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La Meloni ha cannibalizzato internet nel 2024

Nei primi sei mesi del 2024, Giorgia Meloni ha dominato i social media, diventando la figura politica più discussa in Italia. Grazie a una strategia comunicativa vincente e a temi caldi, ha incrementato la sua visibilità, superando nettamente gli altri leader politici.

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    Giorgia superstar sui social nel 2024. La Meloni ha dimostrato di essere una maestra nella comunicazione sui social media. Nei primi sei mesi dell’anno, la leader di Fratelli d’Italia ha surclassato tutti i suoi rivali politici, diventando la figura più discussa e seguita su piattaforme come Twitter, Facebook e Instagram. La Presidente del Consiglio ha saputo sfruttare ogni occasione per parlare di temi caldi come immigrazione, sicurezza e identità nazionale, conquistando un vasto pubblico e aumentando le interazioni del 30% rispetto al semestre precedente.

    Una parte fondamentale del successo di Meloni è stata la sua capacità di mantenere una presenza costante e coinvolgente sui social. Con post frequenti e ben studiati, ha saputo mantenere alta l’attenzione su di sé, attirando nuovi follower e fidelizzando quelli esistenti. La sua strategia ha incluso l’uso di video emotivi, dirette live e interazioni dirette con i follower, creando un senso di comunità e vicinanza con il suo pubblico.

    Il confronto con gli altri leader politici evidenzia ulteriormente il successo di Meloni. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha mantenuto un approccio più formale e meno coinvolgente, mentre Matteo Salvini, leader della Lega, non è riuscito a mantenere la stessa frequenza e intensità di Meloni. Anche Giuseppe Conte, ex presidente del Consiglio e leader del Movimento 5 Stelle, ha visto un calo di interazioni sui social, rimanendo indietro rispetto alla leader di Fratelli d’Italia.

    La capacità di Meloni di dettare l’agenda politica del Paese attraverso i social media è impressionante. I suoi post diventano spesso virali, raggiungendo milioni di persone e influenzando il dibattito pubblico. Il primo semestre del 2024 ha dimostrato come la strategia digitale di Meloni sia vincente, mettendo in difficoltà i suoi avversari e cambiando il modo di fare comunicazione politica in Italia.

    La “cannibalizzazione” dei social media da parte di Meloni non è solo un fenomeno di popolarità, ma riflette anche la sua abilità nel comprendere e utilizzare le dinamiche dei nuovi media per rafforzare la sua posizione politica. Con una combinazione di contenuti coinvolgenti, interazione costante e un’attenzione ai temi più sentiti dal pubblico, Meloni ha consolidato il suo ruolo di leader non solo nel mondo reale ma anche in quello virtuale, dimostrando che la politica moderna passa sempre più attraverso i social media.

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      La casa (troppo) smart: quando Alexa ti spia, il frigo ti giudica e la bilancia ti umilia

      Le case intelligenti dovevano semplificarci la vita. Invece ci ascoltano, ci misurano, ci ricordano quante calorie ingeriamo e ci segnalano che siamo ingrassati. E poi si chiedono perché sogniamo le caverne.

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        Benvenuti nella casa del futuro. Quella dove le luci si accendono da sole, il frigo ti suggerisce la dieta (senza pietà), la bilancia si collega al cloud per condividere i tuoi fallimenti e lo spazzolino ti segnala quando hai saltato un molare. Un sogno? No, un incubo domotico.

        L’idea era semplice: rendere la vita più facile. Alexa, accendi la luce. Hey Google, metti la playlist triste da lunedì mattina. E all’inizio sembrava tutto bellissimo. Ma come ogni relazione, anche quella con la smart home ha preso una piega inquietante.

        Perché Alexa non solo accende la luce: ascolta tutto. E se le capita di mandare per sbaglio una registrazione ai server centrali di Seattle, ti tocca anche ringraziarla. Il frigo connesso, quello che doveva aiutarti a non comprare l’ennesimo barattolo di senape, ora ti avverte che hai preso troppo spesso la cioccolata, e lo fa con quel tono passivo-aggressivo che ricorda tua suocera.

        La bilancia smart? Geniale: misura grasso, massa muscolare, idratazione e autostima. E ogni lunedì ti manda una notifica: “C’è stato un lieve aumento”. In pratica ti bullizza. Ma nel cloud. Dove resta tutto, per sempre.

        E poi ci sono le telecamere. Una volta servivano per la sicurezza, ora controllano se hai chiuso davvero il forno. Ma mentre sei fuori a cena con amici, ti arriva la notifica: “Movimento rilevato in soggiorno”. Panico. Era il gatto. Che vive peggio di te, perché il distributore automatico di croccantini si inceppa e lo punisce con l’intermittente: oggi sì, domani no.

        In questo paradiso algoritmico, ci si muove a condizione di piacere al sistema. Hai alzato troppo la voce con Siri? Lei non risponde più. Hai dimenticato la password del Wi-Fi? Addio controllo luci, termostato e tapparelle. Il blackout, oggi, non è quando salta la corrente. È quando ti dimentichi di aggiornare il firmware.

        E allora sì, sogniamo la caverna. O almeno un bagno con interruttore analogico e specchio che non ci dica quanti anni sembriamo oggi.

        Perché una cosa è certa: l’unica “intelligenza” che non si spegne con un clic è quella di chi ha capito che smart non sempre vuol dire felice.

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          Tech

          Il Papa e la memecoin: pochi minuti dopo l’elezione nasce $LEOXIV

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            Non aveva ancora pronunciato il suo primo discorso da Papa, eppure sui social la sua “moneta” era già realtà. È bastato l’annuncio: Habemus Papam, Leone XIV, ed è comparsa la prima memecoin dedicata al pontefice. Nome? $LEOXIV. Simbolo? Ancora incerto. Valore? Volatile come l’umore di Twitter. Ma il segnale è chiarissimo: il confine tra eventi storici e cultura pop non esiste più. E il mondo delle criptovalute è sempre pronto a cavalcare l’onda.

            Memecoin è una parola che fa sorridere, finché non si guarda ai numeri. Si tratta di criptovalute nate da meme, scherzi, virali intuizioni collettive. Sono prive di utilità tecnica, di progetti concreti o reti innovative. Ma possono capitalizzare milioni, nel tempo di un tweet. Dogecoin, nata per scherzo, è oggi una delle crypto più scambiate al mondo. E non stupisce che, dopo Donald Trump e Melania, anche il Papa finisca – suo malgrado – tokenizzato.

            Il tempismo è stato perfetto: a pochi minuti dalla fumata bianca, $LEOXIV è spuntata tra i thread di Reddit, le conversazioni su Telegram e i post su X (ex Twitter). Il prezzo è schizzato, poi è crollato. Poi è risalito. Il tutto nel giro di un’ora. È così che funziona con le memecoin: l’unico vero valore è la viralità. E nulla è più virale di un evento come l’elezione di un papa, specie se è il primo nordamericano della storia.

            Chi c’è dietro il lancio? Difficile dirlo. Potrebbe trattarsi di un singolo utente con qualche conoscenza di blockchain, oppure di uno dei tanti gruppi Telegram che vivono creando e spingendo nuovi progetti effimeri. Per ora, il token ha raccolto circa 60 mila dollari di capitalizzazione. Ma come sempre con queste monete, vale il principio della roulette: chi entra troppo tardi rischia di restare con in mano solo il meme.

            Dissacrante? Forse. Ma inequivocabilmente figlio dei nostri tempi. La religione incontra la finanza decentralizzata, e il risultato è una moneta scherzosa lanciata mentre il Papa si affacciava per la prima volta dalla loggia di San Pietro. Leone XIV è diventato $LEOXIV. E, in un mondo dove tutto diventa contenuto, anche la santità è finita sulla blockchain.

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              Vita, morte e notifiche push: perché la tecnologia ci segue anche in bagno

              Dal letto al water, passando per la scrivania e la metro: ormai il telefono è il nostro compagno inseparabile. Ma a che prezzo? La tecnologia ci semplifica la vita o ci sta rubando il silenzio? Una riflessione semiseria sull’uso (e l’abuso) degli schermi che ci guardano mentre li guardiamo.

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                C’è stato un tempo in cui il bagno era l’unico vero rifugio della giornata. Un luogo sacro, privato, al massimo profanato da una rivista sgualcita o da un catalogo dell’IKEA. Oggi? Oggi entriamo e ci portiamo dietro l’intero internet.

                La tecnologia ci accompagna ovunque: a tavola, a letto, al lavoro, in vacanza e sì, anche lì. Siamo diventati incapaci di stare senza uno schermo acceso. Ci svegliamo e scrolliamo, cuciniamo con TikTok, camminiamo con Google Maps e ci addormentiamo con Netflix. Se il telefono è scarico, l’ansia sale più di uno spread in piena crisi finanziaria.

                Ma non era questo il futuro che ci avevano promesso? Dove sono le macchine volanti? I robot che ti fanno il caffè? Gli ologrammi amici? Al loro posto abbiamo la notifica che “oggi hai usato Instagram per 2 ore e 48 minuti” e lo smartwatch che ti chiede se “vuoi fare una pausa per respirare”. Con il dettaglio che, se ti rifiuti, ti guarda male. Letteralmente.

                Il problema non è la tecnologia in sé. Anzi, benedetti siano gli assistenti vocali che ti ricordano dove hai lasciato le chiavi o i frigoriferi smart che ti avvisano quando scade il latte. Il problema è che siamo diventati allergici al vuoto, al silenzio, all’assenza di stimoli. Ogni momento libero è un’occasione per rimetterci le cuffiette, aprire un’app, ascoltare un podcast, mandare un vocale di 3 minuti che poteva essere un messaggio di 4 parole.

                I social ci fanno credere di essere connessi con tutti, mentre nella realtà ci stanno disconnettendo da tutto. Anche da noi stessi. Perché non è normale sentirsi persi se il telefono resta in un’altra stanza. Non è normale mangiare senza parlare, solo per filmare il piatto perfetto da postare. E non è normale rispondere alle mail mentre sei ancora in pigiama e non sai neanche in che giorno vivi.

                La verità è che la tecnologia dovrebbe semplificarci la vita, non consumarla. Dovrebbe essere uno strumento, non un’ossessione. Dovremmo imparare a spegnerla ogni tanto, senza sentirci in colpa o disconnessi dal mondo.

                Forse dovremmo tornare a leggere libri cartacei, a perdere tempo guardando fuori dalla finestra, a dimenticare il telefono a casa e non viverla come una tragedia epocale. Forse dovremmo farci un regalo: una giornata offline.

                E se proprio non riusciamo, almeno lasciamo fuori il telefono dalla porta del bagno. Per rispetto. Non nostro, ma del bidet.

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