Società
San Valentino tra i 7 vizi capitali: a Falerna Marina l’amore si celebra con Dante
Un menù esclusivo, spettacoli dal vivo e un dress code simbolico per una serata immersiva: gli ospiti saranno protagonisti di un’esperienza unica, tra peccato e romanticismo, in un’atmosfera senza tempo.

Il 14 febbraio, a Falerna Marina, l’amore si veste di arte e mistero con un evento che promette di trasformare la festa di San Valentino in un’esperienza unica. Il Riva Restaurant & Lounge Bar ospiterà una serata esclusiva ispirata ai 7 vizi capitali, un omaggio al Purgatorio di Dante e alla sua eterna storia d’amore con Beatrice.
Romanticismo e seduzione si intrecceranno in una celebrazione sensoriale, dove ogni dettaglio sarà pensato per coinvolgere gli ospiti in un viaggio tra sapori, emozioni e spettacoli dal vivo.




Un menù da peccato e spettacoli ispirati ai vizi capitali
Al centro dell’evento, un’esperienza gastronomica fuori dagli schemi: sette portate esclusive, ognuna dedicata a un vizio capitale. Un percorso culinario che porterà gli ospiti a scoprire lussuria, gola, invidia e superbia attraverso sapori raffinati e accostamenti audaci, in un gioco tra tentazione e piacere.
Ma il viaggio non sarà solo culinario. Ad accompagnare la cena, performance artistiche dal vivo che daranno forma e voce ai vizi capitali: musicisti, cantanti ed esibizioni di danza renderanno la serata un’esperienza immersiva, tra suggestioni dantesche e atmosfere seducenti.
L’accoglienza sarà altrettanto spettacolare: gli ospiti verranno accolti in un ingresso illuminato da un percorso tematico, con un brindisi di benvenuto a base di bollicine e la possibilità di scattare una foto ricordo in un set esclusivo, per immortalare la serata in grande stile.
Per chi desidera un’opzione più personalizzata, il Riva Restaurant offrirà anche la possibilità di scegliere dal menù alla carta, mantenendo sempre l’eleganza e la ricercatezza della Cucina Contemporanea di Pesce Riva.
Dress code simbolico: il colore racconta il vizio
Gli ospiti non saranno semplici spettatori, ma veri protagonisti della serata. Il dress code prevede infatti una scelta simbolica: ogni coppia potrà indossare un colore che rappresenti il vizio capitale a cui si sente più affine. Il rosso per la passione della lussuria, il viola per la superbia, l’oro per l’avidità, il verde per l’invidia… ogni sfumatura avrà il suo significato, trasformando il ristorante in un affascinante gioco cromatico.
Un’idea che aggiunge un tocco di originalità e complicità tra gli innamorati, rendendo la serata ancora più coinvolgente.
Un San Valentino tra arte, amore e seduzione
Il fondatore del Riva Restaurant & Lounge Bar racconta così l’ispirazione dietro l’evento: “I nostri ospiti ci spingono a fare sempre meglio. Per questa ragione abbiamo ideato una serata con un tema esclusivo, ispirato ai vizi capitali e al Purgatorio dantesco, rendendo frizzante e artistica anche la più romantica delle date”.
San Valentino è l’occasione perfetta per immergersi in un’atmosfera magica, dove amore e peccato si fondono in un’esperienza indimenticabile. Tra luci soffuse, piatti che giocano con i sensi e spettacoli dal vivo, gli innamorati potranno vivere una serata diversa dal solito, capace di trasformare il 14 febbraio in un ricordo che durerà per sempre.
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Diciamo basta alle telefonate mute. Perché arrivano e cosa sono i “comfort noise”
Le telefonate mute sono un riflesso delle tecniche automatizzate dei call center, ma il comfort noise e le regolamentazioni cercano di ridurre il disagio per gli utenti.

Chi non ha mai risposto al telefono solo per rimanere immerso in un silenzio inquietante? Questo fenomeno, noto come “telefonate mute”, è spesso collegato alle attività dei call center automatizzati. Ma perché succede e come si cerca di renderlo meno invasivo? Esploriamo insieme.
Cosa sono le telefonate mute?
Le telefonate mute avvengono quando sistemi automatizzati effettuano chiamate che non vengono subito prese in carico da un operatore umano. In pratica, i call center inviano più chiamate di quante gli operatori possano gestire in tempo reale. Quando una persona risponde ma non c’è un operatore disponibile, si crea il cosiddetto “silenzio telefonico”.
Le regole del Garante della Privacy sulle telefonate mute
Questo tipo di chiamate, nonostante possa risultare fastidioso, non è attualmente sanzionato, ma regolamentato. Secondo le norme stabilite dal Garante della Privacy:
Non sono consentite più di 3 telefonate mute ogni 100 chiamate andate a buon fine.
Il silenzio deve interrompersi entro 3 secondi dalla risposta dell’utente.
Il numero chiamato non può essere ricontattato per almeno 5 giorni, e la successiva telefonata deve necessariamente coinvolgere un operatore umano.
Deve essere presente un rumore di fondo, noto come “comfort noise”.
Cosa sono i comfort noise?
Il “comfort noise” è un rumore di sottofondo appositamente creato per evitare che il silenzio totale metta a disagio chi risponde alla chiamata. Può trattarsi di brusii, squilli lontani o voci indistinte, elementi che segnalano che la telefonata proviene da un contesto lavorativo e non è una comunicazione minacciosa. L’obiettivo è tranquillizzare il destinatario, riducendo il rischio di percepire la chiamata come pericolosa o fraudolenta.
Come proteggersi dalle telefonate indesiderate
Un modo efficace per arginare questo tipo di comunicazioni è iscriversi al Registro pubblico delle opposizioni (RPO), un servizio gratuito disponibile per tutti i cittadini italiani. Iscrivendosi, si può impedire agli operatori di telemarketing di contattare il proprio numero, salvo alcuni casi particolari.
I lavoratori dei call center: un quadro complesso
Dietro le telefonate mute ci sono spesso condizioni lavorative difficili per gli operatori dei call center. Contratti precari, mancanza di tutele e retribuzioni insufficienti sono temi al centro delle recenti proteste sindacali. Le sigle confederali (Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil) hanno denunciato pratiche che comprimono i diritti dei lavoratori, alimentando un clima di incertezza nel settore.
Società
Trova uno scontrino del 2019 e fa la stessa spesa nello stesso supermercato. Quanto avrà speso? Controlliamo la differenza dei prezzi
Un esperimento condotto dal content creator Alessandro Montesi ha offerto una fotografia chiara della situazione.

Negli ultimi anni, il costo della vita in Italia è salito in modo evidente, ma non tutti i prodotti della nostra spesa alimentare hanno subito lo stesso destino. Alcuni, sorprendentemente, hanno registrato un calo nei prezzi. Ma come è possibile? E’ possibile…
Prendiamo, ad esempio, il pane bianco in cassetta: se nel 2019 il suo prezzo era di 1,10€, sei anni dopo, nel 2025, si nota un lievissimo ribasso a 1,09€. Un centesimo può sembrare poco, ma è comunque un’inversione di tendenza. Tutti ci saremmo aspettati un aumento. E nvece… Un caso ancor più interessante è quello della pasta, in particolare di una specifica marca di fusilli. Nel 2019 il prezzo era di 1,09€, mentre nel 2025 è sceso sensibilmente a 0,89€. Ma questo è l’effetto ribassi per alcuni prodotti molto diffusi che applicano quasi tutti i supermercati. Questo dimostra che, nonostante l’inflazione sembri la norma, esistono eccezioni, probabilmente frutto di strategie di mercato dei supermercati o dell’andamento della domanda e dell’offerta.
Osservando il quadro generale, emerge una realtà ben diversa
Un’analisi condotta da Montesi ha messo a confronto i costi complessivi di una spesa tipo. Con l’aiuto dell’app di un grande supermercato italiano, è stato possibile confrontare gli stessi prodotti acquistati nel 2019 e nel 2025. Il risultato parla chiaro. Se sei anni fa la spesa ammontava a 124€, nel 2025 la cifra è salita a 174€, con un incremento di 50€. Questo aumento rappresenta una discreta sfida per molte famiglie, soprattutto considerando che, a differenza dei prezzi, gli stipendi italiani non hanno tenuto il passo con l’inflazione. La conseguenza? Il potere d’acquisto si è ridotto, rendendo più complesso mantenere lo stesso stile di vita di qualche anno fa. Ma forse non avevamo bisogno di questo esperiment per capire questa realtà.
Una spesa indicizzata…
Una sintesi non c’è se non quella che oltre all’inflazione in realtà la situazione economica delle famiglie consigliano forniscono utili indicazioni ai commercianti. Se non ci sono soldi nelle tasche degli italiani bisogna stimolare gli acquisti con ribassi, sconti e super offerte.
Società
Pensioni da fame: quasi 5 milioni di italiani sopravvivono con meno di 1.000 euro al mese
Secondo l’ultimo rapporto INPS i pensionati che nel 2023 hanno avuto un reddito da pensione complessivo inferiore a 1.000 euro al mese sono stati 4.786.521, pari al 29,5% del totale.

L’Italia dei pensionati è un Paese a due velocità. Da un lato, una fascia di privilegiati che gode di assegni pensionistici più che confortevoli, dall’altro un esercito di anziani che fatica a sbarcare il lunario con pensioni da fame. A tracciare questo quadro allarmante è il rapporto INPS sulle prestazioni pensionistiche.
Per un milione di pensionati meno di 500 euro al mese
Quasi 5 milioni di pensionati, pari al 29,5% del totale, devono fare i conti con un reddito mensile inferiore a 1000 euro. Una cifra che, di fronte all’aumento costante del costo della vita, si rivela del tutto insufficiente per garantire una vecchiaia serena. Ancora più preoccupante è la situazione di oltre un milione di pensionati che percepiscono meno di 500 euro al mese: per loro, la sopravvivenza diventa una sfida quotidiana.
Rivalutazione delle pensioni minime 2026
La recente rivalutazione delle pensioni minime previste dal governo nell’ultima manovra finanziaria, che oggi ammonta a ben 614,77 euro per tredici mensilità, porterà un aumento degli assegni di 1,27 euro al mese, circa 4 centesimi al giorno in più. Con un’inflazione stimata all’1,2% il trattamento minimo per il 2026 sarà pari a 604,59 euro. Una cifra che rivalutata all’inflazione si attesta a 611,81 euro. A questo si deve aggiungere l’incremento transitorio pari all’1,3%, cioè a 7,95 euro per un importo finale di 619,16 euro. Esattamente 1,27 euro al mese e 4 centesimi al giorno in più. Da notare che per il 2025, con l’inflazione stimata all’1%, l’aumento è stato di 3 euro al mese e 10 centesimi in più al giorno.
Un sistema pensionistico iniquo
Le donne, come sempre, pagano il prezzo più alto. Sono infatti oltre 3 milioni le pensionate che devono accontentarsi di un assegno inferiore ai 1.000 euro, con quasi un milione di loro che riceve meno di 500 euro al mese. Questa disparità è il frutto di una lunga serie di discriminazioni, a partire dalle differenze salariali durante la vita lavorativa fino alle interruzioni di carriera per motivi familiari. I dati INPS mettono in evidenza come il sistema pensionistico italiano sia profondamente iniquo. Mentre una piccola fetta di pensionati, quella con redditi superiori ai 5000 euro mensili, assorbe quasi il 10% della spesa totale, la stragrande maggioranza dei pensionati, quelli con redditi più bassi, deve accontentarsi di briciole.
In attesa della riforma delle pensioni le conseguenze sociali sono pesanti
Chi vive con una pensione così bassa è costretto a rinunciare a molte cose, dalla cura della propria salute alle piccole soddisfazioni quotidiane. Questo ha un impatto negativo non solo sulla qualità della vita degli anziani, ma anche sulla coesione sociale. Che fare?
È urgente intervenire per garantire un reddito dignitoso a tutti i pensionati
Per prima cosa sarebbe necessario un adeguamento significativo delle pensioni minime, in modo da garantire un livello di vita dignitoso a tutti gli anziani imbrigliati in un sistema pensionistico obsoleto e iniquo. Sarebbe necessario rivederlo completamente, introducendo meccanismi più equi e sostenibili. Sarebbe urgente, e auspicabile, inoltre introdurre maggiori tutele per le donne. È fondamentale adottare misure specifiche per ridurre il gap pensionistico di genere, favorendo la conciliazione tra vita familiare e lavorativa e promuovendo politiche attive per le donne. E infine come argomento da sempre citato e mai affrontato in maniera adeguata sarebbe utile una maggiore e più efficace lotta all’evasione fiscale. Più risorse a disposizione dello Stato significano maggiori possibilità di investire nel welfare e nelle pensioni.
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