi in cui posava in mutande, ma ancora capace di mandare in tilt i fan: basti pensare allo scatto a petto nudo postato sulla terrazza dell’Hotel Principe di Savoia. Risultato? Internet in fiamme.

Nel parterre, accanto a lui, il fenomeno Khaby Lame, uno dei tiktoker più seguiti al mondo, che con la sua solita mimica impassibile ha attirato quasi più flash del capitano.
Ma la Milano Fashion Week 2026 non è solo Beckham. A rendere bollente la passerella di Roberto Cavalli ci hanno pensato Diletta Leotta, praticamente in mutande in un abito maculato da capogiro, e Elodie, fasciata in un oro incandescente che ha messo d’accordo pubblico e fotografi. “Una gioia per gli occhi”, ha sussurrato qualcuno in prima fila.
Da Emporio Armani ha sfilato l’olimpionico Thomas Ceccon, simbolo di eleganza sportiva. Da Moschino, invece, è arrivata la “voce” di Anna Pepe, idolo della Gen Z. “Chissà che ne direbbe Franco Moschino”, mormoravano i nostalgici tra una canzone e un applauso.
A Casa Cucinelli l’atmosfera era più soft ma non meno vip: Gwyneth Paltrow, Marisa Abela, Alessandra Mastronardi, Fotinì Peluso, Barbara Ronchi, la cinese Li Yitong, e le top Yasmin Wijnaldum e Tina Kunakey.
Da Prada invece sfilata di stelle con Kerry Washington, Benedetta Porcaroli, Carey Mulligan, Felicity Jones ed Emma Chamberlain, tutte elegantemente dosate tra minimalismo e carattere.
E poi Lourdes Ciccone, la figlia di Madonna, definita da molti una “Cecilia Rodriguez dark”, e Mariacarla Boscono, regina assoluta della passerella, tra tulle e trasparenze.
La verità è che, tra Beckham e Boscono, tra Cavalli e Prada, Milano non è mai sembrata così viva, sfacciata e irresistibilmente glamour.
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