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Lifestyle

Nudisti, dai Caraibi alla Sardegna ce n’è per tutti i gusti

La crociera per nudisti offre un’opportunità unica per coloro che desiderano vivere un’esperienza diversa e liberatoria, celebrando la bellezza della natura e del corpo umano

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    Sì in effetti non è a buon mercato. Cosa? La crociera per nudisti ai Caraibi. E devi proprio andare fino ai Caraibi per vivere una esperienza in piena libertà e senza veli? Purtroppo per gli amanti italiani del nudismo attualmente l’unica occasione per poter godere delle bellezze del mare e della natura incontaminate caraibiche senza abbandonare il proprio stile di vita e di pensiero, è proprio quella offerta da Bare Necessities Tour & Travel in collaborazione con la Norwegian Cruise Line.

    Una vera e propria esperienza out of board quella offerta della Norwegian Pearl ribattezzata “The Big Nude Boat” che può ospitare 2.300 persone. Tutte nude. Se sceglierete questa vacanza potrete navigare tra le meraviglie dei Caraibi senza la necessità di indossare vestiti. Tranne in alcuni momenti topici…Meglio organizzarsi prima in effetti perché i costi sono un po’ cari. Sul sito trovare il count down del giorno in cui è prevista la partenza.

    Appuntamento a Miami nel febbraio del 2025

    L’esclusiva crociera partirà da Miami nel febbraio del 2025 e prevede un tour di 11 giorni che include tappe in diverse isole dei Caraibi, tra cui le Bahamas, Porto Rico e St. Maarten. Le spiagge incontaminate e il mare cristallino offrono lo scenario perfetto per il nudismo, con attività come snorkeling tra le tartarughe marine e i pesci colorati, barbecue e pranzi all’aperto. L’unico obbligo? Vestirsi, e bene, la sera a tavola, nelle occasioni istituzionali e nelle feste danzanti. Si prospetta una crociera per nudisti in cerca di un’esperienza unica grazie al mare e alla natura che incontreranno. E alle nuove relazioni.

    Vietato toccare

    Oltre alle regole, come l’obbligo di indossare i vestiti nelle sale da pranzo, è assolutamente vietato toccare gli altri in modo inappropriato. Questo tanto per chiarirci le idee. I prezzi delle cabine variano a seconda dei servizi richiesti. Si parte da 2.000 dollari per una camera doppia, fino a, udite udite, 33.155 dollari (31 mila euro) per una villa con 3 camere da letto.

    Tra naturisti e nudisti in Italia si conta ci siano circa 500 mila persone che lo praticano su spiagge e litorali di diverse Regioni. 51 Paesi del mondo ospitano una federazione nazionale (o un’associazione unitaria) naturista aderente alla Federazione naturista internazionale.

    Quasi quasi mi sposo…nudo

    E se durante la crociera avete incontrato l’anima gemella e volete convolare a nozze il prima possibile, la spiaggia di Is Benas in Sardegna fa per voi. Lì avrete la possibilità di sposarvi naturalmente tutti nudi. Si tratta di una location, situata sulla costa occidentale, dove da anni si può praticare nudismo e da quest’anno apre le porte ai matrimoni.

    L’iniziativa è stata ispirata da una coppia tedesca, che con la loro filosofia hanno coinvolto lee autorità locali che stanno considerando di creare ulteriori spiagge naturaliste in tutta la Sardegna con l’obiettivo di promuovere il turismo sostenibile e rispettare la libertà individuale delle persone.

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      Tech

      Luca Marinelli e Alissa Jung, coppia anche nel nuovo Death Stranding 2

      I due attori italiani protagonisti nel videogame di Hideo Kojima presentato a Lucca Comics & Games. Dopo Paternal Leave, tornano insieme in un progetto segreto girato tre anni fa

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        Luca Marinelli e Alissa Jung hanno fatto tappa a Lucca Comics & Games per presentare la chiusura del tour mondiale di Death Stranding 2: On the Beach, il nuovo capitolo del visionario Hideo Kojima. La coppia, sullo schermo e nella vita, ha conquistato fan e gamer con la loro partecipazione al progetto, tra i più attesi del 2025.

        Due volti italiani nel mondo di Kojima

        Marinelli e Jung interpretano in motion capture due nuovi personaggi, Neil e Lucy, uniti da un legame profondo che richiama uno dei temi centrali dell’universo di Kojima: la connessione. Un concetto che, nel linguaggio del game designer giapponese, diventa riflessione sul rapporto tra esseri umani, tecnologia e sopravvivenza.

        Un progetto segreto

        Il lavoro sul videogioco è iniziato tre anni fa, in totale riservatezza, mentre nel frattempo la regista tedesca Alissa Jung dirigeva Marinelli in Paternal Leave, uscito lo scorso maggio. La loro presenza in Death Stranding 2 segna un nuovo punto d’incontro tra cinema e videogame, due mondi sempre più intrecciati.

        L’anteprima di Lucca ha confermato l’attesa globale per il ritorno di Kojima e ha consacrato Marinelli e Jung come una delle coppie artistiche più interessanti d’Europa — capaci di portare la sensibilità del cinema d’autore dentro una delle saghe più iconiche del videogioco moderno.

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          Surimi, il “granchio finto” che divide: cosa contiene davvero e come usarlo senza rischi

          Spesso chiamato “bastoncino di granchio”, in realtà del crostaceo conserva solo il sapore artificiale. Ecco come nasce, cosa contiene e come sceglierlo con consapevolezza.

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          Surimi

            Dal Giappone alle nostre tavole

            Lo chiamano “granchio finto” e, a ben vedere, l’appellativo è azzeccato. Il surimi – parola giapponese che significa letteralmente carne macinata – è una pasta di pesce tritato e lavorato, oggi diffusa in tutto il mondo nella forma dei noti bastoncini bianchi e arancioni.

            Nato in Giappone nel XIV secolo, il surimi era originariamente un modo per conservare il pesce e riutilizzarne gli scarti. I cuochi giapponesi lo trasformavano in una base versatile per altri piatti, come il kamaboko, il chikuwa o il più famoso narutomaki, il disco bianco con la spirale rosa che compare spesso nelle ciotole di ramen.

            Oggi, però, il surimi che troviamo nei supermercati europei e americani è molto diverso da quello tradizionale. Con la sua produzione industriale di massa, è diventato un alimento comodo e pronto all’uso, ma anche uno dei simboli dei cibi ultraprocessati.

            Cosa contiene davvero il “granchio finto”

            Dietro al suo aspetto invitante e al sapore marino, il surimi nasconde una ricetta piuttosto complessa.
            La base resta il pesce bianco tritato – perlopiù merluzzo dell’Alaska, ma talvolta anche sgombri, carpe o pesci tropicali – che rappresenta solo il 30-40% del totale. Il resto è un mix di additivi, amidi e aromi.

            Gli ingredienti principali del surimi industriale includono:

            • Amidi e fecole, che servono a dare consistenza alla pasta;
            • Aromi artificiali, per imitare il gusto del granchio;
            • Proteine dell’uovo, che migliorano elasticità e tenuta;
            • Sale e zuccheri, per esaltare il sapore;
            • Coloranti naturali o sintetici, responsabili delle tipiche striature arancioni.

            In pratica, il surimi non contiene vera polpa di granchio: il suo gusto deriva da aromi e condimenti che ne simulano l’aroma. Per questo in molti Paesi, tra cui l’Italia, è vietato venderlo come “granchio”, pena l’inganno per il consumatore.

            Dalla tradizione all’industria alimentare

            La forma moderna del surimi è frutto della ricerca giapponese del Novecento. Il tecnologo alimentare Nishitani Yōsuke mise a punto una versione stabile e conservabile, aprendo la strada alla sua diffusione in Asia, negli Stati Uniti e infine in Europa.

            Il processo di produzione prevede tre fasi:

            1. Lavaggio e triturazione del pesce, per ottenere una pasta bianca priva di odori forti;
            2. Impasto con amidi e additivi, per renderlo compatto e modellabile;
            3. Cottura e confezionamento, che danno vita ai bastoncini pronti all’uso.

            Questo tipo di lavorazione prolunga la conservazione ma riduce notevolmente il valore nutrizionale del prodotto originale.

            È salutare? Solo se consumato con moderazione

            Dal punto di vista nutrizionale, il surimi fornisce proteine di discreta qualità, ma anche molti additivi e sodio. Secondo il Ministero della Salute giapponese, un consumo occasionale non rappresenta rischi particolari, ma abusarne può contribuire a un eccesso di sale e zuccheri nella dieta.

            I dietisti consigliano di non considerarlo un sostituto del pesce fresco: il surimi ha meno omega-3, meno minerali e più conservanti. Per questo, è meglio riservarlo a piatti occasionali, come insalate di mare, sushi o poke, senza farne un alimento abituale.

            Come sceglierlo e conservarlo

            Se decidete di acquistarlo, è importante leggere con attenzione l’etichetta. I prodotti migliori riportano:

            • una percentuale di pesce superiore al 40%,
            • la specifica della specie utilizzata,
            • assenza di glutammato e coloranti artificiali.

            Evitate, invece, i bastoncini troppo colorati o con una lunga lista di additivi.

            Per conservarlo, attenetevi alle indicazioni:

            • fresco → in frigorifero e consumato entro 48 ore dall’apertura;
            • surgelato → in freezer, da scongelare lentamente in frigo.

            Un ingrediente da riscoprire con criterio

            Il surimi resta un prodotto interessante per la sua storia gastronomica e per la versatilità in cucina, ma non va confuso con il pesce vero e proprio.

            Usato con misura, può aggiungere un tocco di sapore e colore a piatti freddi o orientali; consumato regolarmente, invece, può trasformarsi in una fonte eccessiva di sale e additivi.

            Come spesso accade nell’alimentazione moderna, la chiave sta nell’equilibrio: conoscere ciò che mangiamo ci aiuta a scegliere con consapevolezza. E in questo caso, il “granchio finto” può restare un piccolo sfizio, ma non un’abitudine quotidiana.

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              Mousse al cioccolato con due ingredienti: il dolce cremoso che conquista tutti

              Solo panna fresca e cioccolato fondente di buona qualità: la mousse più facile del mondo è pronta in pochi passaggi. Ideale per concludere una cena in dolcezza o concedersi una coccola pomeridiana senza sensi di colpa.

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              Mousse al cioccolato

                Cremosa, leggera e dal gusto intenso, la mousse al cioccolato con due ingredienti è una ricetta che unisce semplicità e piacere. Perfetta per chi non ha tempo da dedicare a dolci elaborati o vuole evitare le uova crude, è anche una soluzione ideale per ospiti improvvisi o per accontentare i più piccoli con qualcosa di genuino e goloso.

                A differenza della classica mousse francese, che prevede l’uso di uova e talvolta di burro, questa versione si affida alla panna montata per ottenere la consistenza spumosa e leggera, e al cioccolato fondente fuso per conferire corpo e profondità di gusto. Il risultato? Una crema soffice ma compatta, che si scioglie in bocca.

                Il segreto sta nella qualità del cioccolato

                Per una mousse perfetta bastano 200 grammi di cioccolato fondente (almeno al 60-70%) e 300 millilitri di panna fresca da montare. La qualità degli ingredienti è fondamentale: più buono è il cioccolato, più raffinato sarà il sapore del dessert.

                Si inizia sciogliendo il cioccolato a bagnomaria o nel microonde, mescolando fino a ottenere una consistenza liscia e lucida. A questo punto, si aggiunge una parte della panna liquida – circa la metà – e si mescola con una frusta: si formerà una ganache densa e cremosa, base di molte preparazioni di pasticceria.

                Nel frattempo, la panna restante va montata fino a ottenere una consistenza soffice ma non troppo ferma: deve restare leggermente morbida per amalgamarsi bene al cioccolato. Quando la ganache si è intiepidita, si unisce gradualmente alla panna montata, mescolando dal basso verso l’alto per non smontare il composto.

                Riposo e decorazione: il tocco finale

                La mousse così ottenuta può essere versata in bicchieri, coppette o barattolini monoporzione. Dopo almeno un’ora in frigorifero, avrà raggiunto la giusta compattezza, pronta per essere servita.
                Per un effetto ancora più scenografico, si può decorare con ciuffi di panna montata, riccioli di cioccolato, granella di nocciole o una spolverata di cacao amaro.

                Gli esperti consigliano di conservarla in frigo per un massimo di 48 ore: oltre questo tempo, la mousse tende a perdere la sua sofficità.

                Un suggerimento per i più golosi? Aggiungere alla ganache un cucchiaino di caffè espresso o un pizzico di sale marino: esalteranno il sapore del cioccolato e daranno una nota raffinata.

                Una base versatile per mille varianti

                La mousse al cioccolato senza uova può essere servita da sola o usata come base per altri dolci: farcire torte, accompagnare biscotti o creare dessert a strati con panna e frutta fresca.

                Chi ama le versioni più leggere può optare per la panna vegetale, mentre chi preferisce un gusto più intenso può sostituire parte del cioccolato fondente con quello al latte o bianco, adattando così la ricetta ai propri gusti.

                Con due ingredienti e cinque minuti di lavoro, si ottiene un dessert dal sapore autentico e irresistibile. La mousse al cioccolato senza uova è la dimostrazione che, in cucina, la semplicità è spesso la chiave della perfezione.

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