Società
Viagra all’italiana: un boom inaspettato e tra le regioni c’è chi sale e c’è chi scende
Il Rapporto OsMed 2023 dell’Aifa sull’uso dei Farmaci in Italia indica che è in costante crescita l’uso di farmaci per contrastare la disfunzione erettile. il maggior consumo lo si registra nel Centro del Paese.

Un recente rapporto dell’AIFA sull’uso dei farmaci in Italia ha svelato un dato sorprendente: il consumo di Viagra e farmaci per la disfunzione erettile è in costante aumento. Ma non solo: ci sono notevoli differenze tra regione e regione e un’evoluzione nel tempo che meritano di essere approfondite. Il Rapporto OsMed 2023 ha mostrato come, negli ultimi otto anni, l’uso di farmaci come il Viagra sia cresciuto del 56%. Questo significa che sempre più italiani ricorrono a questi medicinali per migliorare la propria vita sessuale. Il costo medio per dose è diminuito, rendendo questi trattamenti più accessibili.
Viagra & Co: spesi 250 milioni solo nel 2023
A livello generale il report OsMed 2023 ci dice che negli ultimi 8 anni il consumo di questa categoria di farmaci evidenzia un continuo incremento, con un +56% tra il 2016 e il 2023, e una variazione media annuale del +5,77%. Lo scorso anno è stata di 250 milioni di euro, pari a 10,38 euro a testa per italiano (dato calcolato sulla popolazione maschile di almeno 18 anni di età), in aumento del 3,9% rispetto all’anno precedente.
Centro Italia guida la classifica, a seguire il Sud. E il Nord? Viene dopo
La sintesi del rapporto AIFA è che a livello regionale, il Centro Italia si conferma il campione d’uso di questi farmaci, con un consumo superiore del 25% rispetto alla media nazionale (7,0 contro il 5,6 di dosi giorno). I valori del Sud sono simili al dato nazionale mentre quelli del Nord risultano del 12% inferiori. All’interno del Centro, la Campania e il Lazio guidano la classifica, mentre Sardegna e Calabria sono le regioni che hanno registrato gli aumenti più significativi negli ultimi anni. Ma non c’era il peperoncino…?
Le donne non sono da meno
Il Rapporto prende in esame anche la contraccezione femminile farmacologica. Dal 2016 al 2023 si è assistito a un lento ma costante incremento dell’utilizzo. Le dosi sono infatti passate da 109,9 giorno per mille abitanti a 145,6 e quindi con una variazione media annuale del 3,6%. Il costo medio per dose nello stesso periodo è aumentato del 18% attestandosi a 0,54 euro, con spesa totale pari a lo scorso anno a 373 milioni di euro, pari a 28,85 euro pro capite (popolazione femminile di riferimento quella tra i 12 e i 50 anni), con una crescita media annuale dal 2016 che è del 5,7% e che nel giro di un anno, dal 2022 al 2023, è stata dell’8,6%. Il rapporto ha analizzato anche l’uso dei contraccettivi orali. In questo caso, si è registrato un aumento del 3,6% nell’ultimo decennio. Le regioni del Sud e del Centro hanno mostrato i maggiori incrementi, mentre il Nord, pur mantenendo consumi più elevati, ha registrato una leggera diminuzione.
Un Viagra tira l’altro, quali sono le ragioni di questi aumenti
Le ragioni possono essere diverse. Certamente si assiste a una maggiore consapevolezza da parte dei maschi unita alla maggiore informazione e soprattutto alla riduzione dello stigma associato alla disfunzione erettile. Questi tre fattori insieme potrebbero spingere sempre più uomini a rivolgersi al medico. Nell’incremento sicuramente influisce l’aumento del benessere economico e sociale che potrebbe favorire una maggiore attenzione alla propria vita sessuale.
Un altro fattore fisiologico che giustifica la crescita del consumo di Viagra è l’invecchiamento della popolazione. L’aumento dell’età media della popolazione potrebbe contribuire all’incremento dei casi di disfunzione erettile. E infine contribuisce anche una maggiore accessibilità ai trattament in termini economici. La riduzione del costo dei farmaci ha reso questi trattamenti più accessibili a un numero sempre maggiore di persone.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Società
Dilaga il fenomeno dei licenziamenti ad personam fatti via mail o via Quit-Tok
Dilaga il fenomeno dei licenziamenti ad personam fatti va mail o via Quit Tok
I licenziamenti sono sempre difficili da superare. Non vanno giù facilmente. Sembrano dei soprusi. Delle ingiustizie. Soprattutto per la Generazione Z.

I licenziamenti sono sempre difficili da superare. Non vanno giù facilmente. Sembrano dei soprusi. Delle ingiustizie. Soprattutto per la Generazione Z.
La nuova moda per i ragazzi che vengono licenziati è di prendersi una rivincita attraverso i social. Ovvero pubblicare il momento in cui vengono cacciati per dimostrare il loro disappunto verso l’azienda. E soprattutto mettere in guardia i proprie coetanei sui modi utilizzati dalla stessa per darti il ben servizio. Ma i capi del personale si stanno facendo furbi. Ovvero hanno iniziato a licenziare via mail. La reputazione è salva.
Mi licenzi? Lo racconto sui social
Per i ragazzi della Generazione Z il licenziamento va visto non più come un evento di cui vergognarsi. Tutt’altro. Può diventare una bandiera. Un episodio importante da condividere a volte anche su uno dei social più diffusi come Tik Tok. Secondo una inchiesta effettuata dal quotidiano britannico Financial Times si tratterebbe di un vero e proprio fenomeno: Quit-Tok. Filmati, pubblicati con titoli come “lascia il mio lavoro con me” oppure con l’hashtag #layoffseason, fanno parte di questa tendenza che punta a condividere pubblicamente quella che in altri tempi sarebbe stata una comunicazione privata.
Rendere pubbliche alcune fasi della propria vita lavorativa
Le dimissioni pubbliche sono diventate un successo virale. Fa audience, crea follower. Inoltre molti giovani manifestano la loro insoddisfazione rispetto al proprio incarico e alcune incongruenze dell’organizzazione o dei settori a cui sono stati assegnati. Secondo l’indagine del FT tra i video postati nell’ultimo giorno di lavoro quelle che usano di più questo tipo di comunicazione sono le ragazze. Con le lacrime agli occhi si riprendono dopo aver appena letto una mail in cui il capo informa che si è stati licenziati oppure che ci si sta dimettendo dal proprio ruolo.
Ma i manager si stanno facendo furbi
I lavoratori che realizzano le clip si filmano durante le videochiamate e i manager dall’altra parte non sanno di essere registrati. Molti sono all’interno del luogo di lavoro. Una clip di nove secondi, riportato nell’inchiesta del FT, mostra un ristorante McDonald’s vuoto, presumibilmente dopo che tutti i dipendenti sono stati licenziati in massa. Naturalmente il rischio che i dipendenti possano essere contestati per riprese nascoste esiste. Ma la maggior parte degli utenti di TikTok non sembra preoccuparsene. Non teme azioni legali della propria azienda. Ribattono che è utile mostrare risposte personali, spesso emotive, per mostrare la loro “autenticità” e magari esorcizzare ansia e stress. E i primi effetti di questa nuova moda si stanno già facendo sentire soprattutto nelle aziende tecnologiche.
E le Risorse Umane vanno al contrattacco
Sia i responsabili delle risorse umane che i dirigenti aziendali, ma anche avvocati specializzati in diritto del lavoro e le società di ricollocamento non amano diventare il bersaglio di un TikTok virale. Per questo si stanno organizzando per evitare le brutte figure e cadere in tranelli che possono mettere in dubbio la propria reputazione. Per questo utilizzano sempre più spesso la mail o gli sms. Sarà corretto?
Cosa dicono gli avvocati di Quit-Tok
Secondo lo studio legale Toffoletto De Luca Tamajo la pratica di licenziare il dipendente utilizzando un sms, un social o via mail è legittimo. Per il licenziamento notificato via mail la Corte di Cassazione ha spiegato che il requisito della comunicazione per iscritto del licenziamento deve ritenersi assolto “con qualunque modalità che comporti la trasmissione al destinatario del documento scritto nella sua materialità”. Quindi anche mediante invio di una e-mail.
Nel caso dell’uso di WhatsApp il Tribunale di Catania ha stabilito che il messaggio WhatsApp è un documento informatico imputato con certezza al datore di lavoro e dal quale “discende l’inequivoca volontà di licenziare comunicata efficacemente al dipendente.” Nel caso di un sms la Corte d’Appello di Firenze ha ritenuto lo strumento formalmente legittimo per la notifica del licenziamento. Naturalmente in tutti i casi il dipendente può impugnare il licenziamento e fare ricorso nelle sedi competenti.
Società
Che c’entra il “sommo poeta” Pirandello con OnlyFans? Chiedi alla maestra
Il caso di Elena Maranga, licenziata per il suo profilo hot, accende il dibattito: chi è più immorale, lei o chi ha divulgato le sue immagini?

C’era una volta una maestra che, oltre alla lavagna, aveva un profilo su OnlyFans. Sì, perché in Italia insegnare è una vocazione, ma il conto in banca non sembra condividere l’entusiasmo. E così Elena Maranga, dopo un periodo di stipendio da fame, ha deciso di mettere a frutto la sua immagine in un contesto decisamente lontano dai banchi di scuola. Tutto normale, o almeno così sembrava, fino a quando un genitore – non proprio mosso da nobili intenti – ha pagato l’abbonamento per accedere ai suoi contenuti. Invece di limitarsi alla curiosità personale, ha pensato bene di diffondere le immagini. Risultato? Bufera, indignazione, e licenziamento. E Pirandello…? Calma!
Alla fine chi è immorale?
E’ a questo punto che sorge il dilemma pirandelliano che la stessa Maranga ha sollevato: “Chi è immorale? Io che ho aperto un profilo su OnlyFans o il papà di un bambino della mia scuola che pagando è andato su OnlyFans e ha divulgato le immagini?”. La maestra non si arrende e ha denunciato il papà per diffamazione. Ma non solo. Ha fatto notare un dettaglio non di poco conto. Ha sostenuto che in questo Paese di poeti, santi e VIP, un’insegnante guadagna poco più di 20mila euro lordi l’anno, con cui si fatica ad arrivare a fine mese. A meno che non ci siano genitori e nonni generosi o, appunto, un profilo su OnlyFans. Se Pirandello fosse ancora tra noi, probabilmente tirerebbe fuori “Uno, nessuno e centomila” e chiederebbe a tutti di riflettere su questa doppia faccia della moralità. Da una parte, una donna che cerca un’alternativa per guadagnare, dall’altra chi grida allo scandalo mentre è lui stesso il primo a sbirciare.
Il poeta e la maestra
Alla fine, Maranga ha voltato pagina: eventi, serate in discoteca e forse un reality in arrivo. Perché, si sa, in Italia la via per il successo è fatta di polemiche e un buon uso del momento mediatico. Insomma un gran bel minestrone all’italiana fatto di moralità, ipocrisia, stipendi ridicoli e indignazione selettiva condito con un pizzico di OnlyFans. E Pirandello? Lui avrebbe osservato tutto con un sorriso enigmatico, chiedendosi chi sia davvero il piccolo uomo in questa storia.
Pirandello e OnlyFans realtà e apparenza
Premio Nobel per la Letteratura nel 1934, il “sommo”, nel corso della sua storia ha esplorato la frammentazione dell’identità e dell’ipocrisia sociale, mettendo in discussione il concetto di realtà e di apparenza. Il riferimento nasce proprio dalla sua riflessione sull’identità: “Io sono colei che mi si crede“, potrebbe dire oggi la Maranga, citando il suo pensiero. Pirandello ha sempre sottolineato come le persone vengano giudicate in base all’immagine che gli altri si fanno di loro, piuttosto che sulla loro reale essenza. La maestra, licenziata per la sua attività online, solleva infatti il tema della percezione sociale e del giudizio pubblico. Viene definita “immorale” per il suo profilo. Ma allo stesso tempo chi ha divulgato le sue immagini, violando la sua privacy, non viene considerato altrettanto discutibile.
Società
Maturità? Anche i vip hanno sudato (e a volte anche fallito)
Da Fiorello a Margherita Hack, passando per Alberto Angela e Giulio Andreotti: quando una bocciatura non ha fermato il successo.

L’esame di maturità è uno dei momenti più temuti dagli studenti italiani. L’ansia cresce, i ripassi si fanno frenetici e il timore di non farcela aleggia nell’aria. Ma se c’è una cosa che la storia dimostra è che una bocciatura alla maturità non è la fine del mondo. Anzi, può persino essere l’inizio di qualcosa di grande.
Prendiamo come esempio l’indimenticabile Tullio De Mauro, uno dei più importanti linguisti, lessicografo e saggista italiano, ex ministro della pubblica istruzione. Da ragazzo De Mauro fu bocciato all’esame di licenza ginnasiale, proprio in Italiano, Latino e Greco. Un colpo duro, certo, ma che gli servì per capire quanto le interrogazioni orali potessero essere ingiuste e squilibrate. Da docente, decise di cambiare le regole, puntando sulle tesine scritte per dare agli studenti una possibilità più equa per dimostrare la propria preparazione.
I bocciati diventati famosi
Anche Umberto Veronesi, celebre oncologo e punto di riferimento per i malati di tumore, non fu esattamente uno studente modello. Ma come professore? Eh sì perchè Veronesi fu bocciato ben due volte alle superiori, ammise candidamente di non fare mai i compiti a casa. La scuola dell’epoca era dura e punitiva, ma lui trovò comunque la sua strada, diventando uno dei medici più rispettati al mondo. E vogliamo parlare della futura astrofisica Margherita Hack che fu respinta al ginnasio proprio in matematica? L’astrofisica fu rimandata non tanto per la sua preparazione, quanto per l’antipatia del professore verso il suo modo di fare. Eppure, quella bocciatura non le impedì di diventare una delle menti più brillanti della scienza italiana.
Persino Alberto Angela, oggi re della divulgazione, ha avuto il suo momento difficile. Bocciato in quinta elementare per insufficienza in Italiano. Ma davvero? Un duro colpo per un bambino, ma che non gli impedì di migliorare e costruire una carriera straordinaria sotto gli occhi di tutti.
E con i politici come andiamo con la maturità?
Tra i politici, il caso più curioso da raccontare è quello di Giulio Andreotti, bocciato in terza media per un brutto voto in Latino. Ironia della sorte, anni dopo diventò un latinista di fama internazionale fondando il Centro di studi ciceroniani. Nel mondo dello spettacolo, le bocciature non sono mancate. Pierfrancesco Favino ha dovuto ripetere il secondo liceo, mentre Giovanna Mezzogiorno è stata bocciata due volte. E Fiorello? Ahh… lui ha collezionato ben tre bocciature al liceo scientifico prima di riuscire a diplomarsi. Ma non finisce qui. Nella Storia c’è l’esempio lasciato nientepopodimenoche da Albert Einstein che non a scuola non brillava. Tanto che il suo insegnante di matematica gli disse che non avrebbe mai combinato nulla. Bingo!! E Winston Churchill? Fu bocciato più volte e Steve Jobs abbandonò il college poi ce lo siamo ritrovati in casa…
Insomma, la maturità è importante, ma non definisce il futuro dei candidati. Se anche i grandi hanno inciampato, forse vale la pena prendere tutto con un po’ più di leggerezza. E chissà, magari proprio un inciampo può diventare il primo passo verso un futuro di successo.
-
Gossip1 anno fa
Elisabetta Canalis, che Sex bomb! è suo il primo topless del 2024 (GALLERY SENZA CENSURA!)
-
Cronaca Nera11 mesi fa
Bossetti è innocente? Ecco tutti i lati deboli dell’accusa
-
Sex and La City1 anno fa
Dick Rating: che voto mi dai se te lo posto?
-
Speciale Olimpiadi 202411 mesi fa
Fact checking su Imane Khelif, la pugile al centro delle polemiche. Davvero è trans?
-
Speciale Grande Fratello9 mesi fa
Helena Prestes, chi è la concorrente vip del Grande Fratello? Età, carriera, vita privata e curiosità
-
Speciale Grande Fratello9 mesi fa
Shaila del Grande Fratello: balzi da “Gatta” nei programmi Mediaset
-
Gossip1 anno fa
È crisi tra Stefano Rosso e Francesca Chillemi? Colpa di Can?
-
Gossip11 mesi fa
La De Filippi beccata con lui: la strana coppia a cavallo si rilassa in vacanza