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Società

Lo Zingarelli 2026 parla inglese: da “ghostare” a “skillato”, l’italiano è sempre più “social”

Entrano “gaslighting”, “retrogaming” e “mansplaining”, ma anche ibridi come “whatsappare”, “flexare” e “culturalizzare”. Bartezzaghi: «Parole che sembrano mostriciattoli, ma ormai fanno parte del nostro modo di parlare».

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    Lo Zingarelli 2026 fotografa un’Italia sempre più anglofona e digitale. Nella nuova edizione del celebre dizionario, l’inglese dilaga come mai prima: “retrogaming”, “gaslighting”, “ghostare”, “mansplaining”, “skillato”, “tokenizzare”. Parole nate nei social e nei videogame che oggi entrano a pieno titolo nella lingua di Dante, trasformandola in un esperimento continuo di ibridazione.

    Secondo Stefano Bartezzaghi, i nuovi termini «sembrano mostriciattoli artificiali, invenzioni un po’ ridicole, ma reali». “Breccare”, “whatsappare” o “flexare” – adattamenti italiani di verbi inglesi – fanno ormai parte del linguaggio comune, specie tra i giovani. E anche se a leggerli su carta fanno storcere il naso, nessuno può negare che si siano imposti per forza d’uso.

    Il dizionario, del resto, non giudica: registra. Così “quadricottero”, sinonimo di drone, ottiene finalmente cittadinanza linguistica, mentre termini come “perculare” e “pezzotto” entrano dopo anni di uso popolare. “Perché l’italiano”, spiegano i lessicografi, “è una lingua viva, non un museo”.

    Non mancano le creazioni ibride, costruite con radici italiane ma spirito burocratico: “culturalizzare”, “turistificare”, “eventificio”, “rinazionalizzare”. Parole goffe, ma utili a descrivere un Paese che organizza eventi più che idee.

    Tra le curiosità, spunta “amichettismo”, la parola dell’anno: definisce con sottile veleno quel sistema di conoscenze e favori che in Italia funziona meglio di qualsiasi curriculum. E, come se non bastasse, il lessico del web si arricchisce di “bromance”, “omosociale” e “riciclone”.

    Lo Zingarelli 2026 racconta così un’Italia che non ha più paura dell’inglese, ma rischia di dimenticare il proprio lessico. È una lingua in perenne mutazione, dove si “flexa”, si “posta” e si “ghostano” le persone. E dove, per dirla con Bartezzaghi, «anche i mostriciattoli linguistici, a forza di essere usati, finiscono per diventare di famiglia».

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      Società

      Allarme cibo nelle scuole: insetti, muffa e pasti scadenti mettono a rischio la salute dei nostri bambini

      Il problema delle mense scolastiche in Italia negli ultimi anni è diventato un tema di crescente preoccupazione. Non si tratta solo di garantire ai bambini un pasto sano ed equilibrato, ma di tutelare il loro benessere e la loro salute,

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        Negli ultimi anni, la situazione delle mense scolastiche in Italia ha evidenziato gravi problematiche. Esiste una vera e propria emergenza cibo nelle scuole, così come riportata da numerose famiglie oltre che dagli interventi dei Carabinieri del NAS. Il settore, che include sia mense gestite direttamente da enti pubblici sia servizi affidati in appalto a ditte private, ha mostrato frequenti irregolarità che mettono a rischio la salute dei bambini e la serenità dei genitori.

        Problemi frequenti riscontrati nelle mense scolastiche

        Uno dei maggiori problemi emersi dalle indagini dei NAS riguarda le condizioni igienico-sanitarie delle mense. Le ispezioni, che hanno coinvolto più di 700 strutture scolastiche, hanno riscontrato carenze significative. Dalla presenza di insetti agli escrementi di roditori, muffa e umidità diffusa. Tutti segni di ambienti inadeguati. Inoltre, in molti casi, sono stati rilevati pasti di scarsa qualità e in quantità non sufficienti, privi di tracciabilità, e in alcuni casi persino cibo scaduto o mal conservato. Uno degli aspetti più gravi è l’assenza di dichiarazioni sui possibili allergeni nei pasti serviti, una lacuna che espone i bambini allergici a pericoli di reazioni anche gravi. Episodi che rivelano una scarsa attenzione da parte dei gestori della refezione scolastica nel seguire protocolli rigorosi per tutelare la salute degli studenti.

        Chi gestisce le mense scolastiche e come?

        Le mense scolastiche sono gestite in modo diverso a seconda delle regioni e dei comuni. La scelta del gestore avviene attraverso gare d’appalto, in base al quale viene selezionata l’azienda che offre il miglior rapporto qualità-prezzo. Ma purtroppo questo sistema non sempre garantisce la qualità del servizio, poiché le aziende sono incentivate a ridurre i costi a discapito della qualità degli alimenti.

        I recenti casi di gravi irregolarità

        I NAS hanno identificato varie situazioni critiche in città come Treviso, Pescara e Caserta. A Treviso, per esempio, un centro educativo per l’infanzia è stato sequestrato poiché privo di autorizzazione e registrazione sanitaria. Un asilo di Pescara ha dovuto sospendere immediatamente la preparazione dei pasti per gravi mancanze igieniche e sanitarie. A Caserta, infine, il titolare di una ditta incaricata del servizio mensa è stato denunciato per frode nelle forniture. Come mai? Perché l’etichetta della ditta veniva apposta su pasti prodotti da aziende diverse, un inganno pericoloso per la qualità e sicurezza alimentare.

        Quel cibo che non ti aspetti

        In Toscana, un recente caso di infezione da salmonella ha interessato diverse scuole nei comuni di Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio, Signa, Calenzano e Barberino di Mugello, causando il ricovero di circa 10 bambini e sintomi d’infezione in altri 60. Questo evento ha allertato la Asl locale e ha portato alla temporanea sospensione del servizio in attesa delle verifiche sugli standard di sicurezza dell’azienda Qualità & Servizi spa.

        Serve una riforma del sistema, orientata alla tutela della salute e al benessere

        Già ma come migliorare la qualità del cibo servizto nelle mense scolastiche? La presenza di questi problemi richiede misure urgenti per garantire che la refezione scolastica rispetti standard di sicurezza adeguati. Per esempio? Aumentare i controlli e la trasparenza. Le autorità sanitarie e i Carabinieri dovrebbero rafforzare le ispezioni periodiche e impreviste, estendendo i controlli anche alle ditte appaltatrici. Inoltre occorre rendere i risultati dei controlli pubblicamente disponibili, affinché le famiglie siano informate della situazione. Fondamentale è la formazione del personale.

        Gli addetti alla produzione e confezionamento del cibo servito e i gestori delle mense devono ricevere una formazione specifica sulle norme igieniche, la sicurezza alimentare e la gestione degli allergeni, per prevenire errori e negligenze. Infine è indispensabile coinvolgere di più le famiglie. Il servizio di refezione scolastica è controllato da una Commissione Mensa costituita annualmente da rappresentanti di genitori, docenti e dell’amministrazione comunale. Ogni scuola dovrebbe, e di fatto fa, nominare un organo di informazione e consultazione senza poteri e/o funzioni di tipo decisorio o vincolante. E inoltre dovrebbero prevedere incontri periodici con rappresentanti dei genitori per raccogliere feedback e collaborare nella supervisione della qualità del servizio mensa.

        Vogliamo dare qualche multa salata?

        Servirebbero anche sanzioni più severe e rimozione degli appalti inadeguati. In caso di violazioni gravi, le sanzioni pecuniarie non dovrebbero essere l’unica risposta: si dovrebbe considerare anche la revoca degli appalti per chi non rispetta gli standard previsti.

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          Lifestyle

          Cresce il numero dei giovani infetti da malattie veneree. Serve una campagna di sensibilizzazione rivolta a ragazzi e famiglie

          L’aumento delle infezioni sessualmente trasmesse tra i giovani richiede un intervento urgente in termini di informazione, educazione e accesso ai servizi di salute. Solo attraverso una maggiore consapevolezza e prevenzione si potrà arginare questa preoccupante tendenza.

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            Per le malattie trasmesse sessualmente tra i giovani sotto i 25 anni si potrebbe parlare di una vera e propria epidemia. Crescono infatti del +50% i casi di gonorrea e del +20% quelli di sifilide. Si è abbassata la guardia e a farne le spese sono i meno esperti e informati. Lo dicono i dati dell’Italian Conference on AIDS and Antiviral Research (ICAR) sulle infezioni sessualmente trasmesse (IST), in particolare HIV, epatiti virali, papilloma virus, clamidia, gonorrea e sifilide. ICAR mette in evidenza un inaspettato e repentino aumento di queste infezioni, specialmente tra i giovani.

            Incremento preoccupante delle infezioni

            Secondo i sistemi di sorveglianza sentinella delle IST coordinati dal Centro Operativo AIDS (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), si assiste a un significativo incremento dei casi. Ben 1.200 casi di Gonorrea rispetto agli 820 del 2021 (+50%) a cui si aggiungono 580 di sifilide (+20%). In parte si addebitano questi aumenti alla maggiore socializzazione avuta in questi ultimi due anni post-pandemia che aveva avuto effetti nefasti sulle relazioni, e non solo tra i giovani. Anche la clamidia mostra una crescita significativa: dai 800 casi del 2019 ai 993 del 2022 (+25%). Ci si interroga sul ruolo dell’informazione rivolta a giovani e famiglie con campagne mirate sulle malattie sessualmente trasmettibili.

            I giovani denotano una mancanza di consapevolezza

            Barbara Suligoi, direttore del COA dell’ISS, sottolinea l’alto tasso di infezioni tra i giovani, in particolare tra le ragazze under 25. La prevalenza della clamidia in questa fascia d’età è del 7%, mentre sopra i 40 anni è solo dell’1%. Spesso l’infezione è asintomatica, con tre casi su quattro non rilevati per lungo tempo.

            Caranza di informazione e scarsi controlli

            Una delle principali cause di questo aumento è la scarsa informazione sulle IST. I giovani spesso non sanno dove reperire informazioni affidabili o dove effettuare i controlli necessari. La consultazione regolare di specialisti come ginecologi e andrologi è meno frequente rispetto agli adulti. Molti si affidano al web per informazioni, spesso trovando fonti imprecise o fuorvianti. Questo porta a una mancanza di consapevolezza e a comportamenti a rischio, specialmente durante momenti di socializzazione intensa.

            Uso di droghe e sesso occasionale

            Un altro fattore di rischio è l’uso di droghe o la pratica del chemsex, attività occasionali, che i giovani non considerano situazioni di rischio. Il direttore del COA evidenzia la necessità di una maggiore educazione all’affettività nelle scuole e percorsi chiari sul territorio per fornire consulenza tempestiva in caso di sospetto di infezione.

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              Società

              Il lutto diventa un diamante: le ceneri dei defunti trasformate in gemme.

              Il carbonio delle ceneri viene convertito in pietre preziose attraverso un processo chimico ad alta pressione. Per i sostenitori è un modo moderno di custodire il ricordo, per i critici un gesto “immorale” che minaccia la sopravvivenza dei cimiteri tradizionali.

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                Un diamante per ricordare chi non c’è più. Non è una metafora, ma una possibilità concreta che in Germania sta diventando realtà. Due Länder – la Renania-Palatinato e la Sassonia-Anhalt – hanno infatti approvato una normativa che consente la trasformazione delle ceneri dei defunti in gemme commemorative. Una pratica che in Svizzera è già consolidata da anni, ma che in Germania rappresenta una piccola rivoluzione culturale.

                Il principio è tanto semplice quanto controverso: il carbonio contenuto nelle ceneri viene estratto e sottoposto a un processo chimico che replica, in laboratorio, le stesse condizioni che in natura creano i diamanti. Alte pressioni, temperature elevatissime e settimane di lavorazione. Alla fine, una pietra preziosa che – almeno simbolicamente – custodisce ciò che resta del corpo di una persona amata.

                Il primo Paese a sperimentare la “diamantificazione” del lutto è stata la Svizzera, dove dal 2004 la società Algordanza ha iniziato a offrire questo servizio. Un “business etico”, come lo definiscono i promotori, che nel tempo si è diffuso anche all’estero. Dal 2010, le richieste di “diamanti della memoria” arrivano persino dall’Italia, dove la legge non consente di portare a casa le ceneri se non in casi eccezionali.

                La Germania, però, è sempre stata più rigida in materia. Le nuove norme dei due Länder segnano un cambio di passo profondo in un Paese in cui il 75% dei defunti viene cremato, ma dove le urne devono essere custodite in luoghi autorizzati. Il nuovo via libera apre la possibilità di consegnare ai familiari le ceneri per farle trasformare in gioielli.

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