Società
Un lascito di passione e professionalità: nasce la borsa di studio in memoria di Carlotta Dessì
Un riconoscimento per i giovani giornalisti che si ispirano ai valori della professione giornalistica moderna

Un omaggio alla passione, all’impegno e al talento. Il prossimo 14 febbraio, dalle ore 11:00 alle 12:30, il Belvedere Jannacci di Palazzo Pirelli ospiterà un evento speciale organizzato dalla Fondazione Collegio della Guastalla Onlus per celebrare la memoria di Carlotta Dessì, brillante giornalista scomparsa prematuramente a soli 34 anni.
Con il patrocinio del Consiglio regionale della Lombardia e dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, la cerimonia segnerà l’istituzione della borsa di studio “Carlotta Dessì”, un’iniziativa che intende tramandare i valori di professionalità e dedizione che hanno caratterizzato la sua carriera.
Un premio per il giornalismo del futuro
Promossa dalla Fondazione Guastalla, la borsa di studio sarà assegnata a uno o più studenti della Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano, selezionati per il valore del loro lavoro. L’obiettivo è sostenere le nuove generazioni di giornalisti, incoraggiandole a coltivare la professione con rigore, etica e passione, proprio come ha fatto Carlotta.
“Carlotta Dessì ha rappresentato un esempio di dedizione e talento nel mondo del giornalismo. Con questa borsa di studio vogliamo dare continuità ai suoi valori, offrendo un’opportunità concreta ai giovani che desiderano seguire il suo stesso percorso con passione e responsabilità” – ha dichiarato Antonio Viscomi, presidente della Fondazione Collegio della Guastalla.
L’evento: un tributo alla memoria di Carlotta
La giornata sarà aperta dall’introduzione di Sonia Bedeschi, giornalista e consigliera della Fondazione, che guiderà il pubblico attraverso i momenti salienti della cerimonia. Seguiranno i saluti istituzionali di:
- Antonio Viscomi, presidente della Fondazione Collegio della Guastalla
- Federico Romani, presidente del Consiglio regionale della Lombardia
- Giacomo Cosentino, vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia
A seguire, la presentazione ufficiale della borsa di studio “Carlotta Dessì”, un momento centrale che vedrà la partecipazione di personalità di spicco del mondo del giornalismo e dello spettacolo.
Un talk commemorativo ripercorrerà la carriera e l’eredità professionale di Carlotta, con gli interventi di:
- Francesco Caroprese
- Andrea Delogu
- Mario Giordano
- Alessandro Sallusti
- Roberta Potasso
- Chiara Maffioletti
A dare ulteriore profondità all’incontro saranno le testimonianze dei genitori della giornalista e del suo compagno e collega, Fabrizio Boni, che condivideranno il ricordo del suo impegno e della sua passione per il mestiere.
Musica, arte e un messaggio di speranza
L’evento sarà impreziosito da momenti artistici e musicali curati da Enzo Consogno, con le esibizioni di:
- Emanuele Semino (voce solista)
- Vivarmonia Chorus di Volpedo
- Kinder Chorus Paolo Perduca di Tortona
- Librinscena Chorus di Garbagna
- Coro della scuola primaria di Sarezzano
Spazio anche alla danza con la coreografia “Sfumature di glicine”, ideata da Erika Ferrari e curata da Sonia Zambonin dell’Associazione Culturale Pablo Neruda di Cinisello Balsamo.
La cerimonia si concluderà con un light lunch, occasione per favorire il dialogo tra i partecipanti e celebrare insieme l’importanza del giornalismo di qualità.
Un impegno destinato a durare nel tempo
“Il nostro impegno per il sostegno all’istruzione non si ferma qui: vogliamo che questa iniziativa diventi un appuntamento fisso nel tempo, affinché sempre più giovani possano beneficiare di un supporto concreto nel loro percorso di crescita professionale e umana” – ha concluso Antonio Viscomi.
La Fondazione Collegio della Guastalla Onlus, da oltre cinque secoli, si dedica alla promozione dell’istruzione e alla tutela dei più fragili, perseguendo la propria missione con lo stesso spirito che animava la sua fondatrice, Ludovica Torello di Guastalla. Oggi, con la borsa di studio in memoria di Carlotta Dessì, rafforza ulteriormente il suo impegno a favore delle giovani generazioni e del giornalismo di domani.
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Società
Perché i nonni salvano l’estate (anche quando non ne hanno voglia)
Altro che bonus baby sitter: il vero welfare familiare si chiama nonna. O nonno. Che magari sognava di starsene in montagna con la Settimana Enigmistica, e invece è finito in spiaggia con tre nipoti urlanti e la sabbia ovunque

Bambini da gestire, lavoro da finire, vacanze da incastrare: a un certo punto mamma e papà alzano le mani e telefonano ai rinforzi. Che arrivano puntuali, anche se un po’ rassegnati.
Senza proclami, senza superpoteri. Ma armati di pazienza, panini, cerotti e crema solare.
Il problema è che, nel frattempo, anche i nonni sono cambiati. Non tutti vivono per i ferri da maglia o per la minestra riscaldata. Ci sono nonne influencer con il profilo Instagram e nonni che fanno yoga e vanno a ballare il liscio in camper. Persone che vorrebbero godersi la pensione e invece si ritrovano a rifare le stesse cose di vent’anni prima. Solo con meno sonno.
«Lo facciamo per amore», dicono con un sorriso tirato. Ma dentro pensano: “basta, l’anno prossimo ci chiudiamo in un eremo”.
Eppure ci sono. Sempre. A preparare la merenda. A sorvegliare bagni e gavettoni. A raccontare la favola. A dire “no” quando i genitori non ce la fanno più a dire neppure quello. A tenere tutto in piedi mentre il mondo – e i figli – corrono.
E lo fanno anche se a volte si lamentano. Anche se hanno la schiena a pezzi. Anche se in fondo speravano in un’estate diversa.
Perché la verità è che, senza di loro, l’estate sarebbe una disfatta.
I nonni sono l’unico motivo per cui molte famiglie riescono ancora ad andare in vacanza. Sono l’asilo estivo gratuito. Il supporto emotivo. Il pilastro.
E forse lo sanno anche loro. Che non è più il tempo in cui si gode del tempo, ma quello in cui si regala. E che in cambio ricevono la cosa più bella: una testolina appoggiata sulla spalla, un bacio con il gelato in faccia, una risata che sa di felicità.
E allora sì, alla fine, anche quest’anno ce la faranno.
Magari borbottando. Ma con il cuore pieno.
Società
Vacanze a casa ma senza noia: come organizzare l’estate perfetta senza partire
C’è chi resta a casa per scelta e chi per necessità, ma l’estate in città può diventare una vacanza alternativa, rigenerante e persino divertente. Ecco come trasformare agosto tra le mura domestiche in un piccolo paradiso personale.

Non tutti partono. E non tutti vogliono partire. Per qualcuno l’estate è quel momento dell’anno in cui finalmente il tempo rallenta, la città si svuota e si può respirare. Sì, anche restando a casa. La cosiddetta “staycation”, ovvero le vacanze senza valigia, può essere l’occasione ideale per staccare davvero, senza stress da partenze, valigie dimenticate o code in autostrada. Ma per riuscirci, serve un piano.
1. Creare un ritmo nuovo
La prima regola d’oro è cambiare abitudini. Se continui a vivere le giornate come sempre, non ti sembrerà mai vacanza. Svegliati più tardi (o prima, se vuoi approfittare del fresco), prendi la colazione sul balcone, concediti il lusso di leggere un libro intero o di guardare una serie tv senza sensi di colpa.
2. Trasformare la casa
Non è necessario avere una piscina per sentirsi in ferie. Bastano una sdraio, una pianta tropicale comprata all’Ikea e un telo colorato per creare un angolo relax in terrazzo o sul pianerottolo. Luci soffuse, candele profumate e musica chill: l’atmosfera cambia tutto.
3. Viaggiare con il palato
Ogni giorno una meta diversa… a tavola. Cucinare piatti esotici, organizzare aperitivi ispirati a paesi lontani o semplicemente ordinare cibo etnico da asporto può trasformare una cena in un viaggio. Grecia, Marocco, Thailandia: basta una ricetta per evadere.
4. Esplorare il proprio quartiere
Passeggiate all’alba, visite a mostre che non hai mai avuto tempo di vedere, picnic in un parco. Ogni città, anche d’estate, nasconde angoli nuovi da scoprire. E se proprio vuoi l’effetto “gita fuori porta”, esplora i dintorni con brevi escursioni giornaliere.
5. Prendersi cura di sé
Il vero lusso, in vacanza, è avere tempo. Per sé, per il proprio corpo, per la mente. Un corso di yoga al parco, una maschera viso fatta in casa, un bagno lungo e silenzioso possono diventare rituali di benessere.
6. Coinvolgere gli amici rimasti in città
Non sei l’unico a non essere partito. Organizza cene in terrazza, serate cinema all’aperto con proiettore fai-da-te, tornei di carte o giochi da tavolo. L’estate è più bella se condivisa.
Alla fine, non è questione di chilometri percorsi, ma di come si vive il tempo libero. E a volte, restando a casa, si scopre di avere già tutto quello che serve per una vacanza perfetta.
Società
Dialetti d’Italia: quanti sono e dove si parlano di più. Ecco la mappa regione per regione
Un patrimonio linguistico vasto e diversificato rende l’Italia uno dei paesi più ricchi di varietà dialettali in Europa. Ecco la mappa delle principali lingue e dialetti sul nostro territorio.

L’Italia non è solo la culla della lingua italiana, ma anche un mosaico di dialetti e lingue locali che raccontano la storia, la cultura e le tradizioni delle diverse regioni. Nonostante l’italiano sia la lingua ufficiale, il nostro paese è un vero e proprio tesoro linguistico, con almeno 13 lingue tutelate per legge e un numero di dialetti che potrebbe superare il centinaio.
Lingue e dialetti: un’Italia multilingue
Accanto all’italiano, si parlano quotidianamente lingue come il napoletano, il veneto, il sardo, il friulano, il siciliano, il piemontese, il lombardo, l’emiliano-romagnolo e il ligure, tutte riconosciute come espressioni linguistiche fondamentali del patrimonio culturale nazionale. A queste si aggiungono le lingue delle minoranze linguistiche ufficialmente tutelate, come il tedesco nel Trentino-Alto Adige, il francese in Valle d’Aosta e lo sloveno in Friuli Venezia Giulia.
Ma non è tutto: in molte regioni italiane, i dialetti si ramificano ulteriormente. In Sicilia, ad esempio, il dialetto siciliano presenta varianti significative a seconda delle province. Lo stesso fenomeno si riscontra in Veneto, Sardegna, e perfino in regioni centrali come Abruzzo, Marche e Umbria, dove le differenze tra un paese e l’altro possono essere sostanziali.
Dove si parla di più il dialetto in Italia?
Secondo recenti analisi statistiche, le regioni dove i dialetti sono ancora largamente utilizzati sono la Campania e il Veneto. In Campania, oltre il 30% della popolazione usa il dialetto come lingua principale nella vita quotidiana, una percentuale che si avvicina ai livelli del Veneto. Tuttavia, l’uso del dialetto cala drasticamente nei grandi centri urbani e tra le nuove generazioni, con gli anziani che rimangono i principali custodi di queste parlate tradizionali.
Un patrimonio in continua evoluzione
Oltre ai dialetti italiani, l’Italia è anche arricchita dalla presenza di lingue parlate da comunità straniere, come russo, arabo, cinese, ucraino, e persino lingue meno diffuse come swahili, urdu e coreano, portate da chi ha scelto il nostro paese come nuova casa.
Questa diversità linguistica fa dell’Italia un luogo unico, dove passato e presente convivono. I dialetti, pur subendo un calo generazionale, continuano a rappresentare un valore inestimabile per chi li parla, ricordando che ogni regione ha la sua voce e la sua storia.
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