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Moda autunno-inverno 2025/2026: tra rigore e opulenza, il guardaroba degli opposti

Dai tailleur maschili alle eco-pellicce oversize, dai pizzi velati alle frange colorate: le passerelle raccontano una stagione che abbraccia l’eccesso e la contaminazione di stili.

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    L’autunno-inverno 2025/26 è un gioco di contrasti, un dialogo continuo tra linee severe e dettagli volutamente eccentrici. Le passerelle di New York, Milano e Parigi hanno messo in scena una moda che non teme gli eccessi. Capace di accostare l’aplomb geometrico di un business suit alla morbidezza esuberante di una faux fur a pelo lungo. È il trionfo della contraddizione come cifra stilistica, in una stagione che sembra voler allontanare il concetto di misura per abbracciare quello di sperimentazione.

    Non stupisce allora che, come segnala Tag-Walk, i look furry abbiano registrato un incremento del 420% rispetto alle stagioni precedenti. Non più simbolo di status, la pelliccia ecologica si reinventa: corta e giocosa da Miu Miu. Arricchita da spille vintage o portata come stola scomposta, quasi fosse un accessorio ironico che interroga il significato stesso di femminilità.

    @miumiu

    All’estremo opposto, resiste la purezza di gonne al ginocchio e pencil skirt. Un ritorno che sa di rigore anni quaranta ma anche di bon ton anni sessanta. Stavolta, però, i grandi classici vengono rivisitati: frange oscillanti e tinte vibranti – rispettivamente +224% e +72% sulle passerelle – li trasformano in dichiarazioni di stile dal carattere deciso.

    @chanelofficial

    E se il corpo era stato per lungo tempo celato, oggi torna protagonista. La nudità si fa linguaggio, filtrata da veli impalpabili, pizzi, macramè e trasparenze che evocano un erotismo sofisticato, erede delle dive del passato. La lingerie si esibisce en plein jour: bustier, reggiseni sagomati e sottovesti diventano parte integrante del look. In un gioco di seduzione che non ha paura della luce del giorno.

    @zara

    Il colore si impone come ulteriore protagonista. Blocchi decisi e abbinamenti audaci – violetto con senape, rosso con verde acido – rompono gli schemi tradizionali. Una scelta che rimanda al pensiero del direttore creativo Demna, quando ammoniva che “la moda deve essere piena di idee, disordinata e ingarbugliata, piena di errori. Se sta ferma per paura è inutile”.

    @versace

    Anche il tailoring maschile viene estremizzato: giacche e pantaloni oversize. Doppiopetto dalle spalle scultoree e pantaloni ampi che sembrano rubati dal guardaroba maschile diventano simboli di emancipazione femminile. Il tutto condito da un eccesso di stoffa e volumi che esasperano la tradizione sartoriale.

    @maxmara

    Tra austerità e frivolezza, tra nostalgia rétro e voglia di futuro, la stagione autunno-inverno 2025/26 propone dunque un guardaroba caleidoscopico. Sette le direttrici principali: eco-pellicce, tailoring maschile esasperato, gonne rétro rivisitate, frange colorate, trasparenze sensuali, blocchi cromatici audaci e lingerie a vista.

    Un mosaico di tendenze che, più che fornire regole rigide, invita alla libertà espressiva. Perché la moda, quest’anno più che mai, sembra volerci dire che lo stile nasce dal coraggio di giocare con gli opposti.

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      Moda

      Nude look mania: la 22enne vamp su red carpet con sopracciglia decolorate e trasparenze shock. Da Margot Robbie a Jenna Ortega

      Dopo Dakota Johnson e Margot Robbie, anche le nuove star cavalcano il trend del “vedo-non vedo” sul tappeto rosso. Tra abiti trasparenti, scollature da capogiro e accessori da vamp, la moda del momento divide: eleganza o pura esibizione?

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        Se pensavate di aver visto tutto, il red carpet vi smentisce. L’ultima arrivata nella schiera delle “svippate” ha deciso di portare il nude look a un livello superiore: abito trasparente da vamp e sopracciglia decolorate, effetto creatura notturna, che l’ha resa quasi irriconoscibile. Ha 22 anni, ma già si muove come se fosse nata per scioccare, piazzandosi un gradino sopra le colleghe che avevano aperto la pista.

        Il messaggio è chiaro: non serve più vestirsi di lustrini per farsi notare, basta togliere. Dakota Johnson aveva acceso la miccia con le sue trasparenze a New York, Margot Robbie l’ha trasformata in tendenza planetaria sfilando a Londra, e adesso tocca alle nuove leve raccogliere l’eredità. La passerella sembra diventata un campo di battaglia dove vince chi riesce a restare sensuale senza scadere nella volgarità, giocando con tessuti che coprono e scoprono, lasciando immaginare più che mostrare.

        L’ultima vamp in ordine di tempo ha deciso di strafare: non solo nude look, ma anche sopracciglia decolorate, un dettaglio che ha diviso il pubblico. C’è chi parla di svolta fashion e chi la paragona a un cosplay malriuscito di Mercoledì Addams versione futurista. Eppure, il colpo l’ha centrato: tutti a parlare di lei, più che dell’evento stesso.

        Agli Emmy, Jenna Ortega aveva già dato spettacolo con un top gioiello ricoperto di cristalli multicolor e perle, abbinato a una gonna nera dallo spacco assassino. Una scelta applaudita perché in bilico tra eleganza e provocazione. Margot Robbie, dal canto suo, ha trasformato il vedo-non vedo in un’arte sottile: le sue uscite da “Barbie adulta” restano il benchmark del trend.

        Il punto è che la moda del nude look non ammette errori: basta un passo falso e la linea tra eleganza e trash viene superata in un attimo. Ma è proprio lì che le star giocano la loro partita, sapendo che i fotografi sono pronti a immortalare qualsiasi caduta di stile.

        Così, da Dakota a Jenna, da Margot alla 22enne misteriosa con le sopracciglia “fantasma”, la tendenza si conferma: osare paga, anche se a volte il risultato fa più paura che moda. Ma del resto, nel regno dei red carpet, chi non rischia resta invisibile.

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          L’arte dell’upcycling: una rivoluzione sostenibile nella moda

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            Nell’epoca attuale, la moda non è solo questione di stile, ma anche di sostenibilità. Con sempre maggiore consapevolezza ambientale, l’industria della moda sta abbracciando nuove pratiche per ridurre il suo impatto ecologico. Tra queste, spicca l’upcycling, un’arte che trasforma rifiuti in capi di abbigliamento unici e desiderabili. Scopriamo come questa tendenza sta rivoluzionando il mondo della moda con il suo mix di creatività e responsabilità ambientale.

            Il rinascimento dei tessuti

            L’upcycling pone l’attenzione sui materiali dimenticati, trasformando vecchi tessuti e indumenti in opere d’arte indossabili. Da jeans a t-shirt, nulla è troppo comune per essere reinventato. Tessuti pre-loved vengono tagliati, assemblati e lavorati con maestria per creare nuovi capi che trasudano storia e carattere.

            Creatività senza limiti

            L’upcycling libera la creatività dei designer, permettendo loro di esplorare nuove possibilità attraverso la riutilizzazione di materiali esistenti. Patchwork di stampe, mix di texture e combinazioni audaci diventano la firma di quest’arte unica. Ogni pezzo è un’opera d’arte unica, riflettendo il talento e la visione del suo creatore.

            Un atto di ribellione contro il consumismo

            In un’epoca dominata dal consumismo veloce, l’upcycling rappresenta una forma di protesta silenziosa. Oltre a ridurre i rifiuti tessili, promuove un approccio più consapevole alla moda. Indossare un capo upcycled significa abbracciare l’individualità e la sostenibilità, sfidando gli standard imposti dalla moda di massa.

            Un futuro sostenibile

            L’upcycling non è solo una tendenza passeggera, ma una filosofia che promette un futuro più sostenibile per l’industria della moda. Con sempre maggiori marchi e designer che abbracciano questa pratica, il suo impatto positivo si fa sempre più evidente. Guardando avanti, possiamo immaginare un mondo in cui l’upcycling diventa la norma, trasformando il nostro modo di concepire la moda e il consumo.

            Quindi l’upcycling è molto più di una semplice tendenza; è un’evoluzione necessaria nell’industria della moda. Attraverso la sua combinazione di creatività, responsabilità ambientale e ribellione contro il consumismo, l’upcycling sta ridefinendo il concetto stesso di moda. È un invito a guardare oltre il nuovo e lo splendido, per abbracciare la bellezza e la sostenibilità del riuso.

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              Clizia Incorvaia tra petali e polemiche: l’abito che ha diviso il red carpet di Venezia

              Un look scenografico tra rose e strascico, un messaggio altruista o una mossa studiata per farsi notare? Il red carpet del Festival accende il dibattito.

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                Sul red carpet della Mostra del Cinema di Venezia, Clizia Incorvaia ha scelto un ingresso che difficilmente passava inosservato. Martedì 2 settembre, l’influencer e moglie di Paolo Ciavarro ha calcato la passerella con un abito bustier rosa pallido, caratterizzato da uno strascico imponente decorato con rose bianche e rosse. In mano, una singola rosa rossa: un gesto carico di simbolismo che ha subito acceso il confronto pubblico.

                Le critiche non si sono fatte attendere. Il quotidiano Il Messaggero, con tono pungente, ha commentato: “È un aereo? Un volatile? No, è lo strascico di Clizia Incorvaia, tempestato di rose… Aiuto” . Anche il sito Notizie.it ha riportato il giudizio in termini simili, sottolineando che il look ha alimentato discussioni intense sul suo significato.

                Ma allo stesso tempo, c’è chi ha promosso la scelta della showgirl. In calendari dei look del festival, è stata descritta come una “sposa perduta”, originale e mai banale, capace di attirare l’attenzione proprio perché autentica nella sua teatralità.

                Clizia stessa ha voluto spiegare il concetto che stava dietro all’outfit: “Ho scelto un abito di rose bianche e una rosa rossa da donare… un gesto per dire grazie. Alle donne, al supporto che ci unisce. Ai fotografi, che con i loro occhi rendono eterno ogni istante”. Peccato che la motivazione non abbia convinto tutti: molti sospettano che il look servisse piuttosto a catalizzare l’attenzione, mettendo in scena un’altruistica strategia di visibility.

                Questa diatriba, del resto, è una costante nelle apparizioni delle influencer sui grandi palcoscenici cinematografici. Da un lato, sono considerate ospiti glamour chiamate anche dagli eventi collaterali per valorizzare marchi e visibilità. Dall’altro, si solleva regolarmente il dubbio: quanto c’è di cuore e quanto di calcolo in queste scelte?

                Il look di Clizia Incorvaia a Venezia è quindi diventato simbolo di un dilemma più ampio: fino a che punto il red carpet è vetrina di creatività e messaggio personale, e quando si trasforma in palcoscenico dell’ego? Nel gioco delle immagini e delle intenzioni, ogni gesto diventa messaggio, ogni petalo, contesto.

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